giovedì 3 dicembre 2020

La geniale premessa di un'opera struggente

Trenta pagine forse evitabili, numerate a caratteri romani, fanno da apripista al romanzo di un formidabile genio, che prima ancora di essere il genio che ha scritto un’opera struggente è il formidabile autore di una premessa meritevole di prendere il posto della recensione (che non farò) del libro, perché è l'"apparentemente infinito cazzeggiare" che ha subito catturato la mia attenzione, "questo interminabile schiarirsi la voce", che a me ha schiarito anche le idee.

“Opera struggente di un formidabile genio” (“A Heartbreaking Work of Staggering Genius”, nella sua versione originale) è il primo romanzo di Dave Eggers, scrittore americano, giornalista, saggista, fondatore di una casa editrice indipendente, McSweeney’s, di una rivista, The Believer, diventata un cult nella scena letteraria e di una scuola di scrittura creativa non profit, la 826Valencia, nata per aiutare i bambini e gli adolescenti con problemi scolastici. 


Il libro, pubblicato nel 2000, vende duecentomila copie; è quarto nelle classifiche di vendita; finalista, nel 2001, al “Premio Pulitzer per la Non- fiction”; al primo posto nella lista dei best seller del New York Times; dodicesimo nella classifica dei cento libri migliori del decennio; vincitore di diversi riconoscimenti. Insomma, si direbbe un esordio col botto, che colloca Dave Eggers fra gli autori americani contemporanei più apprezzati, accanto ad altri grandi scrittori (cito, fra tutti, il mio preferito: David Foster Wallace, che di questo romanzo dà un giudizio positivo.)


In Italia il libro esce nel 2002, io lo leggo nel 2019 e non ne rimango pienamente entusiasta. La cosa non stupisca: la storia, a sfondo autobiografico, è davvero struggente (un ventiduenne, Dave, si trova ad assumere il ruolo di tutore del fratello di otto anni, Toph, dopo la morte di entrambi i genitori, avvenuta drammaticamente nell’arco di un mese); ci sono parti molto commoventi e parti divertenti, ma è nelle lungaggini che mi perdo la poesia di taluni momenti belli (seppur pesanti nella resa), in tante pagine evitabili dove la narrazione ha quella frenesia e quella pedanteria tipiche di un certo stile, che ho scoperto appartenere a un genere letterario chiamato “Realismo isterico”.

Ma Eggers mi aveva avvertita. È questa l’idea innovativa, che mi consente di rivalutare il romanzo: quelle XXXVII pagine di premessa, che contribuiscono a rendere un libro di memorie l’opera di un formidabile genio.


L’interminabile schiarirsi la voce di Dave Eggers parte da sei "Regole e suggerimenti per apprezzare al meglio questo libro", che mi gusto con l’occhio critico di chi vuole sapere cosa fare o non fare per godersi la lettura. E apprendo che:  non c’è un’irresistibile necessità di leggere la prefazione e nemmeno l’impellente necessità di leggere la sezione dei ringraziamenti (regole 1 e 2), il che mi porta, in automatico, a volere leggere prefazione e ringraziamenti. In pratica casco nel tranello.


Il top dei suggerimenti arriva nei punti 4, 5 e 6, in cui l’autore, dietro un’elegante umiltà d’intenti e l’ammissione quasi pudica di avere scritto un libro saltabile nella sua parte centrale, compie l’operazione più efficace: incuriosire. Pur riconoscendo il suo autocompiacimento, sto al gioco. Qual è la vita difficile da rendere interessante del gruppo di ventenni citato e quale il tema di indole generale, affrontato in maniera abbastanza maneggevole, nei soli primi quattro capitoli?

Perché da lì in poi il libro è effettivamente piuttosto diseguale (punto 6).

Scatta la trappola: a questo punto voglio leggere tutte le 423 pagine del romanzo, senza saltarne nemmeno una.



Ma non finisce qui.


Nella Prefazione, l’autore (che parla di sé in terza persona), dopo avere precisato che l’opera non è di pura non fiction, bensì romanzata in molte sezioni per scopi differenti, in modo serio e convincente dà notizie su Dialogo, Personaggi e loro CaratteristicheSpazio e Tempo e ci tiene a informare i lettori su tutte le Omissioni di frasi, paragrafi e brani, che riporta e sulla sua avversione verso le Epigrafi (intanto, torno a sorridere):



E poi, la parte più stravagante, sconnessa, illogica, ma anche vera, divertente, utile: il paragrafo dedicato ai Ringraziamenti.


Qui, l’autore riserva poco spazio ai ringraziamenti in senso stretto e moltissimo a tutt'altro. 

