giovedì 29 settembre 2016

Thriller paratattico n. 58 - Il dialogo


Le versioni dello scorso Thriller sono state una piacevole lettura. La nostra amica francese (che in questo momento è in sala trucco) ha sorriso degli abiti che le avete messo indosso e del modo in cui l'avete fatta camminare in mezzo ai vicoli bui di Montmartre. Il dentista se la ride perché, finalmente, qualcuno lo ha pensato bello, giovane, aitante, tranne chi lo ha fotografato con la sua rotonda pancetta e i baffi poco fashion. Gli ubriaconi sono brutti sporchi e cattivi per definizione e i ratti ringraziano per le attenzioni che avete loro dedicato, felici che la loro ripugnanza non sia passata inosservata.

Siete pronti per conoscere il vincitore di questa prima puntata del Thriller in terra straniera?


L'esercizio richiedeva di avere una buona dose di fantasia per regalare al lettore un'immagine estetica ben definita dei personaggi. 
Una caratterizzazione completa, invero, richiederebbe altri elementi identificativi: oltre alle caratteristiche fisiche, anche quelle psicologiche; la specificazione di opinioni, abitudini socio-culturali, esperienze, convinzioni, ma qui ho limitato il campo alla mera descrizione esteriore. 
Per potere giungere a un giudizio finale ho dovuto scegliere dei parametri di valutazione, altrimenti avrei trovato ogni testo valido per qualcosa. Mi sono basata, dunque, sulla qualità narrativa del brano, sulla sua attinenza alla traccia madre, sulla giusta misura di informazioni utili a inquadrare il personaggio. Ho escluso la descrizione di ciò che non era sotto osservazione, come ambienti interni, abitudini, stati d'animo, stili di vita, pensieri e desideri; ciò che si discostava troppo dal contenuto del brano di partenza, ciò che disperdeva la mia attenzione spostandola su altri elementi. Per dirla in gergo legale ho dato alla mia "sentenza" un'interpretazione restrittiva.

In base a tutto questo, ritengo che manchi una versione che rispecchi i criteri che ho seguito per la selezione: alcune di esse sono scorrevoli, dettagliate, ma con una narrazione troppo diluita, altre scivolano su invenzioni non a tema, molte descrivono a fondo solo la giovane donna, ma liquidano i coprotagonisti con qualche aggettivo, una mette in campo vita morte e miracoli aprendo parentesi corpose che però distraggono dal testo principale.
Scusate, sono una "tetrapiloctoma" di helgaldiana memoria, ma ci sono nata e spero non me ne vorrete!
Ragion per cui il libro messo in palio da Helgaldo, che era "Futuro interiore" di Michela Murgia, slitta al prossimo turno di gara, cioè a quello di oggi.
Non vi tirate indietro, però: è il momento di palesarvi! Soprattutto ora che bisogna rimettersi a lavoro.

Opera di Pierre-Auguste Renoir

Se non fosse che avevo in mente questo esercizio già dalla volta scorsa, si direbbe che in molti ci siamo dati appuntamento per parlare di "dialoghi": lo ha fatto Michele Scarparo nel post di lunedì scorso e Salvatore Anfuso in quello suo di ieri. E sono lungimiranti anche gli interventi di Luca Ricci riportati da Helgaldo nel suo blog e giunti alla loro quinta entrata in scena. Molto interessanti, tutti. 

Il dialogo, in un testo, è il modo più diretto per entrare in contatto con i personaggi, per "viverli", sentirli non dentro un libro ma a un passo da noi. E non è facile rendere una conversazione credibile, cioè abbastanza vera da sembrare reale, ma non troppo reale da sembrare inadeguata. I dialoghi devono essere coerenti con il tipo di personaggi con cui abbiamo a che fare, "sporcati" dall'esigenza, raffinati quando occorre, ma sempre autentici, concreti, perché ce ne accorgiamo - e non è solo riportato nei manuali di scrittura - che sono il viatico nella riuscita di un buon testo.

