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giovedì 26 marzo 2015

OCCHIO AI RUOLI: scrittrice esordiente e lettrice di autori emergenti



Di solito scrittura e lettura sono due lati di una stessa medaglia: chi ama scrivere sa bene che la lettura è il più importante degli strumenti (che va oltre ogni regola pensata e schema imposto) tra quelli utili per rimpolpare la fantasia, strutturare il modo di operare, affinare tecniche, migliorare il linguaggio, tutte verità innegabili!
Ovviamente c'è chi preferisce vivere le vite di altri da "ospite esterno" (conosco divoratori di libri che non hanno mai scritto nulla in vita loro), ma credo sia anomalo trovare uno scrittore che ami poco leggere.
Io mi annovero fra gli appassionati di scrittura che tengono sempre in mano un libro aperto e non piuttosto fra gli amanti della lettura con il sogno di scrivere.
Nella mia doppia veste di scrittore/lettrice noto, tuttavia, che i due ruoli mi fanno assumere una posizione diversa rispetto all'autore esordiente, cioè fa differenza essere una lettrice di libri scritti da uno sconosciuto ed essere io stessa una scrittrice emergente.

Apro una parentesi: voglio chiarire cosa significa per me "scrittore esordiente", un'espressione forse abusata, ma che esiste nel panorama letterario, oggi più che mai con la diffusione del self-publishing e delle opportunità che chi ha scritto qualcosa può vantare grazie ad esso.

Lo scrittore esordiente è chi ha capito che scrivere non è un passatempo cui affidare i tempi morti nell'arco della giornata, è chi ha elaborato un sogno ed ha scelto di impegnarsi per trasformare il sogno in realtà, mettendo in atto un piano d'azione che consiste nella stesura di una storia, sia essa un racconto, più racconti o un romanzo; è chi desidera ottenere un riconoscimento per il risultato del  lavoro svolto e vuole uscire da dietro le quinte per affacciarsi sul palcoscenico con un pubblico entusiasta ad applaudirlo.
Perché confondere, dunque, lo scrittore esordiente con l"aspirante scrittore"?
Per me sono due cose differenti.
L'aspirante è chi prova ad essere qualcosa che ancora non è, suppongo. Chi segue una scuola di recitazione aspira a diventare attore, ma studia per esserlo in futuro. Così chi aspira a diventare scrittore è perché ancora non lo è, ma vorrebbe esserlo: non ha scritto nulla (forse giusto il diario personale), ma il suo sogno nel cassetto è raccontare una storia che venga letta da tutti.
Io non mi reputo un'aspirante scrittrice, perché ho già superato qualche step (non ultimo l'avere vinto un concorso letterario con il mio romanzo di esordio), però resto una scrittrice emergente, perché ho imparato a camminare da poco ed il mio nuovo sogno, adesso, è arrivare a correre, che fuor di metafora vuol dire: ho conquistato il favore di una fetta di pubblico grazie alla pubblicazione del libro da parte di una piccola casa editrice, ora vorrei che il mio nome, nel panorama letterario, non rimanesse sconosciuto per sempre.
"Non aver paura di sognare cose grandi" - dice Papa Francesco ed io gli sto dando retta!
Soprattutto non sto smettendo di sognare, che è la cosa più importante.

Ampia parentesi chiusa. Ritorno alla premessa: qual è la mia posizione di fronte allo scrittore esordiente? Il fatto che io sia un'accanita lettrice ed una scrittrice appassionata mi fa valutare la cosa sotto due differenti punti di vista.

Il punto di vista della LETTRICE

1) Non nascondo il mio iniziale pregiudizio 
E' ovvio, un nome sconosciuto mi porta a farmi qualche domanda: se ha già scritto o pubblicato altro, se è un professionista o un giovane dilettante.

