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giovedì 14 marzo 2024

Giovedì Doc


Stasera torno al mio zapping estremo, di nuovo, come sempre, quando, davanti al televisore, sbalzo da un canale all’altro, neanche in cerca di programmi interessanti, perché non ce ne sono, ma solo per non darla subito vinta a Morfeo! Cambio, giro per i canali in un loop perpetuo, che non trova pace. Eppure, negli ultimi due mesi, ero riuscita a mollare il telecomando sul divano, puntandolo stabilmente sul primo canale Rai! Cosa rarissima. E questo per colpa di una fiction, terminata giovedì scorso. 

Sarà dura, d’ora in poi, abituarsi all’assenza del dottor Fanti! del suo reparto di medicina interna, del suo staff di collaboratori, fra colleghi, specializzandi, infermieri... (mentre scrivo ho gli occhioni opalini di Candy Candy). Ma chi me lo doveva dire! Io, proprio io, conquistata da Luca Argentero! Sì, da quel Luca del Grande Fratello, terzo classificato all’edizione 2003, divenuto poi attore di film e fiction televisive di successo. L’ho lasciato col capellone nero nero, che flirtava con una concorrente del GF e me lo sono ritrovato brizzolato in camice bianco, a fare il medico in un ospedale milanese. Invecchiato (bene) e una sola cosa uguale a vent’anni fa: il sorriso pazzesco.

Fregata da un medical drama, insomma! E io che pensavo di essere un’eroina ad avere resistito alla visione dell’infinita serie Grey’s Anatomy (19 stagioni, praticamente una soap-opera), ora mi sento un’aliena ad avere ceduto a una fiction italiana, ambientata dentro un ospedale (in effetti, avevamo bisogno di un cast di dottori, dopo le categorie portate in scena, dalle immancabili forze dell’ordine a magistrati, professori, preti e, per par condicio, anche suore).

Insomma, ho abdicato alla mia disaffezione televisiva e, per tutta la sua durata, sono rimasta fedele alla terza stagione di “Doc-nelle tue mani”, trasmessa sul primo canale Rai.


Punto di forza: la location. Il personale di Doc agisce dentro un ospedale fighissimo, il Policlinico Ambrosiano di Milano, che è una invenzione televisiva, ma esiste nella realtà; cioè, quello vero non si chiama Policlinico Ambrosiano e non è situato a Milano, ma è il Policlinico del Campus Universitario Biomedico che si trova a Roma (una scoperta che ha potenziato il mio gradimento). Nella fiction si entra in una hall da albergo cinque stelle, ci sono ampie vetrate, scale mobili, ascensori esterni, giardini pensili, sembra di essere in un centro commerciale; le stanze sono dotate di ogni comfort ed esteticamente sono come quelle dei film americani. 

Dunque, ospedale d’eccellenza con dottori d’eccellenza. A trovarlo un concentrato di competenze così mirabolante! pure gli specializzandi sono medici di lungo corso travestiti da pivelli: durante il breafing sul caso da trattare, il team siede attorno a un tavolo, di fronte a un tabellone dove vengono elencati con un pennarello tutti i sintomi del paziente e alla domanda del medico che lo ha preso in carico: “idee?”, i primi a pronunciarsi sono proprio questi dottorini di primo pelo, all’avvio delle loro carriere che, con una sicurezza navigata, senza alcun timore reverenziale verso i superiori, si lanciano in ipotesi da fare impallidire pure gli scienziati che hanno dato il nome alle patologie studiate.

“Allora, abbiamo: Eruzione cutanea - Dolori articolari - Dolori addominali -  Nausea - Vomito. Idee?” 

E con sintomi così straordinari come non farsi venire in mente che potrebbe trattarsi di Porpora di Schonlein-Henoch! Dolore e gonfiore al ginocchio? Forse Morbo di Osgood-Schlatter! E in presenza di anemia - conati - emorragia - vomito: Sindrome di Mallory-Weiss.

