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giovedì 13 maggio 2021

Fine di una storia

Fiat lux!

Guardate un po’ chi è tornata?

Shhh, fate silenzio: c’è una rilettura in corso... 

Il temporale mi tiene sveglio fino alle prime luci del mattino. L’immobilità di Carla dentro il letto mi fa immaginare che il suo sonno stia seguendo un andamento placido e questo mi irrita più dei tuoni che ruggiscono ancora senza tregua. È lei, con questo respiro regolare e la posizione composta sotto le lenzuola, a innervosirmi: girata su un lato, mi dà le spalle, come nella vita e non si cura di come io stia, di cosa pensi dopo la nostra ultima discussione. Sto provando a gestire la precarietà intervenuta fra noi, ma anche parlandone con lei ricavo solo distanza e sufficienza: “sei paranoico”, mi fredda. Il nostro letto è terreno di silenzi, mi sono convinto che sia quello di un altro uomo a raccogliere l’intimità dei suoi pensieri e non solo quella. La rabbia che provo nasce dalle insinuazioni che autoalimento con la mia insicurezza: mi servono per non sentirmi un marito di trentacinque anni, che non ha più creduto di poter essere felice.


Ti fermi. Sbatti la mano sulla fronte, la fai scivolare lentamente sulla faccia e poi ti stritoli le guance. Interpreto il gesto come un'esemplificazione di una serie di osservazioni: "ma che cacchio ho scritto", "oddio, che è sta schifezza", "come ho fatto a scrivere sta roba".

Aspè, che fai! Lo so lo so cosa pensi: ti trovi banale, quasi imbarazzante e ti rode di essere cascata nella trappola della scrittura intimista, ma un attimo! sono passati cinque anni, si può aggiustare. Tutto si può sistemare, tutto può prendere un’altra forma. Non lo ricordi? era nel tuo progetto, scrivere un capitolo al presente e uno al passato, era la formula scelta per raccontare la vita di Dante su due piani temporali.

Adesso non cancellarla, la mia tribolazione confessata mentre osservo Carla, accanto a me,  che dorme ancora: l’idea è buona.


Carlaaa, e tu non dici niente? La nostra scrittrice sta selezionando tutto, non salva manco una riga, ci taglia... 


CANC


Non siamo più l’incipit del prologo di questo romanzo.


Punti lo schermo accigliata; muovi la rotella del mouse, le pagine scorrono rapide fino al quinto capitolo.


Il mercato della Vucciria, a quest’ora del mattino è un ritornello di voci, una ressa di colori e profumi speziati che si mescolano al lezzo di piscio ristagnante agli angoli delle saracinesche abbassate e ai sacchi di rifiuti lasciati fuori dai cassonetti. Il banco del pesce è insediato dalle vespe, le cassette di frutta e verdura sporgono lungo la strada stretta e nell’aria si diffonde un odore pungente di olio fritto. Pasquale “u putiaru”, piazzato col suo carretto vicino all’edicola, sta già riempiendo con meusa e caciocavallo le pagnotte calde inzuppate di brodo. [...]

Mentre cammino incrocio casualmente lo sguardo di un tale che fa la mossa di fermarsi, ma poi prosegue. Un’analoga incertezza rallenta il mio passo: quel volto mi è familiare... 


Damiano! Ma dove sei finito: sempre per i cazzi tuoi, tu! Siamo al nostro incontro.


Ha i capelli tenuti da un elastico in una crocchia sciatta, che gli scopre una bordatura rasata sui lati e lo stesso sguardo torvo che il tempo non ha addolcito: è la caratteristica principale che lo mantiene nel suo ruolo di artista dannato.


Sbuffi.


Damianooo! Prova a convincerla tu (anche se non ci sei mai riuscito). Sta scuotendo la testa e questo non è un buon segno.


Lascia, almeno, sopravvivere il dialogo fra me e lui al bar: funziona, ti garantisco che funziona. 


CANC 


È stato Damiano il tuo vero problema, vero? Ammettilo. È colpa sua. Volevi l’artista geniale e anarchico ed è venuto fuori un ribelle del cazzo, senza spessore. Com’è che la chiamate voi scrittori? Caratterizzazione? Con me ci sei riuscita, però! Mi hai dato una storia e io ti ho fatto capire chi fossi, dove volessi andare e cosa volessi fare. Sono un bel personaggio. Non conto nulla, io? 

