giovedì 31 ottobre 2019

Non avrai altri hobby all’infuori della scrittura



Diversificare le proprie attitudini è sicuramente un valore aggiunto nell’ambito della crescita personale: l’eclettismo è un dono. 
Sto pensando a mio nonno, un uomo straordinario, che eccelleva in ogni ambito, sia creativo sia intellettuale. Era un artista completo, dipingeva, scolpiva, componeva poesie, sapeva cucinare molto bene ed era colto: leggeva di tutto, era uno studioso di storia, filosofia, letteratura e storia dell’arte. 
Qualche scheggia della sua versatilità è passata a me e io so che devo essere grata a lui se mi piace così tanto leggere e scrivere e se ho una buona manualità. 
Il punto è: sapere fare tante cose bene accresce il benessere individuale - siamo tutti d’accordo - ma mi chiedo se questo potrebbe anche essere visto come un limite alla percezione che gli altri hanno delle reali capacità che abbiamo.
Mi spiego.

Qualche sabato fa sono andata a mangiare una pizza con degli amici. Nel locale, su un tavolino all’entrata, c’era una pila di locandine che pubblicizzava un evento di promozione culturale che si sarebbe tenuto nei giorni successivi: A.S.B.R (metto solo le iniziali del nome lunghissimo dell’artista donna, protagonista delle due serate previste) era lieta di presentare al pubblico i suoi lavori all’interno di un percorso guidato che prevedeva l’abbinamento di opere pittoriche e poetiche.
Nella sua biografia, sul retro del volantino, c’era scritto: è nata a Salerno nel 1977. Ha studiato medicina e chirurgia specializzandosi in Neuropsichiatra Infantile. Da sempre attratta dal mondo della creatività, ha iniziato precocemente a scrivere poesie, ha sviluppato una divertente passione per le arti culinarie e di recente si è avvicinata alla pittura espressiva, alla scrittura creativa e alla realizzazione di gioielli. Nel tempo libero dipinge e pubblica i suoi scritti. 
Leggevo che ha ottenuto anche diversi riconoscimenti: con un racconto ha vinto il terzo premio di un concorso internazionale, ha ricevuto una menzione d’onore con un componimento poetico, ha pubblicato il suo primo romanzo con la Harper & Collins Italia e su una rivista, “Arte e artisti Contemporanei”, sono raccolte alcune sue immagini fotografiche e altre opere.

Un’artista a tutto tondo, insomma, piena di risorse e non c’è alcuna ironia nelle mie parole. Però, non so, ho trovato tutto un po’ “troppo”, come assaggiare una pietanza eccessivamente condita, dove non riesci a selezionare fra tanti sapori quello che fa veramente la differenza. 
Davvero questa persona talentuosa fa tutte queste cose bene?
Per rispondermi sarei dovuta andare all’evento, leggere le sue poesie, apprezzarne l’abbinamento con le opere pittoriche esposte, invece io non ci sono andata, dunque lascio in sospeso il mio giudizio e mi servo di questo episodio solo come pretesto per sviluppare una breve riflessione.

Il curriculum artistico della dottoressa/scrittrice/poetessa/pittrice/fotografa/designer di gioielli mi ha fatto pensare a un eventuale mia presentazione biografica con annessi riconoscimenti:

Marina Guarneri è nata a Caltanissetta. Ha studiato Giurisprudenza, abilitandosi alla professione di avvocato. Da sempre attratta dal mondo della creatività, ha cominciato a scrivere precocemente, ha sviluppato una divertente passione per l’arte-terapia e l’handmade, ha aperto un laboratorio creativo, Ali di carta, attribuendogli la forma giuridica dell’Associazione no profit. Nel tempo libero cuce, lavora la lana, il feltro, le paste modellabili, realizza manufatti artigianali e scrive.