Nel nostro brano paratattico abbiamo una fanciulla, degli uomini ubriachi, un dentista: sono i tre elementi "umani" in grado di instaurare una conversazione (a questo giro i ratti li mettiamo solo a spiluccare i resti della malcapitata di Montmartre). E facciamoli parlare, allora. Quale migliore occasione per sperimentare le tecniche individuate da Michele, per seguire i suggerimenti di Salvatore o trarre spunti di riflessione dai dialoghi proposti da Luca Ricci.
La formula è libera: potete scegliere di usare il dialogo da "sceneggiatura", tutto botta e risposta privo di qualunque descrizione o quello "da romanzo", in cui le battute sono accompagnate da spiegazioni e commenti. Seguite un vostro schema, quello che vi sembra più consono al tipo di storia, all'idea che volete rappresentare e la settimana prossima ne discutiamo insieme.
Il meccanismo, per ora, resta lo stesso: mercoledì riepilogo e commenti, giovedì giudizio e nuova proposta.

Mettiamoci alla prova e siate in tanti!

Questo è il nostro Thriller:

Una giovane donna si trova sperduta nel quartiere parigino di Montmartre, intorno a lei una scura coltre di buio. La giovane cammina fra i vicoli costeggiando un lungo muro, ha paura, entra finalmente in una casa. Sale le scale, comincia a intravedere una luce, si trova nel mezzo di un bar frequentato da uomini ubriachi. Gli uomini si avventano su di lei: la vogliono rapinare, forse abusarne. La donna urla di terrore, i maniaci la legano, la buttano in un fiume, aspettano sulla riva di vederla divorata dai topi. La donna sprofonda nell’acqua, comincia a dondolare. Si sente soffocare. Una mano la scuote, si sveglia, finalmente la voce amica del dentista: «Tutto fatto signora. Mezza corona, prego!»




36 commenti:

  1. Bene parto io:
    Il mio brano era in n. 8!

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    1. La tua firma era scritta in questa frase: "sparita in un vortice d'inchiostro gelato".

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    2. Del tuo mi era piaciuto molto l'inizio, lo scialle e il colore ciliegia del rossetto mi avevano fatto immaginare questa giovane donna come una sorta di malcapitata Biancaneve. Mi aspettavo di "vedere" qualcosa in più nella descrizione degli altri personaggi: occhi iniettati di sangue, alito mefitico e denti marci per gli ubriachi mi è sembrata una descrizione tutto sommato ordinaria e i sorci sono neri e hanno code lunghe già senza alcuno sforzo di immaginazione. Mi è sembrato come se volessi essere sbrigativo.

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    3. Non posso neppure più scrivere cose anonime. :(

      Condivido il giudizio: il mio era un compitino da 6. Il ragazzo potrebbe fare di più, ma non s'impegna. :)

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    4. Giocati il jolly sul dialogo! ;)

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    5. Macché jolly! Al limite potrei comperarmi una vocale...

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  3. Ciao Marina, il mio è il 5 (borsa pesante, tacchi sottili...). Si, lo so, mi sono allungata in dettagli fuori tema, ma mi piace troppo lasciarmi trasportare dalla corrente (non del fiume). Dire non solo che è a Montmartre, ma anche perché e creare un contesto dove poterla leggere in modo nuovo. Non è l'esercizio, ma egoisticamente cerco di andare oltre per vedere cosa riesco a combinare con le parole. Bacioni.

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    1. Ma tu le parole le usi benissimo e non lo dico per compiacerti. Questo avrebbe potuto essere lo stralcio di un bellissimo racconto in prima persona dove questa lei vive una disavventura e si sfoga: descrive il momento, mostra il suo stato d'animo, pensa ad alta voce. Però, sì, la trattazione in questo contesto è lunga e prende solo spunto dal Thriller, i cui elementi sono presenti, ma sembrano perdersi dentro le elucubrazioni della donna. La descrizione fisica c'è, ma io leggendo mi sono distratta, cioè per seguire le paure di questa poverina piantata dal fidanzato, piena di rabbia, preda degli appetiti degli ubriachi, ho quasi dimenticato di visualizzare i personaggi.

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    2. Che allieva monella che sono! Da sempre, non solo ora. Gioia e croce dei prof. Alla fine, però, qualche soddisfazione cerco di darla. Vediamo se col prossimo esercizio riesco a fare la brava. ;-)

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  4. Non ho un blog, solo un account Facebook, però ho partecipato volentieri e mi sono divertita. Ho scritto il testo n. 2.
    Ciao, Angela

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    1. Ciao Angela, felice che ti sia divertita. Ritenti?

