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venerdì 9 giugno 2017

#imieiprimipensieri - Scegli da che parte stare


Pensata al risveglio, mentre cincischiavo nel letto e scritta di getto per come m'è venuta (non è vero: pensata di getto, ma scritta un po' meno.)

Ieri mi sono trovata alle prese con uno dei tanti discorsi che faccio ai miei figli. Parlo spesso con loro, un po' perché sento io la necessità di esercitare il mio ruolo di mamma intervenendo quando reputo giusto farlo e non sempre so cogliere l'attimo adatto, un po' perché sono rompipalle e anche lì il ruolo di mamma mi impone una certa condotta, un po' perché sono loro che, nell'esercitarsi a mantenere alto il coefficiente di intemperanza adolescenziale, hanno bisogno di scontrarsi con il "male oscuro" rappresentato dai genitori.
Quando posso scelgo la via del dialogo senza armi e, devo dire, che nove volte su dieci mi misuro con sermoni ispiratissimi che Socrate, al confronto, è un pivello ai primi esperimenti di maieutica (per dire, eh)
Questa volta è stato il turno del grande, sedici anni compiuti qualche giorno fa, studente modello, in genere poco problematico, ma con tanti dubbi, qualche insicurezza e la voglia di sentirsi grande.

Senza scendere nei particolari, che questa non è la relazione di una seduta di psicanalisi, il discorso è nato da una rimostranza, poi degenerata in accusa precisa, in ultimo recuperata con dibattimento e casi pratici alla mano e quanto mi piacciono, a me, i casi pratici! (m'è pure partita la vena giuridica)

Dalla discussione con mio figlio è nata questa riflessione che va oltre le cose che ci siamo detti io e lui, ma che ne mantiene in un certo senso linea e spirito. 

Sono solo pensieri e parole.

Scegliere da che parte stare nella vita, questo è ciò che conta. sempre. Perché è tutta lì la quaestio: scegliere da che parte stare.

Non è per partito preso che si prendono delle posizioni nei confronti di talune controversie, non è per seguire la massa che ci si atteggia in un certo modo; è utile, se non necessario, informarsi, documentarsi, studiare per non essere colti impreparati e per riuscire a motivare un pensiero, per renderlo forte di fronte al pensiero debole altrui. 

Scegli da che parte stare.

Le idee personali, in un dialogo aperto fra persone, vengono fuori prima o poi: vieni tirato dentro un discorso, devi difenderti da chi aggredisce la tua libertà di pensiero, vuoi partecipare alla dialettica; qualunque sia la ragione, sei chiamato ad assumere un ruolo, nella vita, nella società; se non lo fai resti spettatore e gli spettatori non le cambiano le cose.

Stare con due piedi in una scarpa, alla lunga, ti fa camminare male,  le sfumature di colore sono belle solo sugli occhi truccati. Devi indossare lenti con cui riesci a vedere le lettere più piccole della tabella oculistica. I ripensamenti sì, legittimi, naturali, giusti; le bandiere no, quelle identificano solo uno Stato.

I dubbi vanno chiariti, le incertezze cercano la verità (che sarà sempre la tua verità, mai quella di tutti indistintamente), purché tu creda in essa non perché c'è una maggioranza che lo fa.

Se anche esistono infiniti modi di manifestare consensi e dissensi, non ci sarà mai la via di mezzo in un'idea concreta: le idee concrete non si affermano nel principio per essere negate nei fatti, le idee concrete fanno coincidere principi e fatti.

Preferisci combattere un nemico certo, che una nebbia di ideali portati su spalle deboli.

Usa i "forse" come base per approfondire, puoi non possedere ancora gli strumenti giusti o non  avere una grande esperienza, ma il vuoto di esperienza si colma, l'ignoranza no.


Stop, fine dell'ispirazione. I primi pensieri cedono il passo ai secondi e non va più bene: adesso vorrei cancellare delle cose, ridirle meglio (cacchio, giusto io che vi ho servito il predicone sulla buona scrittura!)

