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giovedì 29 ottobre 2015

Il fascino delle "40 regole per parlare bene l'italiano" di Umberto Eco


Basta cercare in rete "le 40 regole di Umberto Eco" e si trovano decine di pagine che riportano questo spiritoso ma serio vademecum per parlare bene l'italiano. 
Eco prende spunto da una serie di istruzioni recapitate nel web, che lui adotta e adatta al linguaggio spesso ironico usato ne "La bustina di Minerva", la rubrica del noto editoriale "L'Espresso" in cui egli condivide riflessioni di vario contenuto, talvolta anche molto divertenti. In una di esse suggerisce cosa occorre fare per parlare (dunque scrivere) bene in italiano.
Ho scovato queste regole tra le cose intelligenti che circolano su Facebook e le ho salvate in un file da tenere a futura memoria; adesso ho pensato di "ufficializzarle" nel mio blog, considerandole ospiti d'onore di questo giovedì del Taccuino.

Le regole sono quaranta, ma si leggono tutte d'un fiato; non sono commentate perché si commentano da sole. Lo scrittore è stato geniale e invece di dare per ognuna un'opportuna spiegazione, ha reso inopportuna qualunque parola aggiuntiva: nella regola è già insito l'esempio pratico.
Io ho scelto le mie preferite (tra l'altro, nemmeno a farlo apposta, qualche giorno fa ne avevo già individuata qualcuna quando mi sono presa la libertà di dare dei consigli agli scrittori esordienti da "esordiente"), ma tenerle presenti tutte non sarebbe male.
Così, mi aggiungo alla lista delle pagine web che hanno riportato queste regole e, con il sorriso, ne faccio tesoro e le giro a voi.

LE 40 REGOLE PER SCRIVERE BENE IN ITALIANO di Umberto Eco

1) Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.

2)Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.

3) Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.

4) Esprimiti siccome ti nutri.

5) Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.

6) Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.

7) Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.

8) Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.

9) Non generalizzare mai.

10) Le parole straniere non fanno affatto bon ton.

11) Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”

12) I paragoni sono come le frasi fatte.

13) Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).

14) Solo gli stronzi usano parole volgari.

15) Sii sempre più o meno specifico.

16) L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.

17) Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.

18) Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.

19) Metti, le virgole, al posto giusto.

20) Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.

21) Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.

22) Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.

23) C’è davvero bisogno di domande retoriche?

24) Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.

25) Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.

26) Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.

27) Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!

28) Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.

29) Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.

30) Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.

31) All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).

32) Cura puntiliosamente l’ortograffia.

33) Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.

34) Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.

35) Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.

36) Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.

37) Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le   premesse conseguirebbero dalle conclusioni.

38) Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.

39) Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.

40) Una frase compiuta deve avere.

(A quanto pare, come leggo da uno dei numerosi siti che riportano queste regole, esiste un'analoga lista, applicata alla lingua inglese, del giornalista statunitense William Safire. Lui, però, ne ha trovate 54! Se volete potete leggerle qui). 


43 commenti:

  1. Lo conosco molto bene, e credo sia uno dei pezzi più antipatici che si possano trovare nel web... infatti non ho il minimo dubbio che l'abbia scritto Eco di proprio pugno :-P

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    1. Io le ho trovate esasperate e divertenti! ;)

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    2. Forse perché mi figuravo Eco che che dopo aver le scritte si sfregava le mani tutto compiaciuto di aver preso per i fondelli tutti i pezzenti che le avrebbero lette (ovvero tutti tranne lui :D )

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    3. Caspita, Andrea! Ma che t'ha fatto sto mischino!
      (E meno male che non sono permalosa, se no essere definita "pezzente" mi avrebbe indisposto!) ;)

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    4. Bene, ho capito: Umberto Eco è il tuo scrittore preferito! ;P
      ("È nu maccaruni sinza" ci sono, ma "puttsu"?) :)

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    5. Buco! Ohi cumpari, in terra sicula l'imparai :D

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    6. Pirtusu! Ora è tutto più chiaro! :D

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    7. Ho ancora qualche difetto di pronuncia ^_^

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    8. Corso accelerato di dizione sicula! :D

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    9. potrebbe andare bene anche puzzu... dipende dal paese ;)

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  2. A me sono sempre piaciute. Le uso con gli alunni per spiegare le figure retoriche.