Mi hai mollato qui, dentro una stanza con un leone di peluche sul letto e un quadro alla parete a ricordarmi l’estate più brutta della mia vita. Volevo venire fuori da questo undicesimo capitolo, mostrarti quante altre verità avevo da raccontare, ma tu hai messo il lucchetto al file, bollandolo con un titolo provvisorio e ciao.

L’ottava nota”: non mi hai lasciato suonare nemmeno la prima! 


Sì, il titolo lo puoi cancellare. Su questo siamo d’accordo.


Il mio primo amore è stato un violino, con la cassa armonica in legno di abete e acero massiccio, la tastiera in ebano e la finitura laccata. Era la cosa alla quale tenevo di più. Lo conservavo dentro una custodia imbottita di velluto rosso: il mio bene prezioso! Nessuno poteva toccarlo. Ne ero geloso e non me ne separavo mai. Prima ancora di scoprire di possedere un talento, capii che la musica era l’unico mondo che volevo esplorare.


Sono un bambino-prodigio, mi hai messo in mano un violino a quattro anni, ho vissuto il mio primo amore per una domatrice di leoni a diciassette e non ho mai superato uno shock, che mi ha cambiato la vita; da adulto, ho gestito un matrimonio in crisi, l’amicizia complicata con un collega di Conservatorio... e poi? 

Poi sei sparita, hai abbandonato tutti in balia di una sorte ancora non scritta, con i fantasmi al loro posto e le tante questioni irrisolte. Ci hai confinati dentro una storia che non arriva da nessuna parte. Siamo rimasti blindati in mezzo alle parole di una pagina elettronica che non hai più aperto. E noi, nel frattempo, ci siamo infiacchiti, dovevi aspettartelo! 

Ma sei in tempo per recuperare. Un romanzo non ha una scadenza per essere scritto. Non rinunciare a noi. Sapremo guidarti verso una svolta pazzesca: l’incidente d'auto, il temporale... avevi le idee chiare!


Prima di incrociare il suo sguardo, rimase incantato dai suoi capelli: una lunga chioma nera e lucida, che le cascava sulle spalle, fino a toccare la sabbia con le punte. Stava seduta a gambe incrociate, il busto eretto, la sua posizione ricordava quella di un eremita ed  era assorta nella lettura.


Ah, ecco, il primo capitolo al passato: è su quella spiaggia che ho conosciuto Beatrice. 

Che fai, aspè! Non cancellare l'episodio più bello della mia adolescenza.


CANC


Senza guardarlo negli occhi, faccio un cenno con la mano al portiere e mi dirigo verso la rampa di scale.


La mia amicizia con Noemi...


Noemiii, corri, tra poco anche la tua casa, il balcone fiorito, la stanza dove noi due...


CANC


Capitolo 4


CANC


3...


CANC


2...


CANC


1...


Fammi dire un’ult


CANC





























22 commenti:

  1. Peccato, gli stralci della storia erano belli e scritti bene. Potevi anche non cancellarli, lasciarli lì a decantare....

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    1. Hanno cantato, decantato e suonato per cinque anni, Giulia. Niente, ho ridato un’occhiata e...non mi è ripartita la verve: non ero più innamorata di Dante e Damiano e insomma, ci ho proprio dato un taglio. ☺️

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  2. Non capisco se è la cronaca di una racconto che hai cancellato perché ne eri insoddisfatta o se un è racconto costruito in modo da sembrare la cronaca di te che cancelli un racconto perché nei sei insoddisfatta.
    Ma sei insoddisfatta del racconto potenziale o di questo post che invece è il racconto reale?
    (Molto pirandelliano, mi piace!)

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    1. Bellissima la svolta pirandelliana. Me la tengo. Mi piace proprio un sacco. 😁

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  3. Decisamente pirandelliano. Ergo perfetto

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    1. 😆 io e mister Pirandello, amici di lunga data!

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  4. Anch'io ho avuto la stessa impressione di Ariano Geta: un racconto costruito come la cronaca di te che cancelli un racconto.
    Comunque gli spunti erano proprio belli...

