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giovedì 9 febbraio 2017

Consigli di lettura: l'utilità delle recensioni


Sono una lettrice anomala se dico che non è mia abitudine farmi una scorpacciata di recensioni prima di decidere se leggere o meno un libro?

Di solito il mio processo di scelta consta di due momenti:

1) La nascita della curiosità relativa a un libro.
2) Il desiderio di avere quel libro.

La curiosità nasce da diversi fattori: ne ho sentito parlare, ho seguito il tam tam sui social, mi sono fidata dei giudizi di persone che conosco, ho ascoltato i consigli di lettori stimati. Il desiderio, dall'influenza che tutti questi fattori hanno esercitato su di me. 

Non leggo le recensioni perché mi condizionano, perché non mi interessa sapere cosa ne hanno pensato gli altri prima di essermi fatta io un'idea, perché quando leggo la mia mente dev'essere sgombra da ogni aspettativa, una nota stonata pregiudica la godibilità della mia lettura, una nota eccelsa aumenta le mie pretese; invece io e il libro siamo due innamorati al primo incontro: sappiamo poco di noi, ma vogliamo scoprire tutto. 
Poi, a fine lettura e a opinione personale formulata mi piace vedere che effetto ha fatto quel libro in altre persone, se i riscontri sono stati positivi, se io ne ho avuto una percezione tutta mia, se mi allineo all'opinione generale oppure se rappresento l'eccezione che appartiene a una minoranza. 

Che impatto hanno su di noi le recensioni? Le recensioni si somigliano tutte? 
Direi di no.

Esiste una recensione "amatoriale", una che ha il carattere dell'"ufficialità" e i semplici commenti, rilasciati nei portali delle varie librerie virtuali.

La prima è quella compulsiva dei lit-blog, aperti dagli appassionati di lettura che hanno sempre un libro sul comodino, sono onnivori, aggiornatissimi su tutte le novità librarie, spesso in contatto con le case editrici.

La seconda si vale dell'esperienza e della competenza di professionisti che mettono gli accenti giusti, sanno come cogliere gli aspetti che contano di un testo, spesso sono essi stessi scrittori che puntano la lente d'ingrandimento su una sfumatura meritevole, che magari diventa la chiave di lettura dell'intera opera.

I commenti sono impressioni registrate dal lettore nell'immediatezza del dopo lettura, è quello che rimane dentro di ciò che si è letto, nel bene o nel male.

Cambia l'approccio, insomma. 

In una scala di interesse esclusivamente mio personale, se voglio capire com'è un libro parto proprio dal criterio meno valido, forse, quello dei commenti dei lettori, più empatico, meno costruito; poi risalgo e cerco l'opinione "professionale", in ultimo mi rivolgo ai blog di libri.
Se da una parte, mi capita di leggere le recensioni fatte negli organi di stampa da scrittori, critici o giornalisti, che trovo di alto livello, dunque molto credibili, dall'altra non mi avvicino a quelle dei book blog in cui, mi perdonerete la malizia, qualche volta ho l'impressione che vengano sfruttate pesantemente le quarte di copertina, riadattate, rimpolpate, ma tutto lì. Oppure mi sembra che scrivano la recensione di un libro facendo un collage di tutte le notizie raccolte in rete, certe volte senza preoccuparsi di evitare il pedissequo copia/incolla. Convincere con pochi elementi, in modo facile e rapido, diventa una produzione in serie di opinioni.

Quando io nel blog parlo di un libro che mi è piaciuto è perché ho trovato il fattore X, qualcosa che mi abbia colpito al punto da indurmi a una riflessione personale. Allora, mi viene spontaneo accostare la mia opinione al mio vissuto narrativo, faccio della storia che leggo uno specchio che riflette la mia esperienza di scrittrice: ne studio lo stile, mi interrogo se è lo stesso al quale aspiro o se non lo sarà mai; quando recensisco cose scritte da persone che ho avuto la fortuna di conoscere, mi piace capire il legame che c'è fra la sensazione che mi ha lasciato la lettura e il fatto di essermi imbattuta in qualcosa di diverso, di lontano dai miei gusti. Mi interrogo, insomma e rispondo alle domande che io stessa mi pongo.
Faccio così perché, in fondo, non so scriverle le recensioni "vere",  perché non ho destinato il mio blog a questa attività esclusiva né sono una critica letteraria. Infatti non parlo di ogni libro che leggo, certe sensazioni le tengo per me: non le vedo utili per gli altri.
Ecco, forse è questo il punto: io non trovo utili le recensioni se non, in una fase successiva alla lettura, come strumenti di confronto  delle opinioni.

A Natale ho finito "La ferocia" di Nicola Lagioia, premio Strega nel 2015. L'ho letto solo per questo, perché si è aggiudicato un riconoscimento letterario importante e la gente ha detto di tutto di più sullo scrittore e sulla storia.
Nessuna recensione spulciata prima. 

Leggo. Interiorizzo. Ritorno sulle critiche ignorate.

Non sono fra i detrattori più sfrenati, come Pippo Russo in questa feroce critica sulla rivista letteraria Satisfiction:

"Esercizi d’estenuzione. Capita prima o poi a ciascuno di volersi infliggere una prova stremante, solo per rispondere a un’ansia di prestazione passiva che faccia da via per la fortificazione individuale. Ci si mette lì d’impegno e ci s’infligge pratiche dissipatorie innanzitutto della propria capacità di resistenza. Solo per vedere di quanta se ne dispone, e fino a dove ci si può spingere senza mollare la sfida. [...] Il fatto è che la lettura di un testo di narrativa non dovrebbe richiedere un esercizio esegetico. Ciò che invece succede leggendo i libri di Nicola Lagioia. Tutti- l’ultimo compreso- in cui la ferocia del titolo è quella che si riversa addosso al povero lettore annichilito da una sterminata sequela di nonsense."

