Mi sono laureata in Aprile, non rammento più in quale giorno. Ricordo tutto di quella mattina speciale, ma la data proprio no. Rimossa.
Così mi è bastato salire la rampa della scalinata della facoltà di Lettere e Filosofia, qualche giorno fa, in occasione della laurea triennale di mio figlio in Lettere Classiche, per ritrovare la me stessa laureanda in Giurisprudenza, in un anno che appartiene al vecchio secolo (e fa impressione solo dirlo).
Per un attimo sono tornata indietro nel tempo e mi sono rivista poco più che ventenne, dietro la porta dell’Aula Magna, in attesa di essere chiamata dal Presidente di Commissione.
C'era una tesi con la copertina bordeaux su una sedia, accanto a una ragazza visibilmente emozionata, aveva lo stesso colore della mia...
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... Nel sedile posteriore dell’auto guidata da mio padre, con la tesi stretta tra le mani che sudano, sprofondo in un tale stato d'ansia che non so se giungerò viva a destinazione. Non sono del tutto a mio agio con il tailleurino pied de poule bianco e nero, indossato come una divisa, che dimenticherò dentro l’armadio già da domani. Per la prima volta, ai piedi, ho delle scarpe col tacco (saprò camminarci?) e per questa occasione unica ho lisciato i capelli in un caschetto che mi dona, ma mi fa troppo hostess di volo. Stamattina stentavo a riconoscermi davanti allo specchio, tutta lustra e impomatata, un filo di matita negli occhi e un accenno di rossetto sulle labbra: mi danno un’aria adulta, ma così poco convinta!
Arrivati a Palermo, troviamo parcheggio in un vicolo di Ballarò. Percorro a piedi la strada fino alla Facoltà di Giurisprudenza, nei paraggi: il basolato rende impervio il mio incedere, se prendo una storta adesso sono rovinata! Stringo sotto il braccio la tesi come se potesse rendere solido l’equilibrio continuamente minacciato dai passi imprecisi, ma arrivo sana e salva in via Maqueda.
La facoltà pullula di gente: i laureandi sono riconoscibili in mezzo alla massa di persone che si aggira lungo i portici. Sono quelli col sorriso forzato da una spavalderia che non possono ancora esibire: si muovono appena, rallentati dall’emozione o camminano avanti e indietro, salutando impacciati chi sopraggiunge a festeggiare assieme a loro il momento importante che si apprestano a vivere. Io sono con la mia famiglia e con gli amici più cari, venuti a onorare questo giorno solenne, mentre vorrei essere da sola, ignorata da tutti, perché m’imbarazza discutere la tesi davanti a un pubblico di spettatori, soprattutto davanti a chi mi conosce bene.
Oddio, tra poco tocca a me!
Quando la Commissione m’invita a entrare in Aula Magna, il mio nome rimbomba nella sala. C’è un tavolo lungo, i professori sono seduti sul lato che guarda la platea, io, per fortuna, le do le spalle. Per un attimo mi rivedo al primo anno di università, a seguire proprio qui le lezioni di Diritto Costituzionale e poi, seduta in un posto analogo, a sostenere gli esami di Economia Politica. Faccio un sorriso piccolo piccolo, rivolto più alla me studentessa che sta per laurearsi che al relatore pronto a dare inizio alla discussione. Gli anni universitari trascorsi si mescolano al presente, ma, ora, è questo che ha un peso maggiore e devo impegnarmi a dare il massimo.
Seduta composta, gambe strette, piedi congiunti, mani che si stritolano a vicenda sul grembo, nascoste sotto la cattedra e il respiro accelerato che, spero, si plachi quando comincerò a parlare. La mia tesi è in Diritto Amministrativo, un argomento noiosissimo, che mi ha impegnata in una ricerca accanita di sentenze, con lunghissimi pomeriggi a leggere e selezionare le fonti in biblioteca; revisioni con accorgimenti da curare più nel dettaglio e forma giuridica da dare a un testo che doveva essere discorsivo, ma prevalentemente tecnico: “Il silenzio della P.A. nella legge 241 del 7 agosto 1990”, ve lo immaginate che palle!
Sono stata brava e con la tesina di Diritto Civile sul diritto all’immagine ancora di più. La Commissione sembra favorevolmente colpita. Sono più rilassata e mi sbilancio persino a fare qualche battuta, apprezzata - credo - perché i docenti ridono e mi liquidano con un compiaciuto: “per noi va bene, si può accomodare!”, frase che mi sgrava di ogni peso residuo ed è accompagnata da un brusio collettivo, che smorza l’austerità del momento; poco dopo, all’atto della proclamazione, diventa un applauso lungo, intenso, finalmente liberatorio. Adesso sono una dottoressa in Legge e sono stata pure premiata con una votazione che non mi aspettavo.