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    1. Vecchi, triti e ritriti. Mi sembrava di non arrivare da nessuna parte. Personaggi che non volevano farsi scoprire e poi il tempo ha giocato il suo ruolo. È una storia concepita anni fa, che aveva delle ragioni per essere scritta, che ora non esistono più. Impossibile continuarla.
      Sono stata coraggiosa, ma giusta, nell’eliminarli.😁

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  5. Anni fa, per assecondare un progetto di scrittura condivisa in rete, avevo scritto un racconto in cui il personaggio principale veniva continuamente reincarnato in generi letterari diversi, con gli altri personaggi che cambiavano ogni volta di ruolo. Ma ogni volta la storia si concludeva con la morte di quel personaggio, fino alla sua apparizione nella realtà, dove uccideva il suo autore (cioè io) per potersi dissolvere finalmente nell'oblio del nirvana.

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  6. Non so se hai fatto bene con tutti i tuoi canc, ma so che come minimo un autore deve piacere a se stesso. Di persone pronte a criticare ce ne sono già abbastanza. ;)

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    1. Sono d’accordo. Infatti non mi piaceva più quello che avevo scritto, forse nemmeno la storia. E questi non sono dei buoni presupposti per riprendere una narrazione interrotta

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  7. Ma tu sei pazza! Che cancelli? Mai cancellare.

    Lo stralcio sul mercato della Vucciria è DI-VI-NOOOOOOO! *_*

    Riconosco anche Damiano col capello rasato: mi pare che facesti un sondaggio sull'"acconciatura" anni fa. Era lui?

    Che cancelli, Marì. Vai, riparti, fino alla fine, fosse solo per te stessa.

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    1. Ahahah, te lo ricordi veramente? È esattamente lui, quello del sondaggio: quanto mi ha fatto intrippare sto personaggio! E poi l’ho mollato là, a farsi la sua vita da artista di strada. Hai rilevato bene: anni fa! Dopo tutto questo tempo o lo ritrovavo senza capelli oppure ricco e felicemente sposato. 😁
      Un segreto: la Vucciria è in un altro racconto, dove ho riadattato questo paragrafo! 😉

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    2. Certo che me lo ricordo ^_^ Io sto poco sui social, non leggo mai tutti tutti i post per questione di tempo, ma quando lo faccio, mi applico e, se trovo la cosa interessante, me la ricordo for ever. Dunque, il tuo Damiano ai miei occhi era interessante: avevo trovato anche strafigo il fatto del sondaggio per la capigliatura.
      Sai cosa penso? Che certe volte alcune cose, specie quelle di scrittura, vanno portate a termine per se stessi, senza troppe aspettative, senza pensare se verranno lette, giudicate, assorbite... Io riesco a scrivere solo così. E mi regalo emozioni indescrivibili.

      Voglio leggere il racconto *_* O se lo trovo già da qualche parte, fammi sapere :*

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    3. Forse farò così: proverò a rintracciare le vecchie motivazioni e riscriverò per me questa storia. Del resto, sono tornata da un po’ a questa filosofia.
      Il racconto è incompleto (quannu mai! 😅), ma quando lo finirò sarai la prima a leggerlo. 😉

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    4. Pure io mi ricordo quella domanda che facesti su Facebook. Me lo ricordo sì, perché pensai pure che stavi scrivendo e la cosa mi rendeva felice.

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    5. Credo siano passati cinque anni o giù di lì: mi pare un’eternità!

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  8. No, dai, non dirmi che hai cancellato un racconto che aveva come brano quella parte del mercato della Vucciria che praticamente era perfetto. No, Marì. No, no e poi no. Mi sento avvilita.

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    1. 😁 in questa storia non troverà mai più spazio il paragrafo della Vucciria, ma l’ho spostato altrove: non è del tutto perduto. 😉

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  9. "Un romanzo non ha una scadenza per essere scritto."
    Potrei stare delle ore a riflettere su questa frase, perché inizio ad essere per niente sicura di questa affermazione. Il romanzo magari non ha una scadenza, ma il suo autore in qualche modo sì...

    E comunque Marina il tasto CANC è obsoleto. Semmai si fa "Salva con nome..." e si aggiunge un "_versione_X" in coda al nome del file. Con tutto quello che abbiamo di spazio a disposizione, te che cavolo vai a cancellare? Salvaaaaa, per Dianaaaa!! XD

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    1. Sono impulsiva. Ho riletto e non mi sembrava vero di avere scritto quelle pagine. Sono una pazza, comunque, perché lo so che non si elimina niente, che tutto ritorna, si riadatta, può servire... E niente, la testa mi ha detto così! Non dimentichiamo che sono una ♉️
      Sarà per la prossima volta, anche se spero di non arrivare di nuovo al punto di volere eliminare tutto. 😅

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