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giovedì 15 giugno 2017

Controverse verità


Quanta verità serve per sentirsi a posto con la coscienza?

Vi aspetterete una riflessione di alta levatura, invece più banalmente mi sono posta questo interrogativo (formulato, al mio solito, per complicarmi la vita) dopo avere letto il libro di una persona molto cara e averlo trovato mediamente brutto.

Sì, qui lo dico senza mezzi termini e non addolcisco pillole amare, perché ho la certezza che il soggetto in questione non frequenta questo blog, semmai mi accollo qualche rischio linkando l’articolo su Facebook: lì potrei essere letta e potrei condurre l'inconsapevole vittima nella tana del lupo. E poi, però, vittima diventerei io: dei miei sensi di colpa.

Ecco, è di questo che voglio parlare: qual è la nostra reazione quando leggiamo l'opera di qualcuno che conosciamo e siamo chiamati a darne un giudizio?

In linea di principio diciamo sempre che una critica seria e motivata è un toccasana per chi scrive (prima di essere toccasana, però, è veleno che corrode le pareti dell'autostima), ma anche in questo caso non è mai facile dire tutto ciò che si pensa e io non apprezzo molto chi lo fa senza riguardo, cioè senza immaginare che una parola di troppo, un aggettivo selezionato fra i meno prudenti, possono ferire oppure offendere.

Se lo scrittore fatto e formato fa spallucce perché è abituato e la sua posizione di fama lo tutela dal crollo emotivo, un aspirante scrittore non ha lo stesso carico di autostima e quella critica feroce viene vissuta come una condanna a morte (attenzione, non ho detto è una condanna a morte, perché è chiaro che non lo è, se il riscontro negativo serve a crescere, migliorarsi, capire meglio, ecc. ecc., ma viene vissuta, cioè percepita come tale e questo, comunque la si voglia mettere, non è mai bello). 
Bisogna imparare anche a essere “buoni carnefici", dunque.
Ma come si fa?

Se devi spendere il tuo nome nel giudizio che dai, cominci a snellire la critica feroce che muoveresti su un testo, togliere termini come "brutto", "incapacità", "pessimo" e sostituirli con "sistemabile", "inesperienza", "imprecisione".
Solo in anonimato ti cali appieno nel ruolo di "boia" e apri la porta a tutto quello che ti viene in mente di dire; lo sperimentiamo, per esempio, nella rubrica di Michele Scarparo "Sostiene l'autore", dove l'unica cosa che l'autore sostiene è il fegato che anonimi "giudici" gli fanno puntualmente a pezzi con i loro commenti.
Ancora, tra anonimi critici e sconosciuti scrittori ce la caviamo con poco, ma quando viene l'amico o il parente a chiederti la lettura di un testo ed è felice di avere un tuo riscontro "autorevole" (dicono loro solo perché scrivi e hai un blog letterario), che fai?
Provi a esserlo, autorevole (e non compiacente, come vorrebbe il savoir faire), ma lì... apriti cielo! 
Come si fa a mentire sapendo di mentire?

È quello che mi è capitato.

Un'amica, che stimo per tante ragioni, ha scritto un libro che io ho letto, incuriosita oltreché dalla sua anomala performance letteraria (nella vita fa tutt'altro), dal tam tam messo in atto sui social con una pervicacia e una convinzione da smuovere l'invidia dei migliori selfpublisher ossessionati dal marketing.
La storia appartiene a un genere letterario che io non frequento, ma non è stato questo a mal dispormi.
È un libro scritto decisamente male.
Pensieri formulati in modo banale.
Dialoghi da cartone animato, fascia d'età: sei anni.
Sintassi e ortografia da doposcuola.
Un trionfo di ovvietà.

E ora COSA LE DICO?
Datemi qualche consiglio, perché vivo male il momento in cui dovrò sudare sette camicie per non dirle: "è un libro BRUTTO, c'è una totale INCAPACITÀ di approfondire le dinamiche, hai fatto un PESSIMO lavoro", ma dovrò sudarne anche di più per dirle: "va bene, anche se è SISTEMABILE, pecchi un po' di INESPERIENZA, c'è qualche IMPRECISIONE."
Da quale pulpito posso sentenziare senza sembrare presuntuosa, non avendo un titolo che mi qualifichi nel ruolo di “falciatrice letteraria”?
Una brutta verità è meglio di una bella bugia?
Dovrei confidare nella sua capacità di leggere fra le righe, perché tutte le volte che qualcuno ha detto a me “mah, ci sono le premesse per un miglioramento” ho subito tradotto: “non mi piace e te lo dico in modo garbato.” Ma io, appunto, mi sono allenata a leggere fra le righe. Non so, in questo caso, se la mia amica saprebbe interpretare i miei eufemismi.
Fingere una prestazione impeccabile è un crimine letterario: so essere diplomatica, non ipocrita. 

Insomma, ieri l'amica aspirante scrittrice mi ha scritto:
Hai finito il romanzo?
“Sì, l’ho finito” 
”Ti è piaciuto?”

Adesso sono in crisi: quanta verità devo somministrarle? 





72 commenti:

  1. Intuisco che la persona in questione non ti ha detto che se non ti fosse piaciuto avrebbe voluto saperlo con violenta sincerità. Se è così si aprono due vie. Dici la tua opinione non edulcorata e probabilmente perdi la persona. Dici che purtroppo sei molto impegnata e non hai tempo per poterlo finire in questo periodo. Se è intelligente capisce.

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    1. Il filo è sottile, è facilissimo rompere gli equilibri. Poco poco mi sono sbilanciata partendo dai refusi.

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  2. Forse per la sincerità che mi contraddistingue da sempre (e che mi ha procacciato non poche "antipatie") ma io sarei per la verità senza se e senza ma.
    Sì, è vero, la questione è delicata.
    Sì, è vero, si tratta di un'amica.
    Ma che amicizia sarebbe quella che non sottende la sincerità?
    Ci sono modi e modi per dire le cose, come tu stessa scrivi, e allora io credo che tu possegga tutti gli strumenti per dire la verità in modo signorile, diretto, senza forzature né edulcoramenti.
    Può reagire male? Lo farebbe in proporzione a quanto crede che il suo romanzo sia un colpo di genio per tema e stile. Ma noi non possiamo farci nulla.
    Ti dico questa cosa: mi è capitato di vedere uno spettacolo teatrale di un amico lo scorso gennaio. Mi aveva invitato pieno di entusiasmo e desiderio di mostrarmi questo "capolavoro".
    Uno degli spettacoli più brutti, sconclusionati e noiosi che mi sia capitato di vedere. Non ho neppure atteso dopo lo spettacolo i saluti di rito, mi sono alzata dopo aver applaudito tiepidamente e me ne sono andata. Poi ho deciso per il silenzio, perché in questi casi il silenzio è assordante.
    Il mio buon amico, dopo un paio di giorni, mi chiede cosa ne pensassi. Io gli ho domandato se davvero voleva sentire il mio parere, dopo di che è seguita una gragnola feroce di critiche. Sì, perché e mio amico e gli voglio bene, e non potevo mentire, anzi.
    Lui ha taciuto per un bel po', come un cane bastonato a sguardo basso. Poi mi ha risposto che non si aspettava tutta quella sincerità. E' giovane, è da poco che scrive e fa teatro, può anzi deve imparare se ama il teatro visceralmente come di fatto lo ama. Allora non ci sono mezzi termini.
    Il suo spettacolo di giugno è stato decisamente migliore. Imperfetto in molta parte ma del tutto diverso da quel racconto finto e autocompiaciuto. Quindi qualcosa è arrivato, e va bene così.