      La tua versione era quella che si avvicinava di più a ciò che volevo leggere, tuttavia mi si è acceso un campanellino di allarme quando ho provato a immaginare questa donna: da come l'hai descritta l'ho vista poco femminile (il maglione slabbrato, che le copriva ogni curva), muscolosa, con un incedere forte e militaresco (verde militare pure la maglia: un gendarme, non una povera donna). Non sono riuscita a vederla preda di angherie tra le mani di quegli ubriachi. Sperduta, ma non spaurita. Una così, con due mosse di karatè li buttava tutti giù, quei disgraziati del bar, anzi li avrebbe dati in pasto lei ai ratti! In pratica, il personaggio non mi è sembrato coerente con il tipo di storia.

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  5. Brano 3 a rapporto. Mi piace lasciare il thriller com'è aggiungendo qualche inciso "brevissimo". Non ne ho mai scritti di così lunghi, concordo con Sandra sulla lunghezza che rispetti le origini, e anche lo stelle paratattico che spesso si dimentica. Volevo che la scena si fermasse come se il protagonista fosse avvicinato da microfono e telecamera per poi tornare alle sue azioni. Peccato, non ho vinto il libro...

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    1. Stile paratattico...

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    2. Non voglio sembrare presuntuosa, ma avevo azzeccato anche l'autore anonimo di questo brano (ma sono sicura di non essere la sola ad avere riconosciuto la tua voce).

      All'inizio l'ho trovato il più significativo, il più ricco di particolari, il più originale, il più "osante" (si può dire?) Lasciando immutata la struttura della storia, hai aperto quadri descrittivi su ogni personaggio. Ecco, tuttavia, i punti negativi:
      La descrizione prende ogni campo, dall'aspetto fisico (che era l'unica cosa su cui volevo porre l'accento) a gusti, scelte di vita, tutto, ma proprio tutto. Questo mi ha scollegato dalla traccia, ho trovato eccessivo il distacco tra le frasi paratattiche del testo madre e le parentesi descrittive. Ho perso il filo della storia.
      E comunque ho tifato subito per Bulldozer! :)

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  6. Per favore, Marina, dietro la lavagna sistemami una poltrona comoda perché ci finirò quasi sempre... :-D

    Vediamo se indovini il mio brano: in realtà, più che vincere, mi interessava capire se vengo riconosciuto dallo stile.
    Vorrei solo capire se sono già fallito come ghost writer, mica per altro! :-D

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  7. «Tutto fatto signora. Mezza corona, prego!»
    La donna aveva sbattuto gli occhioni più volte, come se facesse fatica a mettere a fuoco il dentista. «Non se ne parla» aveva detto.
    Il sorriso sul volto dell'uomo si era sgonfiato come il peggiore dei soufflé: «Prego?»
    «È diventato sordo, per caso? Ho detto che il conto può mandarlo a sa sœur.»
    «Ma, madame!»
    «Madame un accidenti» lo aveva apostrofato la donna. «Certo, lei mi ha salvato dall'affogare nella Senna. Però è colpa sua se ci sono finita. Se mi è successo quello che è successo.»
    L'uomo si era grattato i radi capelli biondi: «"Lei"... "colpa sua"... Ma di chi sta parlando, signora?»
    «Di te» aveva detto, puntandogli contro un dito tremante. «Pensi che sia normale perdersi a Montmartre?»
    «Parbleu! È come il centro di Bologna: non si perde neanche un bambino.»
    «Invece mi ci sono persa io. Sono scivolata lungo i muri di quei vicoli bui per un'eternità.»
    L'uomo aveva gettato lo sguardo all'orologio: indicava mezzogiorno meno un quarto.
    «Alla fine ho trovato una porta. Sono salita: c'era una luce.»
    «Ah, ça va: la Ville Lumière.»
    «Sì. E delle voci. Ridevano. Quando sono entrata in quella specie di bar pensavo di essere salva. E invece... invece...»
    «Invece?»
    La donna aveva nascosto il viso tra le mani; ne era sfuggito, attutito, un singhiozzo. Il dentista aveva allungato una mano fino a sfiorarne la spalla delicata, lasciata appena scoperta dallo scialle.
    «Non mi tocchi!» aveva urlato.
    L'uomo si era ritratto come se avesse preso la scossa.
    «Non mi deve più toccare nessuno.» La donna si era sollevata per metà, appoggiandosi con un gomito sulla poltrona ancora reclinata. Aveva guardato il muro vuoto, pur non dover incrociare un altro sguardo. «Nessuno. Di sicuro di voi uomini. Avete già preso tutto, di me. Cosa volete ancora?»
    Il dentista aveva aggrottato la fronte, senza dire una parola.
    «Siete tutti uguali. Volgari. Ubriaconi. Violenti. Siete comme les rat: loro infestano il fiume e voi la terra.»
    «Ma, madame» aveva detto lui, con il tono incerto di chi si stia scusando per qualcosa di cui non è neppure ben conscio.
    «Non vi è bastato fare i vostri porci comodi.» La donna aveva fatto un gesto vago, con la mano: «Mi avete legata. Gettata nella Senna, in pasto ai topi.»
    «Ma, madame» aveva insistito il dentista con più convinzione, «il dente... la devitalizzazione...»
    «Dente?» aveva detto la donna, mettendo a fuoco con fatica il volto contrito che la guardava.
    «L'anestesia...»
    «...»
    «L'anestesia» aveva ripetuto il medico.
    La donna si era toccata in volto, per accertarsi d'essere sveglia e incolume. Le labbra erano del tutto insensibili.
    «L'anestesia» aveva detto anche lei. Aveva riflettuto sulla questione per qualche istante, poi aveva guardato il dentista con aria di sfida: «Quanto me la fa quella roba, al flacone?»

