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martedì 24 gennaio 2017

Di cosa parliamo quando parliamo di Gordon Lish?

Parliamo di editing ad alto livello.

Non so voi, ma io, quando penso a uno scoglio vero da superare nell'ardua corsa verso la pubblicazione, non immagino il mio libro ignorato da un editore, bensì la mia opera fatta a pezzi da un editor. 
Questione di e finali: l'editore pubblica, l'editor mira a creare scrittori di successo. 
L'attività di editing, che è quel prezioso lavoro di chirurgia letteraria in cui il manoscritto viene sezionato, ripulito, curato nelle sue parti malate e restituito con una dignità all'attenzione di un editore, è fondamentale e prescinderne è il valore dimezzato di una scrittura che non se ne avvale.
Un occhio esperto individua i punti critici di un testo, interviene suggerendo i tagli giusti da operare per fare emergere il meglio soffocato dal "troppo"; non manipola uno scritto, non ne stravolge il contenuto, sia anche per adeguarlo alle richieste di mercato. 
Un editor sottolinea, indirizza, setaccia, semplifica, migliora, ma tutto senza imporre nulla: la strategia giusta va condivisa con l'autore, discussa, spiegata, sempre con l'obiettivo di fare emergere le potenzialità non del tutto espresse o espresse male dell'opera.

Non, però, quando un testo arriva nelle mani di Gordon Lish.

Gordon Lish è uno scrittore americano, nonché editor spesso discusso, che ha contribuito in modo considerevole a rendere Raymond Carver l'autore di culto che tutti, oggi, conosciamo; perché era colui che leggeva, revisionava, irrobustiva i racconti di questo autore, con un unico metodo: la mutilazione drastica del testo.
Dopo avere letto un articolo relativo alla pubblicazione, sotto l'etichetta Einaudi, della raccolta di racconti, "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore" di Carver, la curiosità circa il caso letterario che ne è conseguito mi ha portato ad approfondire l'argomento.

In origine chiamato "Principianti", il libro ha conosciuto il bisturi di Gordon Lish che, non solo ha dotato il manoscritto di un altro titolo, ma è intervenuto in modo radicale sull'architettura della maggior parte dei racconti (il settanta per cento), cambiando molti finali, allo scopo di potenziarne l'impatto sul lettore.

C'è riuscito? Non c'è riuscito? Il dibattito è sempre attuale: Lish ha realmente migliorato i racconti di Carver o li ha stravolti snaturandone lo stile?
Chi conosce bene lo scrittore americano si sarà fatto un'idea precisa, io, che ho letto soltanto "Cattedrale", ho voluto saperne di più, così ho comprato il testo sopra citato nella sua versione gordoniana; poi ho cercato "Principianti" in un portale di vendita on line di libri e ho scaricato l'anteprima.


Verificare le differenze di alcuni racconti nelle due versioni, quella originale e quella ritoccata, è stato molto costruttivo: studiare i cambi strutturali, capirne le ragioni, ritenere migliore una o l'altra scelta stilistica, mi ha dato la misura degli interventi di un editor esigente.

Volete averne anche voi un assaggio?

Trascriverò alcuni passi di un racconto in cui l'editing di Lish è passato dalla semplice sostituzione di termini a significativi tagli funzionali, fino a una totale riscrittura.

(Carver è in nero, Lish in rosso)

"Perché non ballate?" 
(La stravagante contrattazione tra una giovane coppia e un uomo di mezza età che espone i mobili di casa per venderli.)

- Oh Signore, dev'essere una svendita - disse la ragazza al ragazzo.

- Dev'essere una svendita - disse la ragazza al ragazzo.


Riusciva a vedere la stella della sera.

Le parve di vedere una stella.


Chiuse gli occhi. Lo teneva stretto. Lui dovette aprirle a forza le dita.
Disse: - Fammi vedere se c'è qualcuno in casa - ma si limitò a mettersi a sedere.
Il televisore era ancora in funzione. Qualche luce si accese nelle case lungo la strada. Il ragazzo era seduto sul bordo del letto.
- Non sarebbe divertente se... - disse la ragazza, e sorrise senza finire la frase.
Lui rise. Accese l'abat-jour.

Chiuse gli occhi. Lo teneva stretto. 
Lui disse: - Fammi vedere se c'è qualcuno in casa - ma si limitò a mettersi a sedere, facendo finta di guardare la televisione.
Qualche luce si accese nelle case lungo la strada. 
- Non sarebbe divertente se... - disse la ragazza, e sorrise senza finire la frase.
Lui rise, ma senza motivo. E senza motivo accese l'abat-jour.


Seduta sul letto si mise a guardare la tv.
- Tanto vale che alzi il volume, - disse, ridacchiando.
- Il televisore non è male, - disse lui.
- Chiedigli quanto viene, - disse lei.

- Il televisore non è male, - disse lui.
- Chiedigli quanto viene, - disse lei.


