"Parteciperai a questo concorso" - mi aveva scritto in una mail. E io ho accettato la sfida.
Chi mi ha scritto?
Un amico, una persona che crede nelle cose che dice e ama le cose che fa; un consulente? come posso chiamarlo... beh, in questa occasione, semplicemente maestro, perché è stato guida e supervisore di uno stimolante esercizio di riscrittura.
L'idea: inviare un racconto per il concorso organizzato da Vib - Spazio Vibrissae (tra i promotori anche il consulente editoriale Giulio Mozzi) seguendo un lavoro scientifico fatto di versioni e successive revisioni rimbalzanti dalla mia mail a quella del maestro, fino alla realizzazione di un testo valido da inviare per la competizione.
Mi sono buttata a capofitto nell'avventura e ho scritto una storiella sulla base di uno spunto balenatomi aprendo l'armadio.
(Dimenticavo di dire che il gioco letterario consisteva nella stesura di un racconto breve - max 2000 battute - che narrasse una storia in cui un capo di abbigliamento, un accessorio, un profumo, un cosmetico, avesse un ruolo importante per il concorrente. Il concorso si chiamava, infatti, "Le storie dell'armadio".)
Per la mia storia ho scelto questa:
una mantella di lana lavorata a maglia con le mie mani.
Volevo raccontare un incontro insolito fatto a una fermata di autobus fra una donna che ha perso il lavoro e una barbona che la osserva da lontano: la prima indignata per il licenziamento subìto, la seconda rassegnata all'amarezza della sua misera condizione. In un flusso di pensieri, durante l'attesa dell'autobus che la porterà all'ennesimo colloquio di lavoro, la donna finisce per smaltire la sua rabbia e si muove a compassione decidendo di avvicinarsi all'anziana donna: vuole renderle più sopportabile il freddo regalandole la sua mantella di lana.
La versione base su cui ho elaborato i successivi cambiamenti aveva questo incipit.
Che diavolo guardi! Cos'è, il gelo di questa mattina ti ha paralizzato anche gli occhi?
E questo fottuto sedici barrato quando passa, che sto qui da mezz'ora a sbattere i piedi l'uno contro l'altro stringendomi nella mia mantella di lana, a sopportare il lezzo della fogna che sale dal tombino sotto il marciapiede e dall'altro lato della strada una barbona che mi fissa! Mica lo immagina che anch'io sono rimasta senza una casa e senza un lavoro e senza un cazzo di niente. Permesso direttore, mi dica direttore, ma certo direttore, capitale insufficiente, riduzione del personale, ha quindici giorni di tempo. Miseria cane, ma io adesso come campo, mi butta in mezzo a una strada, direttore.
Questa era la versione Alfa, perché parliamo tanto di corsi di scrittura creativa e di manuali che ci insegnano cosa fare quando scriviamo e poi a me sono bastate 14 mail e 6 revisioni per imparare a capire alcune dinamiche semplici ed efficaci grazie alle quali ho realizzato il mio obiettivo narrativo.
E poiché il risultato di questo lavoro di riscrittura è stato sorprendente (il racconto ha subito un'autentica metamorfosi trasformandosi da Alfa in Omega), voglio condividerne con voi i punti salienti, per dimostrare la loro validità nella rielaborazione del testo.
Motivazione del racconto
Domanda focale: qual è la particolarità, la forza, la ricchezza della successione dei fatti narrati per far sì che il racconto venga notato?
Un racconto, soprattutto se così breve, deve avere una motivazione, qualcosa, cioè, che giustifichi azioni e parole, deve dire tutto in poco.
Ero partita con l'idea di dimostrare che una persona apparentemente indelicata verso un'altra più sfortunata stesse in realtà reagendo a uno stato di insoddisfazione personale e che, infatti, impietositasi, avesse, poi, fatto prevalere il proprio lato sensibile.
