La finestra socchiusa all’inizio della fase 2 della pandemia, adesso si è aperta un po’ di più: riconquistiamo gli spazi di quotidianità rubati dal coronavirus, in attesa di potercene rimpadronire del tutto. Se da giorno 4 maggio nulla è veramente cambiato per me, dal 18, una parvenza di ritorno alla normalità mi è parsa possibile: mi sono fatta un paio di chilometri a piedi per andare in libreria, senza avere violato alcuna regola e martedì scorso, in fila al supermercato, sono arrivata a leggere soltanto un capitolo del libro che mi porto sempre dietro, anziché finirlo, come sarebbe accaduto in un ordinario pomeriggio di spesa in lockdown. Piccole riconquiste: li sento lontanissimi i tempi in cui toh, mi mancano un paio di cosette, corro un attimino a comprarle! Adesso sono felice se davanti a me ci sono solo venti cristiani e non i duecento di qualche giorno fa. Evviva la fase 2 e mezzo!
Sono meno talebana con l’uso della mascherina: prima la montavo già nel pianerottolo e mi ostinavo a tenerla anche durante il tragitto fino al panificio: nemmeno un cane per le strade e io bardata come una guerriera; mi si appannavano gli occhiali, succhiavo l’aria dalla stoffa appiccicata sulla bocca, ma guai a farmi un tiro di ossigeno calandomi quella benda. Ora la tengo in mano e la indosso quando arrivo in un luogo chiuso o quando mi metto in fila da qualche parte. Ne faccio un ragionevole uso. E, soprattutto, non la sfoggio come copri mento.
Nel frattempo, in casa si è arrivati al culmine di tutto: internet è una rete martoriata. Pensavo: nel mio palazzo di quattro piani ci sono otto famiglie di lavoratori in smart working con figli studenti, ma cosa pretendere da una rete così sfruttata? I collegamenti sono sempre meno rapidi e funzionano sempre peggio. La mattina il mio cellulare si trasforma in router: i miei figli se lo tengono nella stanza durante le video lezioni e io me lo dimentico fino all’ora di pranzo. E le video lezioni non sono più una novità da testare, ma un metodo che ha stancato: adesso, mentre i professori spiegano, ci si si distrae con altre attività e quando interrogano, chi ha passato il turno, silenzia il microfono e ciao scuola!
L’entusiasmo del fai da te obbligatorio riguardo al taglio dei capelli, ha lasciato il posto a un ritorno di indolenza cronica; io continuo a essere tranquilla: ho recuperato i centimetri di ricci accorciati senza che la forma ne abbia risentito, ma la ricrescita dei capelli nei due ex marines è da guinness dei primati (primati inteso come ordine di mammiferi, si badi bene!)
Non parliamo delle conseguenze del mancato esercizio fisico, perché la chiusura della piscina e il mio nuoto in pausa forzata mi hanno restituito il mal di schiena con tutti gli interessi.
La storia dei congiunti, invece di fornirci rassicurazioni, ci ha mandato in tilt, insieme a tutti quei permessi consentiti che non consentivano e le nuove regole che hanno trasformato i dubbi in enigmi insolubili.
La storia dei congiunti, invece di fornirci rassicurazioni, ci ha mandato in tilt, insieme a tutti quei permessi consentiti che non consentivano e le nuove regole che hanno trasformato i dubbi in enigmi insolubili.
Ogni sera, la cena diventava un gioco a quiz:
Allora, concentratevi. Si possono barrare max tre risposte. Avete un minuto di tempo per pensarci. Siete pronti?
Si può andare al parco:
- da soli, esclusivamente per fare sport;
- in compagnia, anche senza necessariamente fare sport;
- da soli, ma lì puoi incontrare chi vuoi;
- in macchina, ma senza accompagnare qualcuno;
- in macchina anche con una persona, purché sia un congiunto.
Finalmente, il 18 maggio, una svolta: via libera per negozi, bar, gite fuori porta (posso andare a mare: oddio, quale mare?), posso vedere gente (in tutta la confusione dei “congiunti” da riconoscere, mi sono scordata che i miei sono in Sicilia: ma di che stiamo parlando?)
Le strade si sono riempite: che impressione!
Per scattare la prima foto mi sono messa al centro della carreggiata in pieno giorno, agli inizi della quarantena; adesso, quel tratto in prossimità dell’incrocio è tornato a essere ciò che è sempre stato: un caos di auto ferme al semaforo.