Li guardò lì, seduti attorno al tavolo. Alla luce della lampada c'era qualcosa di speciale nell'espressione dei loro volti. Un'aria di cospirazione per un attimo che poi, però, si trasformò in un'espressione tenera - non la si poteva definire altrimenti. Il ragazzo le sfiorò una mano.

Li guardò lì, seduti attorno al tavolo. Alla luce della lampada c'era qualcosa di speciale nell'espressione dei loro volti.
Simpatica o malevola, non c'era modo di capirlo.


Appena finì il disco, Max invitò la ragazza a ballare. Era ancora senza scarpe. 
- Sono brillo, - disse lui.
- Ma no che non sei brillo, - disse la ragazza.
- Bè, io lo sono, - disse il ragazzo.
Max cambiò lato al disco e la ragazza gli si avvicinò. Cominciarono a ballare.

Appena finì il disco, ne misero un altro, e quando finì anche quello il ragazzo disse: - Sono brillo.
- Ma no che non sei brillo, - disse la ragazza.
- Bè, io lo sono, - disse il ragazzo.
L'uomo cambiò lato al disco e il ragazzo disse: - Lo sono proprio.
- Balla con me, - disse la ragazza al ragazzo, e poi all'uomo, e quando lui si alzò lei gli andò incontro a braccia spalancate.


Dopo un po' sentì l'alito caldo di lei e disse:
- Spero che ti piacerà il tuo letto.
- Senz'altro, - disse la ragazza.
- Spero che piacerà a tutti e due, - disse Max.
- Jack, - disse la ragazza. - Svegliati!
Jack si reggeva il mento e li guardava assonnato.
- Jack, - ripetè la ragazza.
Aprì e chiuse gli occhi. Affondò il viso nella spalla di Max. Si strinse di più a lui.
- Jack, - mormorò.

Sentì l'alito caldo di lei sul collo. 
- Spero che ti piacerà il tuo letto, - disse.
La ragazza aprì e chiuse gli occhi. Affondò il viso nella spalla dell'uomo. Si strinse di più a lui.
- Lei dev'essere disperato o giù di lì, - disse.


In seguito la ragazza disse: - il tizio era di mezz'età. Tutti i suoi averi erano sparsi lì sul prato. Non scherzo mica. Ci siamo ubriacati e abbiamo cominciato a ballare. In mezzo al vialetto. Oh Signore, non ridete. Ha messo su dei dischi. Guardate questo giradischi. Ce l'ha regalato lui. Anche questi vecchi dischi. Jack e io abbiamo dormito nel suo letto. La mattina dopo Jack soffriva dei postumi della sbornia e ha dovuto prendere un carrello a nolo. Per portare via tutta quella roba del tizio. A un certo punto mi sono svegliata. Ci stava mettendo una coperta addosso, quel tizio. Questa coperta, sentite qua.
Settimane dopo la ragazza disse: - il tizio era di mezz'età. Tutti i suoi averi erano sparsi lì sul prato. Non scherzo mica. Ci siamo ubriacati e abbiamo cominciato a ballare. In mezzo al vialetto. Non ridete. Ha messo su dei dischi. Guardate questo giradischi. Ce l'ha regalato quel vecchio. Anche questi dischi orrendi. Ma avete visto che roba?
Gradite un Gordon Lish anche voi? 

73 commenti:

  1. Ah, e della moglie di Carver non dici nulla?

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    1. Di certo non gli sono mancati i punti di appoggio, fuori e dentro casa.

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    2. A me non tutto Carver piace: ci sono punti in cui preferisco la versione editata. In generale la parte "di Lish" ha molta più tensione, perché insiste sul non detto.

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    3. C'è un racconto in cui il finale è totalmente riscritto. La versione di Lish è di grande effetto: dice tutto pur senza dire nulla. Si chiama "Dì alle donne che usciamo"
      Baricco, in questo articolo, entra nel dettaglio. Leggi tu stesso le differenze:

      http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/04/27/uomo-che-riscriveva-carver.html

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    4. Ho letto. Tutto interessante e molto giusto. Capisco Carver, ma aveva ragione Lish.
      Il problema vero, di base, è che siamo convinti che la scrittura sia un'attività solitaria e l'unico responsabile sia l'autore che compare in copertina. In realtà un libro non è tanto diverso da un film: un lavoro di squadra, in cui l'autore come il regista prende onori (e pomodori) per tutti. Ma è pur sempre un lavoro di squadra.

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    5. Sì, sono d'accordo. Ricordi quando ho parlato dei ringraziamenti a fine libro? L'autore è riconoscente a moglie e figli e poi riempie un'intera pagina con i nomi delle persone che hanno contribuito, a diverso titolo, al successo del libro. È così: dietro un buon libro c'è il lavoro di più mani e occhi. Non ci possiamo fidare soltanto delle nostre presunte capacità.

