domenica 10 luglio 2016

Aperitivo e Liebster Award - edizione straordinaria


Grazie Nadia, per la nomination al Liebster Award - summer edition - così non mi faccio mancare un giro domenicale di domande alle quali rispondo volentieri come sempre.
Aggiungo che mi farebbe piacere rigirarvele tutte e undici (anche perché le trovo  intriganti), ma fa caldo e abbiamo poca voglia di bloggate varie, dunque vi invito a sceglierne una, quella che vi piace di più e di commentare anche voi qui.
È l'ora dell'aperitivo (che, ormai, sarà sempre un rigorosissimo Spritz) ed è piacevole raccontarsi un po'.

Vi unite?
Ecco le undici domande di Nadia:
Scrivere o leggere. Cosa ti è più affine?
Scrivere, ma giusto una spanna in più, nel senso che penso con maggiore intensità e frequenza a scrivere più che a leggere. La lettura è una compagnia distensiva, la salvezza nei tempi morti, la pausa da tutto. Comunque è una coppia di amanti perfetti!
Davanti alle critiche sul tuo lavoro come ti comporti?
Sul momento ci resto malissimo, io arrivo a odiare a sangue caldo. Poi so che devo aspettare che mi passi e allora, a mente fredda, ne riconosco tutti i benefici.

E se ti chiedessero di scrivere un genere non tuo?
Proprio qualche giorno fa raccontavo la mia difficoltà a scrivere generi che non mi appartengono. No, potrei farlo per gioco o per componimenti brevi, ma oltre non mi spingerei.

Quanto sei disposto a cedere per andare incontro ai gusti dei lettori?
Poco, pochissimo. Se il gusto dei lettori è orientato verso le sfumature dei colori o verso l'irrealtà del fantasy, allora non vorrò mai essere letta. Posso concedere spazi ai generi che non amo, tipo il rosa o quello rivolto agli adolescenti (come si chiama...), nei quali potrei cimentarmi come piccolo prezzo da pagare per assecondare le preferenze del pubblico, ma sarebbero tentativi che probabilmente non andrebbero nemmeno in porto.

Ti è mai capitato di copiare uno stile che non ti appartiene e notare di essere meglio come cover?
In qualche gioco letterario (qualcuno di quelli che conosci anche tu, Nadia) sì e mi diverto persino, ma le cover non mi sono mai piaciute, nemmeno in campo musicale dove hanno ben ragione di esistere.

Quanto sei critico verso te stesso?
Assaissimo. Troppo. Qualche volta penso che l'eccessiva autocritica non spinga in avanti un lavoro, ma lo blocchi, lo inibisca e questo non è costruttivo. Credo che sia frutto di una certa insicurezza, nata dal fatto che spesso i lavori bocciati sono stati proprio quelli che io ritenevo migliori e quelli che io magari apprezzavo di meno risultavano, invece, particolarmente graditi: questo mi ha confuso.

Quante ore passi a scrivere o studiare l’argomento che vuoi trattare?
Purtroppo il tempo è tiranno e scrivo per non più di un'ora al giorno: materialmente è solo questo lo spazio che posso permettermi. Di solito, nelle mie storie cerco di non imbarcarmi in conoscenze che non ho, ma se mi capita di dovere mettere in campo situazioni che necessitano di precisione e coerenza mi documento, chiedo ai professionisti del settore, mi informo, ma lo faccio durante la stesura, non prima: intanto definisco la storia, poi cerco di mettere a posto tutti i tasselli.

Se non esistesse internet, il blog, la rete….cosa faresti?
Camperei bene lo stesso. Li ho attraversati quei periodi e non mi sembravano tanto male. Certo, dopo avere sperimentato velocità, comodità, utilità, se all'improvviso venisse tutto meno, forse mi riadatterei con maggiore difficoltà. 
(Nooo, il blog! Mi sono affezionata a troppe persone per rinunciarci!) :)

È più complicato scegliere un titolo, scrivere l’incipit, la quarta di copertina o avere la giusta ispirazione?
La quarta di copertina non mi è mai venuta facile. Con i titoli me la cavo meglio, l'incipit riesce e non riesce, ma è solo questione di attenta revisione e l'ispirazione arriva quando meno me lo aspetto e questa sensazione di essere illuminata all'improvviso mi piace un sacco.
Sì, direi che accendo la quarta di copertina!

