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giovedì 11 marzo 2021

Il Taccuino narrante: osservazioni, note e spunti tratti dalla quotidianità - LA VICINA DI CASA

Abitiamo in un appartamento al terzo piano, in un condominio dove ci siamo trasferiti dodici anni fa. Le mie figlie hanno legato con Valeria, la secondogenita di Anna, che abita al primo piano ed è la mia migliore amica. Siamo tutte persone tranquille, nel palazzo: nessuno screzio, nessuna bega condominiale. Due appartamenti sono ancora sfitti: uno è quello sopra di noi. 

Mio marito è un tipo preciso, vuole che tutto venga fatto in un certo modo. Per esempio, non ama mangiare in cucina; lui, pranzo e cena, vuole che si apparecchi in salone: muoviamo piatti sporchi e pentole cercando di non rovinare i mobili buoni, che la cucina, comoda e pratica, no, quella non va bene, è piccola e disordinata, dice lui. E non è l’unica fisima che ha: mio marito vuole che si tengano le serrande della stanza da letto e dello studio sempre abbassate e odia i rumori. La nostra intera esistenza è votata al silenzio e mi sono abituata anch’io a parlare a voce bassa, a rimproverare a voce bassa, a litigare a voce bassa, perché ci sentono tutti e le pareti sono sottili e non dobbiamo disturbare nessuno. Neanche i nostri cani - ah sì, dimenticavo: con noi vivono due labrador - nemmeno loro  sanno più abbaiare. 
Ogni mattina accompagno in macchina Gaia e Marta a scuola, Fabio a quell’ora è già a lavoro, poi mi occupo del resto: spesa, casa, cani. È tutto un entra, esci, pulisci, cucina, non v’azzardate a sali’ sul divano che v’abbandono pe’ strada, eh! Ma Mia e Nikita non sempre sono ubbidienti e una volta m'hanno pure strappato la tappezzeria di una poltrona, che mio marito voleva ammazzarli. E anch’io mi volevo ammazzare.

Avevo un lavoro, prima di rimanere incinta di Gaia: mi ero detta va beh, quando cresce, rientri in ufficio. Invece è arrivata Marta e va beh, quando cresce anche lei, ritorni al tuo impiego, poi mio marito s’è convinto che io sto meglio in casa, i cani che la mia vita è votata ai loro bisogni e insomma, eccomi qua: faccio la casalinga, ma un giorno... un giorno me la riprendo la mia libertà.

Una mattina di aprile, subito dopo Pasqua, incrocio per le scale una sconosciuta che mi dice "buongiorno” e continua a scendere. Le rivolgo un saluto sospettoso, senza interagire: devo esserle sembrata antipatica. Non indago più di tanto, forse verrà ad abitare al quarto piano. Quando, casualmente, la rivedo in cortile, mentre cammino trascinata dai cani, la fermo e cerco di recuperare la freddezza del primo incontro. Mi presento e lei fa lo stesso. Si chiama Marina. Eccoli, i nuovi arrivati nel nostro tranquillo condominio: quattro siciliani, due figli maschi dell’età delle mie ragazze. 

Qualche mattina dopo, un paio di furgoni carichi di roba, per ventiquattr’ore, si piazzano lungo la strada davanti al palazzo, complicando il transito. Il carro elevatore lavora senza tregua, con un rumore che sopportiamo e cerchiamo di trascurare, barricandoci nelle stanze dell’altro lato della casa. Non c'è che fare: è un trasloco. Mio marito accetta persino di mangiare in cucina, per evitare il trambusto. In salone, sostiamo il minimo indispensabile e dalla stanza da letto, attraverso le fessure della serranda calata, intravediamo imballaggi agganciati alla piattaforma che sale e scende, sale e scende, sale e scende dal quarto piano fino a sera.

E quello, che è? 

Oddio, un pianoforte! 

Sarà un problema, già lo so.