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  8. Io ero il numero sette, per il brano dialoghi ripasserò *_*

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    1. Ciao Giulia, il tuo era abbastanza attinente al testo, però ho trovato un po' troppo deboli le descrizioni. secondo me meritavano più fantasia!
      Ci vediamo alla prova dialogo.

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    2. Proverò nel week end, in effetti scrivo il thriller sempre di fretta...

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    1. Se avessi premiato il brano più divertente avrei incoronato te, Sandra. Invece la narrazione, in alcuni punti volutamente ininterrotta, ha spezzato il ritmo paratattico per introdurne uno ipotattico e questo mi è parso il limite della tua versione.
      (Esempio: da "finalmente" a "vino" ci sono cinque righi che si leggono senza prendere fiato. Lo stesso da "urla di terrore" fino a "attardarsi a Montmartre" dove i righi sono ben sette.)
      Comunque sei sicuramente stata la più simpatica! :)

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  10. Avevo votato Helgaldo dunque. Pensare che ero indecisa se il 3 fosse suo o di Michele ;)
    Comunque il Thriller ha un testo serrato: è difficile seguire l'esercizio senza divagare almeno un pochino.

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    1. Vero. Infatti ho pensato di imporre al mio giudizio dei parametri, perché altrimenti, come dicevo, ogni testo aveva un suo bel perché!