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  2. Mmmh... bene. Approfondimento interessante, il tuo. Ma alla fine, da 'gnurant che sono io, mi chiedo: chi è il vero autore del libro, vista la mano "pesantina" in fase di editing? Raymond o Gordon? :-)

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    1. Questo è appunto l'oggetto del dibattito. Io, in molte cose, preferisco la versione più morbida di Carver, però è un'opinione.

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  3. L'articolo è sicuramente interessante, ma secondo me omette (probabilmente per dimenticanza) un dettaglio che spesso è dato per scontato, ma che vale la pena ribadire: l'editor propone, non impone, e lavora fianco a fianco con l'autore, sempre. :-)

    Volendo fare editing all'articolo, invece, ti dirò che non ho compreso molto quel "malate", in corsivo. è un termine che non mi piace molto utilizzare, se non nel suo senso letterale, ovvero per indicare un disturbo fisico, perché lo ritengo troppo giudicante. Per questo mi domando perché tu abbia voluto evidenziarlo. Lungi da me criticare, eh? :-) Si tratta solo di una curiosità. :)

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    1. L'ho detto:
      "Un editor sottolinea, indirizza, setaccia, semplifica, migliora, ma tutto senza imporre nulla: la strategia giusta va condivisa con l'autore, discussa, spiegata, sempre con l'obiettivo di fare emergere le potenzialità non del tutto espresse o espresse male dell'opera."

      Ho ragionato al contrario: nel suo senso letterale, avrei messo il termine "malato" non in corsivo; invece proprio mettendolo in corsivo, unito al participio "curato", ho voluto molto banalmente dare seguito alla metafora della "chirurgia" letteraria.

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    2. Scusami. Avevo perso il passaggio finale di quella frase. Come ti ho accennato ieri su What's app, non sono stata molto bene, e oggi ho davvero molta difficoltà a ragionare. :)

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    3. Figurati, Chiara. Ci sentiamo in separata sede e mi racconti, l'importante è che adesso ti sia ripresa. :)

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    4. Sono ancora un po' rinco perché ho dormito poco, ma fa meglio. Stasera ti "parlo". :-D

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  4. Mi sento un tantino interessata, ma immagino che per me sia irragiungibile però grazie per questa bella immersione nella buona scrittura.

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    1. Uno così non se lo può permettere nessuno, ma non dimentichiamoci che sarebbe bene avere comunque un editor alle spalle quando vogliamo pubblicare. Credo sia fondamentale.

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  5. Ussignur, faccio finta che tutto quello che scrivo sia meritevole di pubblicazione, ma quanto mi piacerebbe avere al mio fianco un editor simile? Tanto, dico tanto. Semplicemente perché mi rendo conto che la mia scrittura di getto, con soltanto una semplice revisione di bozze, ne beneficerebbe molto.
    Il tuo post mi è piaciuto tantissimo e l'ho preso per quello che è: la voglia di confrontarsi e porsi domande su qualcosa che amiamo molto. Scrivere. Gioia e dolore. Brava Marina. In merito al discorso Carver/Lish, la penso come Chiara, credo che Carver abbia avuto bisogno di numi tutelari come Lish, ma anche John Gardner che fu suo insegnante, semplicemente per imparare a ... non seguirli.

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    1. Mi confronto, mi pongo domande e cerco di capire l'importanza che ha un editor quando vogliamo fare sul serio. Ecco, perché per me essere scrittori, e non soltanto sentirsi tali, significa cedere qualche volta il passo a chi ha di sicuro più esperienza di me e vede cose che io non vedrei mai. Anch'io vorrei un editor accanto, fosse anche uno con la mannaia di Gordon Lish. Se non altro mi sentirei più sicura e al sicuro.

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  6. Sì, in effetti in punto già sollevato da Darius non è di poco conto.
    Io ricordo che a scuola una volta il prof di artistica ci diede come compito di fine anno l'incarico di dipingere delle tavolette con dei quadretti che poi sarebbero stati messi in vendita. Lui seguiva attentamente il nostro lavoro, e vedendomi in difficoltà sul secondo quadretto che avevo già ricancellato almeno tre volte con una passata di un composto chimico che faceva sparire la tempera fresca (ovviamente fornito dal prof appositamente per rimediare a errori e disastri) lo prese, mi diede alcuni consigli, poi tracciò alcune linee a matita, prese il pennello e mi fece vedere quali colori dovevo usare, alcuni colpetti li diede lui per sagomare le aree in base ai colori...
    Il risultato fu che quel quadretto non mi parve (non era) più mio. Praticamente lo aveva dipinto il prof. Infatti, pur avendo un diritto di prelazione sull'acquisto (ogni studente poteva comprare i propri) io comprai solo il primo, meno bello ma interamente mio, piuttosto che il secondo di fatto creato dal professore e da me solo umilmente completato.

