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domenica 23 luglio 2023

Nihil sub sole novum


L’appartamento è al primo piano. All’ingresso, un piccolo disimpegno porta in una stanza con una finestra che dà sulla terrazza. Sì, io e le mie coinquiline abbiamo una terrazza enorme, su cui si affacciano a ferro di cavallo tre palazzi di sei piani ciascuno e poiché contare sull’educazione della gente è chiedere un miracolo, ogni giorno ci aspettiamo di rimuovere dalla superficie esterna piastrellata, colore amaranto, di tutto: dagli immancabili mozziconi di sigaretta, gettati via dalle mani noncuranti di chi se ne fotte bellamente di dove atterreranno ai rifiuti di varia forma, natura e consistenza altrimenti destinati ai cassonetti dell’immondizia, se non fosse più sbrigativo avviarli dal balcone.

Ci rassegniamo. Come ci rassegniamo a soffrire il caldo palermitano di luglio, quando il mare di Mondello è l’eco di chi va nel fine settimana e torna con un’abbronzatura che offende il nostro miserevole pallore e una scorta di relax da smaltire durante la successiva settimana. Mentre le nostre, di settimane, sono tutte maledettamente uguali, inzuppate di stress e sudore, noi che dobbiamo ancora affrontare l’ultimo esame universitario della sessione estiva, quell’odiatissimo, inopportuno, ultimo esame fissato, come un castigo, a fine luglio, in una città in cui lo scirocco non dà tregua e anzi gode a sopprimere chi è costretto a subirlo. 

Dallo stanzino-ingresso della nostra casa palermitana (che è la “camera ardente” in cui studio io)  si accede nel corridoio-budello, che dopo un primo breve tratto, curva a destra, lì dove si aprono cucina, bagno e una camera (sul lato sinistro due finestroni barricati separano il nostro appartamento dalla terrazza dei vicini): nessuna corrente d’aria interviene a regalare una punta di sollievo alla sottoscritta, provata da ore torride di studio e concentrazione obbligata. Mi violento per rimanere incollata alla sedia, anche se non è un grande sforzo, visto che già il sudore opera la fusione perfetta con la seduta in legno. La nostra casa è un fornace, le pareti sono piastre arroventate forgiate direttamente da Efesto, l’acqua esce solo bollente dai rubinetti, il frigo arranca e il ventilatore (uno da tavolo da 25 watt) accarezza l’aria infuocata anziché prenderla a timpulate. La notte preferisco avere le ossa rotte a contatto col pavimento che formare la sindone sul letto e al risveglio (se anche ce ne fosse uno, viste le smanie dell’insonnia) ho le allucinazioni: vedo il libro che sto studiando sciolto sul tavolo come gli orologi di Dalì nel suo quadro più famoso. Altroché “persistenza della memoria”, qui persiste solo il caldo che annienta. Impossibile domare questa stagione e il ricordo si rinnova ogni estate che i bollettini meteorologici mostrano temperature da record nelle città d’Italia in cui scatta l’allerta caldo. 


Quando cito L’estate che sciolse ogni cosa penso a quelle estati lì, interamente trascorse a boccheggiare, maledicendo libri ed esami. A Palermo era sempre bollettino rosso, senza l’allarmismo strombazzato, come adesso, in ogni dove. Il clima impazziva già allora ed erano gli anni ‘90. Insomma, niente di nuovo sotto il sole!


Oggi dispongo di un climatizzatore che salva perlomeno le notti (le mie restano insonni, ma per altri motivi), a mare ho dismesso la posa da lucertola ed evito le lunghe esposizioni solari (se non nelle ore possibili e soltanto per stimolare un po’ di vitamina D, di cui sono carente), ho pure comprato un ombrellino parasole per fare la spesa, che mi fa sembrare una geisha bacchettona, ma protegge il mio viso dall’aggressione dei raggi ultravioletti. E mi preparo a scendere in Sicilia, dove mi aspettano i 43 gradi già conclamati a Caltanissetta e temperature da record... come tutti gli anni, nel periodo di luglio e agosto. Del resto, non è un caso se la compagnia dei ferry boat che portano nell’isola (come l’anticiclone responsabile dell’attuale clima) ha il nome del nocchiero che traghettava le anime all’Inferno. 


