Chi ama scrivere, l'ho detto altre volte e mi piace ribadirlo, ama anche leggere: una "regola" fondamentale, ma non sempre osservata. Io, personalmente, diffido molto di chi dice di coltivare la passione per la scrittura senza nutrirsi con altrettanto trasporto della lettura (avevo già valutato l'importanza della cosa qui).
Le ragioni di questo necessario connubio sono presto dette: leggere allena la mente, arricchisce il vocabolario, guida una scelta stilistica, matura il linguaggio, detta regole che ognuno può fare proprie nel processo di scrittura. Soprattutto, leggere delizia: è un passatempo, un diversivo, un efficace modo per pensare a cose diverse o, come dicono in tanti, per viaggiare comodamente stando seduti sulla poltrona di casa propria (oppure sulle sedie delle sale d'attesa, quelle degli uffici postali, della metropolitana e dei treni).
Adesso, però, mi pongo una domanda: è possibile fare tutte queste cose, cioè allenare, arricchire, guidare, maturare, deliziare, leggendo l'opera di uno scrittore esordiente?