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giovedì 1 aprile 2021

Pasqua senza luce


Oggi è Giovedì Santo. Sarei dovuta essere in Sicilia, invece, sono  qui, a Roma, per il secondo anno consecutivo, dacché l’emergenza Covid ha blindato le vite degli italiani.


Il lockdown 2020 era l’evento eccezionale, la straordinaria situazione che nessuno si aspettava di vivere e che ha trovato tutti impreparati, sconvolti e con le speranze ancora sotto il cuscino. 

Passerà, andrà tutto bene, finirà l’incubo.

Ma il nuovo lockdown 2021, incoerente, confuso, disorganizzato, esattamente cos’è? 365 giorni non sono pochi, non è il lungo periodo di assestamento che ci aspettavamo, dopo il tragico tracollo di tutto. 365 giorni sono mesi e mesi e mesi di sacrifici continui e di strategie che non hanno funzionato e di decisioni che non hanno portato ai risultati sperati. 

Un anno fa mi piangeva il cuore perché non avrei potuto fare le valigie per tornare dai miei e perché la pandemia aveva reso impossibile ogni rappresentazione della Settimana Santa, a Caltanissetta, come da centenaria tradizione, ma oggi il peso della lontananza si è ingigantito e non so se essere incazzata o se reprimere tutta questa rabbia in una nuova, forzata, rassegnazione. 

Non passerà, non è andato tutto bene, questo incubo non ha fine. 

Ora che ci penso, era Giovedì Santo pure il giorno in cui mi trovavo in ospedale per la nascita del mio secondogenito; solo che, nel 2003, cadeva il 17 di aprile. Sarebbero passati dieci anni prima del nostro trasferimento definitivo a Roma.

Dal 2013 in poi, la Pasqua è diventata l’occasione più importante per tornare in Sicilia e rivedere le persone che costituiscono gli anelli fondamentali della mia vita, una specie di regalo che mi concedo in una settimana preziosa per il suo significato, per i ricordi stratificatisi negli anni, per ciò che rappresenterà sempre: il legame inscindibile con la mia terra e le sue tradizioni.


Il primo anno ho provato una sensazione strana, la definirei per certi aspetti frastornante: tornare ed essere ospiti in casa propria è qualcosa cui fai fatica a rassegnarti. È una familiarità con ambienti e oggetti coperta da una patina, da una sorta di velo che opacizza il passato e sottolinea l’estraneità pur fra cose che conosci bene. Al mattino, apri gli occhi nel tuo ex letto, dentro la tua ex stanza, fai il pieno di nostalgia e cominci la giornata da apolide. Un inganno che non supero più: straniera a Roma, che non sentirò mai abbastanza mia e straniera anche a Caltanissetta, che è andata avanti senza di me; mi ha estromessa da ogni novità, bella o brutta e mi ha lasciata con i vecchi ricordi.

Sono entrata nell’ottavo anno di vita romana, a me sembra già tanto. Il trasferimento mi è costato, ma ho saputo ambientarmi ed è vero che il tempo ha favorito la mia capacità di adattamento. Ormai sono abituata ai ritmi della grande città, al suo caos, ai suoi pregi e difetti e so dosare bene il senso di mancanza verso tutto ciò che ho lasciato per sempre, famiglia, amici.

Ma la Sicilia resta la madre che ho dovuto abbandonare perché l'unico momento in cui non abbiamo libertà di scelta è quando è la vita a scegliere per noi e, alla fine, con tutto lo spirito di adattamento di cui la natura mi ha fatto dono e la bellezza innegabile della Capitale, Caltanissetta resta la mia unica, vera, casa. 

Così, quando torno, faccio il pieno di ciò che un tempo rappresentava una quotidianità collaudata: il caffè con le amiche, divenuto una tappa obbligata, un momento di festa, perché adesso è un episodio occasionale, mentre fino a qualche tempo fa era la mia routine mattutina, prima di ogni attività lavorativa; il “curtigghiu”, che a Roma non posso esercitare per mancanza di materia prima, quel sano e salutare spaccio di notizie su fatti e persone arricchito di aneddoti, opinioni personali e risate.

