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sabato 30 marzo 2019

Giornata tipo



Oggi mi sono svegliata con una gran voglia di scrivere.

giovedì 28 marzo 2019

L’essenziale è invisibile agli occhi


Guardate attentamente questo paesaggio per essere sicuri di riconoscerlo se un giorno farete un viaggio in Africa, nel deserto. E se vi capita di passare di là, vi supplico, non vi affrettate, fermatevi un momento sotto le stelle! E se allora un bambino vi viene incontro, se ride, se ha i capelli d’oro, se non risponde quando lo si interroga, voi indovinerete certo chi è. Ebbene, siate gentili!
Non lasciatemi così triste: scrivetemi subito che è ritornato...

giovedì 21 marzo 2019

L’eco #1 - Archivio di ricordi


Oggi, intenzionalmente, ho aperto uno dei miei taccuini e ho riletto un’annotazione di non molto tempo fa, avente per oggetto una cabina telefonica.

martedì 12 marzo 2019

Prendi l’arte e mettila nelle quarte


Io sono una lettrice anomala: non mi affido alle quarte di copertina per la scelta di un libro da leggere. Le ignoro, in più - comportamento, forse, ancora più anomalo - aspetto di finire la lettura per poi risalire a tutte quelle pagine saltate all’inizio: risvolti, eventuali note introduttive; non vado nemmeno a spulciare fra le recensioni, perché non voglio farmi condizionare dai giudizi altrui. Potrei quasi dire che la politica promozionale di un'opera letteraria mi lascia indifferente nove volte su dieci. 

martedì 5 marzo 2019

Quarte di copertina, anzi no... quarti di mattonelle



“Io sono una lettrice anomala: sono l’unica che non si affida alle quarte di copertina per la scelta di un libro da leggere. Le ignoro, in più - comportamento ancora più anomalo - aspetto di finire la lettura per poi risalire a tutte quelle pagine saltate all’inizio: risvolti, eventuali note introduttive; non vado nemmeno a spulciare fra le recensioni, perché non voglio farmi condizionare dai giudizi altrui. Potrei quasi dire che ...”


Tuppe-tuppe mariscià...
arapite, so' n'amico...
Mo ve conto mo ve dico
perché so' venuto  ccà...


Resto con le dita sospese, sembro mio figlio quando suona l’ultima nota di uno spartito al pianoforte, distraggo gli occhi dal monitor, sono in ascolto: mentre, dentro una stanza, sto rileggendo il post che pubblicherò domani, c’è un uomo, in corridoio, che intona una canzone. Ha le mani sporche di gesso, sega mattonelle con una punta diamantata, misura centimetri, posiziona il pezzo di gres porcellanato sulla piattaforma spianata e si esibisce in un ricco repertorio di canzoni della tradizione napoletana.
Non riesco più a pensare a risvolti di libri e quarte di copertina, all’importanza che hanno, a quanto poco mi influenzino... Vedo soltanto quell’uomo che canta, con una mattonella rettangolare in mano e un altro, a lato, che lo aiuta. Le dita sulla tastiera del pc, adesso, hanno solo voglia di raccontare tre settimane di cantiere aperto in casa mia, la non-vita in mezzo a calcinacci, polvere, umidità e un disordine a prova di stoicismo casalingo.