Nel 2006 ottiene una segnalazione della giuria nell’ambito del Concorso letterario “Premio Nazionale di Arti letterarie” con il racconto “Ossessione d’amore”.
Nel 2007, vince il Concorso letterario “Bellami Racconti”, con il breve racconto “Un ricordo”.
Nel 2009 vince il concorso letterario “Premio In-edito 2009” con il romanzo “31 dicembre”.
Nel 2012 presenta, per il concorso “Il sapere delle mani”, l’opera “Colori di Sicilia”, mosaico realizzato in PET su base in forex... ecc. ecc.

Potrebbe essere una mia paranoia, ma mettere insieme i settori creativi in cui mi riconosco passione e attitudine mi sembra tolga solidità alla costruzione di una personalità artistica ben riconoscibile.
Se voglio ottenere consensi come scrittrice dovrei sottolineare solo l’aspetto letterario della mia creatività: perché dovrebbe interessare a qualcuno che sono capace anche di infilare il filo nell’ago di una macchina da cucito o che a Natale riempio la casa di addobbi realizzati a mano?
Se voglio ricevere i complimenti per i manufatti che realizzo con il feltro, che importa alla gente che apprezza questo mondo artigianale se su Amazon possono scaricare e leggere il romanzo che ho scritto?

Del resto, è la prima regola che impariamo: se interagiamo con qualcuno che conta nel mondo letterario, dobbiamo convincerlo dichiarando quello che nel mondo letterario abbiamo realizzato, senza “allargarci” con altre abilità che non hanno nulla a che vedere con la scrittura in senso stretto.
(Lo stesso vale guardando la faccenda dall’altro versante creativo.)

Forse ci può stare che se organizzo una mostra in cui abbino quadri e scritti entrambi frutto della mia arte, la biografia faccia conoscere in quanti campi io sappia esprimermi, ma se invito le persone alla presentazione di un mio libro, non penso sia utile dire, nella nota, che sono una scrittrice e realizzo originali borse in feltro ed ecopelle.

Per essere credibili nel settore in cui vogliamo esporci, dobbiamo costruirci un’identità che vada solo in quella direzione. Svolgere al meglio un’attività richiede un sacrificio: sapere rinunciare ad altre attività, mettendole in secondo piano. 
Se il mio progetto è quello di scrivere un romanzo, devo dedicare il mio tempo libero solo a questo, dare esclusività alla scrittura,  darle la priorità di un comandamento, altrimenti rimane un hobby al pari di altri, considerati ugualmente validi. 
Io, nelle due ore che mi ritaglio al mattino, scrivo, ma in quelle pomeridiane mi circondo di cartamodelli, stoffe e fili per cucire, perché non rinuncio all'estro della mia creatività manuale.
Non posso pensare di puntare solo sulla scrittura se considero anche l'artigianato irrinunciabile. Non c’è esclusività nelle mie attitudini, non c’è dedizione totale.

Ecco perché non posso avanzare pretese. 
Ecco perché ho ridimensionato le mie aspettative.
Ecco perché non diventerò mai la scrittrice "vera" che un tempo sognavo di essere.


34 commenti:

  1. Esiste una regola ed uno standard per tutti? C'è chi scrive molte ore e non può farne a meno e chi poche ore ed è e vuole essere scrittore. Non so se sia una questione di dedizione totale, non rientrerebbero nel gruppo scrittori come Gesualdo Bufalino, per citarne uno a me molto caro. È bellissimo potersi dedicare a tante cose avendone la abilità.
    Secondo me tu stai solo aspettando di mettere in pratica la tua ulteriore vocazione che necessita anche della scrittura come sceneggiatrice. Hai la dote di saper divertire con le videiriorese. Ed anche se una persona un po' sciocca e priva di ironia ti ha fatto dispiacere, io resto in attesa di un testo bello e di evasione trasposto in un bel cortometraggio da presentare magari al Kalat Nissa Film Festival. Io ci spero sempre.