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    1. In questo caso, però, l'insegnamento richiede lo svolgimento di attività verso le quali, magari, non si è portati, allora l'intervento del maestro ferisce non poco l'orgoglio, ma è un'esperienza che si apre e si chiude. Ma se scrivi convinto di essere uno scrittore o di volerlo diventare, non puoi non mettere in conto che possa esserci chi ha un'esperienza maggiore e possa aiutarti. Poi quello dell'editor è un mestiere che non impone nulla e puoi anche rifiutarti di accettare i suggerimenti ricevuti. Ma ci rifletterei un attimo, valuterei la possibilità di assecondare anche un cambio drastico del mio scritto se capissi che funziona di più.

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  7. Marina!!! Sai (no, perché ancora non ci si frequentava XD) che ho scritto un post tempo fa proprio su questa vicenda? :D
    L'editing di Lish è un caso particolarmente interessante, non credo che ve ne siano per fortuna molti come lui XD
    Ci sono aspetti che non riguardano soltanto la tecnica ma il rapporto stesso tra autore ed editor, considerato un "amico" da Carver. Ne scaturì una grave crisi...
    Bel post!!!

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    1. Che aspetti a condividere in questo spazio quel tuo articolo.? Potrebbe essere interessante per tutti.
      Dai, pubblica il link. ;)

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    2. Uh... ma davvero? (La cosa mi imbarazza un po', spammare i miei post intendo :P)

      http://lanostralibreria.blogspot.it/2015/05/glo-thinking-perche-non-ballate-la.html

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    3. Ma Glò, è proprio lo stesso stessissimo argomento. Mi piace scoprire che un tema uguale possa avere diversi sviluppi. Nel tuo mi sono piaciuti molto i commenti e anche gli stralci delle lettere di Carver al suo editor: da quelle si capiscono molte cose.

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    4. Sì!!! Infatti quando ho letto questo tuo post ho sorriso! :D
      Penso che le lettere dimostrino molto più del raffronto dei testi nelle due versioni, perché sì Lish fu devastante sia emotivamente che tecnicamente, ma appunto era editor e con gli attributi (poi spingeva al minimalismo Carver, vuoi per motivazioni più o meno nobili, ma alla fine uno che scrive vuole vendere e essere letto, vuoi per suoi interessi letterari personali - scriveva anzi cercava di scrivere testi minimalisti) e perché sì esiste Beginners versione diciamo filologica voluta dalla compagna e condotta da seri studiosi, ma all'atto pratico non sappiamo se Carver avrebbe lasciato davvero tutto così (probabile leggendo le lettere, ma non certo).
      Io credo che la dipendenza di Carver si manifesti a più livelli almeno fin a che è durato il legame con Lish, alcool ma anche dipendenza emotiva dall'amico-editor. Si tratta di un caso limite, non si deve neppure crocifiggere l'editor come figura professionale perché veramente si finisce per fare grave torto.

      Altra è la storia di Cattedrale, raccolta voluta così come la leggiamo, quindi più autentica, vero che rappresenta anche un'evoluzione della stessa "poetica" e tecnica del nostro, col vissuto di mezzo.

      I commenti su quel mio post sono spettacolari, vero! ^^
      Ciao carissima e buon pomeriggio ^_^

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    5. Sì, io credo che Carver non sia stato snaturato da Lish, il suo stile secondo me rimane immutato. C'è qualche perfezionamento che rasenta l'esasperazione minimalista, ma alla fine Carver avrà intuito che quella di seguire la via di Lish sarebbe stata una scelta vincente e ha ceduto le armi. Caso limite, hai detto bene.

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  8. In alcuni punti preferisco la versione originale di Carver, mentre in altri quella di Gordon.
    Interessante Marina questo post, mostra bene il dietro le quinte della pubblicazione.
    Con uno come Gordon probabilmente ci litigherei 😃
    Interessante anche l'episodio di @Ariano, ma in tema d'arte la penso diversamente, e avrei fatto come lui!
    Marina

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    1. Ciao Marina, anch'io in qualche punto trovo troppo drastiche le modifiche di Lish, però mi rendo conto che funzionano bene per questo tipo di narrativa.
      Considera anche che Carver e Lish erano amici e questo non è un aspetto trascurabile nel rapporto tra uno scrittore e il suo editor. Significa che molte cose si discutono in modo e con toni diversi.
      Sull'opera d'arte non mi esprimo perché non so disegnare e se il mio insegnante avesse messo mano al mio lavoro ne sarei stata pure ben contenta, ma capisco il discorso di Ariano.

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  9. Io passo, ma grazie lo stesso xD
    Devo essere sincera, per quando l'editing sia importante, lo definirei anzi indispensabile per la pubblicazione di un romanzo, non vorrei mai che qualcuno si prendesse la briga di snaturare così qualcosa che ho scritto.
    Il primo motivo è che poi non sarebbe più un mio lavoro, e non credo che sentirei lo stesso orgoglio e la stessa felicità nel pubblicarlo se ci sono state così tante modifiche.
    Il secondo motivo è che un autore, tramite la sua opera, si presenta al lettore. Racconta la vicenda così come lui l'ha immaginata, con l'atmosfera che ha pensato per lei, ha il suo stile personale ed è come quando stringiamo la mano a qualcuno: facciamo vedere chi siamo, sta poi all'altra persona decidere se gli siamo simpatici e ci considera una buona compagnia o no. Se un editore cambia così radicalmente un romanzo, non è più lo stesso romanzo e non avrà lo stesso impatto sulle persone. Forse avrà più successo, ma in fin dei conti non è ciò che voleva scrivere l'autore.
    Comunque interessantissimo post, complimenti!