2) Ho più cura nella scelta del libro
L’autore affermato è già in sé una garanzia, o meglio so chi è, so cos'ha scritto e, anche se poi magari mi deluderà, non perdo tempo a saperne di più. Al limite, butto un occhio alla trama del libro per vedere se cattura la mia curiosità.
Di fronte all'autore esordiente sono, invece, più guardinga: leggo biografia, trama, recensioni, scarico l'estratto (se il libro è in formato digitale) o sfoglio le pagine iniziali del testo cartaceo per vedere com'è scritto. Diciamo che non mi faccio conquistare facilmente, lo scrittore emergente fa più fatica ad imporsi alla mia attenzione.

3) In libreria cerco solo i libri di autori conosciuti
Di solito, quando entro in una libreria mi fiondo sui banchi delle edizioni in offerta e sono capace di girare attorno agli scaffali di autori classici o di narrativa che amo di più per ore. Mi piace persino guardare le copertine nuove di libri che già posseggo ma in vecchie edizioni. Non vado mai a cercare il settore "scrittori emergenti", che forse nemmeno è concepito in una libreria. Resto sempre un po' distratta se mi capita di leggere un nome del tutto nuovo. 

4) L'autore esordiente accompagna la lettura di quello affermato
Di solito leggo due libri contemporaneamente, è un'abitudine alla quale non rinuncio, perché mi piace garantirmi la possibilità di scegliere in che storia calarmi a seconda del momento o dello stato d'animo. Allora seleziono, fra le decine di libri non ancora letti che mi aspettano nella mia libreria, quello che più mi ispira e gli accodo subito la lettura di un autore esordiente, quasi sempre in formato e-book.

5) Sono più rigorosa nei confronti dell'esordiente
Se il libro scritto da un grande autore mi lascia indifferente, gli concedo sempre altre possibilità prima di eclissarlo dai miei interessi narrativi; al contrario, non so essere altrettanto tollerante con lo scrittore emergente: se non mi piace ciò che ho letto, so che dimenticherò in fretta il suo nome e non tornerò più a leggere altre cose sue (credo nemmeno se, un giorno, dovesse diventare importante!)

Il punto di vista della SCRITTRICE ESORDIENTE

1) Mi accorgo delle differenze
Non si diventa "grandi scrittori" a caso. E forse è per nascondere le nostre insicurezze o, qualche volta - spesso - la nostra invidia, che parliamo di "fortuna". La fortuna con i grandi scrittori interviene raramente. Ho letto Roman Gary o Bernard Malamud (per rimanere nella contemporaneità, perché sarebbe semplice citare gli autorevoli scrittori del passato) e mi sono sentita piccolissima: i grandi narratori hanno uno stile, una padronanza, una bravura che da scrittori esordienti ci fanno retrocedere al ruolo di “aspiranti”.

2) Il confronto mi incuriosisce
Mi piace giocare ad armi pari con altri scrittori emergenti, capire in che modo scrivono, paragonarlo al mio, mi piace giudicare partendo dallo stesso livello (infatti, recensisco sempre gli autori nuovi con più gusto, perché la mia voce non pretenda di essere autorevole, ma solo l'impressione di una "collega letteraria”).

3) Faccio il tifo per la reciprocità
Mi immedesimo e penso: ma come posso sperare che qualcuno legga ciò che ho scritto senza fare io altrettanto con gli scritti altrui? 
Mi accorgo, me ne sono fatta una ragione, ma la cosa mi indispone sempre molto, che l'unico scopo di molti autori esordienti è farsi pubblicità, fare sapere a tutti che hanno scritto un libro (che, ovviamente, è sempre un capolavoro!): sui social network  riempiono le pagine del proprio account, o peggio, si propongono nei vari gruppi cui appartengono, con copertine, trame, link della propria opera in vendita qua e là, ma non si guardano mai attorno, dunque se sono io a propormi nemmeno vengo considerata.
Invece noi esordienti dovremmo leggerci a vicenda, perché a mio avviso la conoscenza deve partire dal basso. Tante volte un po' di umiltà potrebbe rendere più gradevole la nostra corsa verso il grande traguardo!