E poi è tutto un procedere con biopsia midollare, data la splenomegalia, test di Coombs per sospetta carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi e test sierologici per infezione da virus di Epstein-Barr. Le tac total body si sprecano!

Non è tutto meraviglioso? Al massimo, nella realtà, i ricoverati in medicina interna aspettano di sapere in che reparto specializzato dovranno essere spostati, con al seguito i risultati di un emocromo e al massimo una radiografia! E poi, ad avercene, negli ospedali, dottori così intuitivi (a parte belli - nota frivola)! 

Se io penso all’ultima disavventura natalizia patita qui a Roma, con mio padre improvvisamente costretto a un ricovero d’urgenza... “Doc”, per otto settimane, mi ha permesso di fare finta che celerità, precisione ed efficacia siano realmente possibili, anche quando ti metti nelle mani... non di Luca Argentero (purtroppo), ma di un primario di medicina interna che s’infastidisce se gli fai delle domande semplici: “scusi, dottore, potrebbe darmi qualche notizia su mio padre?” -  “...” -  Compro una vocale: “scusi, dottoree!”

Perchè Andrea Fanti parla con i degenti, non li giudica, non ha l’aria di chi, guardandoti, pensa: “ecchepalle, questa, macchevuole!”, mentre l’Andrea Fanti in cui mi sono imbattuta io non era mai in reparto, per trovarlo disponibile dovevo fare un voto alla Madonna e quando il miracolo accadeva sbuffava, scrollava le spalle e m’imponeva l’attesa, perché il personale infermieristico è in ferie, perché le analisi non sono ancora pronte, perché bisogna escludere alcune ipotesi... L’anemia di mio padre è rimasta allo stadio del “potrebbe essere” per due settimane, altroché la diagnosi assertiva degli specializzandi del Policlinico Ambrosiano! altroché attenzione alla situazione personale del paziente e alla cura delle sue esigenze (un pomeriggio mi sono improvvisata OSS, infermiera, qualsiasi cosa pur di colmare le lacune di un reparto in completo stallo). 

Così incontrare medici d.o.c. nel “Doc” del giovedì sera mi faceva stare bene e le storie, seppure con tutte le forzature per enfatizzare i casi sceneggiati, mi distraevano dalla realtà vissuta: competenza, disponibilità e, soprattutto, pronta soluzione dei problemi (anche dei paradossi) da parte di medici solleciti, premurosi, benché “finti” a fronte di menefreghismo, scostanza e inconcludenza di medici sibillini, confusi e, purtroppo, veri.


Senza contare che quando vedevo il sorriso avvolgente di Doc, mentre, affabile, si accomiatava dai pazienti guariti, ripensavo al garbatissimo umorismo del primario che, nel consegnarmi il foglio di dimissioni di mio padre, alla mia domanda/affermazione: “dunque, dottore, le cause del problema rimangono ad oggi poco chiare?”, mi ha risposto: “beh, signora, ha 87 anni, di qualcosa dovrà pure morire!” 


Sipario.





26 commenti:

  1. Mia moglie non se ne perde una..io dopo forse rapida visione l'ho considerato un dr. House dei poverissimi e ho preferito altro. ;)

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    1. Allora devo recuperare Dr. House, assolutamente ;)

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  2. La battuta finale del primario di cui parli è agghiacciante!
    A parte questo, neppure io mi sono persa una puntata di DOC e anche a me è venuto in mente il riferimento a Dr. House.
    Ho sempre visto le fiction come E.R.medici in prima linea e Dr.House che trovo splendide, mentre Grey's Anatomy mi ha un po' stufato.
    Le fiction italiane sono più alla buona, ma DOC mi è piaciuta. Non tanto per Argentero come attore, ma - come scrivi tu, Marina - per la location (con vari squarci ambientati oltre che a Roma, anche a Milano), per l'efficienza, le competenze e l'umanità dimostrata.
    L' aspetto che ho apprezzato maggiormente è la vicenda dei vari specializzandi, il loro cammino verso una maggiore consapevolezza della loro professione a partire ciascuno da un disagio diverso. Ma tutti fanno strada, compreso il loro responsabile interpretato da Pierpaolo Spollon.
    Grazie!!!

