martedì 3 marzo 2015

Mea culpa: il rimedio ai miei errori da Blogger




Ho provato a cercare "vita da blogger" sui motori di ricerca del web: ho trovato un mare di pagine di siti e blog titolati in questo modo.  Ho provato a vedere come se la cava "blogger per caso" e i risultati sono altrettanto numerosi e dispersivi.

Tutti hanno un blog, tutti hanno qualcosa da dire, un mondo da condividere, conoscenze da offrire, passioni da esportare, curiosità da esplorare tramite il web.
Fioriscono pagine di ogni genere: le aziende ne hanno una, artisti, scrittori, lettori, fotografi, politici, tutti hanno un'opinione da rendere nota, un'idea da pubblicare, prodotti da mostrare, bravure da esibire.
Wikipedia fa una suddivisione capillare di generi e sottogeneri di blog ed è impossibile non trovare quello più consono alle esigenze di ognuno.
Semplice: se vuoi farti riconoscere nell'universo del web che frequenti devi avere un blog e se curi e gestisci un blog sei un "blogger".

Ma siamo sicuri che avere un blog faccia del suo autore un vero "blogger"?

Mi sono fatta un'idea visitando abitualmente alcuni validi blog che mi hanno "istruito" su come gestirne uno di qualità e che mi hanno portato ad individuare i punti deboli del mio, aperto cinque anni fa.
Sono nella fase del "ritocco", ma sono partita da un'autentica "ristrutturazione di interni", anche se per raggiungere la piena sufficienza avrei bisogno di uno spazio virtuale più sicuro di quello in cui sono adesso (che negli ultimi tempi mi ha dato non pochi problemi).
Scrivo questo post in risposta ad un certo modo di intendere il  "blogging", visto ormai come pratica hobbistica, come fenomeno di costume, come step obbligato di chiunque voglia "mostrarsi" e per tornare sui miei passi, recitando il "mea culpa": sono una "blogger pentita" in cerca di riscatto e di una nuova occasione per dimostrare di fare sul serio.

Il punto di partenza resta sempre la mia esperienza diretta in veste di spettatrice ed anche di autrice di un blog che ho definito letterario perché i suoi contenuti rientrano in questa categoria, ma che ha avuto bisogno di una rimessa a nuovo dopo il riconoscimento di alcuni errori cui sto provando a rimediare.

Quando ho deciso di aprire la mia pagina personale era il 2010 e un'occasione importante mi aveva convinto che averne una sul web poteva essere utile, oltreché stimolante. Era l'anno in cui avevo vinto un concorso letterario con il mio romanzo d'esordio, "31 dicembre": il tempo di smaltire l'entusiasmo della notizia, festeggiata con l'esaltazione di chi ha appena fatto bingo ed avevo un blog anch'io.

In origine si chiamava N.O.M - Nuovi Orizzonti della Mente, in omaggio alla Biblioteca virtuale protagonista d'eccellenza della mia storia ed era un contenitore di notizie tutte legate al mio romanzo. In seguito, la necessità di arricchire il mio spazio personale in maniera esauriente mi ha portato a pubblicare altri post che nel tempo ho modificato o addirittura cancellato: erano pagine "corali" di diario, che accrescevano il mio autocompiacimento, ma non soddisfacevano la richiesta del pubblico.

Non ho mai dato importanza al mio blog, questa è la verità! 