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41 commenti:

  1. Post molto interessante Marina, specialmente per me in questo periodo. Grazie

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  2. Gente che sta con il piede in due scarpe ne ho vista tanta (mariti fedifraghi, colleghi, ecc. ecc.) ma gente tanto convinta da mettere due piedi in una scarpa, mai! ;)
    Per il resto non sono padre e (per queste discussioni) ti invidio poco... però è materia per grandi romanzi! :D

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    1. ahah, ma noi lo usiamo spesso quel riadattamento là! Davvero!

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  3. Bianco o nero? Quindi niente (50) sfumature di grigio? :D Non lo so, stamattina, più del solito, non ce la posso fare a ragionare su questo concetto. Che ho avuto le fasi in cui assolutamente bianco o nero desiderando di saper cogliere le infinite sfumature del grigio. Poi, stando nel grigio ambivo ad avere una collocazione chiara come una sicurezza o di qua o di là.

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    1. Sì, in realtà, sono piena di incertezze, che coltivo proprio sul terreno della genitorialità: nessuno ti dice se stai facendo bene o se stai sbagliando tutto, però imposti un programma educativo in base alle uniche certezze che, invece, hai. Sono poche, forse, ma sono solide, senza sfumature e ti aiutano molto.
      In genere è così anche per tutto il resto.
      Va beh, poi c'è anche il lato caratteriale, eh. 🙂

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  4. La pagina di diario di una madre che c'è.
    Esserci comporta una buona dose di intelligenza e di spirito di sacrificio, oltre che a un pizzico di strategia.
    Nel mio mestiere mi imbatto continuamente in genitori/nongenitori, orde di esseri umani disorientati, inetti, spesso arroganti, che trovano assai difficile gestire il dialogo coi propri figli e decidono la strada del "sì" a prescindere.

    Avevo capito che sei una buona madre dal nostro incontro. :)

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    1. Grazie Luana, quasi quasi tengo di più a essere definita una brava madre che una buona scrittrice! 😀
      Entrambi i ruoli impegnativi, ma uno con più responsabilità dell'altro: se sbagli a scrivere chissenefrega, se sbagli coi figli... è un macello!

      Faccio solo quello che posso...

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  5. Concezione giustissima. Non è una caso se una delle frasi più citate sul web è quella celebre di Gramsci sull'odio verso gli "indifferenti", laddove lui intendeva proprio gente ignava, che lascia correre, ma il concetto si può applicare anche a chi un'idea e una partigianeria ce l'avrebbe pure ma preferisce restar fuori dalla mischia.
    In certi casi si può fare, in certe situazioni è persino doveroso, ma non può essere un approccio continuato e immutabile. In tante situazioni bisogna scegliere, senza "se" e senza "ma".

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    1. Le condotte di vita, del resto, si seguono in base a delle convinzioni: scarse convinzioni portano a condotte di vita spesso sopra le righe oppure facilmente influenzabili; forti motivazioni ti fanno più consapevole di quello che ti circonda e ti accade.

      Ecco, per semplificare, dico sempre ai miei figli: non fatevi influenzare mai da nessuno. Anche gli errori pagateli ma solo perché voluti da voi, che pagare per gli errori altrui è da sciocchi.

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  6. Ottimi questi primi pensieri!
    Un degno esempio di cosa un genitore (madre o padre non importa) possa dire ai figli.
    Tanto comunque si faccia il rischio che loro ci considerino in errore c'è sempre. Capiranno poi col tempo. Prima con la vita e poi diventando a loro volta genitori.
    Parlare però per me è alla base di tutto anche che di un'educazione al rigore, alla correttezza, alla civiltà.
    Poi, la perfezione non è di questo mondo. Sbagliamo noi, sbagliano loro.. ma intanto le basi ci sono e se vogliono riprendersi possono farlo benissimo.