Ma la trama era debole, non raccontava qualcosa di concreto: perché non dare alla barbona un ruolo più significativo?
Suggerimento del maestro: la donna potrebbe, per esempio, donare alla protagonista qualcosa, in una sorta di favola moderna intessuta di realismo magico. E l'intero fatto potrebbe contenere un messaggio di speranza. Ho scelto un orologio portafortuna, come elemento magico.
Buon decollo, ottimo atterraggio
La frase più felice risultava subito essere quella del dialogo con il datore di lavoro che licenzia la donna e che lei ripete seccamente nel suo flusso di pensieri arrabbiati alla fermata dell'autobus (ecco perché l'immediatezza delle frasi senza l'uso delle virgolette: Permesso direttore, mi dica direttore, ma certo direttore...).
La sua efficacia narrativa meritava il ruolo di incipit: il racconto doveva iniziare così.
Il finale doveva nascondere una sorpresa; nella prima versione lasciava soltanto una sensazione e, a detta del maestro, le sensazioni svaniscono subito. Invece serviva un'uscita che desse un senso all'intera storia e rimanesse impressa anche dopo la lettura (spero di essere riuscita nell'intento).
Efficacia del dialogo
Le regole cui mi sono attenuta sono state: leggere ad alta voce il dialogo fra le due donne e renderlo credibile, soprattutto dare immediatezza e ritmo al loro scambio di battute. Con un piccolo espediente narrativo: lasciare che la voce principale fosse quella della protagonista e fare intuire le risposte dell'interlocutrice senza trascriverle. Non era:
"Ti regalo questo orologio."
"No, grazie, non voglio nulla in cambio."
"Insisto, prendilo, è un portafortuna."
"No, davvero, devo andare, ho l'autobus."
ma:
"...non voglio nulla in cambio. L'autobus, devo andare. Il tuo orologio? Non lo voglio, guarda, ho il mio".
Imperativo categorico: mostrare
Occorreva visualizzare gesti, più che dare spiegazioni, rendere più realistico il racconto. Cambiare un termine, spostare un aggettivo, sacrificare qualcosa per ottenere qualcos'altro: "crudo è una parola nel campo semantico del freddo", mi ha fatto notare il maestro; l'unica cosa calda era la mantella, divenuta una metafora della vita che ha bisogno di un riparo; l'uso del corsivo è servito a dare una marcatura forte al pensiero.
La regola delle simmetrie stilistiche
All'inizio c'è un dialogo senza virgolette, poi una parte narrata in prima persona; di nuovo un dialogo dinamico a una voce, e poi il finale con ancora una narrazione in prima persona.
Ritmo e simmetria: in una storia così breve poteva essere un modo per attirare e mantenere l'attenzione del lettore (il racconto è suddiviso in quattro paragrafi proprio per assolvere questa funzione).
Sono state settimane di lavoro intenso e le mail sempre più fitte e centrate sull'obiettivo; nuove proposte incontravano l'ostacolo del limite di battute (ma come faccio a fare entrare tutta questa roba in 2000 caratteri?) e giù con tagli, parole sacrificate, riduzioni, ribaltamenti; questo può essere migliorato, confronta la tua versione con la mia, i dettagli sono importanti, cambia verbo, dai più forza al dialogo; questo mi piace, questo meno, manca ancora qualcosa, ottimo, siamo alla quadratura: missione compiuta.
Il concorso è in scadenza. Okay, la versione definitiva è pronta.
Invia.
E il titolo?
Il titolo racchiude il significato della storia. Prima, quello provvisorio, era "Sedici barrato" (con riferimento al numero dell'autobus), poi è diventato un numero più suggestivo, anzi due, uguali, come le lancette dell'orologio posizionate in un orario che cambierà più destini.
Il racconto Omega, adesso, si chiama: "Otto e otto".
Ebbene sì, in molti lo avrete riconosciuto, perché lo avete letto e giudicato nel "Sostiene l'autore" del blog "Scrivere per caso".