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    1. Uh, hai citato proprio il mio preferito: Riccardo! (occhi a cuore, i miei! :D). Diciamo che Doc mi ha fatto passare delle piacevoli serate sul divano: anche i casi umani erano trattati bene; certo, esiti da film: colpi di scena, deus ex machina, vabbè, ci sta: sempre fiction è! I personaggi che se ne sono andati hanno lasciato il segno. Il segno me lo ha lasciato anche quel primario del reparto dove hanno ricoverato mio padre: voleva fare una battuta, ma il cinismo, quando non hai risolto definitivamente un problema serio, proprio no, tienitelo per te!

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  3. La descrizione che hai fatto della diagnostica m'ha ricordato una classica puntata di Dr. House, lo conosci?

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    1. Sì, so chi è e credo, in passato, di avere visto qualche puntata, ma ora corro a recuperarlo! ;)

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  4. E io che temevo ci fossi finita in ospedale! Dunque dunque non ho visto la serie ma da come la descrivi mi sembra un adattamento italiano di Dr House, serie che ho seguito all'infinito (infatti non sono certa che gli episodi siano veramente finiti) e che manco a dirla mi faceva lo stesso effetto che il bel Luca ha fatto a te
    Ma li eravamo in America. In Italia una serie del genere sembra una presa in giro. Gli ospedali sono come li descrivi tu, almeno quelli pubblici. Il resto è oppio per distrarci dalla dura realtà. Ho letto di una polemica abbastanza centrata sul fatto fatto che il doc abbia fatto passare il mesotelioma, cancro da asbesto pericolosissimo e mortale di cui in Piemonte sappiamo purtroppo più di qualcosa, come una malattia curabile. Se fosse vero sarebbe addirittura un danno. In tutto questo il sorriso di Doc vale la tua ferma volontà di restare sul divano :)

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    1. Infatti, all'inizio pensavo fosse stridente questa vita dentro un ospedale così spettacolare; mi dicevo: seee, vabbè, magari in Italia ci fosse una struttura sanitaria come questa! Poi ho scoperto che esiste ed è qui a Roma! Quasi quasi sono contenta di saperla potenzialmente raggiungibile, casomai dovesse servire (naturalmente spero mai!). Allora, io i casi che ho citato me li ero segnati durante la visione perché ridevo troppo di questi incontri tra medici dove c'era chi la sparava più grossa; ho pure immaginato gli attori alle prese con quei nomi di malattie impronunciabili, però non ricordo il caso che dici: può essere, se ne hanno parlato vuol dire che l'errore è stato notato da chi sa di cosa si parla. Per me potevano dare qualunque nome e qualunque terapia alle patologie esaminate, tanto ne capisco poco! :)
      Comunque, il sig. Argentero merita assai (e non è nemmeno il mio tipo!) :D :D

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  5. Non fa per me, anche se io conto poco perché ormai non guardo quasi mai le fiction.
    Purtroppo è vero ciò che dici riguardo la brutalità della sanità reale, lo sto sperimentando indirettamente in questi ultimi giorni. Il campus bio-medico lo conosco, sempre per esperienza indiretta. In quell'occasione peraltro fu efficace, l'intervento permise alla persona cara di scongiurare ulteriori rischi al proprio cuore malato (e non era un intervento facile).