(Vale la pena leggere l'esilarante articolo per intero) 

E non sono nemmeno fra le voci che osannano l'opera:

"Il grande romanzo italiano? Iniziamo da La ferocia di Nicola Lagioia" (Giancarlo De Cataldo)

"I Buddenbrook pugliesi" (Paolo Di Paolo)

"Lagioia non ha scritto un romanzo sul male, sulla cattiveria o sulla crudeltà, bensì sulla debolezza di questa creatura centauresca che si chiama uomo" (Marco Belpoliti)

Mi sono fatta una mia idea. Punto.
E non ne parlerò.
La curiosità nasce anche dal non detto. 😉


72 commenti:

  1. ...toh, guarda! Pensa che di recente una persona me ne ha ironicamente suggerito la lettura. Suggerimento feroce. Sarà per la poca stima? :-)

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    1. Eheh, già ti ho stordito con quel portoghese della promessa, non volevo certo infierire. Volevo solo aggiungere un'opinione alle tante lette: a me Lagioia TA TÀ è piaciuto. ;)

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  2. Mi ritrovo con tutto quello che dici. Leggo i libri dopo averne avuto una curiosa imbeccata dai consigli di amici, dopo averne sentito parlare sui blog perché già quello mi aiuta a distinguere le false promesse degli imbonitori commerciali dai veri giudizi dei lettori. Ho preso come abitudine di commentare con una breve recensione che sia concisa ed efficace per dire velocemente ai futuri lettori cosa aspettarsi dal libro. Solo dopo vado a leggere cosa ne hanno pensato gli altri.

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    1. Io scrivo recensioni sentite solo sui libri degli esordienti, loro hanno più bisogno di giudizi e opinioni della gente. I big li lascio commentare dai big. :)

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    2. Ah-a! Bene, bene, bene. Buono a sapersi. Adesso sì che tutto torna... :-)

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  3. Aaah la Marina, che non le manda a dire. Bene, nemmeno io leggo le recensioni, da quando presi una cantonata con un romanzo di Cotroneo. Anni e anni dedicati al passaparola oppure a letture fatte da blogger che non si lanciano in valutazioni stilistiche piuttosto che strutturali. Anche io, le rare volte che ho parlato di libri sul mio blog l'ho fatto all'insegna del "mi piace" quindi racconto le mie impressioni emotive punto e basta.
    Come scribacchiante ne beneficio, questo è un fatto, bè, nel bene o nel male sono una manna per chi è agli esordi.
    (a proposito, quella che mi facesti tu è ancora visibile, colpa mia, linko su ogni social esistente la mia pagina statica sulle recensioni, sorry).
    Una cosa che, tantu pe cangià, mi accomuna è la malsana abitudine di andare a leggere le recensioni DOPO la lettura del libro. Esperimento pericolosissimo, mi è capitato di desiderare l'annientamento fisico di una lettrice che ha ritenuto stucchevole e privo di sostanza il meraviglioso "Memorie di Adriano", sono passati tanti anni per cui ci avrà pensato la natura a portasela via 😉

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    1. Ahah, chissà in quanti hanno augurato a quella lettrice la stessa cosa! Ma anche lì, che vuoi farci: sò gusti!
      Cioè, la mia recensione sul tuo libro è sempre visibile e dici sorry? Ho capito così, è giusto?

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    2. Hahahaha, belin, oramai mi conosci, sai che mi faccio un sacco di problemi, timore di sembrare invadente eccetera. Però, detto tra noi duecentomila... che bello essere nel tuo bloggone (che paraculo che sono 😉)

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    3. Paraculone, vista la stazza. :P :D

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    4. Hahahaha in effetti... mmh però non ho il culone, la panzè sì, ma sono ancora un bel fiol (questo dice la mia mamma almeno hahahahaha)

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  4. Seguo i consigli delle recensioni solo se conosco molto bene chi le fa ;-)

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    1. Pensa che io ho in lista libri che mai avrei pensato di leggere, ma mi incuriosiscono perché ben segnalati da alcuni blog che frequento e di cui mi fido ciecamente.

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    2. Aspetto le tue recensioni allora :D

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  5. Mi piace scoprire da sola cosa mi piace e cosa no. Tutto quel gran parlare che si fa in anticipo intorno alle cose mi disturba.
    Dai libri, ai film, alla musica. Una volta a conoscenza di certe informazioni diventa difficile ignorarle e nel bene o nel male, quel pregiudizio mi condiziona, tanto che spesso preferisco lasciar perdere. Mi piace, invece, parlarne dopo per scoprire cosa pensano le persone di cui ho stima. E poi, le recensioni per quanto accreditate potrebbero comunque non corrispondere ai miei gusti.

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    1. Io trovo insignificanti le recensioni dei blog che parlano di libri, con totale esclusione del blog di Glò & C. che ha un approccio bello e sensato e trovo spesso troppo raffinati quelli dei professionisti nelle riviste o nei giornali. In pratica non amo particolarmente né questi né quelli, anche se noto che il mio giudizio si avvicina di più alle cose, dette sicuramente meglio, dei critici letterari.

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  6. Le recensioni per me sono quelle scritte da professionisti, e più spesso non si trovano nei supplementi culturali di certe testate (nemmeno de Il Sole 24 ore, ché pure stimo in genere XD).
    Il resto è un ragionare e prendere la lettura come pretesto per scambiare idee, su scrittura, editoria, letteratura e molto di più.
    Leggo molti post sui libri, visto che molti dei blogger che seguo se ne occupano. Quasi mai, se non per ridere se la giornata volge alla tristezza, leggo le "cose" scritte su Amazon e altri e-shop, mentre trovo stimolante curiosare sui social come aNobii o Goodreads.
    Le critiche distruttive non sono mai attendibili, un libro può avere un sacco di difetti che vanno resi noti, senza cadere nella banalità o cattiveria. Quasi sempre si tratta di una mancata comprensione/empatia per un titolo/autore, raramente ho letto motivazioni sensate :D
    Alla fin fine, leggo recensioni se mi capita e possono indurmi a scegliere un libro, sì!

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    1. Infatti il vostro blog descrive le letture fatte senza giudizi distruttivi. Ti ho sempre detto che la cosa aprezzabile è la segnalazione di autori ai margini dell'editoria. Sai come la penso in merito.