Sapere di avere un tempo limitato per vivere momenti che si sono ormai trasferiti sul piano della rarità ti porta ad attendere l’occasione in cui potrai riappropriartene come un evento eccezionale e imperdibile. Lo aspetti, conti i giorni, le pagine che strappi del calendario sono i mesi che via via passano e ti avvicinano alla data segnata in rosso. Avere la certezza che non c’è modo di rendere altrimenti possibile una cosa impossibile ti crea uno scompenso emotivo che neanche l’arrivo della primavera è in grado di colmare.

Ecco, quest’anno, lo scompenso emotivo è una voragine in cui precipitano ottimismo, desideri, progetti, entusiasmo. 


La mia città, oggi, è terreno di contagi, inavvicinabile, con un divieto per tutta l'isola, che campeggia in ogni provvedimento delle autorità regionali e comunali: è in zona stra-rossa e io me ne devo tenere alla larga pure quest’anno. E se anche così non fosse, se anche fosse colorata di possibilità, comunque mi sarei fatta mille scrupoli a organizzare un ritorno in Sicilia: in un momento come questo, convivere in sette nello stesso appartamento sarebbe stato opportuno?

Che strano desiderio, il mio: la gente paga biglietti aerei per raggiungere le Canarie, io invece mi farei dieci ore di viaggio in macchina per rivedere le colline dell’entroterra siculo. Con la piccolissima differenza che il viaggio all’estero è consentito, la gita nella propria città natale, in Italia, no, quella è assolutamente vietata. I paradossi che la Repubblica delle banane difficilmente riesce a spiegare. 


E dunque la mia Pasqua si spegne qua, nell’incantevole città di Roma, dove, tra un’ordinaria bestemmia e la benedizione del Papa, rimbalziamo da un divieto rosso a uno arancione a uno di nuovo rosso, come in un gioco stupido in cui le regole restano oscure, nell’attesa di scrollarci di dosso questo binomio cromatico che, francamente, ha proprio stufato.



28 commenti:

  1. Ciao Marina!
    Non faccio mai la gara di chi sta peggio e questo mio pensiero potrebbe sembrarlo. Io vivo in Tunisia da quasi tre anni e da altrettanto tempo non vedo mio figlio che vive in Brasile, un paese che sta passando l'inferno. Qua è tutto aperto, hanno lasciato la libertà di contagiarsi come meglio uno crede. E io sono blindata in casa da tempo immemore perché ammalarsi nel terzo mondo non è una cosa che consiglio essendoci già passata.
    E allora che faccio? Vivo un giorno alla volta sperando che anche tutto questo finisca. Passo le giornate alternando depressione e pace ma mi aggrappo a questa realtà come fosse l'unica possibile!
    Ti auguro di cuore di trovare la serenità anche in questo schifo di realtà, davvero!
    Ti lascio un abbraccio!

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    1. Ciao, Sara, mi fa piacere ritrovarti nel mio blog.
      Caspita, sei lontanuccia tu e anche in un Paese particolare. Che mi lamento a fare io! 😁
      È vero, comunque, la filosofia del “vivere alla giornata” è anche la mia e, spesso, mi salva. Io alterno momenti in cui non faccio caso a quello che stiamo vivendo, nel senso che non penso a ciò che non posso fare e mi concentro sulle cose possibili, a momenti in cui percepisco tutti i limiti e mi demoralizzo, perché non vedo grandi aperture in fondo al tunnel. Però la speranza, quella non la perdo mai del tutto.
      Anche a te auguro una vita più serena (e avere un figlio in Brasile non è proprio una gioia, ti capisco) e una buona Pasqua, nonostante tutto.