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    1. Uhh, che bel commento fuori dalle righe! Anche perché mi hai fatto ricordare l’indimenticabile esperienza del cortometraggio e di tanti altri videoediting in cui mi sono davvero divertita.
      Bei tempi! Qui mi manca l’ispirazione, ma la videocamera rimane uno strumento a me molto caro.
      Grazie, Tiziana, per la fiducia e per averla confermata anche da queste parti. E chissà... non escludo mai nulla a priori. 😉

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  2. Anche io ho ridimensionato le mie aspettative. Comunque sembra che solo nel nostro Paese l'essere eclettico sia considerato un limite. Quindi un chirurgo che scrive poesie, di certo scrive pessime poesie ("Ma è un chirurgo, che ne sa? Perché si allarga?").
    Però si potrebbe anche dire: E allora? Se la gente non ama le persone eclettiche: peggio per loro, quindi io nella presentazione ci metto che cucio, cucino, scrivo, faccio paracadutismo. E se a qualcuno non sta bene: peggio per lui (o lei). Forse sei qui per rompere... certi "confini" :)

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    1. No, non è un limite l’eclettismo in generale, anzi! Però certe volte ho come l’impressione che ci siano abilità che è bene mostrare in certi momenti o circostanze, ma non in tutti i momenti e non in tutte le circostanze.
      La scrittura, lo diciamo sempre, quando non è il risultato di talento puro, va esercitata, la costanza è fondamentale: per questo dico che non si possono servire due padroni e raggiungere obiettivi ottimali.
      Escluse sempre le eccezioni, naturalmente! :)

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  3. Mi viene in mente Iannacci, medico e cantante, valido in entrambi ir ruoli. Magari sono le classiche eccezioni, Vechioni era l'insegnante di latino o italiano di una mia amica. Tu certo non devi mollare le stoffe, fai delle cose meravigliose e se questo è un limite alla scrittura, non so, tanto la scrittura è un macello comunque anche per chi ha soltanto quello come passione.

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    1. L’abbinamento professione/scrittura ci può stare: ci sono anche De Crescenzo ingegnere, Carofiglio magistrato (i primi che mi vengono in mente), persone che hanno un lavoro e trovano che scrivere sia un bel passatempo (lo minimizzo così per intenderci). In fondo anch’io, in piccolo, ho coniugato la mia professione con la passione per carta e penna. Parlo, tuttavia, di chi ha due o più attività che amano svolgere parallelamente a un lavoro e le mettono sullo stesso piano. Così è come se queste attività si togliessero spazio a vicenda e rimanessero confinate nell’area hobby, il che non è un male, ma non andrebbero oltre.

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  4. Io non sono eclettico quindi la vedo diversamente: per me una persona che sa gestire con buoni risultati passioni diverse è una persona capace, dinamica, piena di talenti. Quindi magari riesce davvero a mettere quel qualcosa in più in ciò che scrive.
    Poi se si parla di "immagine" è un altro paio di maniche. Certi scrittori danno un'immagine di se talmente intellettuale (a partire dal lessico che usano quando vengono intervistati) che probabilmente vogliono proprio che la gente li immagini sempre assorti sulla scrivania mentre scrivono le loro opere. Odierebbero essere immaginati mentre cucinano o mentre guardano una partita di calcio alla televisione.

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    1. Non ho mai sopportato molto gli intellettuali, spesso agiscono per snobismo, altra cosa che tollero poco. Nel nostro caso, sarebbe più un discorso legato alla convenienza di presentarsi in un certo modo piuttosto che in un altro per ottenere il credito che da perfetti sconosciuti miriamo a costruire. Però su una cosa sono d’accordo: sapere fare più cose potrebbe arricchire i contenuti di una storia.

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  5. Io non riuscirei a ragionare in termini di esclusività. Ci sono periodi, e parlo di intere settimane, in cui l'onda creativa è sintonizzata sulla scrittura, altri in cui mi trovo meglio a fare altro.
    Ma anche nel periodo di scrittura, costringersi a dedicare l'intero tempo libero a scrivere è una cosa che trovo controproducente. La creatività dovrebbe fluire libera e spontanea: ti ritagli due ore al mattino per scrivere ma come fai se non sei ispirata? E se poi l'ispirazione ti arriva nel pomeriggio quando sei tra i cartamodelli? :-P
    Secondo me bisogna essere meno ingessati negli schemi e più liberi nel dedicarsi a quel che più ci aggrada.