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  11. Posso esserle d'aiuto, mademoiselle? Ho visto che si guarda attorno un po' spaurita.
    Oh sì, merci beaucoup, monsieur. Montmartre è piena di vicoli, sembrano tutti uguali, comincia a fare buio e io non trovo più la strada per andare in Rue... l'ho scritto qui, sopra questo foglietto... aspetti. Ecco: Rue des Abesses.
    È facile! Deve soltanto costeggiare quel lungo muro, lo vede?
    Uhm, il lungo muro, certo!
    Poi svoltare l'angolo in fondo alla strada.
    l'angolo in fondo alla strada, oui!
    E quella è Rue des Abesses.
    Muro, angolo, Rue des Abesses. D'acord, monsieur. Lei è stato tres gentil!
    E un'altra cosa: stia attenta a non entrare nel vicoletto subito a fianco del palazzo in stile liberty, che si troverà uscendo dall'angolo, alla sua destra. Non entri nel portone che ha una luce sempre accesa, non salga le scale, non apra la porta: quello è un postaccio. Mi raccomando. Ha capito bene, mademoiselle?
    Certo, monsieur! Niente vicoletto in fondo alla strada, niente portoni con le luci accese, niente scale, niente porta... Mon dieu, dove sono finita!
    Oh, bonsoir, tres chere, che ci fa una giovane donna in un posto come questo?
    Merde, il postaccio!
    Ohoh! Il postaccio? Questo ti sembra un brutto posto?
    No no! È... è fantastico qui! Davvero! Il fatto è che cercavo una strada e ho svoltato l'angolo e invece ho preso il vicoletto che non avrei dovuto prendere... lasciamo stare! C'è un telefono in questo bar?
    Oh, mais oui. Jerome, fai vedere a questa deliceuse creature dove si trova il telefono!
    Certament, Maurice! Prego, da questa parte, princesse!
    No, va beh, grazie. Forse è meglio che io vada.
    Accomodati, invece. Philippe, prendi una sedia per la nostra jeune ospite.
    No davvero, io andrei via, vi lascio al vostro divertimento.
    Mais non! Resta a farci compagnia. Non vuoi divertirti insieme a noi? Se continui a indietreggiare finirai per fare bum bum per le scale, cherie!
    Maurice, stai mettendo paura alla gentil dame. E non sghignazzare. Noi siamo parfaits gentleman!
    Non mi toccare con quelle mani sudicie! E tu, lasciami stare la borsa, brutto figlio di...
    Ohlala, mademoiselle, noi cerchiamo di metterti a tuo agio, siamo tres gentil con te e tu ci tratti in questo modo?
    Voglio andare via.
    E invece ti fermerai un po' con noi!
    J'appelle la police!
    Comincia a farlo adesso, allora!
    No, aiuto, POLICE! Lasciatemi. Ma che volete farmi ... No, no, aspettate, mettete giù la gonna. Non voglio! NON VOGLIO!
    Non serve urlare. Non lo sai che qui possono sentirti solo i ratti della Senna?
    Bella idea, Maurice. Jerome prendi la corda. Mademoiselle vuole andarsene? È entrata dalla porta e noi la faremo uscire dalla finestra.
    Volete legarmi?
    Oui, non fare quella faccia terrorizzata. È solo un gioco. Lo spettacolo sarà magnifique! Sembrerai una merveilleuse saucisses, mi viene l'acquolina in bocca solo a pensarci!
    ... capisce dottore? Mi hanno legata e buttata giù, mentre quegli ubriaconi se la ridevano, erano così sguaiati e si divertivano. Sono finita nelle acque melmose del fiume e l'acquolina l'avevano pure i ratti, dal modo in cui mi squittivano attorno. Horrible! Poi andavo giù dondolando, non respiravo e... e, alla fine, lei mi ha svegliato dall'incubo.
    In alcuni casi l'anestesia può provocare questo effetto indesiderato, madame, mi dispiace che sia accaduto proprio a lei! Per farmi perdonare le farò un piccolo sconto sull'intervento: mi pagherà solo mezza corona, oggi. D'acord?

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  12. "Scusa. Si, sono ancora io. Mi sono persa. Ho pure la batteria del cellulare quasi scarica..."
    Una giovane donna cammina sperduta nel quartiere parigino di Montmartre. Intorno a lei una scura coltre di buio.
    "Come sarebbe a dire che non ti ricordi l'indirizzo?" prosegue la donna smarrita. "Sei arrivato con un taxi? Ah.". Potevi anche dirmelo prima, pensa la donna infastidita.
    Guarda a destra. Poi a sinistra. Ma non riesce a orientarsi. Si ferma indecisa, lo sguardo perso nel vuoto per un attimo con l'attenzione tesa all'ascolto.
    "Sì, ora sono dalle parti del fiume. Non potresti venirmi incontro?" chiede alzando gli occhi alla ricerca di qualche punto di riferimento.
    La giovane riprende distrattamente a camminare tra i vicoli bui, costeggiando un lungo muro. La voce al telefono l'abbandona per un attimo.
    Stacca il telefono dall'orecchio per osservarne il display. L'icona della batteria piange un due per cento.
    "Mi senti?"
    Si guarda intorno incerta. Ha paura. Poi sente la voce rianimarsi e incolla prontamente il telefono lungo la guancia.
    "Sì, dimmi, svelto. Un bar con la terrazza... che dà sul fiume. Devo salire le scale..."
    Poi il telefono si spegne di colpo, risucchiando le ultime indicazioni.
    La donna alza sconcertata lo sguardo ma, con grande sollievo, si rincuora: davanti a lei si trova proprio un bar con la terrazza rivolta al fiume. E sente le voci della festa. Sale le scale, intravede finalmente le luci rassicuranti. Ma al suo ingresso scopre di essere finita nel posto sbagliato. Al momento sbagliato.
    Uomini ubriachi la notano subito. La sua bellezza non passa inosservata. Si avventano su di lei. La donna urla. Tenta di scappare, afferrando il telefono come un'ancora di salvezza per chiamare aiuto. Ma ricorda tragicamente che è scarico.
    Poi il buio. Finché una mano la scuote dolcemente, svegliandola. E' il dentista.
    "Tutto fatto signora. Mezza corona, prego".