Marina è sempre rilassata, quasi la invidio: io sempre di fretta, oberata di impegni solo di natura domestica, che stress! almeno, quando lavoravo in banca, il tempo per una chiacchiera, una sigaretta e un caffè lo trovavo. E lei, quando la incontro, che avesse mai un segno di stanchezza in viso! Io incazzata per ogni cosa: per il traffico, per le persone che non sanno guidare, per le braccia che non mi reggono più, per le figlie che in metro non vanno, per i cani che tutti volevamo e a nessuno, se non a me, tocca portarli fuori... e quella donna pacifica, sempre in ordine, sempre sorridente. Come riesce, piuttosto, a sopportare tutto il casino che fanno i figli! 

Il grande non parla, urla. È come se avesse un amplificatore incorporato nelle corde vocali e poi chiama chiunque da una stanza all’altra e canta, canta come se la svolta della giornata dipendesse da quante note alte è in grado di prendere. L’altro studia al Conservatorio, mai disgrazia più grande poteva colpire la nostra famiglia! La mattina, per fortuna, i ragazzi sono tutti a scuola; ma il pomeriggio è una punizione: comincia a suonare alle quattro e, con gli intervalli, finisce alle sette. La musica è bella, per carità e lui è molto bravo, ma il suono si propaga in ogni stanza e rimbomba nelle nostre teste in modo esasperante. Le mie figlie sono costrette a studiare con i tappi nelle orecchie e potete immaginare Fabio, quando torna dal lavoro! Certe volte, in preda all’ira, che piazza spesso nel nostro rapporto, non riesce a trattenersi: è lì lì per esplodere, conosco le sue reazioni. Anzi si limita ad afferrare la scopa e a fare tremare il tetto, che se non fosse che siamo persone per bene... lo so io la guerra che scatenerebbe!

Impossibile avere una discussione animata con Marina. Lei continua a salutarmi col sorriso e a chiacchierare con me amabilmente. A Natale invita tutte le signore del palazzo per un tè in casa sua: prepara le torte e poi, a ognuna di noi, regala un pensierino fatto con le proprie mani. Ti devi proprio impegnare per odiarla. 

Quando capita che parliamo del pianoforte, lei si dispiace, ribadisce che il Conservatorio richiede ore di studio e costanza, che il figlio non ha più solo il saggio di fine anno da preparare, deve anche dare esami. Le dico "certo, capisco", con lo sguardo sconfitto.

Insomma, mio marito continua a rompere i cojoni, io bado solo a casa, figlie e cani e adesso ci si mette pure Chopin, che mi suona le pernacchie dal quarto piano e mi dice, in musica, che la mia vita... è tutta sbagliata.


30 commenti:

  1. Bellissimo questo racconto e il mondo in cui sei riuscita a parlare di te e di voi guardandovi dall'esterno.
    Però, non vorrei mai essere nei panni della tua vicina. Anche se le torte e i souvenir natalizi le apprezzerei volentieri. ;)

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    1. Sì, lo so, non è facile per nessuno avere un vicino di casa che suona uno strumento musicale. Noi ne siamo consapevoli, infatti un altr’anno, se mio figlio rimarrà a Roma a frequentare l’università, abbiamo deciso di fare insonorizzare la stanza.
      D’altro canto, però, potrebbero evitare di sbattere la scopa sul tetto: è proprio una burinata.
      E sì che, poi, io ci passo sopra e faccio regali a tutti, per Natale. 😊

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  2. Mi ha fatto sorridere questo racconto, perchè nel bisogno di silenzio della protagonista mi ci sono ritrovata un po'...anche se ascoltare buona musica da un vicino di casa penso mi farebbe piacere.
    A parte questo, la tua è una prosa molto spigliata e accattivante, si legge volentieri. Ma il racconto finisce qui o continua? E' tanto avvincente che mi piacerebbe leggerne il seguito...o è affidato solo alla nostra fantasia?
    In ogni caso, GRAZIE!