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    1. Eh sì ci sono molte aggiunte che cambiano radicalmente il senso che lo scrittore voleva dare all'opera, l'ho notato anch'io, ma qualche taglio ha reso più fluido ed immediato il brano. Correggere sì, snaturare non sono d'accordo. Un ruolo non facile cmq quello dell'editor.

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    2. Io penso che Carver, nonostante i dubbi iniziali (che, dopo avere letto il post di Glò, definirei autentica sofferenza), abbia scelto di fidarsi del suo editor, perché alla fine quello dello scrittore è un atto di fiducia pieno: Lish era anche un grande amico di Carver, però lui ne riconosceva il grande valore professionale ed era combattuto.
      Il nostro rapporto con un editor sarebbe più guardingo, tranne nel caso di conoscenze speciali, ma io dico che se anche la libertà sul libro spetta a chi lo ha scritto, la voce di un buon editor non dovrebbe essere sottovalutata, anche quando miri a demolire la gran parte del lavoro.

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  10. L'ho già scritto sul mio blog: ma quando, negli anni Novanta, scoprii che questo tipo, Carver, aveva un editor, io lo scartai. "Che scrittorucolo!" Pensavo.
    È stato un rapporto terribile per Carver. La mia idea è che sia stato succube del carisma e del potere di Lish in un momento particolare della sua vita (la schiavitù dell'alcol). Che poi quest'ultimo sia bravo, non c'è dubbio alcuno: se Don DeLillo gli ha dedicato "Mao II" un motivo ci sarà. Ma Carver poi trovò la sua via...

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    1. Dunque sarebbe scrittorucolo chi ha un editor? Sembra quasi che gli scrittori, quelli veri, lo siano tutti e i dilettanti, molti dei quali si autopubblicano, siano dei geni letterari. :)
      Che ci sia stata stima e ammirazione per Lish è indubbio, ma esserne succube, non saprei: tu che sei un fan di Carver (e la tua scrittura lo ricorda molto) quale delle due scritture promuoveresti?

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  11. Se uno si fosse trovato davanti il testo di Carver senza che Lish fosse mai esistito lo avrebbe accettato per quello che era. In altre parole, senza gli editor la letteratura va avanti lo stesso, forse meglio.

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    1. Sì andrebbe avanti lo stesso Ivano. Selezione naturale ;)

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    2. Va avanti lo stesso, se è uno scritto valido, e qui la selezione naturale di Marina ci sta tutta, ma il forse meglio non lo so: meglio rispetto a chi o cosa? Io sono dell'idea che qualunque scritto sia perfettibile: la direzione la sceglie sempre lo scrittore, ma almeno avere un termine di paragone aiuta sempre.

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    3. Vero Marina, ogni scritto può essere migliorato, e venire a contatto con persone che sanno usare le parole in modo appropriato è di aiuto. È di aiuto per far meglio emergere la personalità dello scrittore. In questo senso gli editor possono diventare delle buone guide 😊

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    4. Perfettibile da parte di chi? Chi è l'editor? Ha davvero senso come figura editoriale? Per me la risposta è sì: ha senso in una logica da scrittura industriale, che è quella imperante ma alla quale, grazie al cielo, ci si può anche sottrarre.

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    5. No, secondo me un editor non vale solo per la scrittura industriale. Ti puoi sottrarre, certamente, non è per fortuna un'imposizione voluta da chissà quale regola editoriale, ma dalla coscienza sì, se accetti l'idea che qualunque manoscritto possa essere migliorato da chi, vuoi per esperienza, vuoi per competenza, riesce a vedere dove l'occhio dell'autore non arriva.

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  12. Questo è un caso strano e credo anche limite. A me, lo ammetto, piacciono di più i racconti di Carver nella versione editata, ma non saprei dire se è una questione affettiva, perché li ho letti per primi, o per effettivo miglior impatto. Dei racconti di Carver adoro i titoli, che spesso non sono di Carver... Sull'operazione in sé fatico ad avere un'opinione. Nel caso specifico ha funzionato alla grande e non sapremo mai se Carver sarebbe diventato Carver senza Lish, ma non so quanti Lish ci siano al mondo né se sia giusto essere Lish.

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    1. Beh Cattedrale rappresenta il dopo-Lish e funzionò perfettamente eh!

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    2. Osservazione sensata: Carver per me sarebbe rimasto uno scrittore di nicchia, apprezzato ma non in modo così corale. La vicinanza ingombrante di Lish credo sia stata utile per aumentare la sua fama e in qualche modo sdoganarla. Poi, leggendo "Cattedrale" mi ero fatta un'idea diversa dell'autore, Lish lo ha portato al minimalismo estremo: scelte. O le paghi o ti premiano.