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    2. Intanto lo dico subito (e l'ho anche detto poco sopra) la vostra libreria è l'unica che sia riuscita a conquistarmi, proprio perché trovo che il vostro blog abbia un approccio al libro e alla lettura diverso da molti altri in cui trovo solo fredde trascrizioni. E poi concordo in pieno con Massimiliano sugli autori di editori minori che vanno presentati e fatti conoscere. E in questo siete maestri.
      Anch'io leggo le recensioni di Anobii, alcune sono scritte molto bene, altre sono impressioni a caldo. Lo ammetto, sono attratta dalle critiche negative, certe volte imbarazzanti, mi dico sempre che se ricevessi io una tale misera considerazione ne rimarrei uccisa: uno come Pippo Russo che tanto mi diverte da lettrice, mi annienterebbe come scrittrice. E annientare uno scrittore, non parliamo se esordiente, non è mai una cosa apprezzabile.
      La critica negativa sì, quella giusta, corretta, diplomatica, ma il disprezzo se non ne fai un mestiere (come nel caso di Pippo Risso, appunto), è deprecabile in ogni forma.

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    3. Concordo Marina. Infatti seun libro non mi ha lasciato nulla preferisco non dire nulla.
      Di che parlerei intanto?

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    4. Glò....te l'ho già scritto che sul vostro blog non vengo più 😆😆😆😆😆 mifaispendere un fracco di soldi! Vedi Murakoso 😊😊😊😊

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    5. Ahah, sono riusciti a farmi mettere in lista l'impossibile: libri che mai e dico MAI avrei pensato di leggere. :D

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    6. Se davvero siamo riusciti a proporre e a stimolare letture non così scontate/naturali per voi, ne siamo felicissimi!
      Questo post ha generato un dibattito che a me personalmente interessa particolarmente, perché mi convince di alcune idee che mi sono fatta sul mondo libroso ;)
      Mi piacerebbe scriverne, chissà!
      Grazie per apprezzare quel che si cerca di fare sul blog, io concordo con te, Marina, sul fatto che l'approccio e il modo di parlare dei libri sia ciò che fa la differenza nel calderone recensioni/riflessioni (sempre lasciando da parte quelle seriose scritte da critici competenti).

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    7. Sono selettiva nelle letture, nel senso che non leggo di tutto e sono selettiva nella scelta di chi recensisce libri, nel senso che mi fido solo di chi sa parlarne. :)

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  7. Io non baso mai la scelta delle mie letture sulle recensioni, al massimo sulle segnalazioni. E anche poco lì: parlarmi entusiasticamente di un libro nel 90% dei casi si è trattato di un libro che non mi è piaciuto o che ho trovato difettivo.
    Cattivissima quella critica di Russo. A volte si riceve l'impressione che il critico non si senta critico se non smonta l'opera e non rimette al suo posto l'autore.

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    1. Sono d'accordo con te; certe volte è una posa, altre una "guerra" contro la casa editrice, i critici che non sanno essere obiettivi anche con il loro giudizio negativo (più che obiettivi che mi sembra un controsenso, equilibrati) non fanno bene il loro mestiere o fanno di ciò il loro marchio di riconoscibilità e allora anche quella è scena.

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  8. Nel mio blog faccio recensioni (che sono in realtà impressioni di lettura) solo di autori self-publisher o pubblicati da piccoli e medi editori. Mai sprecherei paginate per demolire un libro (e infatti preferisco tacere se non mi è piaciuto), come nell'esempio che hai fatto, anche se capisco i perché del critico, in questi casi ho sempre l'impressione che l'autore della recensione voglia dimostrare quanto è "bravo" lui, piuttosto che fornire un'opinione equilibrata. Per quanto riguarda le recensioni su amazon o sui social, magari le leggo, ma con atteggiamento critico, come hai detto tu, non sono quelle che mi spingono o meno alla lettura, credo di aver sviluppato un certo "naso" per capire se sono attendibili oppure no.

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    1. Mi piace anche il tuo modo di parlare dei libri che leggi, soprattutto che tu abbia scelto di dedicare del tempo per parlare bene di validi opere minori o autopubblicate, anzi orientarsi in un mare in cui spesso non si pesca bene è ottima cosa. :)
      Sì, Pippo Russo è esagerato, non ne salva uno e i toni sono sempre quelli. Io ho capito cosa volesse dire con la sua critica e so che ha ragione, ma ci sono altri motivi perché il libro possa piacere e infatti a me Lagioia è piaciuto, nonostante il mega stroncamento letto in giro.

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  9. Condivido appieno ogni singola parola di questo post che trovo quanto mai illuminante. Un libro, a qualunque genere letterario appartenga, va letto cercando di capire e di interpretare le motivazioni dell'autore cogliendo i messaggi annessi e connessi all'opera. Ogni libro è un mondo a sé, portatore sano di emozioni e sensazioni per ogni singolo lettore. Posso trovare bellezza e genuinità, provare emozione e sensazioni tra le più diverse. Posso commuovermi, annoiarmi, fantasticare, viaggiare, ricordare, persino piangere (mi è capitato anche questo). Ma le mie emozioni e/o impressioni su un libro non possono essere uguali per tutti. Se ogni libro è un mondo a sé, lo è ancor di più il lettore. Per quanto mi riguarda non leggo mai le recensioni degli altri: non voglio farmi condizionare. Un libro può essere banale e noiosissimo per te; per me può essere un universo meraviglioso. Certo, ho i miei autori preferiti e li seguo in ogni loro pubblicazione. Ma mi piace anche scoprire nuovi scrittori, nuove pubblicazioni e, certamente non scelgo mai i base alle recensioni di altri. Di un libro mi attira altro. Semmai dovessi leggere recensioni di esperti questo è unicamente per studio o per approfondimento: ma sempre dopo la lettura e le mie considerazioni su quel libro.

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    1. Mi hai fatto pensare che in effetti ci sono delle recensioni che leggo prima di affrontare la lettura e ho dimenticato di precisarlo: mi capita quando leggo gli esordienti. Lì, visti i bidoni che si beccano, preferisco conoscere in anteprima giudizi e riserve, voglio conoscere prima il "nemico" con cui scelgo di confrontarmi.
      Poi, in genere, la penso come te: l'esperienza di lettura è sempre soggettiva, ma le motivazioni voglio costruirmele da sola, senza l'aiuto delle opinioni altrui.