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  13. - Ciao, mi sono persa, tu sai dove siamo? -
    - Baauuu. -
    - Vuoi che ti segua per questo lungo muro? -
    - Arf! Arf! -
    - Facile, per te che conosci il posto. Questo buio mi fa paura... -
    - Bau! Bau! -
    - Ah, meno male, entriamo in questo portone. Andiamo, vieni su per le scale. Guarda, c'è una luce. -
    - Arf! Arf! -
    - Peccato amico, in questo bar non puoi entrare, c'è scritto che gli animali non sono ammessi. Ciao. -
    - Caii! Caii!
    - Barista! Un'acqua minerale gassata con ghiaccio per favore. -
    - Ciao carina. Hic! Te la offro io una bibita. Cognac François!
    - Grazie ma non ce nè bisogno. -
    - Suvvia, non fare la difficile... hic. Ehi! Alain, Jean, avete sentito? -
    - E non mi tocchi, o chiamo la polizia! -
    - Metti via quel telefono carina, vieni qui a sederti sulle mie ginocchia. -
    - Cosa avete intenzione di fare?! State lontani da me! -
    - Jean, soono stanco di sentirla strillare. Buttiamola nel fiume, dai! -
    - Groviera, hai sentito quel tonfo? -
    - Si topina mia, quegli ubriaconi del bar avranno buttato un'altra giovane nel fiume. -
    - Bene! Tuffiamoci, andiamo a dargli una rosicchiata. Speriamo che non sia tutta pelle e ossa come l'ultima. -
    - Sveglia! Sveglia signorina! E la smetta di gridare. Non le ho fatto così male. -
    - Eh? Dove sono? Mi sono persa! I Brutti ubriachi! Il fiume ghiacciato! I topi carnivori! -
    - Calma, calma. Per il dente sarebbe mezza corona. Ma se ha bisogno, qui di fianco c'è un bravissimo psicologo che ha aiutato mia madre a superare gli attacchi di panico. -