I "grazie" a qualcuno sono sparsi, tanto da sembrare casuali. Dopo la citazione iniziale rivolta agli amici della Nasa e del corpo dei Marine degli Stati Uniti, per l’aiuto fornito riguardo agli aspetti tecnici della storia, Eggers ringrazia i fratelli, protagonisti della vicenda: la sorella Beth e triplamente Toph, ma non il fratello maggiore Bill perché repubblicano (salvo un ripensamento alla fine, in cui lo ringrazia comunque, perché in fondo è un brav’uomo); più in là, si ringraziano gli uomini e le donne che prestano servizio nell’esercito americano; i creatori dei cattivi e dei supereroi dei fumetti; solo alla fine, i concreti collaboratori dell’opera: editor, assistente, supporter vari e, dulcis in fundo, gli uomini e le donne del servizio postale americano, per l’ingrato compito portato a termine con stupefacente efficenza. 

Per il resto, in questa sezione della premessa si trova di tutto: la spiegazione dei Temi principali del libro, che partono dalla lettera A e finiscono alla lettera U, con alcune suddivisioni interne all’argomento  (E2, I2, I3), che fanno tanto Wallace, genio assoluto nella compilazione delle note del suo "Infinite Jest" (ah, per semplificare, di tutto questo ci viene fornito un grafico, che è parte di una mappatura più ampia);



la condivisione, con tanto di schema, della somma corrisposta all'autore per la scrittura del libro (e qui, Eggers si supera, lanciando una fantomatica gara che prevede la devoluzione di un assegno di 5 dollari per i primi duecento lettori che scriveranno dimostrando di avere comprato e letto il libro);



una Guida completa ai simboli e alle metafore; una divertente disquisizione sulla scelta del titolo (leggere le varie alternative è uno spasso):



In chiusura, Eggers fa un’ammissione di grande egocentrismo, con battuta finale:


"L'autore desidera anche riconoscere la sua propensione all'esagerazione. E inoltre, la sua propensione a spararle grosse per farsi bello o, il che è anche peggio, per conseguire quello che di volta in volta è il suo scopo. Egli vorrebbe altresì riconoscere di non essere l'unica persona sulla terra ad avere perso i genitori e ad avere ereditato un fratellino. Egli ci tiene però a precisare che è l'unica persona in tali condizioni ad avere un contratto per un libro."


Più sincero di così!

E, per dirlo con le sue parole:


"Siete arrivati, siete entrati, che la festa cominci."




















17 commenti:

  1. Troppo lungo per i miei standard, quindi non lo leggerei MAI.
    Mi hai fatto venire in mente che non leggo mai la prefazione ed i ringraziamenti, perché mi annoiano.
    Al massimo lo faccio quando finisco un libro (se mi è piaciuto) perché vorrei saperne ancora e ancora.
    In caso contrario, rimarranno pagine per me inesplorate.

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    1. In genere nemmeno io, soprattutto le prefazioni, che ho paura mi svelino qualcosa del libro, ma queste trenta pagine ho percepito subito avessero qualcosa di diverso, anche perché aprire con quelle regole, ti assicuro che incuriosisce parecchio. Non amo le lunghezze (come ho sempre precisato), ma negli ultimi anni mi sono abituata a leggere tomi che voi umani...

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  2. Geniale. Mi sa proprio che prima o poi lo leggerò, anche perché è bello spaziare fra autori che rompono gli schemi, Eggers ci riesce in pieno perché scardina tutte le logiche, svelando anche retroscena di mercato, interpretando il pensiero di chi legge, offrendo una ideale guida pratica, ecc. Cavolo, se mi piace.

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    1. La storia è narrata alla Wallace maniera (sarà per questo che il compianto scrittore ha apprezzato tanto Eggers: ha riconosciuto in lui un tocco familiare. Se puoi, leggi l’intervista che Eggers ha fatto a Wallace: la trovi facilmente, tanti siti la riportano.)
      E poi, so che la sua rivista è una bomba (nel romanzo è raccontata anche la nascita del progetto), Eggers è un artista dei titoli: pensa che uno dei suoi libri (una volta l’ho citato a proposito della lunghezza dei titoli che non ricorderò mai) si chiama: “i vostri padri dove sono? E i profeti vivono forse per sempre?” O te ne innamori o lo tieni alla larga: io ho letto solo questo del formidabile genio, ma ho intenzione di approfondire.

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    2. Che poi Luà, questo è il romanzo che stavo leggendo quando siamo andate alla presentazione del libro della Terranova, quello che quando lei mi ha chiesto "che libro stai leggendo di Eggers?" (da lei citato), mi ha fatto fare una gran figuraccia, visto che mi è uscito il titolo tutto al contrario.
      Te lo ricordi? Se ci penso!