Le foto, sulla scalinata, in uscita dalla Facoltà, mi ritraggono raggiante, con un mazzo di fiori in mano. Il distacco dalla tesi cartacea, scaturito dalla conclusione di un evento preparato così a lungo, è immediato: non so in quali mani sia finita e, in tutta sincerità, me ne infischio.
Il silenzio della Pubblica Amministrazione si trasforma nel rumore della mia felicità.
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... Sulla scalinata della Facoltà di Lettere e Filosofia un tripudio di corone di alloro.
Nessuno, all'epoca in cui mi sono laureata io, veniva “incoronato” con le foglie di alloro intrecciate; adesso, invece, questo rito è divenuto un'apprezzabile consuetudine e tutti quei neo laureati, che, l'altro giorno, ho visto scendere trionfanti, attardarsi sui gradini per raccogliere auguri e complimenti, erano proprio belli, con il simbolo del meritato traguardo sfoggiato sul capo.
Senza tocco né laurus né una data da celebrare: mi sono laureata in primavera, dico, quando qualcuno me lo chiede.
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Hai passato il testimone :-D
RispondiEliminaNel mio caso sarà difficile viste le scelte di mia figlia. Ho un bel ricordo di quel giorno, anche se le prospettive che avevo davanti (e che immaginavo) sono state assai diverse negli esiti. Eppure il ricordo resta bello.
Io, invece, che non ho mai veramente amato lo studio della legge, ho creduto di potere svoltare dopo la laurea, scegliendo percorsi a me più confacenti. Quello che mi auguro per tutte queste nuove generazioni è che abbiano le idee chiare sul futuro, qualunque cosa intendano fare.
EliminaHai fatto funzionare la memoria così come questa dovrebbe sempre fare: mantenere viva l’essenza di un atto che ci ha visti protagonisti e al contempo annullare le coordinate temporali in modo che il ricordo fluttui libero nel tempo :)
RispondiEliminaE complimenti per laurea e lauro!
massimolegnani
In effetti, per molti altri eventi importanti mi accade di scordare il tempo preciso in cui si sono verificati. Ma i tre fatti più importanti della mia vita hanno una data che non dimentico: il matrimonio e la nascita dei miei due figli. Quelli sono giorni scolpiti nella mia memoria (ancora! :))
EliminaMi fai ricordare non il giorno della mia laurea in Giurisprudenza, mai conseguita (io mi sono perso per strada, dopo aver dato 13 esami), ma il giorno in cui si è laureato mio figlio, sempre in Giurisprudenza, presso l'università Tor Vergata di Roma. Il più emozionato ero io quel giorno. E quando la Commissione ha proclamato "110 e lode con plauso", la mia gioia è stata davvero grande.
RispondiEliminaBravissimo, complimenti a tuo figlio. Lo so, sono soddisfazioni immense per un genitore. So cosa significa grazie all'ottimo percorso scolastico affrontato da entrambi i miei figli. Anche vedere i sogni camminare sulle loro gambe è un privilegio che possiamo vantare.
EliminaSempre bello questo tuo modo di tradurre un evento presente filtrandolo attraverso il ricordo del passato. :) Il giorno della mia laurea... anche in me è un ricordo nitido. Ricordo il mio tailleur pantalone arancione, l'aula gremita, il mio tomone sulle donne native americane, mio padre e il suo mazzo di fiori (lui così schivo in queste occasioni), l'emozione della zia Teresa e il suo dono fuori dall'aula (un pendente orologio con smalti che conservo gelosamente). E poi la proclamazione, la sensazione della fine di un periodo di studi intensivi iniziato dal liceo. Poche settimane dopo c'è stato il mio matrimonio, quindi non ho vissuto pienamente festeggiamenti e quant'altro, eravamo tutti troppo concentrati sull'altro evento.
RispondiEliminaAncora congratulazioni a Edoardo, fanciullo d'oro.
Beh, dev'essere stato il periodo più intenso della tua vita, tra laurea e matrimonio! Un'esplosione di emozioni tutte ravvicinate... Gli eventi importanti della vita non si dimenticano, nel bene e nel male e il bello è che quando uno torna indietro e ripercorre con i ricordi i tempi andati riesce a vedersi ancora com'era allora: io stento a credere che adesso ho il doppio degli anni rispetto a quella beata età (no, anche più del doppio, ahimè!) e che ho due figli adulti, ormai!