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    1. In effetti, si potrebbero usare anche per spiegare tante altre cose: che i paragoni siano talvolta come le frasi fatte un po' è vero.
      E l'enfasi sottolineata dai punti esclamativi?
      Io, ogni tanto, darei un'occhiata all'elenco! :)

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  3. Mah! Secondo me, come ho scritto più volte, le uniche regole di scrittura accettabili sono quelle che riguardano ortografia e grammatica di base. Per il resto viva la libertà.
    Cosa ne penserebbe per esempio Eco di questo incipit di Thomas Pynchon (che considero il più grande scrittore vivente)?

    Palle-di-neve han disegnato i loro Archi Volanti, costellando i Fianchi dei Capanni non meno che quelli dei Cugini, involando copricapi nel vento frizzante del Delaware: le Slitte son sospinte al coperto e i loro pattini asciugati e ingrassati con cura, le scarpe deposte nel vestibolo sul retro, una Calata con le calze ai piedi sulla grande Cucina, in finalizzato Fermento fin dal Mattino, interpunto dei tinnenti Coperchi di vari Bricchi e Pentole fragranti di Spezie per Pasticci, Frutta sbucciate, Grasso di Rognoni, Zucchero caramellato ... e i Fanciulli sempre quasi di Volo, tra gli Schiaffi ritmati di Cucchiaio con Pastella, avendo ghermito per blandizia o rapina quanto loro possibile, proseguono, come ogni pomeriggio di questo nevoso Avvento, verso una Stanza accogliente sul dietro della Casa, arresa da anni ormai ai loro spensierati Assalti.

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    1. Non so cosa ne penserebbe Eco, ma nel mio piccolo ti dico cosa ne penso io: è quasi illeggibile, ma ha uno stile che a quanto pare incontra il favore dei lettori e se qualcosa piace ai lettori... è vero, alla fine le uniche regole valide sono quelle grammaticali e ortografiche!

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  4. Le regole sono necessarie, ma tenderei a non esagerare neanche con queste. Infondo, secondo me, la creatività è riuscire ad andare oltre.
    Mi chiedo: come si può creare, inventare qualcosa di nuovo, attenendosi rigidamente alle direttive di qualcun altro? Parliamo pur sempre di altre persone con idee e gusti propri. Certo, nella scrittura ci sono regole grammaticali e di ortografia necessarie; la punteggiatura deve essere usata correttamente, ma le parole sono a favore delle idee, della fantasia e il loro uso dovrebbe essere anche immaginario. A saperlo fare, sarebbe fantastico.

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    1. Infatti chi ci riesce, si prende un sacco di libertà ed è molto apprezzato. Sono d'accordo con te, tutto nel giusto equilibrio, non sono comandamenti da imparare a memoria, però vanno bene per sorridere e riflettere su qualcosa quando scriviamo.

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  5. Quest'elenco mi è piaciuto molto e mi ha anche divertito, diventa un modo efficace per ricordare le regolette da seguire ;-)

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    1. Infatti, a me ha fatto sorridere il modo in cui Eco le ha intrinsecamente spiegate! Molto arguto! :)

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  6. Secondo me è veritiero e ben scritto, molti punti fanno ridere dicendo cose piuttosto sagge, a mio avviso. Sandra

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  7. Le 40 regole per "parlare" bene l'italiano? Casomai per scrivere bene. A meno che non parliamo con le parentesi e parlando apostrofiamo con le mani. Forse la rubrica di Eco trattava ciò che serve per parlare bene, mentre le 40 servono per scrivere. Comunque sono da seguire, ironicamente. :)

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    1. Ho trovato le regole con questo titolo e mi sono fatta anch'io la tua domanda. Poi, come spesso accade, mi sono data la risposta: credo che il titolo voglia dire "per conoscere bene l'italiano", così accorperebbe il saperlo parlare e il saperlo scrivere.