4) Non sono invidiosa
Questo è un lato del mio carattere che vanto. Per intenderci, chiudo gli occhi e sospiro dicendo "ah, beata Silvia Avallone che ha vinto  il "Premio Campiello Opera Prima!", questa è stata la svolta di una scrittrice giovane ed emergente. Ma è normale provare quella sana invidia che vorrebbe vederti al posto di chi ha raggiunto un così alto risultato. Potrei dire lo stesso di Paolo Giordano o di Viola Di Grado. Quando dico che mi manca l'invidia è perché non ho difficoltà ad affermare che il libro di quel dato autore esordiente è bellissimo e non ho difficoltà ad ammettere che scrive meglio di me e non ho difficoltà a contribuire al suo successo anche semplicemente facendo conoscere il mio giudizio positivo sulla sua opera.
Noi autori emergenti dovremmo metterci in testa che la "fortuna" arriva anche con il passaparola avviato proprio da noi stessi!

5) Provo ad essere di aiuto
Quando leggo il libro di un autore affermato che non mi piace, cosa posso fare? Ha ben poco da fregarsene il "big" se una comune lettrice ha della sua opera un giudizio negativo! Vende lo stesso e la sua fama non subisce un decremento.
Se leggo il libro di un autore emergente, entro in contatto con lui, interagisco perché non è un "intoccabile", dunque posso permettermi di dirgli quali sono i punti di forza e quali le debolezze del suo testo. Mi è successo, anche al passivo, cioè di essere io il soggetto "valutato": oggi ringrazio ancora quel lettore che ha apprezzato tanto il mio romanzo spendendosi in parole davvero lusinghiere, non nascondendomi, tuttavia, le sue perplessità che sono diventate suggerimenti di cui ho fatto subito tesoro.

Vorrei sapere, a questo punto, qual è il vostro atteggiamento di fronte allo scrittore esordiente? Avete anche voi una doppia veste di scrittori/lettori che vi permette di guardare in maniera differente all'autore emergente?








20 commenti:

  1. Non credo di differenziare il mio atteggiamento da lettrice, per me un libro è un libro. Per gli esordienti è facile che prima conosca l'autore e poi il libro, perché vado a una presentazione, o ci si incontra a qualche evento, o lo conosco tramite blog. Il libro, però, mi deve piacere esattamente come quello del King di turno. In libreria compro quello che mi colpisce, a prescindere dall'autore, anzi, mi piace portarmi a casa libri di qualcuno che non ho mai sentito.
    Mentre leggo mi appassiono, non riesco a fare un ragionamento tecnico. La vivisezione avviene dopo, a opera finita e, anche qui, non c'è un metro di giudizio differente.
    Ho solo un po' di pregiudizio nei confronti dei self. Leggo volentieri letteratura amatoriale gratuita negli appositi siti, ma pagare per qualcosa su cui non ho alcuna garanzia di qualità, neppure minima...

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    1. Io confermo di essere un po' prevenuta nei confronti del "nuovo che avanza" e da qui capisco che anch'io faticherò di più a farmi conoscere! I selfpublisher sono un'arma a doppio taglio: puoi trovare la storia scritta bene e che sei contenta di avere letto e quella tremenda, che ti fa dire "ma davvero con l'autopubblicazione arriva sul mercato di tutto!". Ho avuto esperienza in entrambi i sensi, ma continuo a cercare autori emergenti validi. Lo faccio, tuttavia, non uscendo con un libro in tasca dalla libreria, ma scaricando l'ebook sul mio kindle, così se non mi piace, almeno mi consola non averlo pagato tanto! ;)

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  2. Difficile rispondere. Credo che ci si debba "educare" anche in questo ambito. Lentamente, mi sono aperto ad autori esordienti. Spesso sono delle delusioni (ma basta dare un'occhiata alle anteprime, quando sono disponibili), a volte invece sono delle piacevoli scoperte.
    La doppia veste ce l'ho anche quando leggo un autore affermato, e a volte mi dico "Qui forse si è dilungato troppo". Ma poi mi dico "Chi ti credi di essere?" e torno nei ranghi.