EliminaLa tua tesi ha un pregio unico: è stata l'input che ha dato vita alla tua fantasia narrativa, no? Come rendere attuale ciò che rischiava di rimanere chiuso nel passato. ;)
Intanto, congratulazioni a tuo figlio! E' un bel traguardo da festeggiare!
RispondiEliminaL'usanza dell'alloro qui all'Università di Padova è antichissima e mi pare risalga alla Facoltà di Medicina. Io ero ragazzina (fine degli anni '80) quando si è laureata proprio in Medicina una zia e sono andata sia alla discussione che ai festeggiamenti successivi. E già allora tutti i laureati, non solo di Medicina, avevano la corona d'alloro al termine, con fiocco rosso. L'usanza se non sbaglio prevede anche che il laureato deve togliere una foglia dalla corona, quando gli viene consegnata. Ma anche gli invitati, che devono ancora laurearsi, possono staccarne una come buon auspicio per il loro percorso.
Poi da noi ci sono diversi tipi di festeggiamenti, da quello più contenuto con alcuni gesti tradizionali (il tunnel con le pedate al sedere del laureato, il sollevamento in aria stile band rock, un tempo anche il salto della catenella all'ingresso principale di Palazzo Bo, ma ora l'hanno tolta) a quello più goliardico con vestizione straordinaria del laureato, lancio di coriandoli/brillantini/farina/gavettoni d'acqua, lettura del papiro con caricature e immagini scabrose - e quando sbaglia bene uno shottino, giro del centro pedonale dentro il carrello della spesa oppure chiedendo la questua ai passanti, giro del centro pedonale col laureato dentro una gogna di legno - che è depositata in cantina da me... :P )
Io sono stata graziata due volte: la prima era luglio, tanti erano in ferie e quindi festeggiamenti contenuti; la seconda era febbraio e quindi troppo freddo e troppa nebbia per gli scherzi. Fiuuuuuu!
La prima ero in tailleur azzurro, camicia e decolleté in bianco, capelli boccolosi raccolti da me (stile Jane Austen). La seconda, che era una proclamazione senza discussione (da vecchio a nuovo ordinamento), in pantaloni e scarpe scuri, maglia panna e capelli sciolti. Era tutto più contenuto, con la prospettiva di continuare la magistrale. Prospettiva sfumata sia in famiglia che col lavoro in trasferta perenne. Ma va bene così, quello che mi serviva l'ho imparato comunque. :)
Oddio, quante ne sai! Sono all'oscuro di qualunque tradizione o usanza a riguardo. Io ho ricevuto solo applausi e un mazzo di fiori. Mi sarebbe piaciuto qualcosa di più scroscioso! :D In realtà, ricordo che qualcuno, per le foto, faceva girare un tocco fra i laureati, ma nessuna corona di alloro, quella no. E invece è così carina! Una pioggia di brillantini o coriandoli l'avrei ben tollerata, ma il gavettone oddio... con quei bei capelli lisci, sai che fine avrebbero fatto! :)
EliminaAnche il mio primogenito ha preso l'anno scorso la triennale in ingegneria con la proclamazione senza discussione: tristissimo! Una fila di quindici laureandi e la voce del presidente che annunciava nome e voto. Si rifarà a fine anno per la conclusione del biennio :D Anche queste lauree frazionate, adesso, ne capisco molto poco il senso: in pratica, lo sai che tra trienni e bienni universitari dei miei figli e il Conservatorio di uno dei due (sempre triennio e magistrale) in due anni ho messo in conto di fare confezionare ben sei corone di alloro? Se l'alloro non seccasse, almeno... Le sto collezionando! :D
L'Università di Padova ha una tradizione goliardica radicata, essendo la seconda università più antica d'Italia dopo Bologna (di fatto nacque dall'esodo di studenti e professori proprio da Bologna, per avere maggiore autonomia nello studio). Le usanze della laurea, adattate ai nostri tempi, derivano da lì. Possono apparire superficiali e pacchiane, ma hanno significati profondi, risalenti agli albori dell'ateneo. :)
EliminaNo no, pacchiane no, anzi sono molto simpatiche. Un po' come le tradizioni per il Capodanno: il 10-9-8... da noi, saltare giù dalla sedia, credo in Danimarca e qualcun altra di cui recentemente sono venuta a conoscenza. A me non sarebbe dispiaciuto illo tempore essere celebrata in qualche modo speciale!