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    1. Io invidio molto chi ha la capacità di essere sincero senza farsi odiare, perché io, quando sono "visceralmente" sincera mi faccio odiare. Più che altro, nessuno se lo aspetta da me: mi vedono sempre conciliante e gentile, una mia parola pesante non è pietra, diventa macigno.
      Comunque sì, troverò il modo, soprattutto per scoraggiare una eventuale prosecuzione di questa sua occasionale attività (perché lei nella vita fa tutt'altra cosa - e meno male!)

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  3. Mai sviare. Dire quello che si pensa, con garbo, mica davvero dirai"Fa schifo". Digli dove ti è piaciuto e dove no, non solo dovrà capire, ma l'aiuterà a migliorare. Se la verità non te la dice un amico, chi te la deve dire? Da come ti chiede con insistenza il tuo parere, presumo che sia la prima volta che viene letta o comunque una delle primissime. Ci siamo passati tutti e fa male. Ma è un dolore necessario quello di sentirsi dire cose non positive sul tuo scritto. Col tempo riesci a non fissarti sulle critiche. Quelle costruttive e in questo caso lo è devi saper virare sul dargli delle dritte dove non funziona. Non stai giudicando la persona, ma quello che ho scritto. A volte capita anche l'inverso. A me fanno leggere molte persone le loro scritture,lo stesso capita a me. È un segno di fiducia. Siamo onesti, sempre. Le prime volte non è stata una passeggiata, ma ora sei rodato e capisci al volo il giudizio,ne cogli il parere per migliorarti. E poi è bello condividere una parte di te e lo stesso leggere quella degli altri. Infine, anche bel peggiore degli scritti c'è una parte buona, anche di tre righe. Dopo aver detto dove non andava, esterna dove ti è piaciuto.

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    1. Hai ragione Tiziana, il tuo è un buon consiglio: dirle anche dove mi è piaciuto il testo. Per esempio il titolo, è un buon titolo... Solo che poi non mantiene le promesse, la copertina è orribile... Ah, gli intrecci sono decenti. Solo che poi si perdono in un mare di luoghi comuni, non salvi nessuno, protagonisti, coprotagonisti, comparse...
      Va beh, una strategia la trovo. Grazie.

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  4. Riferito solo alla questione verità/bugia rispetto a un giudizio (richiesto) su un'opera. La verità, tutta anche se è vero che ci sono modi e modi. Perché una cosa è usare un modo gentile, un'altra proporsi consciamente di modificare quello che si ha da dire per renderlo più sopportabile. Anche perché si sta valutando, in questo caso, un testo. Non la persona, non il rapporto. Questo non è in discussione. E, soprattutto, per quanto motivato, "professionale", obiettivo possa essere, è pur sempre un "secondo me" e per tale va preso. Tanti diventati grandissimi nel loro campo hanno ricevuto "stroncature" clamorose da titolati e non. Se non vuoi sentire la risposta non chiedere. Come premesso, lo intendo valido per questo tipo di situazione. In tanti altri campi, una bugia ben strutturata è più vera della verità (che è sempre relativa).

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    1. Io con le bugie sono una frana. Non so dirle, nemmeno quando servono a salvare situazioni. Ecco perché il momento che temo di più è quando mi viene chiesto un parere esplicito e lì mi sento chiamata alla verità. Finché non sei coinvolta puoi glissare, ignorare, ma quando la domanda è specifica... In genere non mi piace essere spudorata, preferisco le vie morbide, ma devo appigliarmi a qualcosa, se non la trovo mi sento in croce. Di questo libro non salvo niente, ecco la difficoltà enorme. Certo, devo trovare il modo di far capire che il rapporto o la persona non c'entrano nulla con le opinioni su un testo.

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  5. Fammi capire, self o editore?
    Mi sono trovata in una situazione analoga col libro di un'amica (self) brutto, anzi peggio: stupido e scritto male, strano di solito questa persona, che frequenta il mio gruppo di scrittura, scrive meglio.
    Fortuna vuole che non mi abbia chiesto un parere se non forse, non ricordo neppure bene, un blando "fammi sapere" alla consegna del volume che mi ha regalato. Sono passati 4 mesi e ho nicchiato, lei non ha sollecitato per cui considero la faccenda chiusa.
    Certo, per te è diverso: l'amica ti pressa per un giudizio, forse semplice "non mi ha convinta."? Non so, sei in una situazione davvero poco piacevole, me ne rendo conto.
    Sandra

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    1. Pubblicato da un'Associazione culturale, direi un mezzo self. Mi stupisce anche che l'editing sia stato fatto da due professionisti che hanno scritto la prefazione come se stessero descrivendo il libro di un Nobel. Io lo so che lei vuole sentirsi dire "complimenti", forse non è una grossa bugia se glielo dico (lasciando tra parentesi i motivi: complimenti per la quantità di errori, complimenti per il coraggio che hai avuto a fare pubblicare una cosa del genere...)
      Se passa di qua e capisce mi ammazza! 😄

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    2. Misteri dell'editoria anche minore. Insomma, c'è gente che sostiene questi romanzi, che ne scrive bene. Mah.

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    3. Esatto. Resto basita anch'io!

