Tutto è compiuto. Tutto è passato. Sei di nuovo con noi.
Lo sai, ogni Venerdì Santo, cosa penso, quando ti seguo fino al monte Calvario, mentre solchi la via portando la croce sulle spalle, piegato in due, con gli occhi tumefatti, la fronte ferita dalla corona di spine, il corpo devastato dai segni della tortura? Lo sai cosa penso mentre patisci i colpi di martello sui chiodi che ti trafiggono mani e piedi e, appeso al palo di legno, sussurri, in fin di vita: “Dio, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!”? Penso: ma ne è valsa davvero la pena?
Guardati attorno, Gesù, guarda cos’è diventato questo mondo! Stai seduto in mezzo alla gente, ma nessuno sa più riconoscerti, nessuno ti cerca. Ti hanno abbandonato tutti. Ti sei fatto carne e sei sceso sulla terra per prendere su di te i peccati dell’umanità. Ma chi te lo ha fatto fare! Un sacrificio inutile. Per un po’ ha funzionato: le prime comunità cristiane condividevano i loro beni, si aiutavano a vicenda, tutti per uno uno per tutti e i miracoli erano i segni visibili della tua presenza divina in mezzo agli uomini di ogni estrazione sociale e provenienza; la conversione di molti pagani, il ravvedimento dei cuori più induriti erano la tua vittoria sul male e le tue parole riecheggiavano in tutta la Palestina e nel mondo intero... E poi? Cos’è accaduto lentamente, in secoli e secoli di storia? dove sei finito nel cuore della gente? che posto ti hanno dato quanti credevano in te e nella straordinarietà della tua resurrezione salvifica? È valsa la pena venire al mondo col solo scopo di dare verità e salvezza agli uomini, che un giorno ti avrebbero ancora tradito e ripudiato?
Non è servito a nulla! Osserva come siamo ridotti! L’odio è un serpente lunghissimo che striscia sul terreno, sotto i nostri piedi: lo scansiamo, ma ce lo troviamo sempre accanto, viscido, sinuoso, perfido. Respiriamo diffidenza; cupidigia, egoismo e desiderio di sopraffazione sono le priorità che soddisfano maggiormente l’ego. Ma dove sono finite la bontà d’animo, la pace, la magnanimità, la misericordia, la solidarietà, tutte le belle parole del vocabolario (obsoleto) contenuto nei libri sacri! Eri capace di incantare le folle con la tua predicazione, compivi prodigi per mostrare a tutti quanto fosse necessario credere in te per avere la vita eterna, eri bellissimo quando insegnavi ad amare.
La fede è, forse, il peso che nessuno vuole accollarsi perché scomodo. Ma una sola è la regola madre di tutte le regole e nessuno è più in grado di coglierne la semplicità: amare il prossimo come se stessi. Ma perché è tanto difficile pensare l'altro come una proiezione di ciò che noi siamo! Guardarlo come la nostra immagine riflessa su uno specchio: non fare del male come non vorremmo venisse fatto a noi.
È nella natura dell’uomo essere duro di cervice, avere occhi ma non vedere, orecchie senza intendere, era contro questa insensibilità che sei intervenuto, per portare gioia nell’afflizione, conforto nel dolore, per perdonare tutti i peccatori e sei stato tu il primo a soffrire, per risanare la corruzione dei cuori. Ma non ti sconforta vedere quale grado di stoltezza abbia raggiunto, oggi, l’umanità?
Dovresti essere un esempio e invece ti respingiamo, perché sei esigente, perché le regole che ci hai lasciato sono impeditive: non fare questo, non fare quello, quando tutto ciò che ci chiedi veramente è solo... di amare il prossimo!
Sei morto, sei risorto, ma il tuo sacrificio estremo ha cessato i suoi effetti.
Una volta, parlando con un’amica, ho tentato di spiegarle cosa significhi per me credere in Dio. Non volevo convincerla di nulla, ma semplicemente farle capire che la fede non è solo battersi il petto e andare ogni domenica a Messa; volevo farle vedere, senza dimostrarglielo (perché non ho strumenti per farlo, se non la bontà delle mie parole), che credere in Dio è l’abito che indosso per stare in mezzo agli altri e sentirmi a mio agio.