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    1. Piantiamo semi, Patricia.
      Che poi, quello che ho scritto oggi era un mix di cose dette, di cose pensate, di cose filtrate, che se a mio figlio mi fossi rivolta con queste parole il vaffa sarebbe stato dietro l'angolo.
      Sai qual è il difficile? Riuscire ad agganciarli per poter dire loro delle cose importanti e convincerli che tutto questo sarà utile per la vita e nella vita.
      Punto sempre molto sull'idea che l'esperienza è sempre maestra di vita, solo che noi genitori forniamo gli strumenti o almeno dovremmo.
      La carta vincente? Definire i ruoli: i figli facciano i figli e i genitori i genitori, però i genitori hanno un vantaggio, sono figli a loro volta, ci sono già passati! 😊

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    2. Sui ruoli sono pienamente d'accordo. È giusto avere amicizia coi figli, una sorta di complicità però bisogna sempre restare genitori.
      Lo dici a me che è difficile beccarli? Ha 27 anni e mezzo la mia pargola! 😉

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    3. Caspita, tu sei nella fase C della genitorialità: avere a che fare con una figlia adulta. 😂

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    4. Sono nella fase del "vado a new york una settimana" (a febbraio) ormai... 🤐😊😊😊😊

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    5. Ecco: figli piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi. Mi dicevano sempre così quando scleravo all'epoca della scuola materna. 😂😂😂

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  7. Questo post mi ha coinvolto parecchio. Normale, credo. Parla di scelte, di figli. Ho incominciato il commento e mi sono reso conto di essermi lasciato prendere la mano, come al solito ho divagato, allargato, ato ato ato. Alla fine ho fatto copia e incolla e ho scritto un post sul mio blog. Quindi è colpa tua, sappilo 🙂🙂🙂

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  8. Da un lato provo un istintivo timore di chi sembra sempre sicuro della parte in cui stare. Io abito spesso il territorio del dubbio, che ha anche i suoi lati positivi, se visto come una continua ricerca. Mi rendo conto però, che ci sono valori fondanti, che possono non essere condivisi, ma determinano il nostro agire. So quali sono i miei e sono felice quanto la mia vita non va in contrasto con loro. Per certi versi, mi rendo conto di stare meglio con persone che hanno valori solidi, anche quando non sono i miei (vedasi le amiche insegnanti di religione), piuttosto che con quelle persone, magari tanto brave a parole ma che, come dici tu, hanno i piedi in due scarpe.

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    1. Che poi tanti dubbi restano, eh. Non è che abbia certezze su tutto, non sarebbe nemmeno remunerativo essere messi alla prova dalla vita e trovare tutte le soluzioni impiattate: si impara anche, soprattutto, con l'esperienza.
      Però sì, ci sono dei valori non negoziabili, che ti formano e che poi, inevitabilmente, trasferisci ai figli. Ecco, io non vorrei inculcare loro il valore in sé, non mi piace imporre né impormi, ma, non so come dire... vorrei portarli a sceglierlo, ecco :)

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  9. Prendo nota, passo tra qualche anno e rileggo. Così come reazione ai primi pensieri anche io di getto ti dico quel che mi passa per la testa. Sempre stata molto decisa: o dentro o fuori, mai i piedi in due scarpe e poi mi sono resa conto che la diplomazia è la migliore delle soluzioni, che esistono sfumature in ogni tinta, che ogni regola è fatta per venire sovvertita, aggirata... ecco e da madre devo guardarmene bene dal lasciarlo intendere, ma quanto è difficile questo mestiere?
    Quindi imparo bene l'elenco e alla prima lo uso.

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    1. La diplomazia è un'altra cosa e io so esserlo, perché la credo anche giusta fondamentalmente. Poi per carattere sono sempre molto conciliante... Credo solo che farsi vedere poco convinti su talune cose non dia sicurezza e invece una posizione ferma aiuti a formare una consapevolezza più solida o a rafforzare una personalità che si sta sviluppando.
      Ci si prova, eh, che per noi è tutto nuovo: ogni anno che passa è una fase nuova da vivere, gestire... Chi lo spiega come si fa bene il mestiere di genitore?