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  6. Non ti invidio. Lo sai, ne abbiamo già parlato privatamente in riferimento ad argomenti simili. Se l'amica è tale soltanto a livello formale, io vigliaccamente mi sottrarrei affermando cose del tipo: " non riesco a giudicare, non è il mio genere"; " non so cosa dirti hai uno stile che non mi appartiene"; e altre amenità. Vale la pena farla soffrire se non c'è modo di stemperare la delusione con la complicità, la frequentazione, l'affetto?
    Se invece la tua amica è tale in senso profondo, può benissimo ascoltare la verità. Verità detta come sai e come hai dimostrato di saper dire. Vale sempre il detto "pars sanitatis velle sanari fuit". Con un amico intimo ne vale la pena, se è predisposto a capire e migliorare. A me è capitato di dover esprimere pareri negativi in merito a iniziative di persone care. Come mi è capitato di essere duramente criticato da chi a me ci tiene veramente.
    Devo dire che concordo sul discorso che fai in merito alla critica resa pubblica. Mi spiego: trovo odiosa la distruzione di un romanzo anche se si tratta di uno scrittore famoso, o mi dimostri che sei Umberto Eco oppure limitati alle connotazioni inerenti al gradimento anziché no. Figuriamoci poi se si tratta di un esordiente. Non sono contro la critica. Nella mia vita ho ricevuto bacchettate sulla mano e ne ho date, ma da parte mia sempre con garbo, gentilezza, sopratutto in forma privata. Rendere pubblica la disapprovazione nei confronti di un esordiente è un po' come sparare sulla Croce Rossa. Non ne faccio una questione di sincerità o di correttezza, ma di opportunità (che non c'entra una mazza con l'opportunismo, si badi bene) e delicatezza. Ma è servito comunque per approfondire ciò che poteva esserci di costruttivo. Tornando all'argomento del post, se ti rendi conto che la persona in questione ha già intrapreso la sua strada e ti ha coinvolto soltanto per ottenere ulteriore gratificazione in merito a scelte che considera a priori ottimali, beh, già il solo fatto che abbia deciso di partire a spron battuto con la divulgazione e la pubblicità del suo lavoro, la dice lunga su come potrebbe prendere una tua critica. Ci sono persone che non vogliono sentirsi dire la verità.
    Mi capita di leggere in giro cose che trovo brutte o quantomeno presuntuose, artatamente costruite su presupposti che mi evocano lo scimmiottamento di grandi autori, anzi, che cercano accreditamento con citazioni e rimandi a grandi nomi della letteratura, colte ma di riflesso e non per reale comprensione e profondità, proprio per questo mi astengo dal giudizio e lascio che le cose seguano il loro corso. Vale sempre il discorso legato al rispetto dell'altro. Se una persona si diverte, trova piacere nel suo scrivere … che si goda il momento e si goda l'apprezzamento altrui. Chi cavolo sono io per andare a rompere le uova nel paniere? Non è obbligatorio essere sempre stronzi pur di apparire sinceri.
    Ci sono siti e blog che compiono questo tipo di operazione, ad esempio tra quelli che conosciamo "la nostra libreria", loro presentano e parlano soltanto di ciò che in qualche modo hanno gradito, ma ce ne sono altri. Come ci sono molti, troppi, altri blog e siti che sembrano provare quasi un piacere sessuale nel demolire il lavoro altrui.
    Ho letto i commenti precedenti al mio, in qualche modo tutti abbiamo ragione e tutti abbiamo torto. Conta sempre chi hai di fronte.
    Alla fine di tutta questa tiritera, Max "il conciso e parco di parole"😄😄😄 non è in grado di darti un consiglio, anche perché è consapevole che Marina sa già in cuor suo come agire.

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    1. Purtroppo sì, temo sia una persona che prenderebbe male il giudizio, perché è partita in quarta e, devo dire, le persone che la conoscono la premiano con complimenti spesso esagerati. Questo ha accresciuto la sua convinzione di avere dato una grande prova di scrittura. Sono d'accordo sul non demolire gli esordienti in pubblico, ma mi piacerebbe vedere anche nell'esordiente l'umiltà e la capacità di rimanere dentro le linee di confine. Non so, in sostanza, se lei chieda un mio parere perché riconosce di avere dei limiti migliorabili anche grazie al confronto con gli altri o lo faccia solo per sentirsi dire da me "brava". Non lo farò, non glielo dirò e troverò il modo.

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  7. Hai ragione, è sempre una brutta questione.
    Una volta mi capito di leggere un racconto scritto da un blogger con il quale interagivo e lo trovai francamente pieno di difetti. Decisi di non dirglielo tramite commento sul blog e gli mandai un messaggio privato facendo notare quel che non andava. Lui sembrò prenderla bene, però da quel momento cominciò a non venire quasi più sul mio blog, e qualche mese dopo chiuse il suo.
    Magari le due cose non sono collegate, però ho sempre avuto il timore che la mia stroncatura lo abbia messo k.o.
    D'altra parte stroncature ne abbiamo ricevute tutti, una volta ne postai una che diedero a un mio romanzo, fanno male ma servono anche a capire i propri limiti e gli errori che si possono correggere.
    Più in generale, se dici alla gente "leggetemi e ditemi cosa ne pensate" devi mettere in conto anche la stroncatura, altrimenti dovresti dire "leggetemi e ditemi che sono bravo".
    Insomma, la sincerità (con le parole giuste, senza inutili esagerazioni) dovrebbe essere la strada corretta. Però le reazioni dello scrittore in erba non sono affatto scontate, potrebbe davvero restarci malissimo, è una possibilità che devi tenere in conto.

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    1. È proprio questo a mettermi in crisi: la possibilità di cui parli. Aggiungo una cosa: ci siamo parlate per telefono e io le ho chiesto il perché di tante virgole messe a caso. Mi ha detto che l'editor gliele ha lasciate. L'editor? Bel lavoro!
      Non scherzo, frasi come: "io ero, lì, per caso, e non mi importava, chi ci avesse raggiunti"
      Ma sono refusi o cosa?
      No, non accetto tanta approssimazione.
      Per completezza: mi ha risposto "non sono scrittrice come te". Ehm, forse un tantino si è arrabbiata: e parlavamo appena appena di virgole! 😩

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  8. Ciao Marina, sono d'accordo con chi dice che va detta la verità. Poi c'è modo e modo.
    Ad esempio, prendendo lo stralcio del tuo post: Datemi qualche consiglio, perché vivo male il momento in cui dovrò sudare sette camicie per non dirle: "è un libro BRUTTO, c'è una totale INCAPACITÀ di approfondire le dinamiche, hai fatto un PESSIMO lavoro", ma dovrò sudarne anche di più per dirle: "va bene, anche se è SISTEMABILE, pecchi un po' di INESPERIENZA, c'è qualche IMPRECISIONE."
    Sono errate entrambe le maniere, almeno a parer mio: la prima troppo dura, sarà anche veritiera ma sono sempre stata contro le stroncature così brutali, la seconda palesemente finta.
    Se capitasse a me, opterei per un tono del genere: "Essendo la tua opera d'esordio, credo ci siano diversi aspetti da sistemare. In fondo, se tutti scrivessimo da King già dall'inizio, non basterebbero i premi letterari esistenti per premiarci tutti :) Se vuoi avere un commento sincero, posso segnalarti quali sono gli aspetti che meno mi hanno convinta e spiegarti per quale motivo." E poi andrei giù con quello che citavi nel post (dialoghi, trama, frasi banali e così via).
    Almeno, questo è quello che farei io :)