    Quanto alle persone che ostentano un curriculum poliedrico, concordo sul fatto che dovrebbero sottolineare di volta in volta solo ciò che è consono al contesto. Io di solito incrocio tutta la generosità di informazioni con l'età: più è giovane la persona in questione, più mi convinco che "tutte quelle cose" in realtà non le sappia fare veramente bene. E magari non le sappia fare veramente tutte.

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    1. La libertà dagli schemi, però, tiene alla larga lo scrittore da quell’esercizio di costanza che diciamo sempre essere un presupposto imprescindibile. L’ispirazione dev’essere il motore, ma poi darsi un metodo, stabilire una tempistica, è ciò che veramente avvicina all’obiettivo.
      Io, invece, non guardo tanto all’età, però mi confonde un po’ conoscere persone che mi dicono che sanno fare un mare di cose e che, a maggior ragione, provano a creare commistioni: non farei mai un mercatino natalizio, per dire, dove espongo le mie creazioni artigianali in mezzo ai libri scritti da me.

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  6. a me, che piaccion le cose brevi e ampie, verrebbe da scrivere "ha fatto tutto ciò che è necessario per coltivare il qui e l'ora, rimanendo centrato nella consapevolezza di ciò che è, nel tentativo costante di raggiungere ciò che vorrebbe essere. ogni arte, disciplina o hobby abbracciati è da intendere come mezzo per elevarsi". come sono andato? 'na ca__ta? ah.

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    1. Stupendo: fa un po’ “e chi cxxx sono io!” però è un gran bel manifesto creativo. Mi piace molto l’idea che faccio tutto quello che faccio per coltivare il qui e l’ora, perché è fantasticamente vero. 🙂

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  7. Secondo me l'opportunità di sciorinare tutte le proprie caratteristiche dipende dal contesto. Se stai per tenere un discorso in cui parli della creatività, ci sta; anche se fai una mostra con tutte le tue produzioni, secondo me. Se invece stai facendo qualcosa di specifico per una delle tue attività, sul resto forse è meglio sorvolare, o citarlo nel modo più sintetico possibile. Però dipende anche dal modo in cui lo fai. Di sicuro è bene che l'elemento centrale possa restare impresso nella mente di chi legge, senza finire mescolato nel calderone (che bel calderone, però!). :)

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    1. È questo che volevo dire: contestualizzare sempre, anche perché chi fa tanto finisce per non fare niente, poi, alla fine.
      Gli ingredienti, nel calderone, vanno ponderati.
      Quando ho scoperto il tuo lato creativo artigianale, l’ho trovato straordinario - tra parentesi. 😉

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  8. Ligabue fa il cantante, il registra e scrive libri oltre che canzoni. Ovviamente io lo preferisco come cantante, ma la sua storia distopica La neve se ne frega (considera che non amo le storie distopiche solitamente) l'ho trovata bellissima e davvero molto originale; anche i suoi due film mi sono piaciuti. Insomma la creatività ha molte strade e vuole percorrerle tutte, del resto anche Leonardo Da Vinci non si limitava a dipingere...
    Si può scrivere bene e, contemporaneamente, svolgere bene altre attività.

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    1. Non posso negare che qualcuno sappia fare veramente bene tutto quello che sa fare, ma nel mio caso, penso che io potrei fare e dare di più se mi concentrassi su una cosa in modo esclusivo e serio: la mia scrittura risente della mia incostanza e del poco tempo che, alla fine, le dedico.

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  9. A me non piace incasellare. C'è chi è più monomaniaco, chi più ecclettico. Mi è capitato di leggere un saggio (per altro molto bello) di storia dell'arte in cui l'autore si rammaricava che Leonardo non si fosse dedicato solo alla pittura. Certo, chissà cos'altro avrebbe dipinto... Cessando di essere Leonardo.
    Noi di certo non siamo geni poliedrici, cerchiamo di fare ciò che ci piace al meglio, sapendo che tutto non si può fare.
    Quanto al curriculum, mi sembra un'ansia tutta italiana. Voglio dire, il curriculum mi serve se mai del chirurgo che mi deve operare, per sapere se è il caso di fidarsi. Se devo scegliere un libro di un autore che non conosco guardo la trama, non la biografia dello sconosiuto.