Sia come sia, vada come vada, auguro a tutti BUONE VACANZE  e mi raccomando: non uscite nelle ore più calde, bevete molto e, soprattutto, non aspettate l’ultima data della sessione estiva per dare esami.





28 commenti:

  1. Siciliana. vivi a Roma e sei già laureata. Quindi nessun esame da affrontare.
    Io associo la gelosia ai siciliani per colpa di mio padre.
    Scrivi mol bene, ti soffermi sui particolari e le descrizioni. Chissà quanti romanzi scriverai.

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    1. Sì, con gli esami ho già dato, pure da un bel po'!
      Dopo quell'unico romanzo che scrissi decenni fa (e fu pubblicato grazie alla vittoria di un concorso letterario), le idee mi hanno inseguita per un lungo periodo e per quel lungo periodo ho cominciato a scrivere centinaia di volte; ho almeno tre romanzi in cantiere da anni e molti racconti che accumulo nei cassetti. Le mie elevate aspettative mi hanno fregata: prima scrivevo e tanto mi bastava, ora sono ipercritica, trovo difetti ovunque, e quando scrivo rimango sempre scontenta. Morale della favola: mi accontento (e godo) di scribacchiare qualcosa qui, nel blog. Mi solleva sapere che almeno in questo ambito non devo recuperare o coprire le imperfezioni. :)

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  2. La gelosia è una brutta bestia. Io sono una vittima della gelosia. Quella di mio padre verso la moglie.
    Era geloso anche di uno sguardo. Non dico di un sorriso perché mia madre non regalava agli uomini nemmeno quello, tanto era riservata e pudica.
    Mia madre era una donna bellissima. Somigliava a Greta Garbo. Maestra, come del resto mio padre.
    A casa mia c'era costantemente la guerra. Sempre per l'assurda gelosia di mio padre.
    Urla e accuse irrispettose che mio padre indirizzava a mia madre che non riusciva mai a tranquillizzarlo.
    Mio padre non usava le mani. Non lo ha fatto nemmeno con mia sorella e mio fratello. Io ero il cocco di casa. L'ultimo nato dei figli. Dodici anni dopo mia sorella ed esattamente dieci, dopo mio fratello.
    Da bambino ero terrorizzato dalle scenate di gelosia di mio padre.
    Quando tornavo a casa ero sempre angosciato da un pensiero. Trovare mia madre uccisa.
    La paura era immotivata perché, come ho detto, non ho visto mai mio padre dare uno schiaffo a mamma.
    Quando mio padre, un siciliano duro, passava qualche settimana in Sicilia, nella nostra casa era una festa.
    È morto il dieci agosto di un anno che non ricordo.
    Un po’ alla volta ho cominciato ad amare mio padre.
    Ho capito perché era così aggressivo.
    Il fatto è che mia madre non lo amava abbastanza.
    Si conobbero grazie ad un concorso a cattedre per maestri.
    Nella graduatoria mio padre era tra i primi tre e mia madre una delle ultime.
    La casualità. Mio padre era di Petralia Soprana un paese delle Madonie dove è stato girato il film "Cento passi", dedicato a Impastato.
    Mio padre guardò tutte le sedi disponibili e scelse quella con altitudine maggiore, Pescasseroli, nel cuore del Parco Nazionale d'Abruzzo.
    Mia madre, da ultima fu costretta a scegliere l'unica sede rimasta disponibile, cioè Pescasseroli. La località non è come oggi. Allora i lupi, di notte, venivano a raschiare porte e finestre delle abitazioni. Mia madre si sentì sperduta e trovò l'unico appoggio in mio padre. Poi si sposarono, ma mia madre non amava il siciliano duro e sanguigno.