Quanto incide l’umore nella resa del tuo lavoro?
Molto. Non esco dal mio corpo quando scrivo, anzi trasferisco il mio stato d'animo dentro l'ispirazione del momento: riesco a dare il meglio di me quando sono giù di morale (modello Leopardi), salvo poi cancellare e riscrivere tutto, quando mi torna il buon umore.
Una cosa è certa: se sono incazzata, dimentico persino come mi chiamo, non c'è spazio per niente se non per lo sfogo. Non scritto.

Che messaggio metteresti alla porta mentre scrivi o leggi?
"Lasciate ogni speranza, o voi che entrate"
Rivolto ai miei figli che sono delle richieste viventi e che ignorerei senza pietà! :)

Buona Domenica!

22 commenti:

  1. Grazie per aver accolto il mio invito ed averci svelato un po' di te. Visto che le domande a cui ti sei sottoposta le ho ideate, brevemente le accompagno anche dalla mia versione.
    1 Mi è affine leggere, fino a che non mi verrà detto che anche a scrivere me la cavo.
    2 Per ora le critiche superano i complimenti e decisamente mi aiutano a migliorare.
    3 La domanda me l'hanno già posta ed infatti sono ancora qua...non cedo!
    4 Molto poco se mi pare sia più una questione di moda.
    5 No, non mi riesce di fare cover, esce sempre il mio stile.
    6 Molto critica, molto noiosa, molto poco generosa.
    7 Uso la realtà come campo di lavoro e se mi serve conoscere profondamente l'argomento mi documento fino a che non ho carpito ogni informazione utile necessaria. Anche giorni per arrivare ad avere nei dettagli ciò che mi serve.
    8 Non lo so, è solo da un anno che sono social, credo scriverei proponendolo alle riviste.
    9 Credo la giusta ispirazione tutto il resto lo possono fare anche gli addetti ai lavori. Il fulcro di tutto sta nell'illuminazione.
    10 L'umore incide il 1000%. Felice, triste, arrabbiata, serena...tutto confluisce nella mia scrittura.
    11 "Puoi dopo?". Telefono silenziato escluso a chiunque mi domandi attenzione in casa (vicini, figli, compagno) propongo sempre l'alternativa a tornare più tardi...peccato perda la cognizione del tempo e passino ore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come i cartellini fuori dai negozi: "Torno subito"
      :D

      Elimina
  2. E io che pensavo che almeno il Liebster Award facesse le ferie lunghe. Ma niente, colpisce anche in estate. Chissà se funziona il paletto di frassino, o i proiettili d'argento...

    RispondiElimina
  3. In attesa dello Strega o del Campiello bisogna accontentarsi del Liebster ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Meglio arrivare a quei Premi già smaliziati, giusto! :)

      Elimina
  4. Complimenti! :-) Visto che il Liebster Award ha come simbolo un tappo di birra, che cosa c'è di meglio che riceverne uno in estate?

    Dunque... scelgo di rispondere alla domanda 1. "Scrivere o leggere. Cosa ti è più affine?"

    Leggere senza alcun dubbio, anche perché lo trovo molto più rilassante. Mi fa trascorrere le lunghe ore sui mezzi pubblici vincendo la noia e spesso funziona come una bacchetta magica (nel senso che "spariscono" tutti i caciaroni vicino a me). Scrivere ha anche una sua componente faticosa per cui mi sembra di girare a vuoto senza concludere niente. Invece con la lettura la fatica l'ha già fatta l'autore (a patto che il libro sia gradevole, naturalmente...).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sai che quello della fatica già affrontata dall'autore è un punto di vista straordinario? :)

      Elimina
    2. Mi ha già tolto le castagne dal fuoco! :-)

      Elimina
  5. Io invece scelgo di rispondere all'ultima.
    Attacco alla porta questa poesia del grande poeta giapponese Takahashi:

    "Absence"

    Tell them
    I am not here
    Tell them
    no one is here
    After 500 million years
    I will come back

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Con il Giappone, in casa mia, si va sempre sul sicuro! :D

      Elimina
  6. E io che credevo che il Liebster fosse finito! Che ingenuo, quello ci seppellisce tutti! Però l'invito a semipartecipare viene da una persona carina, per cui almeno a una domanda rispondo.

    "Ti è mai capitato di copiare uno stile che non ti appartiene e notare di essere meglio come cover?"