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    1. Neanch'io, che poi a dirla tutta, è colpa di mia mamma, che, invece, non se ne perde una e quando scendo in Sicilia "mi costringe" a seguirle insieme a lei. Ma lo faccio volentieri, è così raro, ormai, condividere qualcosa di bello in sua compagnia! Solo che poi rimango fregata, perché voglio vedere come vanno a finire le storie. Santa Rai Play, una salvezza! ;)
      Sapere che il campus biomedico non è solo bello, ma anche funzionale mi consola molto (visto che è sul territorio romano)

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  6. Ciao Marina.
    Ho commentato e probabilmente il -pubblica- non l'ho cliccato.
    Io conosco l'ospedale reale. Quello dove per 11 anni ho frequentato. Emodialisi.
    Tre volte alla settimana accompagnavo Bruna. Anche tante notti per emergenza .
    Il medico di turno irreperibile e io costretto a chiamare la Polizia per rintracciare gli assenteisti.
    Doc è una favola irreale dove i protagonisti non sono i malati ma le loro storie.
    Ho visto poco e Luca Argentero dovrebbe imparare a recitare.

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    1. L'esperienza negli ospedali reali è un'altra cosa, lo so bene e quanto patimento quelle volte in cui avresti bisogno anche del conforto dei medici e invece questo resta giusto un desiderio che vedi realizzato solo in un film!
      Sì, Luca Argentero non è da Oscar, diciamo che se la cavicchia (so che fa pure teatro, chissà come risulta su un palcoscenico, dal vivo!)

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  7. Non vorrei apparire per quello che non sono, ma credo di non avere mai visto, in questi ultimi anni, una fiction in televisione e il mio zapping si riduce a tre canali: rai 3, rai 5 e la Sette. L’ultimo sceneggiato che ho visto risale ad una cinquantina di anni fa: “i promessi sposi” con Nino Castelnuovo e Paola Pitagora. Era, quella, la televisione che amavo, in bianco e nero, che iniziava con la TV dei ragazzi e finiva la sera, non molto tardi. Non c’erano le odiose interruzioni pubblicitarie di oggi, e durante le pause – tra un programma e l’altro – trasmettevano quel meraviglioso e riposante “Intervallo”, con una musichetta di sottofondo, mentre immagini di antichi borghi o di pecore che pascolavano contribuivano a rilassarti. La pubblicità era relegata in "Carosello": e non me ne perdevo uno. Ecco, questa è la televisione che io vorrei, quella televisione che – ogni tanto - trasmetteva un film alla dieci di mattina del lunedì: un evento raro che si aspettava con gioia. Siamo passati da una salutare sobrietà ad una devastante sovrabbondanza di parole e d’immagini: di medici…di infermieri…. di commissari…di marescialli…di chef…di serial killer, insomma le fiction, che ci mostrano una realtà che non sta né in cielo né in terra.

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    1. Rischio di passare anch'io nella cerchia degli attempati, quelli che hanno nostalgia dei tempi passati e della televisione di allora! :) I miei figli mi prendono in giro perché ancora decanto la bellezza di certi programmi di intrattenimento pomeridiani per ragazzi, con cui sono cresciuta! Non so se ti ricordi dei tempi di Saturnino Farandola, per esempio! O del preserale con Supergulp! Tu citi il carosello: era un modo bellissimo di fare pubblicità, lo ricordo anch'io. Sì, poi tutte le fiction dedicate a qualunque figura professionale, per carità, perdono di originalità, alla fine! Per questo mi stupisco di come abbia lasciato che una serie ambientata in un ospedale mi prendesse tanto! :)

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  8. Guarda, Filippo, in verità non ho pensato malissimo di questo dottore, perché nei giorni in cui ho avuto modo di parlargli, ho capito che dev'essere quel tipo di persona che fa dello spirito per sdrammatizzare, ma gli rimprovero questa spavalderia nel volere risultare a tutti i costi cinicamente simpatico, perché non sempre è opportuno rivolgersi in quel modo a un interlocutore. Insomma l'ho salutato volentieri! :)
    General Hospital! me lo ricordo, ma mai visto, forse ho visto qualche puntata di ER, in gioventù! Comunque qualche serie l'ho vista in passato. ero una fan di "Streghe", per esempio e anche di "Smallville", me ero giovane! Invece Netflix e Amazon Prime sono stati la mia salvezza durante la pandemia. E le serie imperdibili le ho viste tutte, Breaking bad in testa e poi Better Call Saul, The Crown, Peaky Blinders, This is us, The 100, Vikings... quelli che mi ricordo sul momento. Da questo punto di vista sono salva! :)

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  9. Ciao Marina,sai che ci vedo più fiction nella realtà in riferimento alle tue ultime parole del post e non la visione stessa di Doc ,dove vede protagonista un dottor Fanti ,Luca Argentero,che rappresenta l'utopia nella priorità di un contatto più umano e diretto tra dottore e pazienti.