Una giuria anonima ha detto la sua.
E se ho stuzzicato un po' la vostra curiosità, potete leggerlo anche voi in quella rubrica (il titolo è linkato).
P.S.
Il concorso ha premiato altri racconti, ma l'esperienza mi ha arricchito.
Soprattutto, mi ha divertito. E cos'è, in fondo, la scrittura se non divertimento?
Sai che il primo incipit non mi dispiace affatto?
RispondiEliminaMi piace l'aggressività che traspare dai pensieri della protagonista. E in questo caso, secondo me, il termine barbona è molto più adatto nella versione finale, perché assorbe tutta la carica emotiva insita nel significato non letterale della parola.
Alla fine, la fedeltà al dizionario ha dei limiti oggettivi, che si ripercuote sull'impatto della frase , ma di questo forse parlerò nel post di giovedì. A dire la verità avevo in mente un altro argomento, anche se alla luce delle riflessioni emerse sto valutando l'ipotesi di un cambio di rotta.
Vedi, a volte, le idee per un post vengono fuori per caso! :)
EliminaComunque, sì, nella prima versione si nota di più la rabbia della protagonista che ha un'inconsapevole vittima: si sente osservata e questo la spinge allo sfogo.
Poi, alla fine, le sensazioni che nascono da una lettura sono sempre soggettive e ciò che suona meglio alle orecchie di uno, può lasciare indifferente qualcun altro.
In fondo, è come se avessi scritto die storie diverse e, di fatto, lo sono.
Verissimo. due persone diverse colgono aspetti diversi, questo fila perfettamente con ciò che ti ho scritto su what's app nemmeno un secondo fa. Quindi tutto torna sempre! :)
EliminaEsatto! (Sembra fatto apposta!) :)
EliminaDevo ammettere che anche io preferisco l'incipit Alfa. Certo, poi bisognerebbe leggere fino in fondo...
RispondiEliminaIl risultato finale, però, mi ha ricordato il romanzo che sto riscrivendo per la... Terza? Quarta? Forse quinta volta, addirittura. La prima stesura era così: ignorante da morire; eppure aveva una forza, nella voce, che sovrastava molti degli errori della scrittura. Ma non tutti: c'era da lavorare.
Leviga leviga, finisce che dopo qualche stesura la lingua sembra scorrevole, ma è sparita la voce. Il racconto è diventato piatto, bradicardico. Noioso.
È stata dura ritrovare la voce (e riscrivere un altro paio di volte). Non ce l'avrei fatta, senza un aiuto esterno. Senza contare che io *credo* di aver ritrovato la voce, ma non ho nessuna controprova (almeno fino a quando non lo farò rileggere alle persone che avevano letto la prima stesura).
Dunque, per la proprietà transitiva, trovi che la mia prima versione sia ignorante ma abbia una voce e l'ultima che abbia una voce ma sia bradicardica e noiosa? :P
EliminaComunque, la voce in quello che scriviamo è come l'intuizione che abbiamo fin dall'inizio ma che dobbiamo fare venire fuori. Sono convinta che, dopo tutte le tue numerose revisioni (e chissà quante ce ne saranno ancora) tu abbia trovato la voce che volevi. Adesso cerca la conferma! ;)
No, no. Io ti ho detto del mio, e tu lo sai bene perché ti è passato sotto agli occhi (tranne la prima versione).
EliminaPerò trovo che la versione omega non renda giustizia alla voce che c'era nell'alfa, quello sì. Comunque non ho una soluzione: a fronte dello stesso problema (i 2000 caratteri sono terribili!) ho trovato in me gli stessi difetti, tanto che alla fine non ho neppure partecipato. Quindi io sono un passo indietro rispetto a te.
2000 caratteri sì, sono davvero pochi; ti muovi entro margini troppo stretti, ma era un esercizio che andava provato.