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    1. La gelosia può rendere la vita impossibile, è vero. Quella di tuo padre, però, aveva una giustificazione latente, forse comprensibile: percepire la mancanza di reciprocità nell'amore non dev'essere una bella sensazione. Mi piace avere sollecitato questo tuo ricordo personale, mi piace il racconto che ne hai tratto, la bellezza di tua madre, le paure che hai maturato, ma anche la riscoperta di questa controversa figura genitoriale che poi hai capito.
      Per quanto riguarda il sentimento in sé della gelosia, è un fatto abbastanza comune associarlo al temperamento siculo, c'è tutta una cultura popolare che la testimonia, ma anche la letteratura tramanda questa idea. Sicuramente c'è del vero, è anche un retaggio di vecchie concezioni ancorate al ruolo della famiglia e delle donne. Io, sicula doc, sono gelosa, ma anche perché sono del Toro, segno zodiacale che ha tra le sue caratteristiche la gelosia. Mi piace, tuttavia, sottolineare che la mia è una gelosia intelligente, non maniacale né ossessiva. Una di quelle blande, che fa sentire l'importanza e l'unicità dell'altra persona ;)

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  3. Buone vacanze a te, che le mie erano solo di una settimana e sono già volate via.
    Però no, questa non è un'estate come tante altre, e le estati più roventi che ricordo io - ma vista la mia breve memoria, mettiamoci anche gli anziani di casa, arriviamo agli ultimi 80 anni - non hanno mai portato i disastri sanitari, ambientali ed economici (la pagheremo cara, tutti quanti, anche quelli che non ci credono) degli ultimi 3 anni. Penso tu abbia visto la grandine di 10 centimetri di diametro a Padova. L'ho evitata per un pelo. Ma ho amici che sono stati svegli fino alle 3 di notte a contare i danni, e a piangere. Quella sera, ed è andato avanti per due ore, il cielo era da apocalissi. Qualcuno era per strada, finito al Pronto Soccorso per trauma, perché ha spaccato il cristallo anteriore, quello rinforzato sì per proteggere il guidatore, ma non per casi del genere. Altri si sono trovate le auto distrutte, e non tutti sono assicurati perché se hai un'auto con più di 15 anni non te l'assicurano manco più, 'zzi tuoi. Condomini col cappotto appena terminato, completamente bucherellato. Tetti con gli impianti fotovoltaici diventati groviera in soli venti minuti. Capannoni industriali devastati, le finestre frantumate, impianti di produzione allagati, magazzini con i prodotti che rischiavano il collasso, aziende che riaprono lunedì per mettere in sicurezza l'area. Anche da me, sono cadute delle insegne dalla torre, enormi e ben fissate, sulla strada. Il vento era quasi come in un tornado dei film. E l'agricoltura, non ne parliamo nemmeno, è quella che soffrirà di più e lo vedremo presto al supermercato. Nessuno ha memoria qui di un evento tale. L'anno scorso 3 volte le auto di famiglia, a rotazione, sono andate in carrozzeria per grandine grossa, mai successo. Caldo fa caldo, ma il problema non è il caldo di un giorno, è la persistenza del caldo, per settimane, caldo anche in quota, in montagna e oltre, e poi quando gira l'aria, la tragedia quaggiù. Tu dici che è normale, come quelle estati lì degli anni '90. Beh, strano che abbia sentito altri romani, amici delle isole, Sicilia e Sardegna, altri amici calabresi e pugliesi, dirmi che no, non è normale. Si ricordano i 45 gradi, ma se li ricordano per un giorno solo, il picco, poi basta. In alcune zone hanno 45 gradi da una settimana. E se fosse solo il caldo, accendi il climatizzatore e via (se c'è abbastanza corrente per tutti). Ma ahimè non è solo la temperatura, è quello che arriva dopo... anche l'acqua, in ogni suo stato, può fare danni mortali.