Non ci ho creduto fino in fondo, non volendo sacrificare tempo e fantasia al servizio di una piazza immaginaria di passanti virtuali.
Ma dietro un monitor ci sono occhi reali che leggono, persone che hanno curiosità, interessi comuni, che cercano informazioni, spunti utili, persone che vogliono sapere chi c'è dietro l'autore di un libro.
Io avevo soltanto sottolineato aspetti futili di me "scrittrice" ed esportato un "prodotto", non il lavoro preliminare, dato dalle idee e dal modo in cui esse nascono. Non mi ero immedesimata a sufficienza ponendomi dall'altro lato dello schermo: un errore che ho pagato con l'indifferenza protrattasi per anni.
Scrivevo per me stessa, ma a quale scopo? 
Il pubblico interagisce se trova porte socchiuse, il mio blog era una stanza blindata: non chiedevo commenti, perché credevo non servissero; non cercavo consensi perché pensavo di non averne bisogno. 
Però ho continuato a navigare da "utente", visitando luoghi in rete che potessero essere utili ai miei scopi: ho viaggiato dentro i blog creativi di artisti ed artigiani, ho copiato ricette tratte da blog di cucina, ho trovato soluzioni ai problemi nell'uso del pc visitando le pagine di esperti informatici; letto recensioni di libri in blog tematici e approfondito argomenti in quelli di settore. Sono stata più spesso spettatrice che ospite partecipe di discussioni, ma ho sempre avuto un'esigenza chiara: trovare completezza, competenza, cordialità e convinzione.
Ho davvero sperimentato di tutto: blog "pro" e blog "beginner" (posso definirli così?), dove per "pro" intendo gli spazi "professional", quelli gestiti alla grande da persone esperte, da chi non solo ha qualcosa da dire, ma sa dirla bene e per "beginner", i blog dei "dilettanti allo sbaraglio", quelli che vogliono avere un nome in rete ma senza sapere bene cosa farne! (Un esempio? Che senso ha scrivere un post pretenzioso ricopiando cose scritte da altri? Almeno provare a parafrasare; un navigatore attento cerca più fonti su un argomento e se trova cose riportate in modo pedissequo, beh, ci mette poco ad ignorare taluni blog, a confinarli, a metterli al bando).
Ho visitato blog occasionali, quelli che partono da un promettente avvio per poi rivelare pochi post datati, dimostrando l'interesse discontinuo coltivato dal loro autore (una rinnovata scusa per riflettere sul mio blog: se non ci credi nemmeno tu, in primis, che speranze hai di essere seguito da qualcuno? Sei uno fra tanti, se non tieni viva l'attenzione, le persone fanno presto a dimenticarsi di te e a non cercarti più!).
Mi sono soffermata anche sui blog compulsivi di persone che se ne servono unicamente per avere un contenitore in cui riversare ogni frustrazione o ogni delusione vissuta a titolo personale: una volta cercavo la recensione di un libro e mi sono infilata con tutte e due le scarpe in un blog dove l'autore esordiente di un romanzo prendeva a sberle quelli scritti da altri solo per il gusto di vederli affondare nell'oblio insieme al suo. Ed ogni articolo era uno sfogo: va bene raccontare in modo critico un'esperienza privata, ma lanciarsi in una crociata per liberarsi di un pensiero ossessivo significa chiudere parentesi per sempre (almeno a me non capiterà più di passare da quelle parti!).

Allora? Ritorno alla mia domanda: avere un blog fa del suo autore un vero "blogger"?
No. Per me essere "blogger" è qualcos'altro, implica una posizione particolare all'interno della blogosfera, significa avere un ruolo per così dire riconosciuto, "testato", significa avere una responsabilità nei confronti dell'utente, una responsabilità misurata in termini di competenza, completezza, cordialità e convinzione, quelle quattro "c" attorno alle quali ho formato il mio pensiero, severo monito contro la mia superficialità.

COMPETENZA: il Blogger (scritto appositamente con articolo e lettera maiuscola) deve avere la "piena padronanza" dell'argomento che tratta, deve dire cose che sa per certo, non cose che può spacciare per vere: c'è uno studio dietro o conoscenze personali; c'è impegno nella ricerca e nell'approfondimento.

COMPLETEZZA: il Blogger deve fornire gli elementi della sua conoscenza in maniera esauriente, deve dare spiegazioni esaustive, chiarire, lasciare pochi dubbi, non dare spazio ad alcuna improvvisazione.

CORDIALITÀ: un elemento romantico, se vogliamo, ma una volta mi è capitato di porgere una domanda ad un editore che era intervenuto come ospite in un blog e la risposta mi ha messo a disagio, perché sembrava quasi un rimprovero mosso all'alunno che non ha capito niente. Ho replicato un po' indispettita e sono uscita da quella pagina conservandone un pessimo ricordo.
Qualsiasi cosa si dica, qualsiasi intervento (purché, ovviamente, pertinente e soprattutto rispettoso e non volgare) va trattato con gentilezza e modo, le spiegazioni vanno fornite con garbo, anche in presenza dei più riluttanti.

CONVINZIONE (e CREDIBILITÀ, due lati di una stessa medaglia) : il Blogger deve essere convincente e per essere tale deve essere convinto egli stesso, per primo, di ciò che vuole comunicare. Non può scrivere la prima cosa che gli viene in mente  e se lo fa deve vestirla di panni nobili, deve darle un senso: chi legge non deve chiedersi "ma cosa vuole dire?"; anche da una frase lapidaria, una citazione, deve potere cogliere l'intento convinto dell'autore di quel post; chi legge deve potersi fidare delle notizie riportate o della persona che sta facendo delle asserzioni serie e studiate.