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  2. Purtroppo comprendo ogni singola sillaba di questo post anche se, paradossalmente, vivo a soli 15 km dalla mia città, ma mi sembra più distante che mai, mentre quella che mi ospita, meravigliosa, non sarà mai mia.
    Mi dispiace che tu non possa trascorrere questo periodo così speciale per te con i tuoi cari.
    Io, stavolta, raggiungerò mia madre per Pasqua, perché le restrizioni me lo consentono.
    A Natale, sebbene potessi, ho scelto di rimanere a casa, convinta ancora che stavo facendo dei sacrifici utili. Ora, invece, ho perso completamente le speranze, perché ci stanno togliendo tutto e senza alcuna (buona) conseguenza.
    Dunque, ho deciso di non rinunciare ad un solo frammento di quello che mi viene quotidianamente concesso da queste norme confuse.
    Spero che potrai tornare presto a riabbracciare la tua Caltanissetta, e che non sia andata troppo avanti senza di te. <3

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    1. Facebook mi aiuta a mantenere i contatti con amici e parenti nisseni, per me fondamentalmente ha questa funzione, ma mi sono cancellata da un gruppo di soli nisseni in cui ero stata inserita da un’amica, perché non ne vedo il senso: i problemi della mia città non mi appartengono più; prima li vivevo da lontano, adesso non ne ho più motivo. È stato come accettare il distacco, una volta per tutte.
      L’unica conseguenza di queste nuove misure restrittive è la disubbidienza di molti: in periodo di zona rossa, in giro c’erano un sacco di macchine e persone a passeggio. E qualche volta io ero fra quelle. Un anno è troppo per chiedere ancora supplementi di pazienza alla gente.
      Comunque, passa una serena Pasqua: io farò, come a Natale, la mia solita videochiamata alla famiglia in quel di Caltanissetta. E aspetterò l’estate.

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  3. Ho conosciuto la Sicilia nel 2019. Era luglio e il matrimonio di mio cugino mi aveva portato a Valguarnera e poi a Racalmuto, ne avevo parlato anche sul blog. Di tutto ciò che ho visto, il mare cristallino e le spiagge di sabbia color ocra, il cibo di strada, le pasticcerie, i vicoli caldi e solitari del mezzodì, la cordiale accoglienza delle persone, ricordo con immenso affetto le colline e l'entroterra che tu qui hai richiamato. Il fascino di un paesaggio quasi lunare, interrotto qua e là da qualche cascinale e bestie da allevamento e fiori e fuochi, terribili fuochi. Posso immaginare quanto ti manchi e quanto doloroso sia non sentirsi più né una cosa nè l'altra. Eppure tutto questo finirà, ne sono certa. I ricordi sono ancore galleggianti in un mare in tempesta. Bellissimo il titolo del post, cara Marina. Buone festività pasquali

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    1. Mi piace sempre quando un non siculo descrive la Sicilia che ha conosciuto. Hai usato parole che scaldano il cuore. Grazie.
      Magari ci ritorni: c’è talmente tanto da vedere e visitare. Io spero nell’estate: sposto sempre in avanti le speranze. Prima o poi, qualcuna l’acchiappo. 🤗

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  4. Condivido il tuo stato d'animo, Marina. Io non vedo la mia famiglia da molti mesi e posso solo sperare che il caldo in arrivo conceda un po' di tregua come l'anno scorso, o confido in un miracolo che spazzi via questo virus, e quindi io possa tornare a viaggiare. Questa situazione è pesante per molti versi e ogni festa non fa che ricordarcelo.
    Non posso che chiedermi: ma queste restrizioni stanno funzionando? A giudicare dai numeri, no. C'è pure da dire che oggi sono uscita per necessità e c'era in giro tanta di quella gente senza mascherina...