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  10. Io adoro Pippo Russo!
    Detto ciò:
    non m'interessano le recensioni su Amazon
    non m'interessano le recensioni sui blog di recensioni che si limitano a copiancollare la quarta e ad aggiungere qualche emozione personale di solito senza troppo sugo.
    M'interessano molto e spesso sono state illuminanti le proposte di Chiara Beretta Mazzotta, punto.

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    1. Quando stimi e conosci una persona il suo giudizio può essere un buon punto di partenza, è vero. La mia fornitrice ufficiale, per esempio, è una mia amica di Caltanissetta, lettrice incallita che conosce i miei gusti e sa darmi sempre i consigli di lettura giusti. Di lei mi fido ciecamente.

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  11. Io non leggo mai le recensioni dei libri sui giornali o sui blog di grido. Tranne rari casi, in genere tali recensioni sono fuorvianti. Quando gli editori fanno promozione dove si vuole che la facciano, sulla gazzetta dello sport?
    Poi le recensioni su La Gioia sono le più fuorvianti di tutti.
    E' l'editor di Minimum Fax. Vorrei vedere quell'autore o quel giornalista che si inimica un editor importante. Con tanti parenti e amici scribacchini da sistemare, sono pratiche che non si fanno mai. Pippo Russo è una voce fuori dal coro. Però spesso anche le sue recensioni sono massacri dal verso opposto. Più demolisci il famoso o il best seller, più acquisti prestigio.

    Trovo invece interessanti le recensioni su Amazon. Perché quando si capisce che non sono scritte dagli amici dell'autore, a volte sono interessanti. Spesso i lettori, cioè coloro che veramente contano per uno scrittore, sanno essere illuminanti su cosa è piaciuto e cosa no.
    A volte nel mio manuale personalizzato di scrittura, mi annoto proprio i commenti dei lettori. Sono una miniera d'oro.

    Ma a prescindere da tutto, io che i romanzi non li leggo, ma li studio, quindi sono lento, trovo sempre letture interessanti e disparate.
    Proprio oggi ho acquistato due libri abbastanza noti, perché mi occorre studiare come gli scrittori hanno sviluppato la relazione fra bambini e adulti.
    P.s. E vista la discussione di oggi su Facebook, mi limito a un solo commento. Vedi che fortuna che hai? :P

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    1. Però vuoi mettere, mi alzo di buon mattino e trovo un tuo commento nel mio post in coda agli altri: come non pensare che questa sia una giornata splendida! :P

      Ecco, forse le recensioni scritte sui giornali mi convincono poco proprio perché penso che strizzino l'occhio alle case editrici o meglio che per certe testate sia normale promuovere, nella pagina culturale, opere il cui giudizio, spesso, risente di determinate posizioni ideologiche: pensa al libro scritto da Salvini recensito su l'Unità o quello di Saviano recensito su Libero.
      Un Pippo Russo ogni tanto è un diversivo che però io leggo per farmi quattro risate, non per attingere giudizi di valore.
      Invece capita sempre più spesso anche a me di dedicarmi alla lettura di un romanzo con un occhio attento allo stile, al linguaggio, più che ai contenuti. Ammetto, però, che affrontare la lettura in questo modo diminuisce il piacere dell'abbandono puro, aspetto che vorrei recuperare un po', quando mi metto un libro in mano.

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    2. Oh allora inserisco anche il commento per quando ti svegli il lunedì mattina così anche il principio di settimana comincia alla grande. :D

      Proprio stamattina ho letto una recensione di un critico abbastanza famoso su di uno scrittore molto conosciuto.
      La recensione era tanto esaltante che lo scrittore ha dichiarato al critico d'essersi commosso.
      Però e c'è un grosso però che io mi pongo.
      Il critico è un grande amico dello scrittore. Gli attestati di stima che si scambiano su Facebook fioccano da tempo. Entrambi pubblicano con la stessa casa editrice. Editore rinomato. Però qui sorge il tema che spesso solleva Chiara Beretta Mazzotta. Dove comincia l'etica della critica e dove finisce la marketta, anche involontaria.
      Io seguo il critico e lo stimo per le sue qualità. Grazie a lui ho scoperto libri preziosi. Leggo l'autore e so che è bravo.
      Però che il critico competente elogi con una recensione coi fiocchi l'amico scrittore... insomma.

      Io Pippo Russo lo conosco abbastanza bene, nelle sue stroncature intendo. Perché leggere le stroncature, motivate come quelle di Russo, porta l'aspirante scrittore a imparare dagli errori degli altri. Pippo Russo ha scritto il libro (che io mi son letto ben bene): l'importo della ferita e altre storie.
      Dove stronca senza pietà e indulgenza Volo, Faletti (ai tempi era ancora vivo), Moccia, ma anche scrittori più blasonati come Piperno o Scurati.
      Russo ha sempre ragione? In coscienza no. Però il suo punto di vista è interessante perché in quello che evidenzia spesso si traggono preziosi consigli per gli scrittori che vorrebbero fare bene.

      Sullo studiare i romanzi anziché leggerli disinvolti hai ragione. Però i romanzi sono la materia prima per un aspirante scrittore. Carpire i segreti dei grandi è un aiuto prezioso. Quindi per ora studiamo. In futuro ci divertiamo. ;)

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    3. Diciamo che con il tuo commento chiudo in bellezza la mia domenica, visto che lo sto leggendo adesso! :)
      Io penso che capitare sotto la penna di Pippo Russo sia l'undicesima piaga d'Egitto :D
      Da lui ho imparato a ridere di alcuni libri che non è proprio un modo elegante per farsene un'idea, anche se spesso una critica così feroce fa insorgere la curiosità, più che avere effetto dissuasivo.
      Lo scambio di elogi e stima fra scrittori e critici non mi è nuovo, ma hai letto il punto di vista di Helgaldo? sembra un modo nuovo di interpretare la recensione professionale