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    1. Ovviamente quando si parla di disastri mi vedrai sempre dalla parte di chi soffre, non di chi fa spallucce o vuole sminuire il dramma.
      No che non è normale ciò che si sta verificando, ma quello che non mi piace constatare è come tutto questo venga trattato dai media: ormai è diventata un'abitudine creare psicosi collettive, non ti accorgi della terminologia che viene utilizzata solo per terrorizzare e di conseguenza condizionare la gente? i toni sono apocalittici, "catastrofe", "strage del clima", non si dice altro ed è ovvio che ci si suggestiona facilmente. Ogni anno c'è un paese che si sta riscaldando di più rispetto al mondo (ho visto un servizio in merito e non volevo crederci: un'unica narrazione uguale per tutti, con frasi ripetute in ogni tg: una volta era la Cina, una volta la Russia, una volta l'Europa, una il Messico...). Lo sai cosa mi spaventa? La speculazione: la situazione è insolita, okay, innegabile, ma non è che minacciare, creare panico, allarmare, colpevolizzare, nasconde ben altri scopi? Tipo spingere il consumatore verso altre scelte di vita "green"? Le auto saranno elettriche, le abitazioni dovranno provvedere a nuovi adeguamenti energetici perché se c'è questo clima Infernale è per colpa nostra, che usiamo male o abusiamo di tutto ciò che finora è stato normale usare o possedere. Il mondo diventa sempre più inospitale? vero, ma come mai il business di aerei e grandi navi rimane intoccato e vengono a rompere i maroni al comune individuo, che si vedrà vessato da nuove tasse o obbligato a cambiamenti insostenibili? Insomma, ho semplicemente pensato a tutto questo, mentre raccontavo dell'insopportabile caldo palermitano.

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    2. Da informatico e statistico, con compagni universitari impegnati già all'epoca nelle ricerche sul clima, mi spiace molto leggere queste considerazioni. I media esagerano? I media - ma soprattutto i Governi tutti - arrivano a voi con vent'anni di ritardo almeno (se non di più, perché già la mia professoressa di Educazione Tecnica alle Medie ci parlò degli effetti del surriscaldamento in atto e ci fece vedere dei documentari a tema, allora sembrava così lontano). I toni apocalittici sono corretti, eccome. Sono passati vent'anni almeno e non s'è fatto niente, il nulla assoluto. Continuano a cianciare di ridurre le emissioni e rimandano, rimandano, rimandano. Non vorrei augurare a nessuno quello che è successo qua in Veneto, poi in Emilia e quello che succederà ancora, ma sembra proprio che finché non tocca le persone sulla propria pelle, queste non capiscono a fondo la situazione, tipico bias cognitivo. Si fa presto purtroppo a derubricare un problema come un'esagerazione, è alquanto rassicurante, piuttosto che affrontarlo di petto. Lo capisco, è umano, però non possiamo continuare così. Spingere il consumatore verso scelte di vita green? Ma magari! I mercati funzionano sulla legge della domanda e dell'offerta ed è il consumatore che può - e deve - comandare il mercato agendo sulla domanda in modo responsabile. Tu pensi alle nuove tasse e ai cambiamenti green insostenibili, ma abbiamo un'idea di quanto invece ci costeranno i disastri di questi giorni? Aumento delle assicurazioni auto, aumento dei costi di carrozzeria e cristalli, con allungamento dei tempi di riparazione (e intanto non puoi circolare - come ci vai al lavoro se abiti in campagna?), aumento di frutta e verdura al mercato, per scarsità del prodotto, e poi di conseguenza aumento degli altri prodotti alimentari, aumento delle tasse comunque perché quando si apre lo stato d'emergenza per una regione colpita, pagano tutti i contribuenti, aumento dei costi della sanità e dell'assistenza sociale, sostegno alle imprese. E se proprio non vuoi ascoltare le ragioni economiche, beh, dell'emergenza della crisi climatica ne ha parlato anche il Papa giusto domenica...