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  14. Sara sente due brevi colpi alla porta e qualcuno entrare nella stanza.
    «Disturbo? Cosa fai?»
    «Ah, sei tu.» Accompagna il suo dire con un gesto simile a quello usato per scacciar via le mosche. «In verità si, ho molto da fare», aggiunge sbrigativa, senza distogliere lo sguardo dal computer. Luca, va a piazzarsi alle sue spalle: «Vedere, vedere...»: Una giovane donna si trova sperduta nel quartiere parigino di Montmartre, intorno a lei una scura coltre di buio. La giovane cammina fra i vicoli costeggiando un lungo muro, ha paura...
    «Hei, fatti gli affari tuoi!» Riduce la pagina word a icona.
    «Non fare la preziosa, fammi dare un' occhiata. Sai che sono geniale quando si tratta di scrivere noir.»
    Lei inarca un sopracciglio:
    «Non per niente, sei tu il nuovo best sellerista del momento!»
    «Ah Ah, spiritosa. Se ci tieni a saperlo, in quel poco che ho letto, il testo mi sembra alquanto sciapo. Atmosfere scontate, troppi aggettivi e poi, lei che si perde e vaga da sola nei vicoli bui, andiamo... questa è roba trita e ritrita.»
    «Non hai niente da fare?»
    «No! Fammi un po' di posto, voglio vedere come va a finire questa storia.»
    Si fa spazio a forza accanto a lei e riapre il file.
    «Dove ero rimasto? Ah, ecco...»:
    “...entra finalmente in una casa. Sale le scale, comincia a intravedere una luce, si trova nel mezzo di un bar frequentato da uomini ubriachi. Gli uomini si avventano su di lei: la vogliono rapinare, forse abusarne.”
    Luca, prende a muovere le dita per aria come se stesse suonando un pianoforte immaginario poi, le lascia cadere delicatamente sulla tastiera e inizia a picchiettare nuove parole sui tasti: «Vi prego, non fatemi male», implora la poverina tra un singhiozzo e l'altro. «Prendete pure tutto quello che volete. Ecco, la borsa.»
    «Oh, stai sicura che lo faremo.» Replica uno di loro, sghignazzando.
    «Luca, la pianti? Cosa credi di fare?»
    «Sch... Se parli interrompi il flusso creativo.»
    Sara sconfitta, incrocia le braccia sul petto, mentre lui riprende a scrivere: gli avventori del bar divertiti dalle suppliche della ragazza continuano a infilare le loro sudice manacce sotto i suoi abiti, fino a strapparglieli di dosso. La donna urla di terrore, si dimena.
    «Sta ferma, intima il più grosso di tutti.»
    Lei piange, vede altri ubriaconi avvicinarsi con una corda.
    «Cosa volete farmi?»
    I malviventi l'afferrano, chi per le gambe, chi per le braccia e la legano stretta.
    «Ti facciamo fare un bel tuffo nella Senna», si sente rispondere.
    «Non ti va un bagno sotto le stelle?»
    Le risate di quei balordi gli pulsano nelle tempie.
    «No!» E' la sua ultima parola, prima di ritrovarsi sommersa dall'acqua gelata.
    «Sirenetta, come va lì sotto? Hai già incontrato i topini?»
    Le grida di quei maledetti, dalla riva, oltrepassano la barriera liquida che li separa. Non ha il tempo di elucubrazioni mentali, sente strusciare sulle gambe nude numerosi roditori pelosi. La donna sprofonda nell'acqua, comincia a dondolare. Si sente soffocare. Una mano la scuote, si sveglia, sbatte più volte le palpebre, appare visibilmente confusa. Finalmente, la voce amica del dentista:
    «Tutto fatto signora. Mezza corona, prego!»
    “Fine.” Luca allontana le mani dalla tastiera.
    «Sia ringraziato il cielo! Adesso puoi andare via?»
    «Vado, vado.» Si alza ed esclama soddisfatto: «Non ringraziarmi, non è necessario. Ma quando al compito di giovedì ti daranno un bel voto, non dimenticare di essere in debito con me.» Suo fratello le da una vigorosa pacca sulla spalla ed esce gongolante dalla camera. Sara rimane a fissare inerte la pagina che aveva di fronte. Tra se e se commenta: “la prossima volta, devo ricordarmi di chiudere la porta a chiave.”

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  15. -Chissa dove sono capitata, eppure Montmartre non mi sembrava un quartiere così complicato. E mi sono persa proprio!
    La giovane donna pensava cercando invano una soluzione per scacciare quel profondo senso di angoscia che la stava invadendo. Vede la luce di un bar, una porta alla fine di una scalinata.
    -ecco, andrò a chiedere informazioni - pensa mentre sale in fretta le scale e spalanca la porta del bar.
    All'interno vede degli uomini ubriachi che la guardano con gli occhi sgranati e un sorriso beffardo.
    Lei fa per tornare indietro.
    -Dove credi di andare bellissima? - le urla la voce sguaiata di uno di loro.
    -Ho sbagliato locale, scusate.- tenta di dire gentilmente, magari sembrano cattivi ma non lo sono davvero. Spera in cuor suo.
    -No cari a, tu non vai da nessuna parte - le dice l'uomo afferrandole il braccio e strattonandola e spingendola verso l'interno del locale.
    La ragazza inciampa e cade a terra piangente.
    -Vi prego, non fatemi del male - esclama lei terrorizzata.
    -No carina, ti faremo solo del bene, neanche nei tuoi sogni erotici più sfrenati avevi mai avuti tanti uomini così virili- esclama uno di loro.
    Le si avventano addosso come bestie feroci e lei si sente svenire.
    Perdere i sensi è una benedizione in quella terribile situazione. Ma tutto a un tratto si sente addosso uno spruzzo di acqua gelida, si rende conto che è stata gettata nel fiume e spera di morire in fretta prima che quei topi, di cui sente lo squittio, la raggiungano con i loro famelici denti.
    Una mano la scuote.
    -Signora si svegli, non si agiti così.
    -accidenti - dice rivolto all'infermiera - sembra che stia facendo un brutto sogno, devo aver esagerato con l'anestesia.
    La ragazza finalmente si sveglia e lancia un urlo -no i topi, no!-
    Apre gli occhi e vede il suo dentista che la guarda preoccupato
    -tutto, bene? Forse ha avuto un incubo, mi dispiace. Però le farò pagare solo mezza corona!