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    1. Grazie Eleonora.
      Ora, modello copione, riscrivo quello che mi hai detto di dire e lo recito. Giuro, lo faccio: mi sembra perfetto! Mi verrà difficile: primo perché non so recitare, secondo perché se mi gira la vena "te lo devo dire a tutti i costi" divento troooppo sincera. Ma quel "credo ci siano aspetti da sistemare" mi piace assai! 😉🙂

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  9. Penso che ti abbiano dato tanti di quei consigli da scatenare ulteriore incertezza e dubbi.
    Concordo solo sul fatto che in cuor tuo sai già cosa fare; qual'è la cosa giusta da fare.
    Da parte mia posso solo consigliarti di dire la verità con il maggior tatto possibile, ma senza preoccuparti troppo della reazione della tua amica. Mantieni il sdistacco emotivo. Alle volte voler mettersi nei panni altrui si sbaglia e lasciare che "legga tra le righe" è pericoloso. Chissà mai cosa capirà! Potresti essere fraintesa.
    Un abbraccio
    Marina Z.

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    1. Su questo hai ragione, Marina. Mai lasciare che si generino equivoci e la lettura fra le righe espone molto a un rischio del genere.
      So qual è la cosa giusta da fare, ma non vorrei essere io a farla, ecco. 😊

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  10. «È un libro scritto decisamente male.
    Pensieri formulati in modo banale.
    Dialoghi da cartone animato, fascia d'età: sei anni.
    Sintassi e ortografia da doposcuola.
    Un trionfo di ovvietà».

    Allora mentire spudoratamente, tanto non si potrebbe fare nulla per migliorarlo.

    Helgaldo

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    1. Scusami Helgaldo se intervengo sul tuo commento, ma come fai a scrivere una cosa simile? Solo se non si diventa consapevoli dei propri errori non si può migliorare. Invece, credo che aprire gli occhi a qualcuno possa servire come punto di partenza per lavorare su tutto quello che non va bene. Privare così a priori un'amica di una possibilità non lo trovo giusto.

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    2. Ti do ragione Iara. Però, non so, sono perplesso. Un giudizio così severo, dialoghi da bambino di sei anni, ortografia da doposcuola, un trionfo di ovvietà. Sei sicura che possa sopportare una bocciatura così netta, comunque addolcita da parole neutre?

      Non è che invece vuole sentirsi solo dire brava, e se lo voglia sentir dire proprio da Marina, amica ma anche blogger competente?

      Da quello che scrive Marina il libro è già stato pubblicato, con relativo tam tam sui social, da quel che mi pare di capire marketing attuato con la pervicacia di una che crede in ciò che ha scritto.

      Non si tratta qui di un giudizio su un romanzo in gestazione. Quindi non si può rimediare. Quello che si rischia è solo di perdere un'amicizia. Se quel che dice Marina è vero, e non dubito che lo sia, ci penseranno i lettori a far emergere la verità (a meno che i lettori non siano a loro volta amici che per non rovinare l'amicizia ecc. ecc.).

      Helgaldo

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    3. Appunto. Si crea una spirale da cui non se ne esce. Ma non saranno sempre solo amici a esprimersi. E cosa accadrà davanti alla stroncatura di estranei? Quando guardandosi dietro ritroverà le opinioni false ricevute da chi riteneva sincere? Credo che l'amicizia finirebbe in ogni caso. Penso che Marina conosca lo spirito con cui le è stata rivolta la richiesta di ricevere un parere. Se è stata rivolta tanto per, ci sta a esprimersi con cautela, ma se c'è una volontà reale di conoscere la verità, forse vale la pena dire le cose come stanno anche se con gentilezza. A me, sono piaciuti molto i modi indicati da Barbara ed Eleonora. :-)

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    4. Tra gli amici sai come dire la verità perché hai quella confidenza tale da dirti cose più dure, certe volte. Altrimenti è un conoscente. Certo che è più facile stroncare uno sconosciuto, ma non puoi mentire. A che pro? Per salvare un'amicizia? Quella vera non finisce per una critica, consiglio. Se finisce non era neppure nata. Non è una bambina questa scrittice (?), mica si traumatizzerà a vita. Credo che qualche difficoltà l'avrà vissuta, saprà reagire. Può darsi che ti stai facendo un problema che non esiste. Leggere tra le righe è un fraintendimento, io ho sempre capito male. Io amo le persone schiette, non quelle che lanciano il sasso e nascondono la mano.

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    5. Anch'io non sono d'accordo sul mentire e tirare avanti. Ma poi dipende da quanto sia importante quella persona.
      Il punto è anche un altro: il libro è stato pubblicato, il che non fa che annoverarlo fra le migliaia di testi di pseudonarrativa circolanti in rete legati al self-publishing. In questi termini, non fa che aggiungersi ai tanti di scarso o nullo valore e bon.

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    6. Bella e interessante la vostra discussione e devo dire che la ragione è dalla parte di Helagaldo quando dice che l'opera pubblicata ha ben poco da essere corretta. Questa persona vuole da me un plauso che io, però, non voglio darle. E qui do ragione a chi dice che la verità va sempre detta, perché è l'unica che aiuti veramente. Purtroppo non so se questa persona cerchi in realtà aiuto: la schiera di amici e compiacenti che ha parlato bene del libro la fortifica. Cioè sarebbe tempo sprecato con lei. Potrei limitarmi a dire senza dire con un: "bene, a quando la prossima opera?" Lei potrebbe interpretarlo come un :"brava mi è piaciuto e adesso aspetto il prossimo libro" oppure come un "vediamo se te la caverai meglio la prossima volta". Interpretazione libera e libera io! 😋

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  11. Ciao Marina, mi unisco a chi si è espresso in favore della verità. Se un'amica chiede un parere su qualcosa è perché si fida e si aspetta sincerità. Sicuramente, ci sono modi diversi di dire le cose e su questo si può ragionare, ma mentire per evitarle una delusione non credo sia la soluzione migliore. In un rapporto di amicizia dovrebbe esserci fiducia e stima e una bugia svilirebbe questi presupposti. Perché questi dubbi? Come mai non la ritieni abbastanza forte da sostenere la tua opinione? Io resterei molto delusa se rivolgendomi a un'amica per un giudizio "vero", ne ricavassi le solite frasi di circostanza. Un amico degno di essere tale, per me, deve avere il coraggio di dirti anche quello che nessun altro osa dire. Ti abbraccio.