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    1. Me lo chiedo anch’io tutti i giorni, perché noto che le persone sono meno ligie alle regole, sarà la stanchezza, l’impazienza, forse anche la demotivazione: si crede sempre meno nell’efficacia di tutti i provvedimenti che il Governo e le autorità locali si affannano ad approvare. Un anno e che cosa è cambiato? L’atteggiamento di tanti, sempre più sfiduciati e non voglio scomodare tutte quelle categorie di lavoratori che si stanno impoverendo senza che per loro si pensi a una soluzione concreta.
      Anche tu, dunque, famiglia lontana: mal comune mezzo gaudio, che non è proprio una consolazione! Buona Pasqua, Maria Teresa e sì, confidiamo nell’estate: la prossima tappa per riabbracciare i nostri cari resta quella. 🤞🏻

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  5. Il detto "mal comune mezzo gaudio" è ovviamente la più grossa scemenza mai inventata da mente umana, comunque "siamo tutti sulla stessa barca". Non nel senso che sia una consolazione, ma piuttosto che quanto meno stiamo subendo una situazione pesantissima in forma "democratica", diciamo così. Io pure sono abbastanza esaurito, ma capisco che nel tuo caso la situazione è peggiore perché una parte della tua famiglia è in un'altra regione e non puoi vederla, le bestemmie partirebbero a chiunque.
    Speriamo che stì benedetti vaccini accelerino (io in questo momento mi farei pure l'astrazeneca pur di togliermi questa rogna) e che si ritorni finalmente a abbracciarci tutti dal vivo, e non solo virtualmente.

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    1. Lo sai qual è la cosa peggiore che mi capita di pensare? Che un gesto che mi veniva spontaneo e normale, l’abbraccio, adesso sia una delle prime cose da evitare come il peggiore dei mali. Un abbraccio, segno di affetto, di complicità, di vicinanza, diventa nemico. Per me, credimi, è terribile.
      Trovarsi sulla stessa barca non risolve il personale stato d’animo, però ci fa sentire meno la solitudine di questo dramma collettivo. Finirà? Saranno i vaccini a salvarci? Non lo so, pensa che io ho paura del virus tanto quanto del vaccino: sto messa male! :(

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  6. Mi spiace molto Marina, io non sento l'affanno della festività in famiglia, non perché i miei siano nella stessa regione, ma perché tanto non ci parliamo più da molto tempo prima e pace. Mi mancano però gli amici, la "famiglia per scelta", e alcuni sono persone a rischio quindi si evita lo stesso, almeno fino al vaccino loro, che il mio credo arriverà direttamente con Babbo Natale...
    Perché siamo in queste condizioni non lo so. Dare colpa alla politica sarebbe persino troppo facile, hanno pure cambiato un Governo, e alla fine cos'è cambiato? Niente, usiamo ancora il semaforo, come prima. Ci abbiamo aggiunto la beffa che tu non puoi andare in Sicilia dai tuoi, ma potresti farti tranquillamente la Pasqua alle Bahamas. Per non dire che il vaccino non c'è per un mio parente ultraottantenne, ma al nipote del nipote, che non ha manco 35 anni e lavora chiuso in casa in smart working da un anno, il vaccino l'han già fatto perché è impiegato universitario (amministrativo e non a contatto con pubblico). Utile davvero.
    E poi l'ultima beffa: cinema e teatri sono chiusi, ma vengono affittati per concorsi pubblici, selezioni ed esami. Alè.

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    1. Tutto quello che dici, ogni stortura, ogni incoerenza, ogni rimedio per alcuni ma non per tutti, aumenta la mia rabbia in modo esponenziale. Senza contare che certe decisioni favoriscono le classi agiate e ignorano totalmente chi agiato senz’altro non è, perché dimmi, in un momento come questo, con le attività commerciali rase al suolo, negozi che chiudono, locali che falliscono, chi può permettersi di farsi il viaggetto all’estero. Ipocriti! E vabbè, non continuo, no, perché tu metti in campo cinema e teatri... e che vuoi che sia la cultura, un capriccio di qualche cretino!
      Di solito a Pasqua, cerco di mettere a frutto i buoni propositi quaresimali, ma quest’anno è dura: forse è un banco di prova, ma mi sa che a sto giro non lo supero!

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  7. Mia cara, capisco bene, anche se io vivo a duecento metri da mia madre. Questo stillicidio di rossigialliblu, questo tunnel di cui non si vede la
    fine ci sta lentamente distruggendo. I miei ragazzi sono chiusi in casa da un anno e stanno lentamente sfiorendo, come noi, del resto, schiacciati dal non vedere prospettive. Non perdiamo la speranza, però.

