Pagine

giovedì 30 aprile 2015

Leggere gli esordienti


Chi ama scrivere, l'ho detto altre volte e mi piace ribadirlo, ama anche leggere: una "regola" fondamentale, ma non sempre osservata. Io, personalmente, diffido molto di chi dice di coltivare la passione per la scrittura senza nutrirsi con altrettanto trasporto della lettura (avevo già valutato l'importanza della cosa qui).
Le ragioni di questo necessario connubio sono presto dette: leggere allena la mente, arricchisce il vocabolario, guida una scelta stilistica, matura il linguaggio, detta regole che ognuno può fare proprie nel processo di scrittura. Soprattutto, leggere delizia: è un passatempo, un diversivo, un efficace modo per pensare a cose diverse o, come dicono in tanti, per viaggiare comodamente stando seduti sulla poltrona di casa propria (oppure sulle sedie delle sale d'attesa, quelle degli uffici postali, della metropolitana e dei treni). 
Adesso, però, mi pongo una domanda: è possibile fare tutte queste cose, cioè allenare, arricchire, guidare, maturare, deliziare, leggendo l'opera di uno scrittore esordiente?

La risposta è scontata: dipende! Se l'esordiente esprime bene il proprio talento c'è la possibilità che, sullo stesso suo piano d'azione, anch'io, del pari esordiente, possa trarre preziosi suggerimenti; ma si sa, il più delle volte i famosi "esordienti" sono scribacchini che pensano sia facile assurgere al rango di scrittori sol perché la dilagante novità del self-publishing consente loro di sentirsi tali: da quelli si impara solo come tenersene alla larga!
Ebbene, ancora una volta dico a gran voce che io sono una grande sostenitrice delle "letture d'esordio", sono attratta dal nuovo che avanza (o vorrebbe avanzare), mi piace scovare il talento non riconosciuto, anche se la valutazione è squisitamente personale, non avendo nessun titolo che renda oggettivo l'apprezzamento o meno di ciò che leggo.
E trovo bello confrontare il mio modo di scrivere con quello di altri che hanno scommesso sulle proprie capacità, misurandosi con il sacrificio e l'impegno che il "narrare una storia" comporta.
Di solito, quando il libro di un esordiente mi è piaciuto e mi ha colpito non ho difficoltà, dopo, ad esprimere il mio spassionato punto di vista con delle micro recensioni, che condivido nelle piattaforme da cui ho attinto il materiale (finora sempre Amazon).

Quali sono le ragioni per cui trovo stimolante accostarmi al mondo degli esordienti?

1) Perché io stessa lo sono
Come faccio a nutrire avversione per persone che, come me, si accostano al mondo felice della scrittura? Non regalare loro fiducia significa screditare anche il mio lavoro: se io, per prima, non concedo delle possibilità a chi scrive, perché mai qualcuno dovrebbe farlo con me?

2) Perché il farne parte cura la mia insicurezza
Certe volte mi capita di beccare libri di esordienti che mi fanno capire il motivo di tanto lamentato insuccesso o, al contrario, mi confondono circa le ragioni di tanto acclamato merito. Nel primo caso, mi consola la certezza di essere più brava, perché io certi errori di grammatica non li faccio (e le sviste sono facilmente riconoscibili rispetto alla crassa ignoranza); nel secondo mi conforta la prova che ci siano fattori non dipendenti dalle mie capacità e che la fortuna, eccome, se esiste!

3) e aumenta la mia autostima
Quello che ho appena detto non nasconde una mia dichiarazione di superiorità rispetto agli esordienti, al contrario suppone una mia equidistanza da questi: il fatto è che accorgermi della bravura di chi ancora lotta per affermarla mi da l'illusione di poterne vantare una anche io.

4) Perché gli esordienti sono "arrivabili"
Entrare in contatto con alcuni di essi rende più umana e vera una dimensione che, invece, si fa impalpabile, quando ammiriamo il libro scritto dall'autore importante (e questo è più che ovvio!), ma anche quando apprezziamo l'Opera Prima di un giovane esordiente che ce la fa e, improvvisamente, il suo podio diventa un trono. Invece, tra di noi, comuni esordienti, si crea complicità, confronto, spesso  anche una sincera amicizia.

