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venerdì 23 gennaio 2015

IL SEMAFORO DELLA MIA SCRITTURA


Questo è un invito che colgo subito al volo.
Quello di Daniele Imperi su http://pennablu.it/tabu-scrittura/, che a sua volta risponde all'input suggerito nel blog di Chiara Solerio: http://appuntiamargine.blogspot.it/2015/01/vade-retro-i-tabu-della-mia-scrittura.html
Si creerà una catena di opinioni a riguardo, che rivelerà gusti e tendenze personali sui diversi modi di scrivere, perché chi ama raccontare o raccontarsi lo fa seguendo un istinto naturale che lo induce a parlare di talune cose e ad escluderne altre oppure ad osare, provando ad entrare in generi normalmente non frequentati, ma che possono rivelare sorprendenti potenzialità.
Finalmente ho trovato una scusa per affermare il mio assoluto rigore nella scelta degli argomenti da trattare quando Calliope, musa ispiratrice, viene a bussare alla mia porta mettendomi in mano una penna.
Sono una scrittrice esigente e quando dico esigente intendo dire che non so accontentarmi, divento definitiva, boccio senza prova d'appello.
Ci sono dei generi letterari con i quali non sono proprio in sintonia, che non potrebbero mai coinvolgermi in prove d'autore per verificare capacità che non mi riconosco. 
Queste le tre categorie in cui farò rientrare la scaletta di preferenze nella mia scrittura:




I NO CATEGORICI

I FORSE SE MI IMPEGNO

I SI INCONDIZIONATI






NO CATEGORICI:

1) Romanzi fantasy. Tollero poco maghi, folletti, elfi dalle doti straordinarie; mi sembrano tutti percorsi impraticabili, che non potrebbero ritagliarsi nemmeno una punta di spazio nella mia mente. Un disinteresse presto spiegato: mi piace scrivere di ciò che può indurmi all'immedesimazione, entrare in un mondo che potrebbe essere il mio; diciamo che mi piace il realismo nella scrittura e questo è ciò che un'avventura o una saga con elementi surreali di certo non potrebbero garantirmi.
Ovviamente non riuscirei a raccontare l'esistenza di un supereroe, né ambientare la storia fra miti e leggende.

2) Romanzi di fantascienza. La mia fantasia nutre una naturale avversione verso questo genere, perché se voglio immaginare possibile la storia che sto narrando, devo collocarla dove posso viverla: i viaggi incredibili in mondi da scoprire a bordo di navicelle spaziali (che poi non saprei descrivere) o il contatto con figure nelle quali non credo non renderebbero autentica la mia scrittura.

3) Romanzi gialli con tutti i suoi sotto generi: poliziesco, noir, thriller. Mi verrebbe difficile creare una storia avvincente attorno ad un assassino seriale o roba simile, una storia cioè che sappia ben tenere il fiato sospeso e che intrighi al punto giusto: la trama dovrebbe portare ad una soluzione inattesa, un clamoroso colpo di scena e non mi interesserebbe spremere le meningi per capire chi agisce per cosa e perché.
L'horror va da sè: raccontare di lame affondate nella carne o di corpi ridotti a brandelli in sanguinose scene di violenza mi mette lo stesso disagio che nutrirei se dovessi descrivere una scena hard.

4) Niente genere erotico, dunque. In questo sono abbastanza d'accordo con Daniele Imperi: la sfera sessuale è talmente intima che parlarne o, peggio, scriverne sarebbe una forzatura che renderebbe grottesco il racconto.
Le allusioni sono ben accette, le deduzioni ci possono stare, ma la descrizione di attimi e pose no, non fa per me!

5) Romanzi d'avventura. Non scriverei mai storie rocambolesche dove i protagonisti non fanno che correre, scappare da qualcosa, tirarsi fuori da continui guai. 
Banditi anche i romanzi di spionaggio.

6) Romanzi "di animazione", un genere che mi sono inventata per segnalare le storie concepite con protagonisti presi dal regno animale: dare voce a cani, gatti, pecore, maiali o cavalli e renderli attori principali di una vicenda non mi interesserebbe, ancorché abbia amato in passato i cartoni animati di Walt Disney, visti e rivisti con i miei figli. Ma scriverne suppongo sia diverso che trasferire la storia su pellicola. Ricordo anche la lettura, in gioventù, de "La fattoria degli animali" di George Orwell, una pregiatissima allegoria che, non me ne vogliano gli esperti letterati, io non ho amato.

7) Libri di cucina e ricettari: gli schemi sono asettici, svelano solo passioni ed abilità culinarie che non dicono nulla dell'autore mentre io, quando scrivo, voglio raccontare qualcosa che lasci un’impronta riconoscibile di me.