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    1. Grazie a te.
      No, questa è una pagina estemporanea nata da un mio sfogo, dopo l'ennesimo accordo preso con la signora di sotto. Ormai abbiamo entrambe i figli in dad e il mio vorrebbe studiare anche di mattina. Lei è una persona ragionevole, così abbiamo concordato dei giorni e degli orari possibili.
      Mi mancano i vecchi vicini di casa: loro, quando suonava Edoardo, si mettevano in ascolto e, certe volte, salivano su a sentirgli eseguire i brani dal vivo. Erano meravigliosi.

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  3. Simpaticissimo :-D
    Comunque, se qualcuno si lamenta della musica al pianoforte che si diffonde nel condominio, giusto per una settimana ospita a casa tua un rapper che deve "fare le prove" ogni giorno. Così magari comprendono che il piano non è così male ;-)
    P.S.: sopra di me abitano due invasati che ogni tanto litigano e si sente ogni minima parolaccia che si urlano contro. Decisamente peggio.

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    1. Il fatto è che il rapper, in casa, ce lo abbiamo pure: è il mio primogenito, che conosce a memoria - e canta - tutte le canzoni di Eminem. 🤦🏻‍♀️ Diciamo che l’esuberanza dei miei figli non si sposa con il mortorio del piano di sotto. Sono passati cinque anni e stiamo ancora lavorando per raggiungere una buona via di mezzo. 😅
      Certo, litigi e parolacce sono decisamente peggio.

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  4. Ah ah ah ma è meraviglioso, amica mia.
    In particolare, l'incontro del lettore con quella Marina a metà racconto. Quella Marina è proprio come è descritta qui, gioviale, composta, sempre sorridente, simpatica. Vorremmo essere tutti vicini di Marina, anche con Chopin che ci fa marameo.
    Bellissimo lo stile, come sempre.
    Mi piace in particolare il fatto che tu abbia modificato il registro per meglio rappresentare la semplicità di chi racconta.

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    1. Grazie Luà 🤗
      Volevo raccontare questa situazione che ormai si è consolidata negli anni, ma non volevo farlo dal mio punto di vista. Conoscendo, per come l’ho conosciuta io - s’intende - in questi anni, la signora di sotto, non mi è venuto difficile calarmi nei suoi panni e, credimi, io e lei siamo proprio il giorno e la notte: mi viene da ridere, tutte le volte che ci incontriamo giù, lei è sempre stressata per un motivo o un altro, sbuffa, corre appresso ai due cani, è stanca... e io, tutto l’opposto: sono pimpante pure quando mi tiro dietro il carrello della spesa. 😁 Credo che mi prenderebbe volentieri a schiaffi! 😂
      Vorrei avere dei vicini meno esigenti, perché lo so che uno strumento musicale può non essere sopportato alla lunga, ma nel rispetto dei regolamenti e degli orari consentiti, chi suona ha il diritto di farlo. E nonostante ciò, noi provvederemo a trovare una soluzione.
      E niente, vita di condominio! Tu sei fortunata: mio figlio, in casa tua, vivrebbe nella pace degli angeli e suonerebbe senza guardare orologi e inserire sordine.

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    2. E infatti quando verrà qui non vedo l'ora si metta al mio modestissimo pianoforte, suonando tutto quello che vorrà per tutto il tempo che vorrà. :)

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  5. Anch’io ho apprezzato moltissimo questo racconto e quando ho capito che eri tu la tipa nuova fichissima a metà racconto mi sono sentita orgogliosa di quanto sei brava a scrivere e a non stressarti!
    Io non ho problemi coi vicini umani, trasloco troppo spesso! Sono quella che nessuno capisce il suo accento.