    Purtroppo oggi più che pazienti siamo tutti un po impazienti,meglio contestare la qualità di recitazione di una persona che la commedia stessa in cui siamo finiti:)

    C'è sempre una sottile ironia nei tuoi scritti che la trovo salvifica e te ne ringrazio sempre.

    Buona domenica a te e a tutti i tuoi commentatori:)

    L.

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    1. Volevo che la nota ironica smorzasse un po' la realtà che ho denunciato. Diciamo che mi sono servita di Luca Argentero per raccontare una piccola parentesi della mia vita recente. Mi piace quando dici: "la commedia in cui siamo finiti!", perché davvero, adesso, sembriamo tutti inconsapevoli attori di una fiction!

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  10. Ecco perché non guardo fiction di produzione italiana, è veramente troppo "fiction" e il paragone con il reale mi farebbe solo incavolare.
    Ma in quanto a medical drama, eccomi: 19 stagioni di Grey's Anatomy all'attivo. Ma ora non lo seguo più perché già l'uscita di Patrick Dempsey è stato un colpo durissimo, da lì hanno un po' tirato a campare con la sceneggiatura e poi è stata annunciata l'uscita di Meredith Grey, la protagonista. E come fai a chiamarlo ancora Grey's Anatomy se Grey non c'è più?! Mi spiace molto, devo dire che ho imparato tantissimo da quella serie, Shonda Rhymes e i suoi sceneggiatori sanno come tenerti incollato allo schermo, come montare le scene, come prendere/perdere tempo. Tutte tecniche che servono anche nella scrittura.
    Però però però... niente e assolutamente niente è imbattibile quanto Dr.House. L'ho adorato sopra ogni cosa. Perché è proprio il personaggio di House ad essere forte, controverso, scorbutico, ma geniale. I suoi modi di fare rudi colpiscono e divertono per la faccia tosta che ci mette. Il suo mantra: "Nella condizione umana c'è una verità: che tutti gli uomini mentono. La sola variabile è su che cosa mentono." E infatti per lui i pazienti mentono, anche nei sintomi. Dice spesso anche: "Io non curo i pazienti, curo le malattie."
    In famiglia abbiamo visto tutte le puntate, tutte le stagioni, ci metteva d'accordo tutti. E ho visto anche il gran finale, piangendo, incazzandomi, ma adesso posso dire che era il finale giusto, per un tipo come lui.
    Davvero, se hai possibilità, recuperalo. :)

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    1. Nooo, tutte e 19 le stagioni! Praticamente eri una carusidda quando hai cominciato a seguire Grey's Anatomy! Invece Dr House è su Amazon Prime e quasi quasi ci faccio un pensierino: ne state parlando tutti bene e io l'ho sempre snobbato.

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  11. Certo che Luca Argentero è stato davvero un bel regalo del Grande Fratello, non lo avrei mai detto all’epoca. Doc l’ho seguito dalla prima puntata delle serie e mi è sempre piaciuto. Doc mostra un mondo medico ideale dove i dottori si fanno davvero carico dei problemi dei pazienti, insomma molto distante dalla realtà che viviamo oggi, ma una fiction deve farci un po’ sognare che la realtà è piuttosto pesante.
    Io comunque amo abbastanza la fiction di Rai uno, non tutto, ma parecchie serie le ho sempre seguite con piacere. Una volta seguivo Dottor House, però ho smesso perché mi perdevo spesso tra i vari spot televisivi (era su Mediaset), invece non ho mai visto Grey’s Anatomy…