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    3. Sbagli a pensare che io non capisca la situazione solo perché assisto da lontano ai drammi vissuti da altri.
      Ho maturato un’infima stima nei confronti dei canali di comunicazione, non posso farci niente. E poi, come in tante situazioni in cui ogni coscienza è chiamata a fare delle valutazioni, affidandosi a questi o quegli studi scientifici, a questi o quei dati appurati, la mia si affida ai risultati cui sono giunti più di 1500 scienziati che negano che il cambiamento climatico sia dovuto a responsabilità umane. Non negano il cambiamento climatico, attenzione! (almeno proviamo a salvarci dagli equivoci) ma solo la relazione fra l’attività umana e l’insorgenza di fenomeni climatici estremi. Mi fido più di loro quando dicono che l’inquinamento non ha alcuna ripercussione sul clima: è chiaro che usare la plastica (per fare l’esempio più semplice) mina la salute umana, è chiaro che l’aria inquinata favorisce l'insorgenza di malattie, ma sono aggiustamenti che bisogna operare nei comportamenti degli uomini per salvare gli uomini, non è scientificamente provato che tutto ciò abbia degli effetti sul cambiamento climatico e che dunque sia necessario agire in tal senso (ridurre le emissioni di co2, per dirne una) per evitare disastri climatici. La narrazione diffusa, invece, va in un altro senso: ci tormentano dicendo che le alluvioni, la siccità, sono fenomeni legati al cambiamento climatico, ma il clima è sempre cambiato nel tempo e le frane, le inondazioni, le valanghe non sono conseguenze del clima impazzito, ma spesso solo della mancata prevenzione (come in Emilia Romagna) o della pessima gestione dei vincoli territoriali (quante case abusive in prossimità di corsi d’acqua!). Piangiamo disastri economici anche per altre cause, viviamo tempi terrificanti, la gente è sempre più facilmente influenzabile e c'è chi ne approfitta.
      Lo so che in bocca mia suona strano, ma neanche le parole di questo Papa mi avrebbero convinta (se le avessi ascoltate).

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  4. PS. Non mi arrivano più le notifiche dei nuovi post... che fu?!

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  5. Buone vacanze, anche se vai nell' "inferno" meteorologico vai anche nel "paradiso" dei ricordi, quindi diciamo che le cose si bilanciano ;-)
    Io per la prima volta in vita mia mi sono arreso alla tecnologia (eh, gli anni che passano) e dormo col ventilatore acceso puntato sul corpo, necessito di questo sotterfugio per poter stare adagiato sulle lenzuola senza incollarmici.

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    1. Io non rinuncio al deumidificatore, è proprio una questione di sopravvivenza! E se solo penso che giù, in Sicilia, dovrò accontentarmi del ventilatore... mi viene da piangereeee! Okay, comunque il tuffo nei ricordi mi farà dimenticare tutto il resto ;)

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  6. Buona vacanza, cara Marina! Mi è piaciuto moltissimo questo tuo racconto che rievoca un' estate rovente. Mi ha fatto sorridere l'osservazione sul ventilatore che accarezza l'aria invece di prenderla a "timpulate". È un termine che conosco bene perché, benché sia nata e vissuta sempre in Lombardia, ho avuto genitori sicilianissimi!!
    Ti abbraccio!!!!

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    1. Oh, che bello, pure tu origini sicule! Io, purtroppo, non posso fare a meno di usare talvolta certi nostri vocaboli dialettali o certi modi di dire, perché ritengo diano vita e colore al concetto che voglio esprimere più dei termini in italiano. Alcuni sono proprio onomatopeici! :D

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    2. Sì Marina, sono anch'io così e ho insegnato certe espressioni anche a mio marito che è emiliano!

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  7. Marina, tu non hai nessun obbligo di scrivere romanzi. Riprenditi la tua libertà di scrivere solo quando qualcosa ti interessa. Butta i tre romanzi iniziati. Ti fanno soffrire come palle di piombo legate alle caviglie da catene.
    Un abbraccio.