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    1. Se partecipi a un concorso letterario o a una qualunque selezione, il curriculum è richiesto e lì devi giocarti bene le carte, ché se dici che hai scritto questo e questo e hai realizzato un cortometraggio è un conto, se dici che hai scritto questo e questo e tieni corsi dove insegni come si cuce una borsa di feltro è un altro.
      Io scrivo al meglio che posso, certo, però so che potrei fare molto di più se mi concentrassi solo su questo. Che poi non voglia farlo e mi sta bene tutto così è un altro paio di maniche. :)

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    2. Diffida da qualsiasi concorso letterario in cui le opere non siano valutate in forma anonima o quasi (alcuni di quelli di Mondadori richiedono il nome e cognome, ma la biografia è sempre chiesta a parte e in un secondo momento, si solito solo in caso di pubblicazione)

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    3. Postilla, una volta mi è stato detto da un addetto ai lavori che le biografie sono inutili in fase di valutazione. Perché o l'autore è sconosciuto e quindi si valuta in testo, o l'autore è noto almeno agli addetti e non hai bisogno di leggerne la biografia.

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    4. Non ricordo bene, ma in molti concorsi che ho fatto, il regolamento in effetti richiedeva una biografia separata dal testo in esame. Però, anche per le selezioni che si presumono serie, mi è sempre sembrato singolare il fatto che i vincitori (i primi tre sul podio) abbiano avuto curriculum di un certo peso, guarda caso sempre in sintonia con il settore letterario (una volta scrissi un post in proposito.)

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    5. ... e la postilla non fa una piega. :)

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    6. In parte è dovuto anche al fatto che in un certo tipo di selezioni il mondo si fa "piccolo", le persone spesso sono sempre quelle, con i loro inevitabili gusti. A me è stato detto esperessamente che non c'era nulla di personale ma non piacevo a tal dei tali, che purtroppo per me è quasi onnipresente. In un altro caso il membro di una giurio di un concorso in cui i testi si valutano in forma anonima diceva che si divertono molto a cercare di indovinare se si tratta di un autore noto oppure no, se è maschio o femmina e a volte indovinano il nome. Però ha aggiunto che sono più contenti quando si tratta di un autore nuovo e giovane e non dei soliti noti. Insomma, ci sono anche delle storture che non sono date dalla malafede.

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    7. Sì, lo penso anch’io. Alla fine, è il gioco dei ruoli: chi sta di qua, chi di là del campo da gioco. Ogni tanto mi piacerebbe essere una mosca e spiare l’”altro lato”, giusto per mettere a tacere i pensieri cattivelli. 😊

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  10. Se facessi una mia introduzione curriculare metterei 4 cretinate in croce! La tua invece è venuta proprio bene 😮
    Comunque, concordo anche io sul fatto che in certi contesti è bene sciorinare alcune abilità, in altri altre. Fare il classico calderone per me è come dire "di tutto un po'" che è un modo più elegante per dire "mi arrabatto come e dove capita". Poi, per carità, ben venga l'eclettismo, ma che sia anche dimostrabile in modo serio.

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    1. Ciao Veronica, sì il mio pregiudizio nasce dal fatto che spesso comunicare al pubblico di essere capace di fare tante cose non aiuta ad accrescere l’interesse della gente verso la persona poliedrica che sei. Bisogna sapersi muovere nei contesti giusti con oculatezza. Cioè, io farei così, poi ognuno sceglie di muoversi come meglio crede: non sono qui a diffondere verità assolute, ovviamente.
      Quanto al curriculum, ne ho non sai quanti con varie sfumature a seconda della destinazione. 😁

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  11. Bel post Marina, mi ha fatto riflettere su me stessa e le mie "pretese" scrittorie. Sebbene sia convinta che essere eclettica sia una dote, non è detto che si possa possa /debba essere eccellere in tutto ciò che amiamo e su cui ci imbarchiamo. È sufficiente farlo con propria soddisfazione. Tuttavia sono d'accordo che quando si tratta di lavoro, cioè qualcosa che ti dà da vivere, non serva abbondare, anzi. La misura è d'obbligo. Ma forse è un suggerimento che vale sempre...