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  10. Io mi faccio mille... scrupoli (ecco ^_^ ) mentali, sono convinta di essere riflessiva e aperta, tendente a provare le scarpe tutte, poi mi trovo in situazioni delicate e non ho più dubbi: calzo solo il mio paio :P
    Non credo di poter cedere su questioni "alte" (e spesso ne sono inconsapevole fino a prova concreta, eh :D), mentre cerco sempre il confronto e l'ascolto (a doppia via) in fatti importanti ma ancora "discutibili". Però è difficile eh -_-
    Posso solo immaginare con i figli!

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    1. Faccio lo stesso. Non cammino con i paraocchi, ascolto tutti, mi confronto, cerco e studio le opinioni altrui. Poi, però, arrivo sempre alle mie conclusioni e non riesco a fare un passo indietro. Non è perché sono testarda (e lo sono), sento solo di essere nel giusto se mi calo in un certo modo di pensare, me lo sento più mio, lo calzo meglio, ecco. Allora lo sostengo senza se e senza ma.
      Con i figli non bisogna essere a unico senso, non devono percepire chiusura totale verso alcune posizioni. Io credo che debbano imparare a fare le loro scelte e non essere condizionati dal giudizio dei genitori; influenzati dal loro comportamento però sì.
      Non è per niente facile, qualche volta ti chiedi dove stai sbagliando, qualche volta sei contenta di quello che stai facendo... Un domani scopriremo che figli abbiamo tirato su.

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  11. Spesso a parer mio chi non prende posizione vanta doti di diplomazia, utili nelle vita, ma tutto sommato credo che soprattutto in frangenti spinosi la posizione vada presa, occorra schierarsi senza giochini. Sandra

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    1. È quello che voglio dire: sono allenata alla diplomazia e... dovresti vedere che fine mediatore è mio figlio, il grande! Però, quando affrontiamo certi discorsi e lui racconta: "tizio dice questo, anche Caio..." non facciamo che dirgli: fatti la tua idea. Ascolta tutti, raccogli dati, ma poi cerca i principi con i quali sei cresciuto, elabora una tua opinione e scegli da che parte stare"

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  12. Scegliere da che parte stare è importante, è un traguardo che si raggiunge però solo con una piena consapevolezza. Per esempio da ragazza su alcune questioni avevo un'idea vaga e non riuscivo a prendere una posizione, solo crescendo e rendendomi conto meglio di determinare realtà ho capito da che parte stare. Ci sono stati casi in cui sarebbe stato più semplice restare neutrale, invece ho dovuto schierarmi altrimenti non sarei stata più bene con me stessa.

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    1. Sì, questo lo do per scontato: la maturità è fondamentale. A sedici anni non puoi atteggiarti a saggio e dove vuoi che sia la consapevolezza in un adolescente. Parlo di porre le basi, di rendere i figli solidi, capaci di sostenere una tesi, anche sciocca, fin da piccoli. Metti il bullismo: vedi un compagno maltrattato, che fai? Lo racconti all'insegnante? Ti scontri con i bulli a difesa del malcapitato? Ti fai bellamente i fatti tuoi?
      Era un esempio, ,a è giusto formare i figli in modo che sappiano o meglio sentano sempre cosa sia più giusto (al e o per loro) fare.

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  13. Hai scritto un post molto bello e interessante.
    Chi parte dal presupposto che "I dubbi vanno chiariti, le incertezze cercano la verità (che sarà sempre la tua verità, mai quella di tutti indistintamente), purché tu creda in essa non perché c'è una maggioranza che lo fa " , e usare i "forse" come base di partenza , è a mio parere già a metà dell'opera e anche oltre.
    Quello del rapporto con i figli è un viaggio che non ha mai fine . Man mano che i figli crescono , è come guardare in un caleidoscopio ove le sfaccettature cambiano continuamente e osservando i colori che cambiano, bisogna cercare di stemperare le tinte troppo violente. Durante l'età dell' adolescenza, che considero la più delicata , e mi sono resa conto che il ruolo genatoriale cominciava ad essere contestato, ho sempre cercato di dialogo con mia figlia e la massima confidenza, e quando la questione si faceva più dura interveniva il padre, molto più paziente di me.Tutto sommato ce l'abbiamo fatta e il bello è arrivato quando sono nate le nipoti, diverse caratterialmente , ma molto unite tra loro.
    Mi sono veramente divertita a farle studiare e a inculcare loro un gran senso di libertà di pensiero compresa quella degli altri. Ora hanno rispettivamente 18 e 20 anni e mi chiamano la loro "pazza nuna", ma il perchè sarebbe troppo complicato da spiegare.
    Ti ho ritrovata grazie a Massimiliano: ti avevo già trovata ma, stupidamente, avevo dimenticato di segnarmi il tuo link.