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    1. È un disagio mio, soltanto quello, perché conosco la persona e mi dispiace essere io a doverle dire certe cose. So, però, che hai ragione tu, eh, al 100%

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  12. Bel dilemma.
    Io ovviamente tendo a essere più buono e/o comprensivo con la gente che conosco; gli sconosciuti (anche fossero Stephen King) si stroncano senza remore.

    Direi che non è il mio genere, che appunto l'ho trovato poco interessante in alcuni passaggi e che IO avrei fatto così e cosà. Insomma, una cosa costruttiva, non distruttiva.

    Moz-

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    1. Sì, anch'io con gli sconosciuti sono meno morbida. Credo che un buon consiglio sia dire cosa avrei fatto io, senza passare necessariamente prima dalla stroncatura solenne. Grazie Miki. 😉

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  13. è vero mi trovo daccordo con tanti commenti precedenti Marina, meglio la verità senza infierire troppo ma con sincerità pure si può anche parlare di quello che non ti è piaciuto e il perchè, credo che l'amicizia vada oltre si può essere amici anche nella diversità è quella la vera amicizia , è al di sopra... non per forza occorre essere simili ...molto semplicemente la mia ...ma lo sai già
    un baciotto smuak

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    1. Grazie, Giusi. Sì, mi state suggerendo tutti di dire la verità. Mi sa che mi toccherà lavorare sui modi, adesso, per dirla. 😉

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  14. Un po' di anni fa mi sono trovata nelle vesti di lettore e consigliere per un progetto fantastico: sai quelle occasioni piccole ma significative, gratis ovviamente XD, che interessano a prescindere da tutto.
    Un amico e un cugino (lui nelle vesti di illustratore/grafico) hanno condotto un progetto finanziato per pochissimi soldi, all'interno del carcere locale: alcuni detenuti hanno aderito al laboratorio di scrittura creativa. L'amico è uno scrittore/poeta (ha pubblicato alcuni libri). Non divago oltre: in quel contesto ha avuto a che fare con extra-comunitari, col limite della lingua per semplificare :D
    Partendo da quegli scritti, ne ha saputo trarre un libro, cercando di mantenere l'originalità di ciascuno. Un bellissimo lavoro, purtroppo non supportato successivamente e dunque finito, concluso, morto nella stampa di tot copie. Un peccato anche per l'esperimento in sé.
    Una premessa lunga XD
    Il problema è stata la revisione, durante la quale ho avuto un ruolo attivo: richiesta di spiegazioni, dure contestazioni, annotazioni su periodi confusi o omissioni invece necessarie (refusi pochi, ma avrai capito che il livello era già buono perché messo insieme dall'amico).
    Sinceramente è stata dura, perché il risultato ottenuto è frutto di un lungo lavorio e di tante "osservazioni".
    Il problema è che in questo caso mi si chiedeva per uno scopo preciso, ovvero la stampa (sotto l'egida del Min. Grazia e Giustizia XD), mentre leggere il testo di "un amico"... non so! Personalmente a me quell'esperienza fatta ha dato tantissimo ma è costata tanta fatica emotiva: dire esattamente quel che non va (a mio parere, certamente) senza risultare stronza (sorry).
    P.S.: l'amico mi ha confessato che mi ha sognata come maestra dalla bi-penna, rossa e blu -_-

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    1. Avevi un ruolo ben preciso in base al quale eri diciamo legittimata a dire le cose come stavano, pena una tua cattiva prestazione. Quando la legittimità, invece, deriva solo dal fatto di scrivere o di avere un blog, ti senti una responsabilità maggiore. Io non sono nella posizione di sentenziare, però, nello stesso tempo, mi è stato chiesto di emetterla una sentenza. Una seccatura, credimi. 😫
      Ma dico, questa mia amica non poteva avere scritto un gran romanzo, così me ne uscivo con un bel sentito complimento! 😕
      E comunque anch'io ti vedo bene in veste di maestrina con tutti i colori in mano, altroché solo con penna rossa e blu! 😂

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  15. Fino a qualche tempo fa avrei votato per la verità, con un po' di zucchero, ma la verità. Poi ho visto che la verità (che è sempre la "tua" verità, non dimentichiamolo) anche quando ci costa fatica dirla, non è apprezzata. E il problema non sembra solo mio, pure il Vecchio viaggiatore di panchine ci ha scritto un guest post, e mi trova d'accordo.
    E' difficile prendere una critica, è difficile digerirla e ci vuole tempo, scemata la rabbia istintiva, per valutarla. Come hanno detto altri, dipende da quanto siete amiche e da quanto accetteresti di perdere l'amicizia.
    Poi potresti anche partire da lontano: dal momento che scrivi che ha dialoghi da cartone animato, con sintassi e ortografia da doposcuola, io chiederei alla tua amica chi le ha revisionato il testo prima della pubblicazione. Se lei risponde "nessuno!" puoi dirle che "si sente che manca una rilettura esterna, obiettiva".
    Al che mi chiedo perché investire in marketing prima che in un editor...
    Giusto per capire, se lo puoi dire, in che genere si inquadra?

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    1. Il tuo intervento è saggio. Purtroppo non tutti amano sentire la verità anche per bocca di chi la elargisce per dare una mano. Non viene capita nove volte su dieci.
      Io ho fatto quello che dici: sono partita dalla presenza di molti refusi e le ho chiesto se ci fosse stata la mano di un editor (leggi la risposta ad Ariano.) Caspita! Adesso ho la prova che esistono scrittori scarsi e editor ancora di più! Mi sono sgravata di un peso scaricando parte di quella responsabilità a un professionista poco competente.
      È un giallo, pensa l'importanza della gestione della trama!

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    2. Visto prima l'esempio delle virgole. E si, c'è da chiedersi chi è l'editor.
      Beh, allora ti suggerisco la seconda domanda che mi verrebbe spontanea: Quanto hai pagato l'editor?
      "Niente, si è offerto lui" "Ah, ecco. Sai, fare l'editor è un mestiere davvero difficile, non si improvvisa. Nemmeno io ne sarei capace!" (così eviti che ti dica: il prossimo mi fai tu l'editing? ;) )
      Se invece risponde: "Tanto, 100 euro pensa per sole 400 cartelle!" "Guarda, ti ha fatto un buon prezzo, forse anche troppo buono..." E ritorni al primo punto: "Fare l'editor è un mestiere davvero difficile, bla bla"
      Oppure "L'ho pagato 5 mila euro!" E potresti dire: "Senti, non faccio l'avvocato da un po', ma lo potresti portare in tribunale e farti risarcire..." :P

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    3. Ahah, ottimo Barbara. Ho trovato un serio appiglio per dire la mia indirettamente.