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  13. Combinazione ho letto Cattedrale giusto domenica.
    Secondo me alla fine il risultato è che a questo punto diventa una collaborazione letteraria e non più un semplice editing. Mi turba più che altro un qualcuno che cambia i finali. L'editing dovrebbe essere un suggerire non uno stravolgere.

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    1. Le idee, soggetti, ambientazione, dinamiche, restano di Carver: l'autore è lui. Gli interventi, seppur massicci, di Lish sono pur sempre il risultato dell'attività di un editor che, non dimentichiamolo, era anche un grande amico dello scrittore e questo, probabilmente, gli ha regalato una maggiore libertà d'azione.
      A te piace Carver?

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    2. Ho letto solo il racconto Cattedrale per cui per il momento sospendo il giudizio. La sua prosa comunque mi è sembrata coinvolgente e molto leggera.

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  14. Conta solo la pagina pubblicata, se buona. Come ci si arriva al lettore in fondo non interessa. Puoi scrivere da solo, servirti di negrieri fissi che sviluppano parti del libro, mettere tutto in mano a un editor, e scrivere a quattro mani.

    Helgaldo

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    1. In questo caso, alla fine abbastanza singolare, perché non credo che il rapporto scrittore/editor sia per tutti così, sono stati pubblicati entrambi i testi: quello originario di Carver e quello modificato da Lish.
      Ci sono lettori più coinvolti dal primo, altri dal secondo. Gusti, quelli intervengono sempre.

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    2. No, Marina, non sono stati pubblicati entrambi i testi. I principianti è una sorta di backstage del primo, dove chi vuole conosce un altro Carver.

      Leggendo quello che dice la presentazione del libro, è evidente che la versione originale di Carver viene utilizzata come un modo per vendere dell'altro materiale dell'autore, cioè mi pare un'operazione commerciale.

      A quasi trent'anni di distanza, oggi si legge la versione originale di quei racconti per scoprire uno scrittore molto diverso da quello conosciuto. Dove Lish era intervenuto a interrompere una scena prima che raggiungesse la massima intensità, Carver l'aveva lasciata esplodere lentamente. Dove Lish sfoltiva i dialoghi o zittiva del tutto i personaggi, Carver aveva aspettato che arrivassero all'ultima parola. Sotto la forbice di Lish i protagonisti di Carver diventavano uomini e donne senza passato e senza sogni, colpevoli senza movente. Passato, sogni e moventi che Carver aveva immaginato e raccontato.

      Insomma, si avrebbe un'inversione del mito. Sembra quasi che il famoso minimalismo di Carver venga costruito a tavolino da Lish, quasi che Carver sia un autore come tanti e Lish invece ha creato un caso letterario, una scuola di scrittura detta minimalismo.

      Helgaldo

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    3. In effetti, l'impressione di essere una mera operazione commerciale c'è. Anche perché non capisco fino in fondo la ragione di fare vedere a tutti un Carver diverso, quando nessuno si sarebbe accorto di un cambio di registro nel suo stile leggendo solo la versione di Lish. Montare un caso letterario fa rumore. Ci ha visto bene la moglie dello scrittore!

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  15. Di certo Lish funziona alla grande, è potente ed affilato, e, fatta eccezione per il penultimo - dove secondo me l'autore riesce ad essere più intenso nel pennellare personaggi e stati d'animo -, l'ho preferito in tutti gli altri passaggi.
    Tuttavia trovo che snaturare e modificare così tanto uno scritto equivalga a cancellare in parte l'identità sostanziale dello scrittore e sopratutto l'impronta che egli aveva dato alla narrazione. Quale sarebbe lo stile di uno scrittore la cui narrazione è stata mutilata ed addirittura in parte tramutata?
    L'editing va bene, ma in accordo e di pari passo con l'operato dello scrittore. Che senso ha veder pubblicato il proprio libro se non è quasi più il libro che si è scritto? Tanto vale non scrivere affatto o scrivere per se stessi.

    Bellissimo articolo, Marina! Un post che fa riflettere...

    Una buona nottata :***

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    1. Bentornata, Regina! Sai che anch'io preferisco Carver a Lish nel penultimo brano? Percepisco lo stato d'animo della ragazza e mi è piaciuto di più.
      Il tuo discorso, come quello fatto da altri qui, è giusto: snaturare un'opera significa alterare uno stile specifico, tuttavia, in questo caso, credo che lo stile sia rispettato, cioè Carver e Lish camminano sulla stessa lunghezza d'onda orientata verso quel minimalismo letterario che fa sembrare interessante un episodio anche quando non accade nulla o quasi e ci riesce con la forza delle parole, delle espressioni d'impatto. Lish, a mio avviso, ha solo potenziato l'efficacia di questo impatto anche se spesso ha dovuto riformulare interi periodi, ma il pensiero di base resta, l'essenza di Carver, chiamiamola così, non viene toccata.