    A presto!
    Cristiana

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    1. Ciao Cristiana, sì, noi ci incrociamo sempre in altri blog, soprattutto quello di Pat con il suo Raccontiamo insieme. 😊
      È bello tutto del fatto di essere genitori, io ho voluto crescerli i miei figli rinunciando al lavoro e non mi sono mai pentita: credo che perdersi delle tappe importanti della loro crescita sia un peccato! Cerco di essere presente nella loro vita ma di non invadere i loro spazi, nonostante tutte le mie cautele, rimango spesso incastrata in meccanismi che sperimentiamo insieme: io nel ruolo di madre, loro in quella di figli. È la vita, immagino sia per tutti così e tu me lo confermi.
      Tu , poi, ha già due nipoti. Dev'essere un'emozione unica.
      Grazie per essere passata e per la tua testimonianza.
      Ci rivediamo in giro. Anche qua, quando vuoi! 😉

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  14. Nero e bianco, yin e yang, 0 e 1, il codice binario alla base dell'informatica. Ma noi siamo esseri umani, non computer. Non credo perciò al bianco e nero, nemmeno alle sfumature di grigio, piuttosto all'arcobaleno. Il problema è che nella ricerca delle informazioni per formare la propria verità, quelle importanti ed essenziali vengono nascoste. A volte la vittima è un criminale appena rimesso al suo posto dalla vera vittima e l'accusatore sta solo distraendo la massa dalle sue vere colpe. Dove non arriva la giustizia umana, arriva la Legge del Tre (Ogni cosa che si fa torna indietro tre volte, nel bene o nel male, a seconda dell'intento). Dalle mie osservazioni, ci mette dai quindici ai vent'anni, però è implacabile.

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    1. Le opinioni non hanno verità, i fatti sì. Se è la verità dei fatti a rimanere nascosta, a essere alterata, confusa, allora ti do ragione, ma un'opinione deve formarsi su una coscienza forte: la consapevolezza è alla base di ogni scelta. Vedere tutto pieno di colori disorienta. Che strada prendo se vedo tutte le possibilità aperte?
      È ovvio che sono discorsi che hanno preso la piega della generalizzazione perché a un ragazzo di sedici anni non vai a somministrare pensieri che puoi capire solo se hai una certa maturità, se hai fatto esperienza di vita. Però, fargli comprendere che nella vita gli toccherà assumere una posizione definita di fronte alle cose importanti, per me è una missione, perché è questo che gli impedirà un giorno di seguire la massa senza criterio e che lo aiuterà a muoversi con la propria testa (anche sbagliando, intendiamoci)

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  15. Sono d'accordo al 100%, anche se mi fa riflettere la frase: "combattere contro un nemico certo". Anch'io, un tempo, avevo quest'idea. Poi la mia testa ha girato la frittata. Anziché combattere contro la discriminazione, combatto per l'uguaglianza. Anziché combattere contro il male, combatto per il bene. Anziché... insomma... scrivici pure tutto quello che vuoi. Potrebbe sembrare una semplice differenza terminologica, ma sento che cambia l'energia con cui mi relaziono con certi concetti, senza rabbia, ma con ottimismo e amore. :)

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    1. Non c'è dubbio che il tuo punto di vista orientato verso la percezione del bene più che del male sia migliore e propositivo. Quella frase racchiude tante cose ed è molto generica, ma per farti un esempio: di fronte a un fenomeno di bullismo, il nemico certo è il tentativo di sopraffazione contro cui io devo difendermi e che devo combattere. Tu lo sai: io vedo il male, io so che il male esiste e quando ce l'ho davanti devo riconoscerlo per difendere il bene. (Ovviamente il male inteso a vari livelli)

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    2. Sì, infatti la sostanza non cambia. Cambia solo l'atteggiamento mentale, e l'umore che ne consegue.