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    1. Sì, quello lo faccio anch'io e mi dico: "possibile che non riesca a trovare nulla che mi piaccia in questo signor grande scrittore"? Nel mio piccolo mi viene spontaneo dare giudizi anche quando leggo il presunto "capolavoro" dell'anno: ricordo di essere rimasta fredda di fronte all'acclamato "l'eleganza del riccio", che se lo dico troppo ad alta voce mi menano!! :)
      E comunque anch'io ho fatto piacevolissime letture trovate nell'oceano degli esordienti a fronte di letture deludenti di grossi autori!

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  3. Ciao ho citato il tuo blog per il Liebster Award 2015 sul mio blog liberamentegiulia.blogspot.it

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    1. Ma grazie! Corro a dare un'occhiata!
      Passa più spesso da queste parti! ;)

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  4. Il blog si è mangiato il mio commento. Sigh.
    Dicevo che anch'io sto meditando un post sulle differenze che noto come lettrice tra autori affermati e emergenti. Se conosco l'autore e so che mi piace, o che piace a molti, vado molto più avanti nella storia prima di abbandonarla, se non mi piace, rispetto a un libro di un emergente.

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    1. Questo credo sia il pregiudizio più resistente nel raffronto scrittore emergente vs scrittore affermato: dare al primo meno credibilità, dunque meno chance, del secondo. Credo sia normale: ci tocca di faticare un po' - molto - di più! ;)
      Aspetterò di leggere anche il tuo post a riguardo!

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  5. sono stata a lung[hissim]o aspirante scrittrice... ma adesso sono proprio scrittrice emergente!
    da lettrice onnivora e vorace però debbo dire che non per forza acquisto libri di autori già conosciuti

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    1. Brava! anch'io leggo molti autori esordienti: ci provo proprio gusto a scoprirne la bravura (quando c'è!).
      Sono del partito del "nuovo che avanza" (si spera a vele spiegate!!)

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  6. Come sai non amo le etichette. Tuttavia anch'io so che c'è una certa differenza tra un professionista affermato e un giovane autore. Purtroppo sono uno di quelli che non legge esordienti. Il che è un paradosso, me ne rendo conto. Tuttavia la mia natura è questa e tanto tempo fa ho deciso di assecondare sempre quel che sono. Non mi nascondo dietro un dito insomma. Perché non leggo esordienti? Semplice: perché ho poco tempo e non sono capace di scegliere. Quello che mi fa imbestialire di più è scegliere un libro che poi mi delude. Se vado su Murakami, su King, su qualsiasi altro nome noto (compresi gli italiani, che quest'anno sto leggendo molto: Malvaldi, ad esempio) so che posso rimanere deluso, ma è una delusione di tipo diverso. Se avessi più tempo, chissà... Forse non li leggerei lo stesso. Sono fatto male, me ne rendo conto. Tuttavia credo che il mio atteggiamento, tra i lettori, sia quello più diffuso. Ecco il motivo di non riuscire facilmente a sfondare da esordienti.

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    1. Eppure ti invito, caro Salvatore, a fare la prova. Intendo quella di leggere un autore esordiente. Ci sono belle cose che non dovrebbero passare inosservate. Una scommessa con te stesso: verificare che la bontà di un testo possa passare anche attraverso lo scrittore anonimo!

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  7. Solitamente quando scelgo un libro mi baso sulla quarta di copertina e sulle recensioni, senza curarmi di chi l'abbia scritto, a meno che non si tratti di un autore che non mi piace... solo in questo caso ignoro il libro.
    Ultimamente sto leggendo romanzi che mi colpiscono a pelle. Meglio ancora se possono essermi utili nella stesura del mio. Il mio atteggiamento è un po' da studiosa, ultimamente...
    Quando un romanzo non è impeccabile o presenta errori, ad esempio nel pdv, mi complimento con me stessa per averlo notato! :)

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    1. Anche a me è capitato di leggere in funzione della mia scrittura, però, ti devo dire, riconosco di non avere apprezzato appieno quel libro come invece meritava. Ero troppo concentrata su passaggi, descrizioni... ed errori (di solito, li intercetto a mo' di radar: gli errori degli altri, però!).