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  16. Faccio difficoltà a capire se è migliorato o meno, perchè occorrerebbe leggere tutto il racconto. Quel che noto sui testi riportati è che Gordon Lish ha tolto i nomi (Max e Jack) per lasciare dei distaccati "ragazzo", "ragazza" e "l'uomo". Solo che così, soprattutto negli spezzoni n. 6 e 7 (terzultimo e penultimo) si genera un po' di confusione su chi fa cosa.
    Diciamo che considerando questo, fatico a vederlo migliorato.
    Può essere che all'epoca Carver avesse davvero bisogno di un editor di questo tipo (per i problemi con l'alcool) ma può anche essere che l'editing fosse imposto. Mi è capitato di leggere in giro di alcuni editor di case editrici minori, che costringono l'autore ad accettare modifiche strutturali, tagli sostanziali e cambio di finale pena la mancata pubblicazione. Perchè loro conoscono cosa vuole il lettore e che cosa davvero si vende nel mercato. Quest'idea però mi suggerisce un'omogeneizzazione del prodotto, pubblicare libri con gli stampini, tutti simili...

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    1. È vero, sono solo stralci, ma ho cercato di estrapolare i brani in cui meglio emerge l'operazione chirurgica di Lish, in alcuni casi (penultimo brano e ultimo) abbastanza evidenti. So che il rapporto con Lish fosse abbastanza problematico, lo dimostrano le lettere che Carver gli scriveva implorandolo, persino, di lasciare

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    2. Scusa Barbara, mi è saltato non so perché un pezzo di commento.
      Me ne sto accorgendo solo adesso e non ricordo cosa abbia voluto aggiungere ieri, se non quello che si intuisce..
      Ma io ricordo che c'era dell'altro, boh...

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  17. Decisamente Lish tende a ridurre anche in modo drastico, punta all'essenziale e a mio avviso fa bene.
    Vorrei tanto avere un Lish per l'editing del mio romanzo (ancora sepolto nel cassetto).
    Una domanda: ma sono stati pubblicate quindi entrambe le versioni? Come è stato possibile?

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    1. In tutta sincerità, sperimenterei anch'io sulla mia scrittura un Gordon Lish, ne vedrei delle belle, ma sarebbe un'interessantissima sfida.

      Sì, "Principianti", la versione di Carver più corposa, contiene tutti i racconti della raccolta prima del rimaneggiamento a opera di Lish. La pubblicazione dell'opera originaria è stata fortemente voluta dalla moglie Tess Gallagher, anche lei scrittrice e poetessa, che voleva mostrare il vero volto dei racconti del marito per restituire loro quelle caratteristiche di cui Lish, in qualche modo, li aveva privati. Forse anche un omaggio alla tribolazione di Carver che aveva accettato a malincuore di scendere a compromessi con Lish, circa i tagli subiti dai suoi scritti.
      Ora entrambi i testi sono in vendita nelle librerie.

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  18. Si tratta di un noto caso limite, grazie per aver postato le diverse frasi. Nel mio piccolissimo ho sperimentato diversi editor e mediamente chi taglia troppo col trinciapolli o fa grossi interventi intende un po' impossessarsi del testo e tocca scappare. Sandra

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    1. Dici? Certo, dalla tua hai l'esperienza. Poi è anche vero che non tutti gli editor sanno fare bene il proprio lavoro, bisogna riconoscere il valido professionista da quello che si spaccia tale. In quel caso nomi e fama fanno la differenza.

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  19. Hai fatto una bella analisi con il confronto di questi testi, nel leggerli mi sembra che la mannaia di Gordon Lish abbia reso il testo più fluido, anche se in alcuni il testo forse diventa troppo scarno (a me personalmente la stella della sera mi piaceva di più della stella nuda e cruda) però bisogna vedere tutto il contesto del racconto. Riguardo al titolo "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore" è un titolo molto più bello ed evocativo di Principianti. In realtà io non ho letto nulla di Carver (quest'anno il mio obiettivo è Saramago almeno 1 libro, ma chissà subito dopo potrei infilarci Carver, ed è già quasi finito gennaio!). Non ho mai sperimentato un editor, anche se il mio beta mi ha suggerito dei tagli che ho accettato di buon grado, se me lo imponesse una grande casa editrice accetterei i tagli perchè una grande CE investe su di te e quindi sa quello che fa ;-)

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    1. Le versioni che ho comparato mostrano un Lish più asciutto, meno propenso a mostrare stati d'animo, ad approfondire situazioni. Agisce sulla parola per renderla più efficace. Ci riesce, devo dire, ma capisco anche chi preferisce lo stile meno minimalista di Carver.

      I suoi racconti si leggono con estrema facilità, puoi accompagnarli tranquillamente ad altre letture anche più impegnate.

      Già un bravo beta è un'ottima mano d'aiuto, pensa cosa farebbe un buon editor sulle nostre storie.