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  16. Noi apparteniamo a una generazione che comunque ha attraversato la fase di costruzione del proprio spirito critico apprendendo sulla carta, e facendo poi il passaggio al digitale. Oggi si corre da "un rubinetto" aperto a un altro, e da tutti scaturiscono informazioni a fiotti. Non è una differenza da poco, secondo me. Il disorientamento c'è per tutti, purtroppo. Poi naturalmente c'è chi si gira dall'altra parte anche di fronte all'evidenza, e non prende mai posizione: quelli sono gli ignavi di dantesca memoria.

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    1. Sì, infatti dico sempre che con tutto quello che si vede e si sente in giro, a maggior ragione occorre formarsi una coscienza in grado di affrontare il caos di informazioni circolante. Ascoltare le opinioni di tutti e formularne una personale: io ti do gli strumenti, i principi, ti trasmetto i valori, tu poi farai le scelte che riterrai opportuno fare.
      Ma il seguire una campana, il giorno dopo comportarsi in maniera opposta, va bene a quest'età di passaggio, ma deve servire a capire da che parte stare un giorno.

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  17. Per essere scritto di getto, era molto ben scritto e ragionato! :)
    Io so solo che non sempre è possibile prendere una posizione netta su di una questione, perché se la questione è molto complessa non sempre è tutto bianco o tutto nero. Entrambi i contendenti, dal loro punto di vista, sentono di avere ragione e capita spesso che entrambi ce l'abbiano almeno un po' di ragione, in una certa percentuale.
    L'unica cosa però è il dialogo: mi è capitato di persone che si arrabbiano per qualcosa e invece di discuterne ti tolgono il saluto per mesi, finché poi non esplodono e si passa al litigio vero e proprio su questioni vecchie di cui magari l'altro neanche si ricorda più. Poi ci sono anche quelli (una mia ex-collega, per esempio) che se le segnano per poi quando hanno il pretesto vomitartele addosso tutte assieme.

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    1. È quello che dico: la ragione assoluta non esiste, perché ognuno vede le cose nel modo proprio, tranne quando ci sia una palese presa di posizione di principio oppure quando il torto viene da pensieri e azioni illeciti. Ma qui parliamo di come relazionarsi alle persone: essere sicuri di un'idea e saperla sostenere protegge dai tentativi di condizionamento. Provo, con il mio sistema educativo, a formare personalità forti, che però non siano prepotenti: avere un'opinione convinta, senza imporla.
      Dialogo e chiarimenti sono importanti, per me: le cose non dette spesso diventano materiale di spiacevoli fraintendimenti o, peggio, di rancori e risentimenti. Ma lì entra in gioco la mancanza di maturità, che è un'altra cosa ed è ugualmente seccante, quanto pericolosa, talvolta.

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  18. Io invidio un po' te e Chiara che vi vengono questi primi pensieri così. Chapeau!! A me, se non taglio, cucio e riscrivo infinite volte escono delle schifezze... :( D'accordo su tutta la linea (difensiva?). Ogni tanto è sacrosanto mettere i figli all'angolo costringendoli a scegliere da che parte stare.

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    1. Non ci crederai, Rosalia, ma quando scrivo "per narrare" sono un taglia e cuci continuo, non mi piace niente di quello che dell'ispirazione riporto su carta, niente. Quando devo raccontare un pensiero o un'emozione ritorno ai tempi del diario personale: scrivo scrivo scrivo e i pensieri vanno da soli.
      Fosse così sempre, accidenti! 😊

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