Se io cerco questo, è questo che a mia volta devo offrire.
Chi naviga in rete, quando visita un blog cerca contenuti? E allora dovrò curare i miei contenuti.
Cerca anche solo un modo per passare del tempo? Allora dovrò sapere intrattenere, garantire una buona compagnia.
Il web è una piazza affollata, il blog, invece, restringe il campo: è uno spazio aperto al pubblico, ma che circoscrive inevitabilmente il numero di individui in base agli interessi o alle esigenze condivise. Devo provare ad avvicinarmi alle persone che coltivano la mia stessa passione e non importa se il rischio è di finire per dire tutti le stesse cose: è il modo in cui ne parliamo che ci diversifica e la diversità genera curiosità ed incrementa il sistema relazionale.
È ragionando in questo modo che ho improvvisamente visto il mio vecchio blog pieno di difetti da eliminare e di lacune da colmare; non provavo alcun trasporto verso i post che condividevo ed anche l'affezione iniziale scemava dietro un'evidenza: non ero capace di curare a dovere il mio spazio virtuale.
Il primo handicap rilevato è stata la mancata costanza nella pubblicazione dei post: gap di settimane, anche mesi, un salotto (un'immagine metaforica che mi viene spesso in mente) lasciato deperire sotto la polvere della non frequenza e dell'inerzia.

Perché mostravo, non condividevo: mi mancava la convinzione!

Oggi so che la scrittura è un esercizio continuo, le idee devono fluire in modo costante, ci vogliono impegno e disciplina, risorse che solo un forte interesse può muovere. E il tempo deve diventare complice, non essere una scusa per giustificare assenze prolungate.
Confortata dal mio fortuito approdo dentro il mondo di alcuni blogger che io giudico di spessore (l'elenco di blog che seguo, lungo la barra laterale, ne è una evidente dimostrazione) mi sono rimboccata le maniche e mi sono rimessa in carreggiata con la giusta energia ed un ritrovato interesse.
Non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno, nemmeno di indicare strumenti utili; non dò consigli da pulpiti improbabili (lì, mi mancherebbe la credibilità!), ma comunico interessi condivisi, personalizzo spunti raccolti in altre pagine ed approfonditi a modo mio, voglio che il mio spazio diventi un luogo di scambio, una finestra aperta all'incontro e al dialogo.

Un blog letterario può partire da diversi presupposti: il mio, all'inizio, sembrava solo una vetrina con un prodotto messo in evidenza e pochi sporadici interventi. Sicuramente se c'è una cosa che ho imparato ad evitare sono i blog autoreferenziali, come gli account della stessa natura aperti sui social network. Non che il mio blog lo fosse del tutto, ma rischiava di diventare la tappa di un viaggio e non un viaggio esso stesso!

Così ho riverniciato le pareti del mio salotto virtuale, gli ho dato un altro nome e adesso anch'io provo ad essere una buona padrona di casa, senza dimenticare che il miglioramento è una marcia senza traguardo.


(Ogni consiglio è gradito)


14 commenti:

  1. Il mio blog ha preso una piega diversa rispetto a quella inizialmente pensata: volevo scrivere prevalentemente post tecnici, che dessero consigli di scrittura. Poi mi sono accorta che la maggior parte dei lettori aveva ben più esperienza di me, e che tali articoli rischiavano di diventare ripetitivi. Sono quindi passata (in modo naturale e senza pilotare il processo) a dare un taglio più personale ed autobiografico ai miei pezzi, a parlare degli interessi connessi alla scrittura. Mi piacerebbe essere originale rispetto ai blog dal contenuto simile e mi piacerebbe che i lettori trovassero, sulla mia pagina, ciò che non riescono a trovare altrove. Megalomania? Forse! ;)

    Come ho detto più volte, non mi posso certo lamentare delle visite. Gli accessi sono buoni. Devo fare qualche piccola modifica (in questi giorni, se avrò tempo, mi occuperò di riordinare i tag analizzando uno per uno ogni articolo perché non si capisce niente) ma in linea di massima credo di aver fatto un buon lavoro, dunque proseguo per la mia strada.

    Fra le caratteristiche del blogger ideale che hai elencato, ne aggiungerei una per me fondamentale: la naturalezza. Io tendo a relazionarmi con i lettori in modo sano e autentico, le considero persone e non solo numeri, visite alla mia pagina. Per questo motivo mi inalbero quando su pagine altrui vedo un eccesso di tecnica che impoverisce l'interazione. è il caso di una blogger bravissima che non nomino per privacy, che a mio avviso abusa un po' troppo degli "inneschi", ovvero di quelle domande che spingono chi ha commentato a rispondere nuovamente, facendo crescere le visualizzazioni e il numero di commenti. Spesso però questo avviene in modo un po' forzato. Mi ricordo, ad esempio, un post sul titolo di un romanzo. Avevo scritto un commento molto lungo, in cui spiegavo dettagliatamente il mio modus operandi, ma la proprietaria del blog, nel rispondermi, mi aveva nuovamente domandato "e tu, come fai a...?" o qualcosa di simile. Ma porca miseria, leggi con più attenzione! Ecco: questa forma di ipocrisia a me non piace proprio. Avevo anche pensato di togliere la domanda alla fine dei miei post, perché secondo me ci sono follower che leggono solo quella per lasciare un commento e ottenere visibilità. Vuoi portare gente sul tuo blog? Fai almeno lo sforzo di leggere il mio pezzo! :-D