8) Romanzi biografici, semplicemente perché mi annoiano mortalmente. Raccontare vita morte e miracoli anche di un personaggio famoso della storia non mi farebbe andare oltre le prime dieci pagine. Una volta mi sono imbattuta nella lettura di un mattone sulla vita di Napoleone: abbandonato (tanto so come va a finire!). Devo sorprendermi quando leggo, scoprire cose che non so e alla mia scrittura chiedo la stessa cosa. Forse, se lavorassi in certi ambienti, fossi uno storico, un professore, avrei più interesse, chissà! Neanche cito, per dignità letteraria, le varie vicende biografiche di attori e starlette, calciatori o personaggi politici.

9) Ovviamente non posso che trovare poco stimolante la Saggistica. E poi, per questa, mi mancano conoscenze, informazioni e adeguati studi che mi consentirebbero di approfondire gli argomenti trattati.


FORSE SE MI IMPEGNO sono meno dettagliati:

1) Favole per bambini. Non mi sono mai cimentata in una prova del genere, convinta di avere un linguaggio troppo complesso per la comprensione di un bambino, però potrei farlo, ricordando la semplicità con cui mi rivolgevo ai miei figli, quando, da piccoli, raccontavo loro storie non tratte dai libri di fiabe, ma totalmente inventate. Poi, un giorno uno dei due mi disse: "mamma, dovresti scriverle queste storie” ed è un pensiero che di tanto in tanto torna a frullarmi nella testa.

2) Romanzi di ambientazione geografica. È da un po' che vorrei raccontare una storia inserita nel tessuto socio-ambientale della mia terra, la Sicilia, non allo scopo di evidenziarne le pecche (per carità, niente mafia o disoccupazione), ma al contrario per mostrarne la bellezza e valorizzarne il patrimonio.

I SI INCONDIZIONATI sono le storie tratte dalla quotidianità, quelle amo raccontare, a quelle mi rivolgo quando voglio veicolare un mio pensiero o un mio stato d’animo. Uno spunto qualsiasi, lo sguardo di una vecchietta in metropolitana, gli occhi incantati di un bambino di fronte alle bolle di sapone che gli fluttuano attorno; che sia la vita immaginata di un barbone o l’infelicità pensata su una persona apparentemente senza problemi, è una suggestione ad accendermi il guizzo della scrittura creativa. Così non disdegno le storie d’amore, purché non rientrino nei canoni classici del romanzo rosa (tutto amore, baci, pulsioni, cuori in fiamme), senza eccesso di sentimentalismi; potrei scrivere storie con personaggi problematici (e l’ho fatto) purché le loro vicende portino ad un coinvolgimento emotivo che è il vero scopo per cui mi piace scrivere. Non riesco a scindere l’attività-scrittura dall’attività-lettura, dunque ciò che leggo è anche ciò di cui vorrei scrivere, per questo amo la narrativa non di genere, mi piacciono le storie raccontate bene, qualunque sia il tema affrontato. Scrittori come Romain Gary o Oran Pamuk, piuttosto che Bernard Malamud, mi hanno emozionato e … magari potessi un giorno avvicinarmi alla loro maestria!

A conti fatti, sono molto più le bocciature, i miei “no” assoluti, che le possibilità che intravedo nel mio modo di scrivere. Del resto scriviamo per rappresentare un mondo interiore che ci appartiene ed io mi vedo come spettatrice di vite altrui, che osserva e racconta per coinvolgere ed essere coinvolta.

Questo è quanto!



7 commenti:

  1. Grazie della citazione.

    Il fantasy o piace oppure non lo reggi, come la fantascienza.
    Abbiamo in comune solo gli erotici e i ricettari nella categoria no.

    Mentre i tuoi sì sono le storie che aborro :D

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  2. Grazie per la citazione! :)
    Non ho nemmeno preso in considerazione i libri di cucina... vorrà dire qualcosa?!?! :-D A momenti non mi vengono bene nemmeno le ricette della Parodi.
    Abbiamo in comune le storie tratte dalla quotidianità. Anche a me piace ispirarmi alla vita vera. :)

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  3. Ho inserito anche i libri di cucina perché una volta mi hanno chiesto di presentare il mio romanzo insieme ad un famoso scrittore la cui straordinaria opera era l'aveva raccolto in un testo yu-uu tutta una serie di ricette di dolci siciliani. Tra parentesi, i dolci siciliani sono speciali, ma quel signore, dello scrittore aveva solo il titolo sull'invito per l'evento!

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  4. Sono un po' della famiglia di Daniele, perciò io e te non corriamo il rischio di rubarci i libri da leggere! ;) Per me leggere significa farmi portare via, che sia in un paese immaginario o in un paese diverso dal mio. In realtà a interessarmi sono gli esseri umani con le loro vite, ma paradossalmente mi serve quel distacco per immedesimarmi con più gusto nei personaggi.

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  5. Ma allora qualcosa in comune l'abbiamo: le vite degli esseri umani!
    Una fonte inesauribile di ispirazione. :)

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