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  8. Ho trovato la lista di Eco arguta e divertente ^_^
    Ovviamente è possibile infrangere le regole, eccome, ma si deve essere consapevoli di ciò che si fa ;) Tecnica e conoscenza, genio e sregolatezza!

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    1. Come al solito trovo che tu abbia fatto una sintesi perfetta! :)

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  9. La verità su questa quaranta regole ve la dico io; queste stramaledette bustine vanno onorate... quel giorno non sapeva che scrivere - magari si era pure sniffato una bustina, di te naturalmente, che stavate pensando?

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  10. Concordo in pieno con Andrea Cabassi. Secondo me è un autore di regime che viene idolatrato a prescindere, potrebbe pubblicare la sua lista della spesa e i quotidiani amici parlerebbero di "nuovo capolavoro".
    A me è bastato leggere (perché me l'aveva chiesto la mia relatrice) il suo famoso saggio su come si scrive una tesi di laurea, che è quanto di più inutile possa esistere per chi deve scrivere una tesi di laurea. E poi, ovviamente, l'innominabile, il granderrimo capolavoro che a mio modestissimo avviso è una parata di parole morte che sfilano come un funerale sopra il cadavere della narrativa uccisa dall'esimio prof.

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    1. Okay, a te e Andrea sta sulle palle Eco, legittimo per carità! Io di Eco ho letto solo "il nome della rosa" (e, devo dire, mi è piaciuto), ma anche le sue "bustine" su "L'Espresso" mi divertivano.
      Qui ho trovato solo diverso e intelligente il modo in cui ha parlato di regole che non si è inventato lui; di scrittura, peraltro, cosa che invece a noi dovrebbe interessare parecchio!

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    2. Queste sono boutades più che consigli di scrittura ;-)
      E poi da uno che scrive un romanzo inserendo ventimila citazioni latine e quarantamila riferimenti a dimenticati predicatori ed eresiarchi, e si dimentica che sta scrivendo un romanzo, non voglio consigli di scrittura ;-)

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    3. Giusto, anzi approfitto: ma il tuo libro è strepiiiitooooso!!! :)

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    4. Il problema delle citazioni di Eco è che non sono mai tradotte... non tutti conoscono il francese, il latino e il klingon!
      CMQ Il nome della rosa mi è piaciuto (gli altri li ho evitati... per ora!)

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    5. Che dire: a me Il nome della rosa era piaciuto proprio per le citazioni latine e perché c'erano un sacco di riferimenti "che bisognava sapere"... il mondo è proprio bello perché è vario. La sua produzione successiva, invece, è stata in calare: niente citazioni latine, ma un occhio al medioevale c'è sempre. Il pendolo è buono, l'isola del giorno prima passabile, baudolino appena accettabile. Tutto il resto, per me, insopportabile.

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  11. In un mondo parallelo, Eco ha stilato questa lista dopo aver letto i miei libri. Un quarto sono mie (un quarto? - a matematica sono messa male - ).
    :D

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    1. Ahah, simpatica idea per un racconto visionario! Poi, magari, Eco li legge davvero i tuoi libri! ;)

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  12. Stupenda e godibilissima lista, anche per chi non scrive, secondo me. Vado a leggermi l'altra. Grazie! :)

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    1. Davvero di piacevole lettura, anche per fare un ripasso senza cadere nella noia! :)

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  13. Dopo aver letto "Numero Zero" non provo più quella sorta di rispetto cosmico che avevo per Umberto Eco.
    Se conoscesse le regole per scrivere bene non avrebbe pubblicato un libro così orrendo! :D

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    1. Davvero? Dai, sconfessiamo Umberto Eco!
      (Allora ho fatto bene a fermarmi alla lettura de "il nome della rosa"!) :D

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