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  16. - Mi sono persa?
    - Oh, oui mademoiselle. (La vocina dentro di me è sempre provvista di ampie dosi di buon senso)
    - Par bleu, imbrunisce. Toccherà trovare riparo e pure in fretta.
    - Oui, vit! Regardez, une maison.
    - Alor, on y va.
    - Bien sûre.
    - Gradirei bere qualcosa. Qualcosa di forte, un amaro forse. Meglio un whisky. Garcon, posso avere un whisky scozzese invecchiato?
    - Serviamo solo vino. E pernod.
    - Un calice di prosecco, allora.
    - Com’è?
    - Discretoooooo. Mah. Giù le mani. Carogne. E lei, aiutoooo, lei garcon, mi aiutiiiiiiiiiiiiiiiiii.
    - Passami la borsa!
    - La tiene stretta, la gallinella.
    - La teneva, ora è mia, Pierre, tu dubiti sempre del tuo socio.
    - Non sempre, solo quando è ubriaco!
    - Meno di te, Jacques, meno di te!
    - Cellulare, trucchi, documenti e soldi.
    - Tanti?
    - Uhm. Però, la gallinella non è male. Qua, tette belle sode e pure il culo.
    - AIUTOOOOOOOOOOOOO
    - Anche qua, qua sotto, Pierre, la porta del paradiso pare di pizzo, ci vorrà un attimo ad abbatterla.
    - NOOOOOOOOOOOOO
    - Oh, oui invece.
    - Cof cof soffoco.
    - Squit squti, Gas, sento odore di pulzella
    - D’Orleans?
    - No di Montmartre
    - Preferisco un bel pezzo di groviera
    - Burp
    - Tutto fatto, signora, mezza corona!
    - Eh?
    - Che faccia, si direbbe che abbia visto un mostro
    - Un topone schifoso. Par bleu cosa diavolo ha messo nell’anestesia?
    - Whisky scozzese, mi pareva le piacesse
    -

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  17. -Tutto fatto signora. Mezza corona, prego.
    -Cosa?
    - Mezza corona ho detto.
    -Ma dove sono? Mi tolga le mani di dosso.
    -Guardi signora che stava sognando.
    -Sognando? Ma io ho visto tutto.
    -Tutto cosa? Mi dica.
    -Là...là..non lo ha visto?
    -Io non ho visto nulla. Si calmi, beva qualcosa.
    -Ma che fa? Stia attento, mi ha bagnato tutta.
    -Mi scusi,sono mortificato.
    .Ma allora era lei che mi stava toccando prima.
    -Sì,signora. La stavo toccando.
    -E lo ammette pure?
    -No, no... intendevo di no. Non la stavo toccando.
    -Insomma, si decida, mi stava toccando o no?
    -No. La stavo curando dal dente. Evidentemente non si è ancora svegliata del tutto.
    -Forse ha ragione ma io ho sentito tutto.
    -Tutto cosa?
    -Ho sentito le mani di quei porci che mi palpavano.Ahhhh... Che schifo!
    -E poi?
    -E poi mi hanno legata.
    -Signora, non si preoccupi, era solo un sogno.
    - Ma io ho sentito anche i morsi di quei topi quando mi hanno buttato in acqua.
    -Stia tranquilla, non ci pensi più.
    -Sono sconvolta. Al solo pensiero, mi sento svenire.
    -Signora, non svenga. Tenga un bicchier d'acqua.
    -Ecco vede? Mi sono sentita tutta bagnata.
    -Per forza, non si è ancora asciugata.
    -Non ora, prima.
    -Prima, quando?
    -Prima che lei mi svegliasse.

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  18. "altre scivolano su invenzioni non a tema"
    Mi ci riconosco in pieno! Ahahah!

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    1. Era uno degli scivoloni più divertenti, in compenso, un signor scivolone! :D

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