5) Perché ci sono scrittori dotati che raccontano storie bellissime, ai quali mi piacerebbe venisse data la possibilità di essere conosciuti come meritano, fuori da logiche di mercato, giochi di potere, interessi economici e tutto quello che spesso rappresenta la causa principale del loro insuccesso.

Se io trovo il modo di dare voce a quegli autori, con un apprezzamento espresso tramite una recensione o direttamente rivolgendomi a loro, sento di avere contribuito ad una buona causa e di avere fatto qualcosa anche per me stessa.
Resto convinta che ci siano esordienti che hanno bravura e talento da esibire a testa alta; che i pregiudizi esistono per essere sfatati; che se una storia è bella ed è scritta bene, non è l'anonimato in sé a negarle questo riconoscimento, ma l'associazione di quell'anonimato alla convinzione forte di avere a che fare con un dilettante.
È facile trovare l'oro con lo scrittore famoso, ma lo dai per scontato e quell'oro diventa un metallo invisibile.
Invece, quando in mezzo all'oceano, peschi la conchiglia con dentro la perla, la sorpresa è grande e grande è l'apprezzamento del valore che ha.

Quante perle preziose avete pescato nel mare magnum di esordienti chiedenti asilo nelle Case Editrici, ma costretti a fare i "rifugiati" dentro le piattaforme di auto-pubblicazione?












11 commenti:

  1. Mi piace molto leggere gli esordienti, di solito alterno la lettura di un esordiente con altri autori più famosi. Mi è capitato di leggere dei libri davvero belli tra i nuovi autori, anche se non sempre. Tra gli autopubblicati ne ho trovato almeno due che mi sono piaciuti molto, ma ho ancora diversi libri da leggere in lista quindi spero di trovarne altri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Faccio lo stesso: leggo un famoso ed un esordiente in contemporanea e certe volte mi sono trovata a portarmi avanti con il secondo e a lasciare indietro il primo!

      Elimina
  2. Ammetto di non leggere spesso autori autopubblicati, mentre leggo volentieri esordienti che pubblicano con editori seri, anche piccoli e leggo nei siti di scrittura amatoriale, dove ho trovato, per altro, storie molto belle (alcune anche lunghe). Verso l'autopubblicazione ho ancora sentimenti contrastanti, non nego che possa essere una buona strada, anche se non è la mia strada e tuttavia non so... Mi piace l'idea del lavoro di squadra, la "filiera" e tutto ciò che sta dietro a un buon lavoro editoriale e quindi, anche economicamente, mi viene più naturale investire in quella direzione e finanziare un mercato in cui, nonostante tutto, ancora credo, quindi quando leggo un libro autopubblica è perché vado sul sicuro e conosco l'autore (non è un esordiente sconosciuto, quindi). Invece dei siti di scrittura amatoriale mi piace lo spirito di gratuità e di interscambio, l'approccio ludico alla scrittura. Certo, il 99,9% è spazzatura, ma quando trovo quel 0,1 sono una lettrice felice.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quello 0,1 è la perla rara di cui parlo! ;)
      Anche a me piacciono i siti di scrittura amatoriale, ma ne conosco pochi; in realtà, ho delle esigenze quando cerco un buon lavoro scritto, ciò significa che non mi accontento e non sono transigente con chi si autopubblica; mi muove la curiosità, l'interesse per la bravura nascosta altrui e conosco tutti i pregi e i difetti che l'affidarsi ad una casa editrice comporta. Prima era la mia prima scelta, quando sognavo la pubblicazione, adesso, non so, il mio slancio è un po' più trattenuto.