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    1. Esatto: pensiamo a tutti questi ragazzi nel pieno della loro gioventù (i miei figli hanno 17 e 19 anni) che davvero si stanno sfiorendo. È così triste vederli spenti e annoiati davanti a uno schermo di computer. So bene che c’è di peggio e qualche volta mi consolo pensando che, tutto sommato, viviamo bene, solo che i tempi sono diversi, rispetto al passato e questo è un sacrificio che non si può sottovalutare. Dobbiamo sperare e speriamo. Io, poi, provo a scomodare la mia fede solida, l’unica in grado di aiutarmi a superare certi momenti di sconforto.

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  8. Ti capisco Marina, io non vedo i miei parenti dalla scorsa estate, mi mancano soprattutto i bambini figli di mia nipote che stanno crescendo e mi sto perdendo tante piccole cose di loro, li vedo solo in foto o in video sul cellulare. Non sono mai andata in Puglia a Pasqua ma c'era la prospettiva di poterci andare e comunque ci andavo sempre in estate. Il natale poi è stato davvero deprimente, avevo le ferie ma non mi sono mossa da casa, ma si sperava che servisse a qualcosa invece sembra che non conti molto dati i numeri...Il fatto poi di poter andare all'estero ma non in Italia lo trovo assurdo, vabbè Buona pasqua con tuo marito e i tuoi figli, almeno sono lì con te e non hai figli lontani.

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    1. Mi godo i miei figli, sì, anche se loro scalpitano perché vorrebbero essere altrove, con gli amici (la stessa cosa a Natale). Mi sa che abbiamo visioni romantiche che non collimano. 😌 A proposito di nipoti, il figlio di mio fratello sta crescendo sentendo solo la mia voce al telefono; tra poco non saprà neanche più chi è quella zia romana che vuole sempre parlare con lui. Adesso ha tre anni, io non lo vedo da quando ne aveva uno e mezzo. Ma a me, credimi, basterebbe al momento rivedere i miei: hanno un’età, mio padre quest’inverno non è stato bene e io mi sentivo chiusa in gabbia, potevo solo pregare che tutto andasse bene (com’è stato, ringraziando il Cielo). Aspetterò l’estate: ho già detto a figli e marito che quest’anno risalgo a Roma a settembre: se scendo giù in Sicilia, ci rimango per tre mesi.

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  9. Marina cara, il tuo post l'ho letto due volte ieri sera e l'ho riletto anche adesso. Mi devi perdonare, ma non so esternare quello che provo a parole. Ho pianto. Un pò di nostalgia, molto di comprensione.
    Allora, permettimi di mandarti solo un grande abbraccio. Perché non so dire altro...
    Ti voglio bene <3

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    1. Irene cara, abbiamo parlato dell’importanza di tenere vivi gli affetti, quelli veri, quelli importanti. Tu, quest’anno, hai subito la perdita più importante per una figlia e so cos’hai passato. Prendo l’abbraccio e lo ricambio, però intanto, ne metto da parte uno vero, che aggiungo agli altri che ti ho promesso quando potremo rivederci. <3

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  10. Quanta intensità e quanta sofferenza nel tuo post, cara Marina! Io sono nata e vissuta sempre in Lombardia, ma ho avuto genitori siciliani. Posso dire quindi che la Sicilia mi scorre nel sangue e...ti capisco.
    Comprendo il tuo dispiacere per la situazione che tutti stiamo vivendo e che ci mette alla prova ancora più dello scorso anno perché i tempi lunghi logorano. Siamo stati privati di tante cose e faccio fatica anch'io!
    Però resistiamo e non perdiamo la speranza!!! Che la Pasqua sia una rinascita! Ti abbraccio forte!