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    4. Ehm sulle piaghe d'Egitto di Russo, visto che forse entro l'anno pubblico, preferisco sorvolare. :D
      Sul ragionamento di Helgaldo.
      Purtroppo ormai non posso più interagire con lui, quindi non so se vuoi fare da tramite tu. Lo so, disgrazie che ti capitano fra due piedi. :D
      Ma visto che mi chiedi un parere... rispondo.
      E' vero, una recensione professionale, riesce a trovare chiavi di lettura più interessanti rispetto alle semplici valutazioni dei lettori di Amazon o magari rispetto al giudizio di blogger che valutano uno scritto di pancia. Quindi ha ragione Helgaldo da questo punto di vista.
      Tuttavia, spesso, fra i critici e gli scrittori che recensiscono professionalmente, c'è una voglia spropositata nel voler emergere loro stessi rispetto alla recensione. Il libro da recensire a volte diventa il pretesto, non per approfondire il romanzo e l'autore, ma per parlare di sé. Mostrare erudizione, porre in risalto la differenza fra lui e lo scrittore: sì bravo, però io...

      Poco tempo fa, ho letto una recensione di uno scrittore/critico abbastanza noto, uno di quegli scrittori che dice di scrivere letteratura e di scansare di proposito il successo presso il volgo (quando uno scrittore afferma di voler scansare il successo, di norma è uno che rosica terribilmente). Il critico scrittore stroncava il romanzo, non perché era brutto. Anzi, diceva che era bello. Ma perché il romanzo gli ricordava un trauma della sua giovinezza e quindi non poteva che essere insopportabile per lui.
      Per la serie: ah critico! Chi se ne frega della tua infanzia. Chi se ne importa del tuo trauma. Parlami del libro. Se lo stronchi lo stronchi a ragione e non perché a te bla bla.

      E poi resta il fatto che non è facile comprendere quando una recensione sia sincera e quando invece è il favore a un amico di un amico. Un gesto di cortesia per un editore perché si spera di piazzare qualcuno della propria scuderia. Beh il torbido che spesso gira nella nebulosa editoriale e che ogni tanto qualcuno fa emergere.

      Leggi cosa dice Gianpaolo Serino, quindi uno dei più stimati critici italiani e che io seguo con interesse:

      "Montanari è lo scrittore più dotato per quello che, non solo da oggi, manca alla nostra cultura. Da una parte romanzi troppo letterari, inavvicinabili ai più: scrittori che si autoincensano in nome di chissà quale superiorità morale e letteraria trincerandosi dietro a testi spesso incomprensibili che molti critici - più addetti ai favori che ai lavori- ogni anno, mese o giorno definiscono “capolavoro”.

      Lo dice Serino, quindi sono al riparo se lo dico pure io che son piccoletto.
      Sui giornali stiamo a leggere continuamente di nuovi capolavori letterari. Ogni mese per non dire settimana si esaltano romanzi che a volte io vado a comprare per verifica e mi dico: ma questo è un capolavoro? Ma allora il Buio Oltre la Siepe, Furore e gli altri grandi libri che sono?
      Alcuni si domandano quanto incidano le recensioni dei giornali sulle vendite dei libri. Si stima che sia un contributo minimo. E alcuni (critici che azzannano altri critici) dicono che la perdita dei lettori forti è proprio dovuta alla esaltazione di libri che i lettori in passato compravano perché consigliati e che poi si trasformavano in vere e proprie delusioni.
      Questo il parere che io colgo dagli addetti ai lavori. La verità effettiva io non la so.

      E poi non è tutto uguale. Non c'è una verità unica. Ci sono critici che sono interessanti da seguire e altri no.
      Più che altro, nel mio giudizio personale sui libri, voglio regolarmi su me stesso.
      Per i miei scritti non intendo rivolgermi ai critici. Non ho pretese di alta letteratura. Vorrei solo raccontare belle storie. Storie che diano intrattenimento, emozioni e se capita riescano a far riflettere sulla condizione umana. Quindi, per natura, non sono molto interessato a sentire le campane dei critici, ma mi piace ascoltare la voce dei lettori, quelli veri. Quelli che i libri li leggono sul serio e ti sanno dire cosa è piaciuto loro e cosa non è piaciuto.

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    5. Anche perché, caro Marco, nei prati piccoli vengono a brucare le caprette del vicino di casa. Tutto quello che scriviamo noi, semmai sarà pubblicato non sarà mai di interesse nazionale,tanto da scomodare giornali e critici sopraffini. Una botta d'ottimismo non guasta, a questo punto! :)

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  12. Arrivo Marina 😊
    Come ti avevo già scritto su g+ non leggo recensioni. Passaparola di persone di cui mi fido e con le quali ho punti in comune, istinto, curiosità nata senza sapere il perchè. Ecco il mio modo di "scegliere".
    Tra virgolette perche dico sempre che è il libro che mi sceglie non il contrario.
    Questo articolo sembra fatto per me 😊😊😊
    Nel mio blog parlo dei libri letti e piaciuti ma ho sempre sostenuto come te che non sono una critica letteraria. Semplicemente in modo molto dilettantesco dico quello che il libro mi ha regalato. Poi, che un'altra persona non ci so ritrovi ci sta tutto!

    Ps il copia incolla non "paga". Prima o poi qualcuno ti sgama 😃

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    1. E io ne ho sgamato parecchi. Mi è capitato con Freitas che io ho abbandonato a pagina 100 perché in overdose di sopportazione e quando sono andata a leggere i giudizi dati dagli altri per vedere se ero stata l'unica a non apprezzarlo, ho trovato critiche in giro nei vari blog di libri tutte uguali, tutte con frasi scopiazzate: chi le inseriva qua chi là, un valzer di ovvietà. Ecco, quello mi mette i nervi.

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  13. Ci sono un sacco di libri che non avrei letto (e ancora di più film che non avrei guardato) senza delle recensioni che mi abbiano incuriosito. Ci sono siti che stimo, amiche blogger che stimo e giornalisti e inserti culturali su cui almeno butto l'occhio e ci sono ovviamente le recensioni del marito. Ci sono libri con cui non sarei mai entrata in contatto senza le recensioni che mi hanno incuriosito. Nel mio piccolo cerco di recensire libri che mi siano piaciuti (anche se qualche volta non resisto alla tentazione di distruggerne qualcuno) magari per far scattare quella stessa curiosità che ha mosso me.