      Elimina
    2. Non tutti gli autopubblicati sono così. C'è chi fa anche meglio delle grandi case editrici e chi fa peggio della più piccola delle case editrici. Ogni autore self è come una casa editrice a sé con le sue scelte. Quindi una generalizzazione non ha senso. È un po' come dire che trovato un autore con editore che meritava il macero allora la sorte di tutti gli autori con editore è quella. Anche se è vero che buoni autori italiani sono pochi. Spesso si legge narrativa straniera.
      Fatto sta che molti editori fanno a meno di editor, correttori di bozze e si riducono a fare gli ebook facendo convertire da Calibre il file .doc. Una professionalità di alto livello proprio. Cosa che un buon selfpublisher capisce bene e in alcuni casi supera alla grande con copertine ben fatte, un editing professionale e un ebook professionale che, come detto, anche grosse case editrici non hanno. La grossa casa editrice punta sulla pubblicità. Chi autopubblicato si può permettere un booktrailer proiettato durante la pubblicità al cinema, accesso a TV, radio e testate giornalistiche? Chi ha 20 mila euro e più da spendere in pubblicità? Oramai anche gli autori con grande casa editrice alle spalle vanno a farsi intervistare in TV. Se pensiamo poi che alcune grandi case editrici hanno la propria TV, alla fine a loro non costa nulla mandarli al tiggì, nel talk show e nel programma di calcio a parlare del loro romanzo. Lessi il romanzo di una esordiente che aveva alle spalle un grande editore. Scriveva in maniera sciatta e superficiale, un pessimo stile, un romanzetto da 150 pagine di cui il mondo poteva fare a meno, eppure andava in TV a farsi intervistare.
      Io anche quando devo comprare un autore con editore valuto bene se farlo o meno e, spesso, lascio perdere a meno che non ne ho sentito parlare bene in qualche blog.

      Elimina
  3. Il 95% dei manoscritti che arrivano alle case editrici finiscono nel cestino (compresi i miei, quando li spedivo). Un motivo ci sarà! E il 95% delle opere autopubblicate non meritano alcuna lettura. Ho letto autori che hanno scelto l'autopubblicazione (voglio dire: ho comprato le loro opere, altrimenti sembra che io faccia lo scroccone!), e mi sono trovato con opere che meritavano un'altra sorte. Poi mi metto un po' nei panni dell'editore e capisco che deve anche far quadrare i conti, e spesso deve dire "No" a opere valide ma con un mercato troppo ristretto. E allora ben venga l'autopubblicazione!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Uno scrittore avveduto, infatti, non sta mai totalmente da una parte, ma sa fare le giuste valutazioni, provando a mantenersi obiettivo: anche a me capita di sommare il mio punto di vista da esordiente a quello, esterno, di una Casa Editrice alle prese con le scelte di pubblicazione.

      Elimina
  4. Ogni tanto leggo colleghi "scribacchini" (non è offensivo, mi auto-definisco anch'io così visto che opero in regime di self-publishing ;-) per motivi simili a quelli che hai esposto.
    I risultati possono variare. Mi capitano libri incredibilmente cliché e privi di ogni originalità, altre volte mi è capitato invece di leggere veri capolavori per i quali mi sfugge come sia possibile che non siamo mai stati pubblicati (ma presumo che per una casa editrice sia più interessante pubblicare un romanzo che porta la firma di una nota soubrette televisiva o di un vincitore di un reality, sai, la gente vede il nome famoso e per curiosità lo compra...)
    Leggere autori auto-pubblicati è importante e in alcuni casi può anche aiutare a crescere. Per solidarietà di categoria e anche per mio interesse personale, ogni anno leggo - oltre a classici e autori noti - anche qualche libro auto-pubblicato o addirittura ancora da pubblicare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il lettore "tanto per" legge il nome della soubrette televisiva e compra il suo libro! Ma, purtroppo, hai ragione: uno scritto del genere porta soldi e la Casa Editrice non può non tenerne conto!
      E poiché parliamo la stessa lingua, riguardo all'importanza di leggere gli autopubblicati, ed io sono coerente con il mio messaggio, ho dato un'occhiata alla lunga lista di opere che hai scritto e mi sono subito buttata sulla prima (per cominciare)! :)

      Elimina
    2. Sii pure severa nei giudizi, ma circostanziata su quel che non va e andrebbe corretto: non chiedo altro ;-)

      Elimina
    3. Severissima e circostanziata! :)

      Elimina