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    1. A me Argentero non dispiace, ti dirò! Non sarà un grande attore, ma il suo lo fa discretamente ed è stato un fantastico Dott. Andrea Fanti! Pensa che è stata mia madre a introdurmi alla visione della serie, per cui partendo dalla terza e incontrando il mio gradimento, negli altri giorni della settimana andavo recuperando le puntate delle prime due stagioni su Ray Play. In pratica per oltre un mese, ogni sera, vedevo una puntatina di doc. :)

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  12. Non poteva che portarci da un'altra parte questo post, cara Marina. Volevi portarci verso la freddezza e spocchia di tanti medici e di fatto è innegabile che la realtà sia questa. Io ricordo i giorni seguiti all'infarto di mio padre, a Natale 2002. Un medico molto giovane gli salvò praticamente la vita, era gentile e disponibile, ci telefonò a casa. Il primario invece era una bestia. Un pezzo di m. Vien voglia di essere volgari dinanzi a casi umani come quello. Poi però ne ho incontrato un altro di medico gentile e bravo, si trattò del cardiochirurgo che lo operò nel marzo 2003. Me lo ricordo ancora questo quarantenne rampante, lo guardavo e mi chiedevo quanto si dovesse essere coraggiosi ad aprire un paziente con tanto di sternotomia e armeggiare col suo muscolo cardiaco per ripulirgli le coronarie e creare diversi bypass da altre vene e arterie. Fu anche lui molto disponibile, con tanto di ricevimento nel suo studio. In seguito, quando papà si ammalò di cancro alla testa del pancreas, abbiamo incontrato medici e chirurghi ottimi e altri pessimi. E lo stesso vale per mia madre, a partire dal calvario iniziale fino ai suoi ultimi giorni.
    Purtroppo gli esempi virtuosi non sono molti, ma come in ogni ambito riscattano quel tanto di marcio che c'è. E il medico è un po' come un insegnante, un mestiere forte, da enormi responsabilità, che mette in gioco professionalità e umanità. C'è chi è realmente vocato a possedere ogni necessaria qualità e chi non è tale.
    Riguardo alle serie tv, Mari', non ci siamo. Molla 'sta ciofeca e recupera autentici capolavori: E. R. è una serie potente, bella, realistica. Ci sono puntate che mi sono rimaste nella memoria per la loro perfezione: cast, dialoghi, ambientazione. Caratterizzazioni. 'Ste serie italiane scimmiottano quelle americane e senza riuscirci. Se ne vedrai una di quelle davvero strabilianti, ti renderai conto. Doctor House è un'altra di quelle validissime, ma ne ho visto poche puntate. E poi ti consiglio le prime tre stagioni di The resident. Lì c'è al centro un medico internista, Conrad Hawkins, il cui talento è proprio diagnosticare l'impossibile. Adorerai anche il personaggio della giovane infermiera, Niki, struggente personaggio. Su tutte, comunque, ribadisco che il vero capolavoro è E. R.

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    1. Avevo letto "medico interista" invece che "internista" :-D (in quel caso non mi sarei fidato!)

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    2. @Andrea
      Medico con fede calcistica. Ahahah, t'immagini le guerre in corsia! :D
      @Luana
      Sai perché non ho mai visto E.R.? Mi è sempre stato antipatico George Clooney, non riuscivo a farmelo piacere. Invece, che le serie tv italiane imitino quelle riuscite americane sono d'accordo: fanno quello che possono, ma certo, sempre italianate sono! :) Ma con questa mi sono trovata inguaiata da quando l'ho cominciata con mia madre, un po' continuare a seguirla mi ha fatto sentire vicina a lei: sapere che il giovedì l'avremmo vista contestualmente, lei da Caltanissetta, io da Roma... aveva un che di molto bello!

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  13. Grazie per il tuo post informativo e ben realizzato. Ha fatto la differenza!

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