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    1. Le privazioni si sopportano, perché, alla fine, non sono drastiche (intendo nel mio caso e per la vita che conduco), è l’incertezza che logora, il fatto di non riuscire ancora ad appoggiare la speranza su soluzioni concrete e poi l’incoerenza m’infastidisce, l’incapacità, l’ipocrisia e in un anno tutti questi difetti umani si sono ampiamente diffusi.
      Comunque, domani vivrò la Pasqua come il solito momento importante per me e cercherò di tenere accesa la speranza della rinascita. Un abbraccio, Annamaria e buona Pasqua anche a te!

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  11. Dalle tue parole traspare tutta la tua costernazione. Chi avrebbe immaginato, a un anno dal primo lockdown, che ci saremmo ritrovati nella stessa situazione. Certo le restrizioni non sono quelle dello scorso anno, ma ci ritroviamo nuovamente in una situazione strana, ovattata. Noi che abbiamo lasciato le nostre regioni d'origine, sappiamo cosa significhi non potersi ricongiungere con i nostri cari. In particolare, avrei voluto rivedere le mie care zie, le sorelle di mia madre, che hanno dato i primi segni di vecchiaia, sono preoccupata per loro. Mia madre resta a Reggio Emilia, quindi non l'avrei ritrovata a prescindere. Che pena tutto questo...
    Auguri, Marina, almeno di tanta serenità. Un giorno sapremo ritrovarci tutti.

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    1. Intanto noi ci ritroveremo con un bel piatto di lasagne (tue), una torta primaverile tutta crema, fragole e panna (mia) a festeggiare qualunque cosa, anche niente, magari durante una scampagnata al parco. 😉

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  12. Posso capire, perché tu sai spiegare molto bene. E' dura, sì, per chi ha persone care fuori portata in questo periodo che si sta rivelando molto più lungo di quanto avessimo sperato. Ti auguro non solo di sopportare, ma di vivere davvero anche questo periodo difficile, e... tanti auguri, di cuore.

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    1. Mi conosco: quando attraverso questi momenti, so per certo che sarò capace di lasciarmeli alle spalle. Oggi è il giorno di Pasquetta e già il mio umore è diverso. Adesso mi concentro sulla primavera, su questi mesi che adoro fino a giugno e poi... chi vivrà vedrà. Intanto buona rinascita anche a te, perché dobbiamo credere che sia sempre lì, ad aspettarci da qualche parte! 😉

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  13. Il disorientamento e il senso di perdita sono acuiti nel tuo caso dalla lontananza dalla tua città, Marina, come se tu stessi vivendo una sorta di esilio. Quello che ci fa andare avanti è che non possiamo prevedere il futuro, e così speriamo per il meglio: la mente umana sa inventare ogni sorta di tecnica pur di superare gli ostacoli. Io cerco di concentrarmi sulle cose belle come la luce di questi giorni, la fioritura primaverile, i miei cari, i miei piccoli e grandi progetti; e il fatto che, sì, sono ancora qui e non mi sono ammalata, il che non è poco. Ti mando un grandissimo abbraccio e un augurio anche se tardivo! <3

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    1. Sì, passata la buriana, Cristina. Anch’io non faccio che ringraziare per la salute mia e dei miei familiari: non li vedo fisicamente, ma per me è più importante sapere che i miei genitori stiano bene. Poi, adesso, si punta all’estate. 👍🏻
      Di cose belle ne ho tante da stringere contro ogni brutto pensiero o stato d’animo.
      Grazie per gli auguri, che importa se tardivi! 🤗

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  14. Beh, per dirti, io per mesi non sono nemmeno andato a Torino, se non occasionalmente per lavoro, perché il resto era da casa. E anche quando ci vado, che mi concedevo giusto quella passeggiata di un quarto d'ora dopo lezione, prima di andare a casa, la sensazione era comunque straniante: tanta gente in giro, come se non fosse nulla. Speriamo che con l'arrivare dell'estate la situazione cominci ad arrivare verso un punto di svolta, perché anche il 2021 è così come l'anno che l'ha preceduto.

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    1. Pochissime differenze, sì! Ormai punto all’estate, quasi, come unica ragione di vita, solo per potere finalmente riabbracciare i miei genitori lontani (una cosa ordinaria si è trasformata in un regalo straordinario.)

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