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  16. Bruttissima situazione.
    Io opterei per una indoratura di pillola, complimenti per essere arrivata in fondo ed essere riuscita a farsi pubblicare, per l'impegno nella diffusione e poi far notare l'inesperienza e il rischio di non spiccare nella massa.
    Sai, io ho lo stesso problema con i genitori che ritengono i figli dei geni e vogliono iscriverli al liceo quando dovrebbero avviarli a una professione. Se dico ciò che penso rischio la denuncia (più il genitore è arrogante e più ha la denuncia facile) e quindi mi arrampico sugli specchi alla ricerca della perfetta doratura di pillola.

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    1. Sì, ti capisco e so di cosa parli: l'esempio alunni/genitori è calzante. Sarai allenatissima a dire le verità a denti stretti. Che poi quelle degli insegnanti sono questioni serissime e di altra natura: detto fra noi, io qualche genitore lo piglierei a schiaffoni. Va beh, detto così! 😄
      Per quanto riguarda la questione mia, pur sapendo che la verità va sempre detta, mi sento più vicina alla tua visione: l'indoratura della pillola mi attrae di più! 😊

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  17. Io penso che il segreto sia l'equilibrio - come sempre nella vita, del resto. Non bisognerebbe mai essere troppo duri, ma evitare anche di essere disonesti. Questo almeno è quello che cerco di fare nelle mie recensioni: non usare mai toni troppo duri, nemmeno nelle stroncature peggiori, ma non regalare nulla a nessuno, ed esprimere sempre la mia idea.

    Penso anche che nel caso di persone amiche possano entrare in campo altri fattori. Per esempio, forse è meglio stroncare una persona che si conosce bene: sapendo quali sono le sue reazioni è più facile sapere come prenderla, e il pericolo di litigi è più bassa, per quanto sia sempre presente (alla fine non si conosce nessuno davvero a fondo).

    Per fare un esempio, io fino a qualche mese fa prendevo le critiche negative dei conoscenti con tranquillità. Non che mi facessero felice, ma incassavo e le usavo per migliorare. Adesso non ci riesco più: vivendo un periodo poco felice (per usare un eufemismo) anche le critiche mi angosciano molto di più. Ecco quindi che forse conoscere meglio e informarsi su una persona prima di criticarla potrebbe essere una buona idea :) .

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    1. Grazie Mattia, sì penso di potere fare come dici, perché è una persona che conosco bene e so di coglierla in un momento fortunato.
      Sono d'accordo con te: l'equilibrio è sempre un'arma vincente. Io, poi, per natura, sono molto equilibrata: quale migliore occasione per mettere in pratica un lato della mia indole. 😊

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  18. Un bel problema. A me non è mai capitato nulla del genere, ma forse come qualcuno prima di me ha scritto, farei in modo di dirle la verità. Se è davvero amica apprezzerà la sincerità altrimenti...
    Una situazione delicata, sì.

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    1. Scriverò un post dove vi darò conto delle reazioni della mia amica dopo avere messo a frutto tutti i vostri suggerimenti. 🙂

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  19. Sono del parere che la verità abbia molte facce ma vada sempre detta. Nel modo più opportuno. Solo tu conosci quello giusto per lei e mi pare ci siano sopra ottimi consigli. Non ti nego che mi sono capitati casi analoghi ma con libri non così pessimi, a mio avviso, e quel mio avviso o gusto l'ho sempre messo a prima pagina, anticipando che leggo altro di solito e che non faccio la critica di mestiere, ma leggo per diletto... ecco troverai il modo di cavartela.

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    1. Lo sai, faccio anch'io come te: parto dai lati positivi di una lettura; magari non mi ha entusiasmato, però ne ho colto i punti favorevoli e mi fa piacere metterli in evidenza. Qui, accidenti, non ne ho trovati e mi dispiace. Ecco, questo è quello che dico quando, poi, non riesco a fingere: non so inventarmi niente se non esiste un minimo.

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  20. Personalmente, non solo in questi casi ma in generale nella vita, non sono per la verità a tutti i costi. Anche perché, come dice Barbara qui sopra, è la "mia" verità, non la verità assoluta. Perciò dipende molto dalla situazione e dalle persone.
    Ti faccio l'esempio contrario: a me è capitato di essere stata stroncata da una persona e mi ha fatto un gran bene. Ho capito tantissimo, molto di più da quella stroncatura che da tanti anni di letture e studi. Tanto che non finirò mai di essere grata a quella persona per quella che può apparire come una cattiveria. Tuttavia non mi è arrivata da un amico ma, per così dire, da un tecnico e questo ha addolcito la delusione. Voglio dire, in un rapporto di amicizia (se il vostro è tale) chi si sente stroncato non può prenderla a cuor leggero perché al di là del giudizio sull'opera, si sente giudicato come persona. Almeno, io mi sentirei così. Diventa molto difficile ricevere e accettare una critica da una persona a cui vuoi bene perché senti di avere perso un po' di stima. Ora, a meno che sia una persona che pretende la tua onestà e che tu reputi capace di sopportare la stroncatura e anzi trarne beneficio (cosa di cui dubito se ha fatto tutto questo lavoro di marketing convinto), lasciale la sua illusione che in sé non ha niente di male. Certo, non dirle che è un capolavoro, altrimenti sarebbe ipocrisia, ma come dice Tenar, indora la pillola, tanto più che il mercato editoriale è talmente strano che quel libro potrebbe piacere molto più di quanto si potrebbe immaginare. Hai presente Fabio Volo, no? Ecco, io non sarei capace di stroncare nessuno, tanto meno un amico. Ma forse sono io che sono una pusillanime.

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    1. La stroncatura può arrivare, secondo me, solo da un professionista del settore, chi si può permettere di dire a ragion veduta: questo lavoro è brutto. Tutti gli altri esprimono opinioni personali. Questo vuol dire che dall'editor accetti consigli, da un editore bocciature, da un amico puoi solo ottenere un "mi è piaciuto", "non mi è piaciuto". Tutte le volte che stata chiamata a giudicare l'ho fatto da lettrice che si approcciava alla lettura con i propri gusti, uno stile preferibile ad altri, un genere letterario più congeniale. Adesso sono una lettrice in una condizione di privilegio e per di più senza alcun titolo per essere autorevole. Non voglio essere ipocrita con lei, ma nemmeno spiattellarle la verità raccontata in questo post. Non la prenderebbe bene, io le sono affezionata: il mio giudizio non avrà i toni di molti altri ricevuti che parlano di "grande prestazione", ma nemmeno quello sprezzante di chi ha trovato dei difetti che non si aspettava. Continuo a sentirmi più vicina alla linea tua e di Tenar.