    Ti racconto questo. Ho scritto una serie di racconti autobiografici sulla mia vita di chimico, idealmente ispirati al Sistema Periodico di Primo Levi. Qualcuno ne richiama anche abbastanza lo stile, in particolare quello che ho intitolato Sodio.
    Un anno fa al gruppo di lettura della mia biblioteca ho letto questo racconto, senza però specificare che ero io l'autore, giocando sulle assonanze tra me e Levi (chimici - torinesi - cognome che inizia per L). Tutti hanno pensato fosse uno dei racconti del Sistema Periodico, compresa una signora che l'aveva letto e tempo prima ne aveva persino portato in lettura il primo racconto. A quel punto io, che credevo avessero tutti capito fosse un mio racconto, ho dovuto svelare la verità. :P

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Marco. :)

      Il tuo aneddoto calza a pennello, ma nel tuo caso sei stato bravo a realizzare la "cover", se sei riuscito a fregare tutti. :)
      Le brutte imitazioni, invece, rischiano di stroncare la carriera sul nascere!

      Elimina
  7. Sfuggendo alle domande tecniche, rispondo anch'io a qualche domanda ^_^

    - Scrivere o leggere. Cosa ti è più affine?
    Leggere. Scrivere è più un'idea, un'ambizione, una possibilità, un sogno (o un incubo?) :-P
    - Davanti alle critiche sul tuo lavoro come ti comporti?
    Incasso.
    - Quanto sei critico verso te stesso?
    Non ho ancora superato l'esame.
    - Se non esistesse internet, il blog, la rete… cosa faresti?
    Non sarebbe facile adattarsi, ma ho fiducia nelle alternative.
    - È più complicato scegliere un titolo, scrivere l’incipit, la quarta di copertina o avere la giusta ispirazione?
    Quasi tutto ciò che scrivo non ha titolo.
    - Quanto incide l’umore nella resa del tuo lavoro?
    Non vorrei, ma incide. Sono un blocco unico con le mie emozioni.
    - Che messaggio metteresti alla porta mentre scrivi o leggi?
    Un bel segnale di pericolo con un teschio al centro: Alta tensione. Vietato l'ingresso. ^_^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Incassare la critica significa ingoiare il boccone amaro?
      Accidenti! Io la mastico a lungo e faccio una fatica immane a mandarla giù. Poi, sarà per la lenta e sofferta masticazione, ma almeno la digerisco alla grande! :)

      Portare nella scrittura il carico di emozioni che abbiamo dentro la rende più ispirata. Io la vedo come una cosa giusta.

      La tua stanza chiusa come un palo dell'alta tensione. :)
      Non aprite quella porta...

      Elimina
    2. Si. Significa ingoiare, metabolizzare, digerire e assorbire i principi nutritivi necessari. Prendo la medicina anche se fa schifo, in pratica. Ovviamente, parlo delle critiche costruttive. Quelle distruttive mi deprimono e basta e mi chiedo: perché la gente prova gusto a demolire gli altri? Io, poi ne soffro particolarmente, dato che ci penso già da sola a trovarmi difetti. Mega bacione. Ehm... che fame... cosa cucini Marina? :-P

      Elimina
    3. Senti il profumino di pomodorini saltati in padella con aglio e tanto basilico, vero?
      D'estate pietanze fresche! :)

      Elimina
    4. Pomodorini e basilico, niente di più buono e veloce. Io yogurt e cereali... lasciamo stare, va.
      Buon pranzo. ^_^

      Elimina
    5. Iara, lascia perdere la prova costume e vieni a mangiare un piatto di pasta qui, con me! :)

      Elimina
  8. Scelgo la prima domanda, scrittura o lettura...posso dire che vado a periodi? In realtà in questo momento non sto scrivendo e mi sto gustando la lettura dei libri con i quali ero rimasta indietro, eh sì, concordo con Cristina, lì la fatica l'ha già fatta l'autore, quindi mi godo l'opera in relax. La scrittura invece ha anche una bella fetta di fatica, però quando passa un po' di tempo la scrittura mi manca e diventa quasi un'esigenza tornare a scrivere!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per adesso sono l'unica che fa camminare la scrittura davanti alla lettura, anche se anch'io, in questo momento, sto facendo scorpacciate di libri più che di idee!

      Elimina