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    1. Ahah, cara Lisa, l’unica cosa che la tizia di quaggiù adora è proprio il mio accento siculo. Che poi, siamo in buoni rapporti: questo perché ho sempre mantenuto con lei un atteggiamento cordiale, che è la mia personale arma per spiazzare la gente che vorrebbe attaccare briga. Non mi forzo, eh, è solo la mia natura: quando mi rendo conto di avere gente stressata attorno a me, provo ad alleggerire il carico. 😁
      Felice del tuo apprezzamento. 🤗

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  6. Bellissima cronaca. Sarà che noi siculi abbiamo la naturale capacità di stringere relazioni, ma la descrizione del tuo “abbordaggio’della vicina silenziosa e stressata mi è stata subito familiare. Vedrai, anche il marito rompiscatole prima o poi apprezzerà la compagnia, ma insonorizzare la stanza mi pare comunque indispensabile

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    1. Sì, lo è. Fino a qualche anno fa, mio figlio suonava con un impegno diverso e più sopportabile. Ora che ha incrementato è giusto non fare pesare agli altri i suoi sacrifici.
      Sei anche tu siciliana? Direi che è proprio nel nostro dna fare facilmente amicizia e renderci subito disponibili. Questo, però, la vicina di casa lo sa e me lo riconosce. ;)

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  7. Sei davvero sicura che la vicina non ti odi? E non per il pianoforte ma per il fatto che appari serena e felice, lei cova una rabbia sorda per la sua vita sbagliata...
    Comunque non farci caso, la mia anima giallista viene sempre fuori. Brava ottimo racconto!

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    1. Eheh, purtroppo o per fortuna, io sono benpensante: la prima cosa che vedo è il bene, poi, eventualmente, mi addentro e scopro quanto mi sia sbagliata. Questo per dire che potresti avere ragione da vendere, ma io riesco ancora a fare prevalere la mia parte buona.
      Solo quando sono in una giornata no penso a Rosa e Olindo della strage di Erba! 😨😁

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  8. Seee, dilettanti.
    Una mia vicina di casa d'estate ascolta la musica delle balere tutto il giorno, dalle sette fino a oltre mezzanotte, aumentando di volume con lo scorrere delle ore. Prova a immaginare ogni momento della tua giornata con questo insopportabile sottofondo.
    E prima ce n'era uno con un impianto da Karaoke. I suoi cavalli di battaglia? Renato Zero, Giusi Ferreri, Lady Oscar.
    La tua vicina è fortunata, credi a me...

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    1. Che qualcuno venga a dirglielo, che è fortunata: che la musica classica è bellissima, che il pianoforte è bellissimo. Peccato, non pensarla tutti alla stessa maniera!
      No, però, io so essere abbastanza critica e capisco le sue ragioni, anche perché non è che mio figlio si siede al pianoforte e fa un concerto: lui deve imparare gli spartiti, dunque ripete, sbaglia, ripete ancora e poi fa scale e scale e scale a tutte le velocità: insomma, un po’ una camurria c’è. Solo che non abbiamo cosa fare, se non ottemperare alle regole della legge, dunque suonare nelle ore consentite, cominciare più tardi nel fine settimana...
      Comunque, gente bizzarra ce n’è: la musica da balera! 🤦🏻‍♀️

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  9. Questa Marina, così serafica e sorridente, mi ha sorpresa di nuovo. Oggi ho scoperto che scrive. Sarà questa la chiave della sua serenità? Con Fabio a lavoro e i cani a cuccia, rassegnati in salone per via della pioggia battente - eh, no, non t'azzardà a portarli fuori quando piove, se no impazzisco, direbbe Fabio - bazzicavo annoiata per internet quando stranamente mi sono imbattuta nella foto di uno scorcio che mi sembrava familiare. La prima frase subito a seguire, quell' "Abitiamo in un appartamento al terzo piano" ha colpito subito la mia attenzione. Pure noi abitiamo al terzo piano. Poi quei nomi, Valeria e Anna. Proprio come mia figlia e... e... la mia migliore amica? Anvedi che... Non ci volevo credere. Qualcuno scriveva di noi. E quel qualcuno era proprio lei, Marina. Insomma, ho scoperto così che scrive e...