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    1. Palle di piombo legate alla caviglia: non potevi essere più espressivo!

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  8. Buone vacanze, tante timpulate a tutti (ho scoperto che esiste un wikipedia siciliano che mi ha spiegato che la tumpulata è n'azziuni fatta cu la manu pi curpiri na pirsuna) ;-)

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    1. Ottimo! Mi piacerebbe sentirti pronunciare la frase riportata, ma già il fatto di averla trascritta ti fa meritare un bel 10 e lode! :D

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  9. Pure io mi ricordo le estati roventi in Calabria, almeno degli ultimi 40 anni. Sì, perché dagli anni Ottanta, esattamente da quando l'uso dei combustibili fossili ha cominciato a mostrare quanto possa influenzare l'ambiente, poi, gradualmente, tutto è cambiato. Io mi ricordo le mie estati roventi, ma pure mia nonna, nata nel 1916, o mia madre e le mie zie nate fra gli anni Quaranta e i Cinquanta, dire molto chiaramente che quando venivano a "fare i bagni" a Paola venti o trent'anni prima quel calderone non c'era e se c'era durava una settimana e non di più, il tempo di far scappare i cosentini a prendere il fresco in Sila piuttosto che fare "i bagni di mare". Magari non ci fosse niente di nuovo sotto il sole, Marina mia.
    Ho letto i commenti di Barbara, i terribili danni di grandinate inesistenti fino a qualche anno fa, temo le due settimane che trascorrerò fuori casa ad agosto, perché lo scorso anno, assenti, trovammo la luce saltata e il prato ingiallito per i due opposti: una bufera di pioggia e vento e il sole che arroventa queste colline a sud di Roma come non accadeva vent'anni fa. I romani qui venivano a prendere il fresco un tempo, quello che dicevo a proposito dei calabri cosentini.
    Magari niente di nuovo. I dati dimostrano un aumento della siccità che sta per esempio mettendo in ginocchio la provincia agrigentina molto di più rispetto alle normali crisi idriche che da sempre flagellano quella amara terra. Ne sono testimoni i miei cugini che registrano un peggioramento della situazione e un appesantimento dei rimedi per farvi fronte. Ma se non si crede all'aumento delle temperature in termini di quantità di giorni roventi, almeno si prenda atto che le tempeste cicloniche che ci affliggono sono esattamente il prodotto di questa crisi climatica, fenomeni atmosferici prima inesistenti da queste parti, tipiche invece dell'area ciclonica fra il sud degli Stati Uniti e il Golfo del Messico.
    La stampa usa termini catastrofici? È innegabile. Tipico di certa stampa che gode nell'uso di termini altisonanti, ma come si può negare quello che c'è dietro. I termini catastrofici della stampa possono mai impedirmi di guardare alla realtà? Non posso, non possiamo permetterlo. Ancor più da insegnante, la mia responsabilità a riguardo è altissima. Dovremmo andare verso scelte ambientaliste, ma se scelgo di ridurre la plastica o di non usare l'automobile o di scegliere il treno piuttosto che l'aereo, da sola non potrei fare nulla. Voglio dotarmi di pannelli fotovoltaici, voglio ridurre se non azzerare il consumo di carne, voglio limitare l'uso dell'automobile a favore del treno, procedere alla mia raccolta differenziata. Ma tutto questo non basterebbe, il singolo può ben poco. È come dici un sistema tutto che dovrebbe intervenire, ma gli interessi economici sono tali e tanti da pensarlo come impossibile attualmente. I danni ambientali saranno un giorno insostenibili, colpiranno probabilmente il nostro mondo ricco con una forza tale da modificare gli assetti economici. Ma non lo credo possibile, perché il sistema globale ha reso impossibile un ragionamento su larghissima scala, a favore di interessi di altra natura.