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    1. Credo anch'io che la naturalezza sia un'arma vincente: la spontaneità si vede sempre, come anche l'affettazione ed ogni tipo di forzatura.
      Se concepiamo il blog come un luogo di incontro, lo scambio di esperienze ed il raccontarsi sono fondamentali per conoscersi. Sai che quello che dici è vero? Anch'io ho notato qualche volta che le risposte ai miei commenti non erano del tutto in sintonia con il mio intervento e non è piaciuto nemmeno a me!
      In genere, io non amo rivolgere delle domande, perché le immagino insite nel discorso che ho fatto con il post, ma forse è un modo per invogliare chi legge a dare un proprio contributo: come quelle mani tese nei trenini che ti vogliono trascinare dentro il ballo!
      Io mi prendo il mio tempo, per esempio, per leggere tutti i blog che seguo: cominciano ad essere tanti e se devo prestare attenzione ad ognuno di essi, non posso sorvolare sui post e dare risposte a casaccio. Preferisco accumularli magari nel fine settimana, quando non posso farlo nella stessa giornata, e poi se trovo interessante dire qualcosa scrivo. Altrimenti rimango una lettrice interessata e basta.

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    2. Io adesso voglio fare un po' di pulizia nei blog che seguo e mantenere solo quelli che mi interessano veramente, a discapito di altri che affollano la mia bacheca ma nei quali non entro praticamente mai. :)

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    3. Credo sia più onesto, si! :)

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    4. Beh io mi ero iscritta in buona fede perché pensavo potessero piacermi, ma con il tempo mi hanno annoiato. :)
      p.s. hai poi risolto per quella cosa?

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    5. Sono nella fase dello studio di altre possibilità. E sto già accumulando le domande che voglio farti! ;)

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  2. Belle queste tue riflessioni, Marina. Alle tue conclusioni sono arrivata anche io tempo fa, più o meno come te, cioè osservando cosa c'è in giro nel web. Credo che molti blogger non arrivino mai a pensare a queste cose, in particolare al fatto che ciò che speri di trovare è ciò che tu per primo dovresti offrire a casa tua.

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    1. È un principio che dovrebbe muovere il mondo!
      Alla fine, è quello che fa la differenza tra un blog qualunque ed un blog di qualità: l'attenzione che metti non semplicemente per piacere alla gente, ma per comunicare il tuo reale interesse a farlo con cura e intelligenza.

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  3. Io non ho consigli da dare, anche perché faccio dei numeri talmente bassi... Nel tempo, ho scoperto che non mi piace fare post "informativi": la scrittura è una cosa molto personale e non mi sembra di essere in grado di "insegnare" alcunché. Però mi piace scrivere e pensare che qualcuno, transitando sul mio blog, passi trenta secondi spensierati leggendo le mie storie. Sembra poco e invece è tantissimo, perché il tempo è l'unica vera ricchezza che abbiamo.

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  4. Sposo in pieno la tua osservazione: scrivere è il piacere che ci concediamo e che il tempo ci aiuta a coltivare. Anche scrivere storie spensierate su un blog è un modo - giusto- per vivere ed interpretare una passione.

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  5. Mi riconosco molto nel tuo percorso. Si va un po' a tentoni, aggiustando la mira nel tempo. Accantoni degli obiettivi che hai sul blog, ma spuntano altri aspetti interessanti. Al momento per me il blog è quasi esclusivamente il piacere di incontrare persone che talvolta diventano amici, unito alla possibilità di dare una mano a qualcuno. Non che mi dispiaccia avere una vetrina per i miei libri, tutt'altro! Ma mi sono fatta una ragione del fatto che non esiste proporzione tra il tempo e le energie che investi nel blog e le copie che il blog ti fa vendere. Senti dire da tutte le parti che uno scrittore deve avere un blog, ma ci sono diversi distinguo da fare. Mi fa piacere che per te ci sia il cambiamento anziché la chiusura dei battenti! :)

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  6. Beh, il nostro segno zodiacale la dice lunga a riguardo: siamo o non siamo determinate quando vogliamo raggiungere un obiettivo? La testardaggine spesso aiuta a costruire ed io ho concepito il cambiamento in quest'ottica. Hai visto? Ho dato una bella lustrata anche alla struttura del blog: ti piace la nuova riconfigurazione del mio "taccuino" virtuale?

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    1. Oh yes, sobrio ma caldo, con quel tocco di verde a inizio pagina... mi piace molto.

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