Non indago sulla cautela di chi ancora vive il dramma della malattia e le sue drammatiche conseguenze, non giudico le scelte fatte, le soluzioni adottate, le paure che le persone conservano. Ieri, ho fatto una passeggiata, tornando, dopo due mesi, a San Giovanni. Camminando lungo la via Appia Nuova, quei negozi aperti, con dentro le commesse intente a passare stracci e disinfettanti su ogni cosa, non mi hanno trasmesso la gioia della ripresa, ma la malinconia della difficoltà a ricominciare. Mi sembravano invitate a una festa, agghindate e pronte per il ballo, ma in una sala vuota.
Ci vorrà del tempo perché tutto torni come prima, ma tornerà davvero tutto come prima? Io non riesco a sciogliere il nodo psicologico della paura che il virus incoronato possa saltarmi in gola in qualunque momento, fosse anche mentre mi provo un abito dentro uno spogliatoio sanificato male. Per questa ragione non metto piede dentro alcun negozio di abbigliamento e in libreria sono andata solo per prenotare un libro: buttavo l’occhio nelle corsie, senza pensare anche solo un secondo di poggiare il dito sopra una copertina.
Dunque, eccomi: con più cose da fare fuori (senza più l’obbligo dell’autocertificazione, per fortuna), e dentro casa con sempre le stesse. Mi aggrappo alle abitudini consolidate e al conforto dell’appartamento, come se il mio rifugio, adesso, sia diventato un magnifico castello.
Aspetto solo che, in tutte queste fasi che si susseguono, una possa darmi finalmente il via (senza limiti) per tornarmene in Sicilia.
Io mi sento ancora in mezzo a un guado. Non lavoro più da casa quindi ho un maggiore contatto con il "Mondo esterno", faccio delle passeggiate all'ora di pranzo sia come forma di esercizio fisico che come metodo per riavvicinarmi alla sensazione di normalità, indosso la mascherina mentre passeggio ma se proprio non gira un'anima me la tolgo, i guanti ho smesso da un bel pezzo di indossarli perché non ce la facevo più (per ovviare mi lavo le mani e me le disinfetto con maggiore frequenza) e quindi... Niente, alla fine rimane ugualmente una sensazione di insicurezza, di fastidio, di frustrazione. Spero arrivi presto il vaccino a toglierci da questa empasse.
RispondiEliminaLa frustrazione, più di tutto e non so nemmeno bene per cosa. È come se nulla mi appartenesse più e io dovessi chiedere permesso per fare ogni cosa. Che sensazione alienante!
EliminaL'angoscia più che diminuire aumenta, spero si muovano velocemente per trovare finalmente un vaccino.
RispondiElimina...e dicono che in autunno ci sarà un “ritorno di fiamma” persino più violento! Non sono catastrofista, ma queste informazioni non sono rassicuranti.
EliminaÈ consolante che ci si possa raccontare come stia cambiando la situazione fra le due fasi. Non uno schiudersi di possibilità, però, ma fin troppo. Sono preoccupata per gli assembramenti che comunque si vedono in giro in particolare nei locali notturni. Non è un caso che abbiano mandato una lettera a tutti i prefetti del paese perché le forze dell'ordine osservino la situazione.
RispondiEliminaAnche a me era passato per la mente il mare, ma come a te, il lido di Ostia proprio non mi attira. Per giunta, continua la mia segregazione per il troppo impegno nella didattica a distanza, ora è tempo di ultime verifiche, collegio docenti e imminenti scrutini. E poi... beh, a fine giugno attende il trasloco. :)
La chiusura delle scuole, già! È stato difficile anche per voi docenti!
EliminaComunque dai, il trasloco sarà pure un pensiero che crea confusione, però è l’inizio di un nuovo inizio. E che lo sia in tutti i sensi! 🙂
Dai dai dai... si torna alla normalità, anche se in maschera.
RispondiEliminaCerto, se fai oggi la foto in mezzo alla carreggiata, ti si schiaffano sotto.
Speriamo nella buona creanza, comunque.
Moz-
Sai che strano, vedere un paio di mesi fa quella carreggiata, normalmente arressata di macchine, tutta vuota! Questa credo resterà l’immagine più poetica di tutto questo dramma!
EliminaAnch'io l'ho sentita come una ripartenza zoppa. La palestra riapre, potremmo allenarci senza mascherina (perché attività intensa) ma lontane almeno due metri e soprattutto con condizionatore spento (perché a ricircolo), ma porte aperte. Quindi al caldo, sudate e pure in corrente d'aria. Ho risposto no grazie. Ho tutto per allenarmi da casa (che poi a luglio e agosto la palestra era sempre stata chiusa lo stesso).