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    1. Non parlare bene di un libro che non è piaciuto è giusto, fa parte del gioco: mi piace/non mi piace, l'ho fatto anch'io. Del resto una recensione dev'essere onesta altrimenti non vale niente. Gli stronK man (alla Pino Sabatelli che adoro e si fa chiamare così non a caso) sono necessari, ma senza le esasperazioni di un certo tipo di critica che invece non mi piace.
      Le recensioni dei film, invece, le seguo più volentieri.

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  14. Io non do troppo peso alle recensioni "ufficiali", quelle di quotidiani e riviste, perché spesso sono state scritte da gente che il libro non lo ha neppure letto per intero ma gli da un giudizio positivo "sulla fiducia", oppure perché collabora con la stessa casa editrice ;-)
    Riguardo i giudizi dei comuni lettori, in genere sono contrastanti: ho letto recensioni su anobii molto dettagliate che stroncavano un libro e altre, ugualmente dettagliate, che elogiavano il medesimo libro. Ho trovato libri che avevano solo recensioni positive entusiastiche e a ma hanno deluso mortalmente...
    No, ormai preferisco leggere le prime pagine e vedere se scatta la scintilla. I gusti e le opinioni sono troppo individuali per potersi basare su quelle altrui ;-)

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    1. Se ci ragiono sopra penso e mi chiedo: ma alla fine nelle recensioni si va a cercare la conferma dell'idea che ci siamo fatti in via pregiudiziale su quel dato libro oppure partiamo da zero idee e vogliamo costruircene in via preventiva una?
      No, io mi fiondo sul libro modello tabula rasa. Non ne faccio nemmeno un problema di scintilla, perché di solito compro quello che già sono sicura di volere leggere.

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  15. Quando acquisto romanzi su Amazon, per il Kindle, leggo spesso le recensioni dei lettori, perché sono le più oneste (è vero ciò che dice Ariano, qui sopra) oppure quelle dei blogger non immanicati con case editrici. Si tratta però tutta via di un'opinione che serve a farmi un'idea, ma non mi vincola in alcun modo. E, soprattutto, non sono recensioni-dipendenti: agisco molto di pancia, come in tutte le cose. Mi capita spesso di acquistare un libro sulla fiducia, senza saper cosa ne pensano gli altri. E c'è anche da aggiungere che è molto difficile trovare delle recensioni fatto bene: o si limitano a "trama intrigante, storia carina", o fanno il riassunto della trama. Questo vale anche per i blog che si fregiano di fare recensioni critiche. :)

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    1. Gestire un blog di recensioni non è cosa da poco, devi essere un grande lettore e va bene, ma devi anche avere fatto di ogni lettura una valutazione attenta, un'analisi completa e soprattutto autentica, invece anch'io trovo blog in cui la presentazione di un libro avviene con la formula piatta :trama + copertina+ due righe per dire m'è piaciuto. Però ammetto di non andarne alla ricerca per cui di non conoscere quelli D.o.c. Forse le uniche recensioni che riconosco buone sono quelle di Qlibri

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    2. Da Qlibri sono stata bannata anni fa, per una litigata furiosa avuta con gli amministratori perché mettevo il don't like a quasi tutte le recensioni. Ai tempi, potevano scrivere cani e porci, il che faceva sì che ci fossero pareri assolutamente campati per aria e in un pessimo italiano, cosa che ho fatto più volte presente nella mia incommensurabile serie di mail. Da allora, sono diventati più selettivi e hanno fatto sì che prima di essere "ammesso" uno dovesse inviare a loro la propria recensione, per una valutazione da parte dello staff.

      Io di recensioni ne scrivo spesso, sia sul blog sia su altrove. Ormai sai come la penso su certi argomenti: l'analisi lucida e attenta è sì importante, ma non sufficiente. Un libro non si può ricondurre a una serie di dettagli tecnici. :)

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    3. E invece sempre più spesso si trovano recensioni con poca anima nei luoghi preposti alla valutazione dell'opera e recensioni ispiratissime tra le opinioni commentate dei lettori.
      Per un portale che si occupa di questo e vuole farlo in modo serio e credibile, avere lettori come te è utile per correggere il tiro (se Qlibri è diventato più selettivo lo deve anche alle tue mail :) )

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  16. Io di solito le recensioni le leggo prima. Parto da quelle negative motivate per vedere come mai un libro è odiato, però poi guardo anche le recensioni a quali libri ha fatto questa persona per capire se sa di cosa parla o meno, poi guardo quelle positive.
    Quelle della stampa le ignoro. Si fanno solo scambi di favori. Si sa bene come funziona tra grandi editori e grandi giornali. E, infatti, un libro osannassimo dai giornalisti era "La cattedrale del mare". A sentire loro era un capolavoro, un libro stra stra stra stra stra stra fantastico e, invece, una cosa illeggibile di una noia mortale. Leggo sempre un libro fino all'ultima pagina, ma di quel libro mi sono fermato verso pagina 100 o 150, non ricordo, poi l'ho lanciato direttamente nel cestino dei rifiuti. Da un po' di tempo coi cartacei ho iniziato a farlo finché non ho scoperto gli ebook. Di cartacei forse ne compro uno all'anno.

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    1. Oh, finalmente qualcuno che dice di informarsi prima sulle letture che intende fare, non pensavo fosse così raro, cioè pensavo di essere io la strana a non farlo. Anche nel caso delle critiche fatte nei giornali, preferisco non leggerle se non ho ancora acquistato il libro e voglio farlo. Ho paura di pentirmene.
      Ormai non faccio differenza fra ebook e cartaceo, ma per i classici ho la fissa del cartaceo: li voglio vedere tutti belli in mostra nella mia libreria.