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    1. ...meno male che nei commenti s’è mantenuta cordiale e garbata, che ancora ancora sembriamo essere noi le vittime e non i rompicojoni. Poco poco una parolina in più e lanciavo mio marito al grido di guerra: “Fuori i pianisti dal quartiere!”

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  10. Sono alle lacrime, a cercare di immaginare questo condominio, il vostro condominio!
    Perché qui, signora mia, non lo so nemmeno io come, mi sono adattata al silenzio. Sono passata dall'adolescenza con la musica unz-unz a tutto volume in casa singola di campagna a sentirci dire, in maniera volutamente offensiva, durante una riunione condominiale: "C'è sempre troppo silenzio in questo condominio, non è ora che fate dei figli?" Quindi io soffro, soffro terribilmente ad ascoltare gli AC/DC con le cuffie e vedere qui a fianco il glorioso stereo Sony, casse in legno che se non le tengo mi sfondano le finestre, muto. Muto!! E pure si lamentano il troppo silenzio? Ho sorriso, perché so da fonti certe che a quella persona dà proprio fastidio il mio sorriso, e da quando lo so, ho sempre un'espressione di Buddha in faccia. Però quel che penso è ben altro... "Senti, marito, esci un attimo che glielo faccio sentire io il silenzio! Gli sturo tutti i tubi del condominio solo con i bassi. Poco poco." XD
    Bravissima, proprio ben scritto.

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    1. Grazie. 😊
      Mi piace che per giustificare un impicciarsi nei fatti altrui (scelta di fare figli) si trovi il pretesto del silenzio! 😅
      Che poi sto silenzio! E basta, la gente vive anche di volumi: la maleducazione mai e su questo siamo d’accordo, l’unz unz notturno magari no, però un sano rock sparato dalle casse dello stereo in un orario possibile, un brano, uno soltanto... e che cavolo! E noi che proponiamo musica al pianoforte, dovremmo ispirare relax, non provocare nervosismo!
      Senti, l’espressione di Buddha è il miglior modo per evitare carneficine, dunque grandi sorrisi e vaff... “sussurrati” alle spalle! Lo chiamano buon viso a cattivo gioco: mi sa che ci prendiamo la laurea su sta cosa! 😄

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  11. Bel racconto a sorpresa. Madò, che scatole il marito della protagonista... ma anche la convivenza con la musica non è sempre facile. Da bambina, quando il vicino di casa suonava (malissimo) il flauto, mi consolavo pensando: e se fosse una grancassa? XD

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    1. Grazie. A Palermo, avevamo il vicino di casa che suonava la batteria, pensa. Ovviamente la suonava in garage, ma il suono si sentiva pure nel quartiere confinante. Questo per dire che è vero che vivere con qualcuno che ti suona nelle orecchie è più spesso una iattura e a questo rimedieremo presto, però quel marito rompicojoni resta e non c’è modo di venirgli incontro. A me solo l’idea che voglia stare sempre al buio e in silenzio mette una tale ansia! :D

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  12. Mio papà suona il piano a casa, ma non ha mai studiato nenie rompiballe, quindi era musica e nessuno si è mai lamentato. Ora suona di meno, ad 88 anni ha meno voglia, ma dopo la morte di Battiato, ad esempio, si è messo lì a rendergli omaggio, ed è come fosse ringiovanito di botto. La musica fa miracoli..

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    1. Purtroppo studiare il pianoforte non è come suonarlo e basta. Cioè, mi rendo conto che quando mio figlio studia i pezzi ripete una traccia fino all’esasperazione e questo può risultare pesante per le orecchie del vicino (tra l’altro di suo poco tollerante), però quando esegue i brani per intero è un piacere starlo ad ascoltare. Lì capisco meno la lamentela.
      Tuo padre meraviglioso: complimenti davvero. I migliori pianisti, a oggi, sono tutti anziani e ancora bravissimi, perché è vero che la musica fa miracoli e non ha età.

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