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  21. Ciao, Marina, oggi commento per ricambiare quella volta in cui proprio tu mi hai aiutata a indorare una pillola avvelenata.
    Pensa al peso e all'utilità del tuo giudizio. Un conto è avere un'amica che vuole fare la scrittrice e con la sincerità l'aiuti facendole capire dove sbaglia o consigliandole di cambiare strada perché non fa per lei. Ma se dici che questo libro è un caso, ormai è pubblicato così, che lei nella vita fa altro e vuole solo sentirsi dire cosa pensi della sua torta senza pretendere di aprire una pasticceria, allora perché rovinare un'amicizia? Non incoraggiarla, ma nemmeno demolirla. Dille pure che la torta non è granché, ma non importa perché lei è bravissima a fare altro.

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    1. Esatto: il libro è pubblicato, molto letto in giro (lei è conosciuta, ha un bel seguito) e, forse (più che altro lo spero) si tratta di una prestazione letteraria occasionale. Le dirò ciò che è giusto dirle. Dopo la scorpacciata di commenti che mi sono fatta qui, ho messo insieme gli elementi per costruire una buona linea di azione. Magari, poi, vi dico come me ne uscirò e la reazione che avrò provocato in lei. 😄
      Grazie, Simona, per avere ricambiato il consiglio.

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  22. Io sono del parere di dire comunque la verità, anche se con bei modi e a piccoli passi. Per carattere non sono mai brutale, penso che quasi nessuno se lo meriti. Poi sta alla persona fare l'uso che meglio crede dell'opinione. L'amicizia è anche quello, essere sinceri.

    A me è capitato un paio di volte di stroncare: nel primo caso però si trattava di una persona molto intelligente che aveva già scritto, e soltanto questo specifico romanzo non mi era piaciuto. Siccome mi aveva sollecitato una risposta, gliel'ho detta francamente, argomentandola, e mi ha ringraziato molto.

    Nel secondo caso di trattava di un autore semisconosciuto con cui ho avuto un incontro in un locale, presente mio marito... non si sa mai che volassero le bottiglie. Ha cercato di difendere il suo lavoro, ma alla fine ha avuto una reazione per me sorprendente: ha apprezzato, capito e ringraziato!

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    1. Sei stata fortunata in entrambi i casi. A me una volta è capitato di parlare con franchezza a un aspirante di cui avevo letto il libro. Scritto veramente male, gli ho fatto presente tutti gli errori e questa persona anziché riconoscere il peso del mio lavoro (avevo sottolineato, motivato e non era nessuno per me) se l'è presa molto. Ovviamente ho scrollato le spalle. Qui non potrei essere così diretta e nemmeno scrollare le spalle se decidessi di esserlo. Proverò a seguire i vostri consigli: verità con moderazione e giusti modi. 😊

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  23. Tu sai quanto io tenga all'onesta'. Per me è proprio una questione di principio,non sono mai stata brava a mentire (ragion per cui non potrei mai fare un lavoro di vendita) e mi sento come se stessi facendo qualcosa di terribile. Però essere sinceri non significa essere brutali. Il rispetto dell'altra persona è fondamentale, e una specie di diktat. Quindi con il tempo ho imparato a dire la verità in modo gentile, anche quando contiene una critica, e questo fa sì che l'altro ne faccia buon uso. In questo modo, aiuto anche lui. Se invece fossi "cattiva", si chiuderebbe a riccio. Se fossi diplomatica, continuerebbe a commettere gli stessi errori. :)

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    1. È vero, non mi sentirei a posto con la coscienza se mentissi su una questione per me tanto importante come la scrittura. Non mi aiuta il fatto di conoscere la persona così bene, ma non posso nemmeno, in nome dell'amicizia, lasciare correre su cose che sono di una tale evidenza da rimanere sbalordita. Soprattutto sapendo che il libro è passato dalla supervisione di un editor. Ma qui devo approfondire: nel libro questa persona è nominata, ma io chiederò alla mia amica chi sia, perché tante volte l'editing è fatto da gente che non c'entra nulla con quel mestiere e si improvvisa.

      P.S come procedono le vacanze romane? 🤗

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  24. Ciao Marina! La questione è spinosa ma credo che riuscirai a trovare le parole per far arrivare il messaggio. A me capita spesso di dover dire a qualcuno che così non va... E la ricetta, se di ricetta si tratta, come ti hanno già suggerito, è cominciare dalle cose positive. Fosse anche un solo aspetto,hai parlato del titolo, esaltalo al massimo. Acquisterai la credibilità giusta per sottolineare senza mezzi termini i punti deboli. La tua amica non sarà felice di saperlo, ma alla lunga te ne sarà grata. ;)

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    1. Spero che tu e tutti gli altri abbiate ragione. Proverò a farle capire dove, secondo me, il testo non risulta perfetto. Tengo a questa amicizia, ovviamente, e non sarà un giudizio negativo a comprometterla (spero!) 😊

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  25. Cara Marina ho letto questo tuo post solo stasera, non ti invidio. Io credo che tu debba dire la verità soprattutto se è davvero una tua amica, agli amici si dice la verità, però devi trovare il modo di dirglielo con delicatezza, fornire una critica costruttiva. Se è intelligente capirà.

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    1. Lo sai che ancora oggi, e siamo a domenica 18, non ho avuto modo di parlarle con chiarezza alla mia amica? Ci siamo sentite, a fine lettura, ma con la mia facile chiacchiera l'ho distratta e nel frattempo ho preso tempo! 😝

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  26. Oddio, mi sa che arrivo in ritardo, non avevo immaginato che fosse un'emergenza :O
    Per me dare un giudizio negativo è una cosa difficile anche quando lo do in anonimato, mi immagino sempre la reazione di chi, orgoglioso della propria cretura, se la vede smontata.
    Tuttavia se qualcuno mi chiede un giudizio glielo do, senza chiedergli di leggere tra le righe, mi attengo però ad alcune "regole":
    - parto sempre da qualcosa di positivo, c'è sempre, anche se a volte bisogna scavare parecchio, questo, immagino, dovebbe bendisporre l'interesato alla mazzata.
    - le parole sono importanti, per fortuna la lingua ci permette di usarle con cura, essendo precisi e onesti, ma allo stesso tempo delicati.
    - evito l'ironia se non sono sicuro che l'interessato la sappia accogliere, quindi se non lo conosco evito qualsiasi ironia, se lo conosco bene so valutare
    - premetto sempre che non sono un professionista del settore e che quindi il mio giudizio e parziale

    Poi c'è sempre chi se la prende per un giudizio negativo, chi è troppo presuntuoso per accettarlo, ma in questo caso un falso giudizio positivo non farebbe altro che accrescere il suo ego, cosa che forse è anche peggio che offenderlo, no?