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  8. Secondo me la linea di demarcazione tra aspirante e tutto ciò che segue è l'uscita dall'ordine di idee che si scrive quando se ne ha voglia. Certe volte la differenza può sembrare minima, perché il tempo che si può dedicare alla scrittura è comunque limitato, ma "dentro" fa la differenza, e perciò la fa anche fuori. Devo ammettere però che non leggo neo-autori, se non quando li conosco tramite blog e ho un'idea di come scrivono, oppure perché amici me li consigliano. Certi testi in circolazione sono davvero deprimenti! Non suona nobile dirlo, ma non mi sembra giusto sprecare soldi e tempo in questo modo.

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    1. Vero, anch'io ho beccato certi bidoni! Però continuo a dare possibilità agli scrittori emergenti perché vale la pena, secondo me, scovare qualche gemma preziosa in mezzo a tanti scarti dozzinali.

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  9. Ogni volta che entro in una libreria scopro autori nuovi, anche se sono scrittori già affermati. Forse perché cerco di ampliare il moo target. L'unico problema è che gli emergenti non si trovano facilmente in libreria, per cui non è facile scovarli...

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    1. Benvenuta Kinsy, in libreria trovi l'esordiente solo su richiesta, quando il libro è stato pubblicato da una piccola Casa Editrice, se invece la Casa Editrice è una di quelle col "bollino blu" allora in libreria c'è, anche se di certo non andrai a cercarlo fra le ultime novità esposte in vetrina!

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  10. Sono una scrittrice esordiente. Ho pubblicato l'anno scorso il mio romanzo con una piccola, giovane, ma ambiziosa casa editrice (NON A PAGAMENTO).
    Il mio libro, a detta di tutti, lettori/lettrici e critici affermati (compreso un candidato al Nobel per la letteratura) è bello. Evito i superlativi per una giusta dose di umiltà. Quest'anno Premio speciale della giuria a Cattolica, selezionato al Campiello (e non sono molti!). Editore che finalmente ha puntato su una (forse la più) grossa distribuzione e finalmente un'adeguata promozione. Appena terminato di correggerlo accuratamente. ho mandato il manoscritto a una quarantina di CE, comprese le TOP, e in un paio di mesi ho ricevuto 5 proposte di pubblicazione, ma solo da CE piccole. Avendo scritto molto per lavoro, il mio manoscritto non ha avuto pressoché bisogno di editing, pertanto era sufficiente dargli una scorsa per capire che non era "spazzatura". La mia domanda è: ma le case editrici importanti leggono gli esordienti? Una delle prime recensioni ricevute (da una scrittrice) è stata questa, che probabilmente contiene anche la risposta...
    "Antonella, ho letto il tuo romanzo nel corso di una brutta bronchite e, nonostante la febbre altissima, non riuscivo a interrompere la magia. Hai un talento straordinario. Una padronanza dell'ars narrandi che fa incavolare una volta di più sull'assurdità dell'editoria italiana.... Si comprano porcherie e si riceve in dono un gioiello dal plot narrativo che coinvolge fino ad assorbire interamente."

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    1. Ciao Antonella, benvenuta!
      Certe volte il nostro lavoro, assieme alle belle parole, ai complimenti ricevuti e alle numerose conferme, sfuma nelle mani di Case Editrici disinteressate. Purtroppo il pregiudizio verso gli esordienti è forte, perché non danno garanzie e le vendite, le buone vendite - intendo- sono la priorità assoluta per i colossi dell'editoria. Come in tutte le cose la volontà ha dei limiti, poi fa tanto la fortuna e, forse, la perseveranza. Tu hai scritto una storia a quanto pare molto bella, se posso: hai provato a spedire il manoscritto a Giulio Mozzi? Lui è un "cacciatore di teste" che si occupa di scovare il talento in mezzo a tanti scrittori agli inizi e, puoi starne certa, è uno che se li legge i libri, salvo poi bocciarli dopo le prime 30 pagine. Però, se non lo hai già fatto, ti consiglio di provarci. Cerca il suo sito "Vibrisse" in rete, se non lo conosci ancora ne scoprirai delle belle!

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