EliminaCara Marina, è una gran fortuna avere ricordi così precisi di un momento tanto importante! Io non ricordo assolutamente nulla di più del momento della discussione, in cui ebbi uno scambio con il mio controrelatore il quale, per stuzzicarmi, mi fece una domanda faziosa. Gli riuscì in pieno ma io, nonostante la piccatura, mi difesi bene e i risultati furono ottimi. Anche io mi sono laureata ad aprile e più o meno nella tua "epoca" dove non c'erano usanze yankee, corone di alloro e feste strabilianti. Solo tanto sollievo e un po' di apprensione per il futuro. Ero laureata, sì, ma senza uno straccio di proposta di lavoro. Ma, seppure in direzione diverse, direi che ce la siamo cavate. Ne approfitto per augurarti e augurarvi buon 2025!
RispondiEliminaEcco perché hai rimosso il ricordo: non dev'essere stato bello avere a che fare con un relatore così str... 🤨 Comunque è vero, la vita in qualche modo premia e a noi, dai, è andata benone, direi!
EliminaImpegniamoci anche per quest'anno. Auguri anche a te
Non so se dire che è stato stronzo o se semplicemente volesse mettermi alla prova. Ad ogni modo non ce l'ho con lui. Alla fine ho vinto io ;) Buon proseguimento cara Marina
EliminaL’argomento della tua tesi è ancora molto attuale, la legge 241 del 90 sulla trasparenza degli atti ha cambiato il rapporto della PA con i cittadini, il valore del silenzio poi in diritto amministrativo è un argomento sempre utile e complesso, ai miei tempi quando studiavo diritto amministrativo lo trovavo davvero ostico…Comunque raggiungere un traguardo come la laurea é importante forse più per i genitori che per i figli, in ogni caso è un bel traguardo e va festeggiato. Io ricordo tutto della mia laurea, anzi tutti gli anni universitari sono scolpiti nella mia memoria, tutti i ricordi, belli e brutti. All’epoca mi regalarono un piccolo bouquet di fiori (se non erro fu un regalo delle mie compagne di corso di studi, perché fui la prima del gruppo a laureami ed erano tutte presenti per assistere), poi andammo nel bar vicino in cui offrii un piccolo rinfresco. In effetti allora (era giugno 1988) non c’erano ancora le corone di alloro, come oggi, che invece ha spiccato sulla testa dei miei due nipoti quando si laurearono a loro volta. Sono bei ricordi.
RispondiEliminaAnche il mio mazzo di fiori era un regalo degli amici, poi tutti insieme siamo andati in un ristorante a Isola delle Femmine, vicino Palermo, famoso per il pesce. Che ricordi! Lo sai che non sono più tornata nella mia facoltà, se non per un paio di lauree successive di qualche amico?
EliminaDavvero ne conservo un ricordo legato solo a quegli anni!
Mi ha colpito come tu abbia saputo descrivere con tanta precisione non solo i dettagli esterni, ma soprattutto le sensazioni interiori: l’ansia, l’imbarazzo, la fierezza, il sollievo. È incredibile come un luogo, una scalinata, possa diventare un ponte tra due momenti così significativi della vita, distanti nel tempo ma uniti dallo stesso filo emotivo. Complimenti per allora e per ora, per aver saputo rivivere quei momenti con tanta lucidità e cuore. E complimenti vivissimi a tua figlia per il traguardo raggiunto! Che emozione deve essere stata vederla laurearsi in Lettere Classiche, mentre tu tornavi con la memoria alla tua laurea in Giurisprudenza. Due generazioni, due storie, ma la stessa gioia e lo stesso orgoglio. Un saluto
RispondiEliminaGrazie, Mister, è stato davvero un momento bellissimo, non solo perché la laurea di un figlio emoziona sempre, ma perché capisci da un pretesto qualunque che certi ricordi sopravvivono al tempo che passa. E certe sensazioni, quando sono forti e uniche, non si dimenticano mai.
EliminaLa laurea, con le sue ansie, le sue gioie e i suoi piccoli rituali, rimane un ricordo indelebile, anche quando sfuggono i dettagli come una data. E che bello vedere la tua esperienza intrecciarsi con quella di tuo figlio, in un passaggio generazionale che custodisce l'importanza dello studio e della realizzazione personale. Grande Marina!!!
RispondiEliminaSì, la laurea è una delle tappe più importanti della mia vita, assieme al matrimonio e alla nascita dei miei figli. È stato un momento indimenticabile, fantastico riviverlo nella dinamica generazionale. Grazie, Giuseppe
EliminaPlease read my post
RispondiEliminaGreat blog
RispondiEliminaHi, Rajani, thanks.
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