RispondiEliminaDi andare in azienda ancora non se ne parla, perché basta fare un paio di conti di costi di sanificazione e mascherine giornaliere per capire che lo smart working conviene eccome.
Tutto intorno però osserviamo l'indifferenza. Il supermercato sabato era pieno di gente, troppi con mascherina abbassata (pure gli anziani!) che ti veniva a pochi centimetri a guardare lo stesso scaffale. Per non parlare delle immagini della movida padovana che hanno fatto il giro di stampa e telegiornali...un carabiniere preso a pugni, un ventitreenne arrestato, bar multato (ma tanto non è la prima volta), cittadini sui social arrabbiatissimi.
Io sto cercando di organizzarmi qualche giro di acquisti, tutto con prenotazione via telefono, solo ritiro con pagamento. Per contribuire all'economia, ma senza stressare pure le commesse.
Io ho sperato nella ripartenza della piscina, ma niente, pare proprio impossibile. E, in effetti, come si fa a gestire il numero di persone che nuotano nella stessa corsia, non parliamo degli spogliatoi... Niente, mi rassegno, tanto tra poco, forse, potrò nuotare a mare.
EliminaL’unica forma di vera strafottenza che registro qui è la voglia dei giovani di riunirsi nei locali, che ci può stare, però non con questa totale assenza di senso di responsabilità: sono seduti vicinissimi, stanno senza mascherine, si fumano in faccia... Capisco che per un esercizio commerciale, un bar, un negozio, questa sia vita, però... davvero quello che è successo non è rimasto addosso a molte persone? Che, forse, è persino un bene, ma, Dio mio, due mesi di quarantena per tutti non hanno insegnato niente?
Credo che per tornare in Sicilia ti converrà attendere almeno un altro mese.
RispondiEliminaPer il resto, anch'io continuo ad evitare i negozi (eccetto quelli di stretta necessità).
Ad esempio ieri sono finalmente stata in merceria per fare scorta di calzini e mutande per tutta la famiglia.
A differenza di altri, però, non ho paura di lasciare il nido, anzi... non vedevo l'ora. Quindi mi sto concedendo un'oretta di passeggiata al giorno con figlio e marito, lontano da tutti.
Insomma, posso definirmi serena e la coronavirus fobia continua a non colpirmi.
Tornerò in Sicilia, in ogni caso, a luglio: tra esami di Stato di mio figlio e lavoro di mio marito, i tempi sono questi.
EliminaLa mia, più che fobia da coronavirus, è proprio un senso di quiete che provo quando sto a casa o faccio le mie solite cose, come andare a comprare il pane o fare anch’io la passeggiata quotidiana nel quartiere, raggiungere la chiesa, passare dal fruttivendolo, cose così. Però, se ho da fare qualche acquisto, se devo andare alle Poste, se devo riprendere la metro, allora provo subito disagio. Ho letto, in questi giorni, della sindrome della capanna: che ne sia affetta?
Effettivamente mi hai fatto venire in mente proprio quella...
EliminaNe verrò fuori: sono fiduciosa e spero che le cose vadano sempre a migliorare. Un’altra paura che ho è che si debba ripiombare nel baratro: t’immagini, dovere fare di nuovo qualche passo indietro, perché le cose non funzionano come dovrebbero... 😨
EliminaIo sto alternando il lavoro in ufficio allo smart working per due volte a settimana.
RispondiEliminaIn Lombardia l'aria è ancora pesante, non ho smesso di usare sempre la mascherina e i guanti anche se soffoco, soprattutto sui mezzi (treno, metro e tram). Per quel che riguarda tutto il resto, sono abbastanza delusa e schifata, ma ne ho parlato già a sufficienza da me. La cosa più gratificante che ho fatto, diversamente da te è tornare in libreria e perdermi. Forse perché conosco bene il posto, so quanta cura ci hanno messo per farci trovare un ambiente sicuro e protetto. Ci sono già stata un paio di volte, ho ritrovato il mio amico librario, ho comprato un paio di libri e ne ho ordinati altri due. Abbiamo ricominciato a chiacchierare di libri letti o in lettura e di autori che ci piacciono. Ecco, qui mi è sembrato di avere recuperato parte del sospeso. Non so se tutto tornerà come prima, ma voglio continuare a crederci.
Ciao!
Sì, forse la libreria è l’unico luogo dove tenterei il riambientamento. È solo questione di tempo: due mesi come gli ultimi trascorsi, secondo me, non possono essere dimenticati dall’oggi al domani. Ci vorrà tempo per riconquistare fiducia e lasciarsi andare un po’ di più alle vecchie abitudini che abbiamo dovuto forzatamente accantonare.