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  17. Io non leggo mai le recensioni prima di leggere un libro, di solito scelgo un libro da leggere in base alla trama, all'autore (se è un autore che amo acquisto quasi a scatola chiusa) e al momento che sto attraversando. Leggo le recensioni solo quando vado a scrivere la mia, anche solo per fare un confronto. Con me le recensioni funzionano quasi al contrario, una recensione a una stella totalmente negativa e soprattutto poco costruttiva (se la trama mi interessa) quasi sempre mi convince a comprare il libro e, di solito, mi piace.

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    1. Alla fine anche quelle negative servono a catturare l'attenzione: ne parlo male, ma l'importante resta che se ne parli. Per esempio, nel mio dopo lettura, controllo sempre prima le opinioni negative se il libro a me è piaciuto, viceversa se non mi è piaciuto, verifico l'opinione di chi lo ha apprezzato

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  18. Ci sono libri che mi capitano tra le mani, e sento che è destino che li legga. Ci sono libri che mi vengono consigliati da amici con la specifica di cosa gli è particolarmente piaciuto e comunque vado sul sicuro (già è difficile al giorno d'oggi trovare chi ti consiglia un libro!). Se devo affidarmi alle recensioni, faccio una media ponderata: anni e anni di permanenza nel circuito delle opinioni a pagamento mi fanno sgamare subito chi copia-incolla. Ad esempio, quello là che prometteva un sacco di cose l'ho evitato per un pelo con le recensioni scatenate, ma vere, dei lettori. Che la copertina aveva anche attirato il mio occhio, ma i lettori veri non perdonano facilmente! :)

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    1. In effetti, il fatto di non leggere le recensioni, mi espone al rischio di trovarmi poi alle prese con bidoni pazzeschi. Il fatto è che nessuno deve convincermi o dissuadermi se ho già in mente di leggere quel dato libro; appena mi parte la curiosità o l'interesse entro in un loop e quel libro dev'essere mio. Quello di Freitas è stato un regalo, sennò neanche il baccano attorno al suo successo mi avrebbe indotto ad acquistarlo.

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  19. Su Tuttolibri di oggi Tommaso Pincio, che non so chi sia, recensisce Le nostre anime di notte di Kent Haruf che uscirà lunedì in libreria. La recensione inizia così:

    Sembra che Marco Polo sollecitato sul letto di morte a confessare di essere stato un impostore disse ai suoi cari: “O amici, vi accerto di non avere scritto neppure la metà di quanto mi fu dato vedere”. Era il beffardo destino dei viaggiatori che allora si spostavano in luoghi lontani: passare per mentitori non perché avessero davvero mentito, ma perché i loro racconti di discostavano troppo dalle leggende che su quei luoghi circolavano. Sicché molti si rassegnavano ad adeguare la realtà alle fantasie o, come Marco Polo, a non dire tutto nel timore di non essere creduti.

    Questo mi piace delle recensioni professionali. Allora vado a vedere e scopro che l’autore è uno scrittore. Questo inizio di recensione mi parla di Marco Polo e io ho quasi voglia di leggermi Il milione dopo questa citazione. Per me una recensione è valida se allarga il mondo letterario di un libro, non se viene confinata all’interno di un libro, senza interessarsi d’altro. Tra l’altro questo attacco mi fa venire voglia di saperne di più di Pincio, e sono già due stimoli interessanti.

    Qui c’è una ricchezza che deriva dall’essere scrittore. Le recensioni di blogger, lettori, copia incolla da uffici stampa invece sono di una povertà intellettuale e anche personale. Non partono mai da sé, vivono dell’angusto mondo del libro in oggetto. Poi si dice che le recensioni sulla stampa sono pilotate, scambi di favore tra editori. Sarà anche vero. Però le trovo più originali, ricche e pieni di riferimenti capaci di stimolarmi più di cento lettori che su Amazon mettono tre stelline e cinque righe di commento sul libro, più interessanti dei blog di letteratura così conformisti che danno l’impressione che il libro l’hanno ricevuto gratis per parlarne bene. Anche se l'hanno poi pagato loro sembra proprio che l'hanno ricevuto in omaggio tanto ricalcano gli intenti dell'autore e della casa editrice.

    Helgaldo

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    1. Io penso che lo scrittore, il critico letterario o il giornalista hanno dalla loro una preparazione che li mette senz'altro su un gradino superiore; sono persone di cultura, che giudicano in base a quello che conoscono e in virtù di ciò hanno una visione più critica, vanno oltre il semplice riscontro emozionale del comune lettore. Queste sono recensioni intellettuali che avvicinano altri intellettuali, incuriosiscono il lettore che legge di tutto e che trova interessante ogni libro se scritto bene o se è ben recensito, ma creano un po' di distacco. A me, per esempio, fanno spesso questo effetto. Non sempre, per esempio la recensione sul libro di Salter di Serino mi è piaciuta molto, ma avevo già letto il libro e il riscontro mi è sembrato ottimo. Questa di Pincio, invece, che citi è una bella testimonianza, ma non mi avvicina al libro, mi lascia indifferente.

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    2. Le recensioni per me sono dei testi che hanno un valore indipendente dal libro di cui parlano. Una recensione di uno scrittore famoso o che apprezzo merita comunque la lettura anche se non ho nessuna intenzione di acquistare il libro. So per esperienza che troverò spunti interessanti, intrecci letterari, aneddoti, osservazioni personali. Anche il breve brano che ti ho sottoposto ha un valore assoluto. Anche se interrompo la lettura, la recensione mi ha comunque comunicato qualcosa di valido, indipendentemente dal libro.
      Al contrario, le recensioni che hanno per oggetto il libro in sé mi comunicano poco. Sapere che un libro piace o non piace al recensore e i motivi del suo giudizio – di fatto parlano di questo – mi sembra poco interessante.

      Helgaldo

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    3. Io ho capito il tuo discorso e lo trovo interessante. Di certo è un punto di vista nuovo, che merita: recensioni non strettamente legate al libro, ma capaci di comunicare qualcosa di valido anche al di fuori del testo in sé. La recensione non con valore valutativo o interpretativo (come nella sua definizione) ma vista come riflessione che a sua volta induce a riflettere. Tutto sta vedere se leggere una recensione del genere invogli, poi, a saperne di più del libro. A te quella che hai riportato qui ha suscitato interesse, per esempio. Siamo abituati a vederla la come il risultato di un'esperienza soggettiva; così come dici tu, invece, diventa uno spunto di analisi oggettivo.