EliminaSe ci sarà una prossima volta, vengo a prenderti per le orecchie! :)
ERI TUUUUUUUUUUUU? Non l'avrei mai detto. Io ero (sono) il commentatore n. 1!
RispondiEliminaHo letto il post di fretta cara Marina, mi riprometto di tornare con un commento più corposo, ma sai come sono fatta, subito di getto dovevo dirti quanto sopra. Un bacione ps. la mantella fatta da te è stupenda Sandra
Guardate che tra gli anonimi di "Sostiene" sono passati degli insospettabili: sia gente del nostro "giro", sia incredibili meteore. Spesso camuffati, quasi nessuno ha mai capito davvero chi fossero (e non sarò io a rivelarlo!). :)
EliminaL'anonimato è un bel gioco, che ha permesso "outing" altrimenti impossibili ;)
Dimenticavo: una delle prime, a cadere nella trappola, sei stata proprio tu, Marina. Credevi di poter capire chi fossero gli autori, ricordi? E invece no! :-P
EliminaGrazie per la mantella e per il commento n. 1, Sandra. Quando hai tempo e se ti va, dimmi di più! :)
EliminaSi, Michele, hai ragione: sugli autori ho toppato alla grande. Con l'individuazione dei commentatori me la cavo meglio! :)
EliminaOh oh l'incorruttibile Michele, io sono curiosa ma a livelli indecenti! Sandra
RispondiEliminaBellissimo! Essenziale e perfetto in ogni dettaglio.
RispondiEliminaQuasi quasi... Dì un po', ma il tuo maestro potresti presentarmelo?...
Ora gli chiedo se vorrebbe un altro allievo! ;)
EliminaTrovo che la struttura finale sia davvero efficace. La migliore ecco. 14 mail col maestro hanno significato qualcosa. Secondo me in tutto questo processo si nota comunque un grande lavoro dietro, poi come è saltato fuori da Michele, magari c'è chi può sentirsi magari "infastidito" dal termine barbona, che tutto sommato non mi pare cosi scorretto. Ancora Brava! Sandra
RispondiElimina:)
EliminaCiao Marina, niente volevo solo dirti che il tuo piccolo racconto è molto bello. Credo che dovresti provare a scrivere altri piccoli racconti, legarli fra di loro tramite un concetto, oppure uno scenario... ma anche una sola parola che ogni tanto ritorna durante la lettura. Facci un pensierino.
RispondiEliminaGrazie Giuseppe, sai cos'è? Che io sono una gran chiacchierona e i racconti brevi sono come le scarpe strette. Però la tua idea ha qualcosa di stimolante, sarebbe sicuramente un bell'esercizio di scrittura e sintesi. Sì, il pensierino glielo faccio! :)
EliminaTempo fa ti dissi che dovevi migliorare, secondo il mio modestissimo parere, proprio ni stu to chiacchierari assai, e questo esercizio potrebbe esserti utile. Gente di Dublino (Joyce) è fatto in questo modo, non ti spaventare dell'accostamento... ma credo che tu possa farlo qualcosa di notevole e interessante. Non ti scordare ca si sempri fimmina siciliana ;)
EliminaAhahah, sei un mito, Giusè!
EliminaSorrisi, sole negli occhi e tanta chiacchiera, noi fimmini siciliane! :D
Lettore 3 a rapporto! (ho visto che altri si sono dichiarati...)
RispondiEliminaIl racconto era proprio bello, complimenti. Se non ci fosse stato il limite dei 2000 caratteri poteva concedersi qualche parola in più. Però capisco l'esigenza di stare nei parametri richiesti.
Sarei curioso però di leggere anche la prima versione completa, per capire meglio in cosa è consistita la revisione. Da quello che leggo mi pare che sia consistita soprattutto nel tagliare.
Helgaldo
Grazie, soprattutto perché hai colto la divisione del brano nei suoi tre atti. È stato faticoso lavorare con limiti così stretti, ma alla fine, tutto è stato detto nel migliore dei modi pensabili.