EliminaSperiamo bene!
Da noi, forse anche per il fatto che la regione Friuli non è molto colpita, il 18 ha segnato una ripresa della normalità... mascherata, ma sempre piacevole, non pesante. Speriamo che la situazione si alleggerisca ovunque.
RispondiEliminaUn pò come giù, in Sicilia. Mia madre mi racconta che il disagio e la preoccupazione inferiori, rispetto ad altre aree in Italia, stanno favorendo il ritorno alla normalità.
EliminaQui sarà un processo più lento, ma speriamo non ci si debba pentire.
Io devo smaltire i due chili presi nel periodo di blocco, quindi tornare a camminare è una benedizione, però mi irrita incontrare la metà della gente senza mascherina (ma non è obbligatoria?). In palestra non tornerò anche perché andavo a fare pilates e quindi eravamo in gruppo, a questo punto aspetto settembre per ricominciare, mi sento più tranquilla. Per il lavoro ho sempre alternato giorni in presenza e giorni in lavoro agile (ma agile per chi? mi viene mal di testa per la lentezza di alcuni funzioni ...) con la differenza che ora c'è più traffico. Per il momento ho prenotato il parrucchiere (il primo posto disponibile è giugno!) e ieri, che ero in ferie per fare una visita medica, ho preso il primo caffè all'aperto a tavolino ben distanziato che mi è sembrato una meraviglia. Spero che ci facciano uscire dalla regione per andare in vacanza...
RispondiEliminaIl parrucchiere non mi vedeva prima, figurati adesso! :)
EliminaEquante visite mediche abbiamo in sospeso qui: dentista, oculista, analisi del sangue... uhhh, bisognerà riorganizzarsi. Sai cosa mi sta sembrando? Quando ho tolto il gesso dal piede: un mese e mezzo di immobilità e poi la fisioterapia per riabilitare l’arto e riabituarlo al movimento naturale. Ecco, siamo in fare di riabilitazione: ancora gli esercizi sono pesanti! Ci vorrà del tempo, un po’ di buona volontà e tutto tornerà come prima. 🤞🏻
Per quanto mi riguarda, tolte le restrizioni al poter uscire a fare una passeggiata o un giro in bicicletta, non mi è cambiato molto rispetto alla Fase 1. Continuo a permanere in sospensione. Sono due mesi che non lavoro e a giugno sarà più o meno lo stesso. Che non è solo un discorso economico, ma anche sociale. Puoi pensare a me come a quello che sul molo, rimasto da solo, guarda gli altri allontanarsi sulle loro barche verso l'orizzonte.
RispondiEliminaBella l’immagine. Per molti, in effetti, le cose non sono cambiate e anche la sensazione che provo io ha qualcosa di straniante, ancora. Sarà solo questione di tempo? Non abbiamo molta scelta se non aspettare: l’ultima barca attraccata al molo sarà la tua, Marco.
EliminaCiao, in questa fase 2 ci abbiamo creduti in molti ma a me sinceramente fa ancora paura. in giro vedo troppi iresponsabili, mascherine usate malissimo e distanze non rispettate.
RispondiEliminaMi sono unita ai lettori fissi, fai un salto da me se ti va!
Ciao Sily, benvenuta. Ho visto che hai inaugurato il tuo blog parlando proprio di covid-19 e relative conseguenze. Sarò lieta di leggerti ancora.
EliminaBuon inizio di avventura in rete.
Ti ho letta. Ho sorriso mentre ti leggevo. Mi sono riconosciuta. Mi sono intenerita. Ti ho dato ragione. Mi sono persino sentita sollevata quando hai parlato del nuovo uso della mascherina (pensavo d'essere l'unica scriteriata ad aver ceduto all'aria, mentre prima partivo bardata dal bagno di casa e mi schiattavano i polmoni fino al rientro...)... ma il gesto che mi ha fatto sentire a te più vicina è stato quello finale: il braccio che si flette e tira giù il gancio immaginario a mò di forza EVVAAAAAIIIIII E SEEEEEEEEEE: anche io attendo quella di fase, Marina, quella che ci regalerà il pass per tornare a casa. CA-SA. Marina. CA-SA. Che se ci arrivo quest'anno, scendo dal traghetto e bacio per terra, giuro!
RispondiEliminaSì, Irene, troppo lontane dalla nostra terra: è tempo di preghiere serie. Io, l’estate, la voglio trascorrere giù!
EliminaOrganizziamo un rito propiziatorio, una danza, qualunque cosa: am’ a turnari, Irè, bonu cchiu di sto covid, cazzi e mazzi. 😤😁