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    1. Purtroppo l'uomo è votato all'autodistruzione: prima crea e ignora il danno, poi tenta di mettere le pezze, ma risolvere in modo drastico un problema che si è stratificato negli anni, forse nei secoli addirittura, è impensabile. Giustissimo prendere le misure adeguate per evitare che si continui sulla strada dell'annientamento, l'inquinamento esiste, il progresso ha aggredito tutto ciò che poteva sembrare ordinario prima del suo avvento, ma ora ho poca fiducia in chi vuole imporre nuovi stili di vita agitando lo spauracchio del cambiamento climatico; è una scusa, un pretesto per arrivare a politiche che, per me, continuano a essere inadeguate, perché generano nuovi problemi, senza risolvere veramente i sussistenti. Mi convincono di più altre teorie scientifiche, supportate da altri studi, ma, come al solito, un pensiero diverso da quello condiviso dalla maggior parte della gente è per forza sbagliato e, allora, resto a guardare e, al limite, scrivo qualche articolo ironico! :)

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  10. Fortunatamente in questi giorni le temperature sono scese un po' in tutta Italia. Nei giorni scorsi anch'io ho sofferto il caldo estremo eppure sono un persona a cui piace il caldo ma quest'estate è stata veramente rovente anche per i miei gusti. Poveri studenti universitari ....

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    1. Io, invece, pur essendo siciliana, dunque abituata alle temperature roventi estive, il caldo non lo tollero: soffro di pressione bassa, il cervello mi si ottunde, per me l'estate è una iattura. Preferisco l'inverno, anzi, a dirla tutta, preferisco le famose mezze stagioni, che - si sa - ormai non esistono più! :P

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  11. Solo oggi sono riuscita a leggere questo tuo bel post dei ricordi universitari, mi hai fatto ricordare, in qualche modo, le mie sessioni di esami pre vacanze a Bologna che con il suo clima caldo umido da pianura padana può essere altrettanto torrida è insopportabile. Ero una studentessa molto ben organizzata e quando uscivano le date della sessione estiva mi organizzavo sempre in modo da non arrivare mai a fine luglio, di solito l’ultimo esame lo davo nella prima settimana di luglio, solo una volta mi toccò arrivare al 13 luglio per dare l’ultimo esame, perché purtroppo per una serie di incastri non mi riusciva diversamente. Era il terzo anno di università e fu allora che sperimentai molto bene il caldo umidiccio, appiccicoso e soffocante di Bologna. C’erano meno proclami in tv é vero, magari era perché non era davvero caldo come adesso oppure no, chi lo sa. Io so solo che sopravvivevo senza ventilatore e senza aria condizionata, oggi non è possibile, sarà la menopausa ma proprio non ci riesco. Quando ho comprato casa (senza balcone) nel 2004 ho installato subito il condizionatore, un investimento che ancora oggi apprezzo. Quando vado giù in Puglia la sera mi piazzo sul balcone e mi godo il fresco perché la casa dentro è sempre troppo calda. Questo week end per fortuna il clima è cambiato, con un anticipo di autunno hanno detto in tv ma io ringrazio il cielo, ho finalmente dormito bene.
    Non mi dilungo oltre buone vacanze in Sicilia e goditi il mare, pensa che sto leggendo un romanzo ambientato a Palermo in una estate torrida, intitolata Conosci l’estate? di Simona Tanzini editore Sellerio

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    1. Non conosco l'autrice. Poi mi dici com'è il libro.
      Torno giusto adesso dalla Puglia: un breve colpo di coda dopo la vacanza sicula. Otranto (che tu ben conosci) è stupenda, mi sono innamorata del Salento.
      Tornando al caldo, oggi scrivo senza soffrire, come al solito, il caldo. Si sta bene, ma ti assicuro che, pur volendolo evitare, anch'io, in agosto, ho dovuto fare ricorso al condizionatore (in modalità deumidificatore anche di notte!)

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  12. Dalle vacanze sono rientrata giusto ieri e anche se con ritardo mi faceva piacere risponderti. Non posso essere più d'accordo: gli esami, nella vita, non finiscono mai; magari l'esperienza aiuta a gestirli meglio!

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