EliminaLa prima versione aveva una struttura diversa, più che di tagli parlerei di autentici ribaltamenti che hanno portato ad aprire uno scenario completamente diverso.
Faccio outing anch'io! Sono quella che l'ha trovato un po' già sentito, un po' troppo buongiorno di Gramellini (inoltre è vero che in un esercizio datoci al master di narrazione su 20 che eravamo in tre hanno scritto cose molto simili a queste). E anch'io trovo migliore il primo incipit. Posto che, secondo me, parere assai personale, il racconto è molto bello, ma gli manca una marcia in più per spiccare e passare dai lodevoli agli indimenticabili, il primo inizio, così poco politicamente corretto poteva essere la marcia in più.
RispondiEliminaGrazie, Antonella, per esserti "rivelata"!
EliminaA me non dispiace che la prima versione abbia riscosso un maggiore successo, è pur sempre opera mia! :)
Mi accontento della posizione di "lodevole", per l'"indimenticabile" ci studio ancora un po', ché 2000 caratteri sono troppo pochi per diventarlo! :D
Ciao Marina, io ho commentato due volte, sono la lettrice 4 e 6. Ho espresso la mia opinione in quel contesto e confermo ovviamente. A me è piaciuto tanto il tuo racconto e immagino la difficoltà di concentrare tanto in poche parole; però, basta scegliere quelle giuste e secondo me tu e il tuo maestro siete stati bravi. Bacioni ^_^
RispondiEliminaGrazie, Iara, mi era piaciuto molto il tuo commento 6. Sono contenta che tu sia riuscita a cogliere il ritmo del micro-racconto, che era quello su cui doveva basarsi l'intera sua forza narrativa.
EliminaIl racconto mi era piaciuto tantissimo infatti ho dato un giudizio positivo, ero il lettore due se non erro. IL colpo di scena finale è davvero di grande effetto e la frase bellissima.
RispondiEliminaE sai che fatica questo colpo di scena finale!
EliminaLa frase l'ha partorita il maestro, non ho potuto fare a meno di "rubargliela" senza modificare una virgola! :)
Complimenti. Non me ne voglia il maestro yedi :-), ma soprattutto spero non me ne voglia tu :-D se dico che preferisco l'incipit iniziale, Alfa.
RispondiEliminaE, ovviamente, mi avrebbe incuriosito il resto del racconto Alfa. Il limite delle 2000 battute lo trovo estremamente limitante: ok l'esercizio di scrittura, di riscrittura, di ribaltamento, di compressione delle frasi, di ricerca delle parole più concise e, allo stesso tempo, adatte ad esprimersi meglio all'interno di una frase e di un contesto narrativo... però alla fine il limite ha fatto venire fuori un racconto diverso (di Marina "abbottonata" dietro i suggerimenti del maestro). Il racconto Alfa sarebbe stato (è) di Marina "originale".
Mi inchino però all'essenza del post, cioè lavorare su un racconto "seguendo il lavoro scientifico" di riscrittura.
Volertene io? E come potrei, stai dicendo che preferisci una versione comunque scritta da me è questo non può che farmi felice.
EliminaPer il resto, sono una donna pudica: in presenza di un uomo preferisco "abbottonarmi"! :P
Bello l'Alfa, incisivo ed essenziale, ma già tanto comunicava! La versione finale è strepitosa per me! Brava, tantissimi complimenti *__*
RispondiEliminaQuesto post è fantastico: per me, che son umile lettrice e basta XD, è interessante avere dettagli su come si lavora!
Un abbraccio ^^
Grazie. Il tuo entusiasmo è contagioso! :D
EliminaPenso che a volte condividere determinati percorsi di scrittura possa essere utile anche ad altri. Esercitarsi nel metodo per risultare efficaci è importante per chi vuole "acchiappare" l'attenzione del lettore.