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    3. Seguendo il tuo suggerimento, sono andata a caccia di questa intervista e ne ho trovate diverse versioni, mi hanno stregato. Che Eggers rappresenti una qualche serendipità che mi spinge verso Wallace? Perché io sento, so che prima o poi li leggerò questi pazzi geni del contemporaneo americano.
      Non ricordo l'aneddoto con la Terranova, ricordo quel bellissimo incontro, questo sì. Non vedo l'ora di tornare a seguire assieme a te questi incontri con scrittori e scrittrici. :)

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    4. Aggiungo una chicca: ho letto che Eggers riempiva le sale, quando andava a parlare del suo libro, faceva un vero e proprio show ogni volta diverso e che le ragazze, alle presentazioni, gli urlavano di spogliarsi. 😁
      A trent’anni era carino sì, forse anche adesso resta un bell’uomo!
      Ecco, forse, andare insieme a un incontro del genere... sarebbe meraviglioso! 😂

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  3. Non so, sicuramente leggere le intenzioni dell'autore (se davvero sono tali o sono solo un'esca da lettura) può essere interessante.
    Però, personalmente cado volentieri in questi tranelli solo se sorretti da buona scrittura. Sia Unamuno che Houellebecq hanno posto se stessi come "personaggi minori" all'interno di un loro romanzo. Il romanzo di Houellebecq, pur non essendo il suo migliore, l'ho letto bene sino in fondo, quello di Unamuno lo considero una delle letture più inutili che mi si capitato di fare.

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    1. No, qui devo dire che Eggers ha scritto una bella storia e anche molto bene; quello che a me ha un po' stancato è proprio lo stile che certe volte mette ansia, non per niente rientra nel genere del cosiddetto realismo isterico: c'è della nevrosi nel suo modo di narrare, però ci sta, questo periodare che mette quasi l'affanno è perfetto per quello che sta raccontando. Ed è straordinario il rapporto che instaura con questo fratello più piccolo di cui deve prendersi cura, le sue paure, il suo faccia a faccia con una responsabilità più grande di lui. Il romanzo merita.

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  4. Uh, oh. Ricordo di averne sentito parlare, conversazioni marginali del tipo: "lo hai mai letto? Cosa ne pensi?". Dopo aver raccolto un breve resoconto e l'immancabile no da parte mia, mi sovviene il commento mentale, per meglio dire il più o meno articolato prolasso mentale onomatopeico del tipo "Umpf, naaa". Però, però, però, adesso mi hai stuzzicato la curiosità. Quindi, credo che lo leggerò. Non posso esimermi, anche perché mi ricorda un tizio che, per vezzo o per mala gestione, nei suoi romanzi svela da subito il nome dei colpevoli nei suoi noir che deludono coloro che si aspettano di leggere libri "gialli". Ti confermo la gioia di leggere i tuoi tratti di penna: colpi precisi e letali di fioretto in un mondo fatto di sciabolate e lanci di mannaia. Super, super Marina.

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    1. Super super Max, con le sue super super metafore! :D

      Secondo me, è un romanzo che va letto, anche solo per potere smentire tutte le voci che lo hanno osannato, ma è davvero difficile riuscirci, perché anche se non ne esci esaltato, non hai comunque buttato il tempo impiegato per leggerlo.

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  5. Ma forse sono più interessanti quelle 37 pagine del resto del libro? Si rischia di creare una certa aspettativa e poi di distruggerla?

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    1. Più interessanti no, nel senso che il libro ha una sua autonomia rispetto alle cose scritte in quella lunga premessa, per cui piace o non piace a prescindere dalle aspettative che uno si è creato. Diciamo che è stata un'operazione furba per attirare l'attenzione e ci riesce, o meglio, a me l'autore ha detto: io ho scritto una storia che racconta cos'è successo nella mia vita dopo la morte dei miei genitori, tu puoi farne quello che vuoi, ma sappi che se la ignorerai ti sarai persa qualcosa che valeva la pena leggere. Ecco, le sue 37 pagine sono servite a convincermi di questo.

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  6. Non conoscevo questo libro, comunque in questo periodo ho una lista di libri da leggere piuttosto lunga perciò non la allungherò.

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    1. Io li leggo e poi ne parlo nel tempo, quando mi va. Questo l’ho letto l’anno scorso, mi sono sempre ripromessa di parlarne, ma evidentemente l’intenzione non è stata mai seguita dalla volontà fino a oggi.

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  7. Ecco perché leggo sempre premesse, contropremesse, prefazioni, biografie, commenti dell'autore e i ringraziamenti ancora prima del romanzo: sono come i cioccolatini di Forrest Gump, non sai mai cosa ci trovi. :D
    Tra l'altro, incuriosita dal tuo commento a Luz, sono andata a cercarmi la foto di questo Dave Eggers. A trent'anni in effetti aveva un che di Orlando Bloom, eh! Ci credo che gli chiedevano di spogliarsi!! (Le americane poi non hanno ritegno su queste cose... :D :D :D )
    Lo leggerò? Non lo so, il tavolino scricchiola qua, però me lo segno.

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    1. Sì, era bono: u viero è verità!(si direbbe dalle mie parti! :P)
      Lo so, in giro fioccano proposte allettanti di ogni genere: quanta vita ci vorrebbe per leggere tutto ma proprio tutto! Comunque, intanto sai che questo potrebbe alzare la colonna dei libri sul tuo tavolino. :)

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