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    1. C'è in me un sottile gusto sadico (prendi con le pinze questo aggettivo) nel desiderio che ho di smontare la storia e non lo farei per cattiveria nei confronti di una persona alla quale sono molto affezionata, ma per mettere in ridicolo tutte le persone che si sono profuse in complimenti che hanno gonfiato il suo ego a dismisura facendole vestire i panni della grande scrittrice. Leggo i commenti che tanti lasciano su Fb, lei fa presentazioni degne di un Premio Strega e tutti ad applaudire al capolavoro. Ora, detto così, posso sembrare invidiosa, invece giuro che quella è l'unica cosa che non so essere, anzi gioirei persino del successo di un'amica, ma porca miseria il successo e il plauso della gente devono essere meritati. Ecco, mi fa rabbia: vorrei più umiltà e devo pure preoccuparmi di essere delicata! A maggior ragione, poi, dopo questo tappeto di consensi, la mia sarebbe una bastonata solenne.
      Poi vi faccio sapere com'è andata a finire. 🙂

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  27. Tempo fa uno dei miei capi ha fatto un lavoro. Una volta finito ce li ha letteralmente sfracellati a me e a una mia collega chiedendoci più e più volte cosa ne pensassimo, dato che noi quel lavoro in teoria dovremmo usarlo. Noi ovviamente ci siamo guardati bene dal dire ciò che ne pensavamo davvero, ovvero che fa cagare. Così gli rispondiamo con frasi ambigue che non vogliono dire niente. Questa persona però non è un mio amico, ma uno con cui lavoro.
    Se un amico mi chiedesse cosa penso di un suo lavoro io mi porrei la domanda: "Ma questo cosa mi chiede davvero? Vuole un giudizio sincero oppure vuole solo sentirsi dire che è bravo?" Nel secondo caso probabilmente mentirei o svicolerei come sopra, non ne vale la pena.
    In ogni caso se decidessi di dire la verità e la persona non si dimostrasse in grado di reggere una critica (non nel senso che ci rimane male, ma che si incazza con me) è segno che quell'amicizia non ha solide basi. Amicizia è ripartire assieme i mali, condividere le piccole gioie.

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    1. "Vuole un giudizio sincero o vuole sentirsi dire che è bravo?"

      Ecco il punto: ho come l'impressione che la mia amica si sia abituata agli applausi! Ma è vero, la mancanza di sincerità non ha fatto che fortificarla in una convinzione che io, ahimè, non posso sostenere pur con la mia amicizia. Penso che qualcosa debba dirgliela, non so come, ma penso che sia giusto (è doveroso) che lei riceva anche un giudizio non positivo sulla sua prestazione.

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  28. Ciao Marina,
    eccomi qui dal blog di Rosalia! Innanzitutto, congratulazioni.
    Quello che racconti nel tuo bel blog è capitato anche a me, ma all'incontrario. Ti dico solo che me ne sono accorta perché la mia lettrice non mi rispondeva... Un grande imbarazzo per lei immagino, me ne sono accorta quando l'ho contattata e lei ha dovuto dirmi cosa ne pensava.
    Non l'aveva colpito, ma il libro era scritto bene, solo doveva essere rimaneggiato.
    CI sono a mio avviso due strade per la valutazione, l'una è tecnica e l'altra è emozionale.
    Sulla tecnica occorre essere fermamente severi, specie di fronte a clamorosi errori o banalità. Sulle emozioni si può provare a cogliere quanto di buono c'è e valorizzarlo.
    Ma se non lo sappiamo raccontare......

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    1. Ciao Elena, benvenuta. Lo sai che è capitato anche a me esattamente quello che racconti? Una mia amica non mi ha fatto sapere più niente del romanzo, allora prima di partire definitivamente per Roma ho trovato il coraggio (la mia era più che altro curiosità) di chiederle: "ma, alla fine, il libro lo hai letto?". Mi ha risposto che non ne aveva ancora avuto il tempo (erano nel frattempo passati tre anni)... credo che il messaggio fosse chiarissimo (però so che lei si è sentita in imbarazzo, io, invece, non me la sono presa per niente!) ☺️
      Io, del romanzo in questione, lamenterei una tecnica sbagliata, più che altro immatura, un po' infantile (considerato che lei è una signora che ha superato i conquan'anni). È un giallo, ma mi è parso che manchi l'ingrediente principale: la suspense e poi ci sono molte inesattezze... Un editor serio lo avrebbe rivoltato.

      Grazie, sono passata anch'io dalle tue parti e ho trovato fantastico entrare nella casa di una volpe! 😄

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  29. Cara Marina, srivere gialli credo sia la cosa più difficile che ci sia. Io e te sembra che giochiamo a domino. MI hai fatto venire in mente un mio amico che si è dato ai gialli... Preferisco tacere :)

    Grazie per il tuo passaggio! C'è sempre posto nella mia tana ;)
    A presto cara

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  30. E' sempre una questione delicata. A me non è mai capitato niente di così radicale o meglio quando è successo non mi è stato chiesto un parere e quindi ho preferito il silenzio alle critiche. Però capisco bene la situazione, anche perché può succedere di trovarsi di fronte a un libro che non ti convince fino in fondo ma con aspetti buoni su cui cerchi di concentrarti. Più difficile è quando ritieni tutto "da buttare". In ogni caso, se ti ha chiesto un parere, meglio l'onestà magari addolcita.
    Comunque considerata la data del post, immagino tu abbia già fatto la tua mossa. A questo punto sono curiosa di sapere com'è andata.

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    1. Penso che ve lo racconterò sì, perché ho fatto la mia mossa e ne raccoglierò i frutti concreti quando scenderò in Sicilia quest'estate. 😰

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    2. Okkio alla terra bruciata :)))))

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  31. Cara Marina, proprio non posso aiutarti! Per tutti i motivi che hai citato, leggo i romanzi di conoscenti su loro richiesta solo come beta reader, quindi in veste professionale e avvisando che sarò estremamente sincera. Poi spendo lo stesso ore a formulare frasi accettabili per esprimere concetti indigeribili... bah, non c'è modo, davvero. ;)

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    1. Ahah, frasi accettabili per esprimere concetti indigeribili: hai reso l'idea alla perfezione, Grazia! 😆

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