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  20. In generale credo che l'editor abbia sempre ragione, per il semplice fatto che la sua prospettiva è la stessa del lettore, che deve trovare interesse in quello che legge. Spesso chi scrive trascura questo semplice particolare, ed è per questo che là fuori si trova tanta fuffa...

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    1. Il tuo è un punto di vista che finora nessuno ha fatto emergere: l'importanza che ha il lettore per un editor che si mette nei suoi panni. Sulla fuffa siamo d'accordissimo. :)

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  21. Triste dirlo forse, ma l'importante è il risultato :-)

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    1. No, non è triste dirlo. Dipende anche dalle aspettative che nutriamo e da quanti compromessi siamo disposti ad accettare per raggiungere quel risultato.

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  22. Io però leggendo l'analisi di Baricco, il link che hai indicato a Michele, sto con Carver. Lish ha tirato fuori qualcosa di diverso, è vero. Il minimalismo di Carver lo abbiamo apprezzato. Ma se la testimonianza di Baricco è vera, l'umanità di Carver nei confronti dei suoi personaggi, ha un valore e una bellezza di gran lunga superiore.
    Le storie che un narratore racconta, ciascuno di noi nel proprio piccolo, non sono necessariamente il frutto di ciò che deve essere pubblicato.
    Un editor come Lish, doveva rendere conto al suo editore. Un editore deve rendere conto ai suoi conti economici. Un libro deve vendere e le altre questioni finiscono in secondo piano. Lish c'è riuscito, e questo è un merito. Ma non è detto che abbia fatto del bene a quelle storie.
    Perché le storie che abbiamo dentro sono qualcosa di più di quel che un editor o un lettore possono percepire. Le storie sono parti intime dell'autore stesso. Sono ossessioni, visioni di vita, fragilità, ricordi, speranze o desideri. Nessuno di noi leggendo il Passero Solitario o L'Infinito, può comprendere appieno il sentimento che è sotteso alle parole di Giacomo Leopardi.
    Ciascun lettore collima con le parole del poeta o dello scrittore, la propria esperienza. Una sensibilità diversa. Sarà capitato a ciascuno di noi di scrivere scene o imbastire dialoghi, che con certezza, non verranno compresi nel loro reale significato. Semplicemente perché fanno parte di un vissuto nostro che editor o lettore, potranno interpretare con un giudizio di brutto o bello, ma che in realtà non saranno mai in grado di quantificare.
    L'editor offre una funzione fondamentale per migliorare un testo. Ma più che migliorare, il verbo esatto è maturare. Un bravo editor fa maturare un testo acerbo o ancora non pronto. E ascoltando Pontiggia che da editor correggeva i grandi, probabilmente nessun testo è mai veramente pronto da solo.
    E non me ne voglia Lish, ovunque si trovi, ma stravolgere un testo intervenendo con una barbarica penna rossa, è più facile del trovare la giusta chiave per farlo crescere.

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    1. Credo che, al di là dello scopo economico, ci sia stato l'intento di Lish di forzare proprio la natura minimalista degli scritti di Carver, una sorta di esasperazione di certe dinamiche che lui vedeva bene nella narrativa dell'amico scrittore e sottolineo "amico", perché forse è solo grazie a questo rapporto se certe "imposizioni" sono state prese in considerazione (anche se non accolte con leggerezza).
      In fondo, è vero che l'umanità dei personaggi di Carver rimane un po' soffocata, ma a vantaggio di una fruizione del racconto qualche volta più efficace, come nel finale di cui parla Baricco.
      Lish, secondo me, non cercava una crescita in uno scrittore che già stimava maturo, voleva puntare più in alto, tentando su di lui una strada che lo avrebbe reso ancora più unico. E c'è riuscito a mio avviso. Solo che tutto ciò avrebbe avuto più senso se non fosse venuto fuori questo acceso dibattito e nulla si fosse saputo del dietro le quinte della produzione di questi racconti. Invece così si sono posti accenti che hanno giovato solo alle tasche delle case editrici e dei familiari di Carver che hanno voluto la pubblicazione del suo lavoro originario.

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  23. Articolo interessante, che risponde a una mia vecchia curiosità. Non dico che Mr. Lish non abbia orecchio, ma lo trovo troppo invasivo, anche se spesso preferisco le sue soluzioni a quelle di Carver. Se vorrei un Lish? Solo se potesse tirare fuori dai miei scritti il meglio, ma siccome il meglio è relativo, non lo so.

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    1. Io proverei a fidarmi. Sarà anche che non sono mai così sicura che ciò che scrivo vada bene, se un professionista di una certa levatura mi proponesse delle modifiche lo asseconderei.
      Alla fine, noi scegliamo fra le due versioni di Carver perché ci sono state mostrate, ma se una delle due (quella originale) non fosse stata pubblicata, avremmo trovato i suoi racconti revisionati comunque belli e tipici del suo stile.

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    2. Verissimo. E' solo vederli così accostati che fa venire il dubbio.

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    3. Non sentì un po' puzza di operazione commerciale?

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