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  20. Ciao Marina,
    non ho l’abitudine di fare recensioni perché non mi piace, anche se il mio punto di vista può essere preso in considerazione per sentimenti di stima.
    L’unica eccezione che ho fatto è stata con Joshua di Massimiliano Riccardi perché sono stata indotta all’acquisto del libro da alcune blogger che ne parlavano bene. Un grandissimo errore, se devo dirla tutta, perché si sono create aspettative eccessive da parte mia sul libro, e delusione da parte dell’autore esordiente per la mia sincerità. Il che non significa che non leggerò mai più Riccardi, ma semplicemente che terrò le mie impressioni per me.
    Su come scelgo un libro devo confessare che mi abbandono all’alchimia, ma leggo sempre prima la trama perché ci sono generi letterari che mi interessano meno di altri. In linea di massima seguo l’umore del momento, quello che mi predispone alla lettura. Sulla difficoltà di terminare alcuni testi comunque ne so qualcosa :P
    Un caro saluto.
    Marina Z.

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    1. Nemmeno io amo molto fare recensioni, mi dedico a quelle legate ai libri su cui ho proprio il desiderio di dire qualcosa, perché le impressioni sincere devono partirmi spontanee, altrimenti sono solo una costruzione di belle parole in vetrina. Questo è quello che riscontro in tanti blog che se ne occupano, come dicevo, appunto, in altri commenti.
      Che tu abbia un'idea su un libro che leggi e voglia esprimerla nel tuo modo, anche mettendo in luce gli aspetti che non ti sono piaciuti o ti hanno convinto poco, è giusto come è onesto non alterare le critiche solo perché temi di ferire la sensibilità delle persone, soprattutto se le conosci. In particolare, un vero scrittore, una persona intelligente, non reagisce male alle critiche negative. Infatti Massimiliano, sono sicura, non l'ha fatto.
      Scriviamo e ci esponiamo, nel bene e nel male. :)

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    2. No infatti ha accettato la mia opinione di lettrice :)
      Uomo saggio! :D
      In realtà non era così negativa, ma rileggendola a distanza di tempo mi sono resa conto di non esserci andata leggera. Tuttavia è quello che penso ancora oggi ;P
      Al tuo prossimo interessante post!
      Ciao
      Marina Z.

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    3. L'ho letta anch'io e la tua analisi non mi è sembrata così pesante. La sincerità, quando non è soltanto una stroncatura fine a se stessa, è sempre di aiuto.
      Ha detto che sei una donna di legge, sei un avvocato anche tu?

      Grazie è a presto. :)

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    4. Sì sono un avvocato, perché lo sei anche tu?

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    5. Sì, ma non esercito. Ho scelto la "mammanza" a tempo pienissimo! :)

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    6. E fai bene! Stanno rendendo la professione un'inferno, subordinata alle Assicurazioni e sottoposta a tanti di quei vincoli che mettono in serio dubbio la nostra indipendenza.
      Ad ogni modo, mi fa specie che anche sul web finisco per seguire una Collega senza saperlo ^-^
      Ma che bella scoperta, e che piacere!
      Alla prossima ;)
      Marina

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    7. Anch'io sono contenta: non mi era mai capitato finora di conoscere un avvocato in rete. Abbiamo un'altra cosa in comune... Quando hai tempo leggi anche questo vecchio mio articolo:
      https://trentunodicembre.blogspot.it/2016/02/io-sono-anche-questo.html

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  21. C'è un critico letterario di cui non faccio il nome per carità di patria e che scrive delle recensioni elogiative iperboliche, e di libri che mie amiche - lettrici onnivore - hanno letto e che hanno trovato pessimi. Quando s'innamora di uno scrittore o una scrittrice, ne parla per settimane e quello che è peggio è che irride le opinioni contrarie alle sue. Ho pensato che fosse pagato per farlo, una mia amica sostiene invece che gli piace pigliare per i fondelli i lettori. Insomma, io mi tengo accuratamente alla larga da recensioni di questo genere. Ultimamente leggo i libri con il passaparola, quasi mai mi fido delle recensioni. Sul mio blog ho recensito molti romanzi e anche raccolte di poesie, ho fatto anche delle stroncature di libri cosiddetti best-seller.

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    1. Il recensore che prende per i fondelli il lettore è davvero discutibile. C'è poco da fare: la lettura è un'esperienza assolutamente soggettiva, su questo siamo un po' tutti d'accordo.

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  22. Condivido in buona parte il tuo approccio, ma (c'è un ma)... ricorro alle recensioni solo se sono indecisa se leggere o meno quel libro, cosa che capita molto di rado. E in ogni caso le leggo con criterio e distacco, perchè so di essere una lettrice difficile che non si accontenta facilmente e che tende a essere ipercritica verso opere contemporanee.
    Di solito poi non mi consigliano libri, perchè molte delle mie amicizie non hanno tempo per questo ''lusso'', motivo per cui adoro cercare su IBS o in libreria titoli che mi catturino.
    Le critiche invece le lascio alla loro inutilità per il lettore. In fondo l'opinione che conta è la mia, perchè è a me che deve piacere un'opera.
    Bell'articolo :)

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    1. Grazie Anna. :)
      Io so, per esempio, che posso chiedere solo a un'amica, se voglio pescare in mezzo a critiche utili: di lei mi fido. Non ricorro, come dicevo, a nessun altro giudizio perché voglio arrivare "vergine" a una lettura. Solo così me la godo e la mia valutazione rimane autentica. Poi mi piace il confronto, ma solo poi.

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  23. Non si può negare l'utilità delle recensioni.
    Di solito, se decido di acquistare un libro è perché diversi "indizi" mi portano a farlo, a cominciare da come viene presentato e recensito proprio dall'editore.

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    1. Ecco, tu sei una che dà importanza alle recensioni, com'è giusto che sia, sennò perché esisterebbero! :)
      I miei indizi, invece, si valgono di altre fonti. Le recensioni vengono sempre alla fine.

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