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    1. Grazie, Elena. Ogni tanto mi parte l’elucubrazione mentale. 😄
      Aggiungo che, forse, dipende anche dal carattere: io sto sempre nelle retrovie, perché sentirmi i riflettori addosso mi mette in grande disagio; dire so fare questo e anche questo e anche questo mi viene facile in una conversazione fra amici, altrimenti mi espongo pochissimo.

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  12. Non ho mai avuto aspettative troppo alte. Cioè, non è che mi sono messa a riflettere sulla possibilità di diventare famosa come la Rowling e di comprarmi un'isola, o simili. Speravo, forse, di poterci guadagnare di più (e sì, parlo anche di soldi), ma pubblicare un libro all'anno, circa, non ti permette di viverci a meno che tu non faccia altro, e io di scriverne 3 o 4 non me la sento. Adoro scrivere, ma adoro anche fare altre cose. Quindi, va bene così.
    E comunque, a me quella bio-calderone-curry di informazioni piace molto. Ti fa leggiadra ma presente. Sfruttala per qualcosa. :*

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    1. Grazie Monica, “leggiadra” e “presente” mi piacciono molto. Certe volte stiamo ore a buttare giù due righe per scrivere una biografia dignitosa con scarso successo e adesso che l’ho arrangiata per un post sembra sfruttabile. Chissà... :)

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  13. Io penso invece che avere altri interessi e dichiararlo per esempio in una biografia, non sia affatto un male, anzi. Se leggessi di altri hobby o attività, un autore per me avrebbe anche maggiore attrattiva. D'altra parte non è che scelgo i libri da leggere in base all'autore...
    Per quanto riguarda invece la dedizione, è un discorso che capisco di più, ma come ti ha già fatto notare qualcuno, non esistono regole universali, ognuno ha il suo modo personale di approcciare la scrittura. Se tu vuoi dividere la tua attenzione e il tuo tempo libero tra varie cose, perché no? La scrittura non deve essere mai una tirannia.

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    1. Hai ragione, se la scrittura fosse tiranna sarei una vittima sottomessa, ma non esercita questo potere assolutista su di me. Mi rendo conto, però che se non è tiranna, è esigente e io sento di non darle abbastanza perché essa possa restituirmi il piacere del sacrificio costruttivo.

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  14. Credo che le biografie valgano quanto i curriculum, e dei curriculum tutti i selezionatori spiegano che vanno preparati di volta in volta risaltando solo quelle qualità che possono interessare proprio quelle aziende a cui li presenti, se concorri per settori e figure diversi. C'è però la magica sezione delle Altre informazioni, dove vanno inseriti proprio gli hobby e le passioni del tempo libero. Ed è proprio ripercorrendo i miei curriculum negli anni che mi rendo conto di quanto si sono modificati gli hobby e gli sport. Dalla bicicletta al tennis, dal power pump a Jazzercise. Dal ricamo a punto croce al disegno, dagli acquerelli al giardinaggio, dai muffin alla dieta :P Ora c'è la scrittura, che c'era anche prima, forse era sempre lì. Eppure non riesco a definirla un hobby...

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    1. Sì, perché un hobby è un ammazzatempo, scrivere è più un’attività primaria. Negli ultimi tempi, però, tendo a mettere tutto ciò che mi fa stare bene sullo stesso piano, non diversifico più il mio impegno nella scrittura. Non le ho tolto valore, semmai le ho restituito quello iniziale che un po’ si era perso, lo spirito giusto. Diciamo che mi aveva un po’ soffocato e ho dovuto ridimensionarla.
      A proposito delle Altre Informazioni mi hai ricordato quelle che si possono aggiungere nei vari profili social o negli schemi di presentazione dei blog, che io, puntualmente, lascio in bianco: che libri leggo, che film mi piacciono... di che religione sono. 😜

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