- ... Facevano all’amore nel capanno? E tu che hai fatto?
- Niente. Perché diventi così pallida, Jo? Non ti preoccupare, ho fatto di tutto per non farmi notare e poi sono venuta a casa.
- Ma le hai spiate se mi hai potuto riferire tutto quello che dicevano.
- Spiate? Che significa? Sono rimasta folgorata dalla loro felicità, erano bellissime, abbracciate nude.
- Le hai anche viste?
- Un attimo, prima di allontanarmi.
- Che schifo!
- Che schifo cosa, Jo? Io che, secondo te le spiavo? o il loro abbraccio?
La maschera enigmatica di dolore si sfalda contro l’onda di rossore che dal collo alla fronte corre infuriata travolgendo lo sguardo di Modesta, che ora fissa il franare scomposto di quei lineamenti di marmo. Un tempo avrebbe rispettato il silenzio che sempre torna a ricomporre quel viso.
- Che schifo cosa, Joyce? Che schifo noi due pochi momenti fa abbracciate nude?
- Oh, noi! Noi siamo perdute, Modesta, ma Bambolina così giovane... Ah, quella Mela! non mi è mai piaciuta, mai! Bisogna allontanarla!
Strappata la coltre di silenzio anche la voce si frantuma.
- Perdute, noi? Ma che dici? Perdute a che cosa?
- Alla normalità, alle leggi di natura...
- Ma che dici, Jo? Chi conosce la natura? Chi ha stabilito queste leggi? Il dio dei cristiani? O Rousseau? rispondi, Rousseau che ha spostato Dio che è nei cieli per infilarlo nell’albero?
- Ma che c’entra Rousseau o Dio, io temo per Bambù! Oh Modesta, tu non puoi sapere. A Parigi, in quei ritrovi di omosessuali... corpi macilenti ammassati, visi gialli, congestionati, segnati dalla vergogna, tra il fumo e il fiato denso di alcol... vera anticamera dell’inferno, se l’inferno esistesse! Tu non puoi sapere.
- E invece so perché ci sono stata e...
- Tu? Io mai... solo una volta e sono scappata.
- Hai fatto male perché stando veramente con loro e parlando ho capito che cosa cercano in quell’anticamera dell’inferno, come tu l’hai chiamata.
- Cosa possono cercare? Si mescolano e si drogano per dimenticare.
- No, Jo! Cercano l’inferno vero per scontare il loro peccato.
- Ma che altro possono fare se la società li rifiuta, li addita?
- Loro, niente. Ma solo perché sono ignoranti e zeppi di pregiudizi esattamente come la società che li addita. E mostrano le loro ferite solo per chiedere clemenza alla società che anche loro, soprattutto loro, sentono santa e giusta invece di lottarla. Jo, torna in te! Di che cosa abbiamo parlato allora in tutti questi anni? Vedo che abbiamo solo conversato amabilmente di progresso, di scienze come si usa nei salotti evoluti, ma al primo lieve scontro con la realtà mi vuoi trascinare nel panico che ti prende come tutti gli intellettuali solo all’idea di mettere in pratica le teorie enunciate.
- Non capisco!
- Capisci, invece! Secondo te dovrei allontanare Mela, no?
- Non...
- Così hai detto. Ma non capisci che con questo atto farei sentire a quelle bambine che peccano? Le marchierei, io che rappresento, sono, la società per loro, come dice il tuo Freud? E dopo, che potrebbero fare se non finire veramente in quei locali? [...]