Tuttavia, non sono una credente irrazionale: mi arrabbio con il mio sacro interlocutore, dialogo con Lui; è un dialogo interiore, che non manca mai di avere risposta e la mia preghiera non è solo sfogo o richiesta, la mia preghiera è un’amabile conversazione con l’unica persona che mi scruta e mi conosce, penetra da lontano i miei pensieri; a lui sono note tutte le mie vie (Sal 138), le mie bugie, le mie verità. Io credo nella resurrezione di Cristo, partecipo all’Eucaristia, faccio questo in memoria di lui e ho assunto un impegno solenne che trova conforto in un passo del Siracide: “Ricordati della fine e smetti di odiare” (Sir 28,6).
Smettere di odiare. Se non riusciamo a farlo nel piccolo, come possiamo aspettarci che la formula magica agisca nei macro contesti: le guerre sono il frutto dell’odio, che è mancanza totale di amore, di quell'amore verso il prossimo per insegnare il quale Cristo si è fatto uccidere.
Lo vedi da te, Gesù, che posto hai fra la gente che hai liberato dal male: adesso sei solo il racconto commovente del Vangelo della domenica delle Palme, una citazione nel giorno festivo più suggestivo del calendario: i peccati, sugli uomini, sono ritornati uguali, anzi si sono moltiplicati. Non cambierà più niente quaggiù, hai fatto nuova ogni cosa e noi l'abbiamo calpestata. Ora che tutto è logoro, ora che la corruzione e la smania di potere hanno edificato un trono regale sulla terra, c’è solo da aspettarsi la fine del mondo, perché il vero regno è nei Cieli.
Tutto è compiuto. Sei stato tradito, processato, condannato, crocifisso e il tuo corpo è stato deposto dentro un sepolcro.
Tutto è passato: la lotta contro l’incredulità, l’agonia dell’attesa, la sofferenza fisica, il martirio voluto dal Padre.
Sei di nuovo con noi. Abbiamo celebrato la Pasqua mentre ci sono uomini, dall’altra parte del mondo, che pianificano la distruzione del "prossimo".
Saranno perdonati? Sembra di sentirti ancora dire, dall'alto della Croce: "... non sanno quello che fanno". E non lo impareranno mai.
L'iniquità dilagherà, la carità si raffredderà e la fede si spegnerà nel cuore dei credenti (Mt, 24 e Lc, 18,8). Chi resterà saldo nella fede sarà salvo, questo è il messaggio di Gesù che non dobbiamo mai dimenticare. Fortunatamente in questa vita terrena tutto ha una fine e una volta morti probabilmente non resterà nemmeno il ricordo delle sofferenze vissute (almeno non nel senso in cui lo intendiamo noi). A tal proposito mi sono rimaste molto impresse le parole di Sant'Agostino: "Non ciò che ha una fine ci deve spaventare ma quello che non ha fine."
RispondiEliminaIn pratica anche il più grande dolore qui sulla terra è destinato a cessare ma l'anima continuerà ad esistere per sempre, sia nel bene che nel male. Mi ricollego ancora una volta a Sant'Agostino che scriveva: " Non preoccuparti del modo in cui dovrai morire, preoccupati piuttosto del luogo in cui, morendo, dovrai andare."
Un saluto
Adoro Sant'Agostino, le sue parole sono grandi verità. Curare l'anima sulla terra vuol dire pensare al luogo in cui essa un giorno riposerà. La fede, purtroppo, si è già spenta: c'è molta disaffezione, i danni della Chiesa si sono radicalizzati (guarda di cosa parlano i film dell'orrore più riusciti!) e la bellezza, la purezza del messaggio di Cristo si sono disperse lungo i secoli. Mi piange il cuore!
EliminaAdamo ed Eva a causa della loro disubbidienza hanno perso l'immortalità coinvolgendo anche le generazioni future.
RispondiEliminaDio che perdona, grazie allo Spirito Santo, si incarnò nel corpo di Maria che grazie alla sua nascita priva del peccato originale (Immacolata Concezione) dette alla luce Gesù destinato a caricarsi il peccato dell'uomo vincendo la Morte. L'esperienza della vita sulla terra ha come scopo, in una condizione di libero arbitrio, una scelta alla proposta di Dio attraverso un sì o un no.
Per questo la morte sulla Croce di Cristo non può definirsi inutile.
Le modalità del compiersi del dono dell'immortalità grazie al sacrificio rappresentano un Mistero
Il sacrificio più vero è riconoscere una presenza, vale a dire il sacrificio più vero è amare, allontanandoci dall'errore, dal male, dalla menzogna.
Infatti, "amare", che dovrebbe venire naturale a tutti gli uomini, è un obiettivo difficilissimo da raggiungere, perché amare vuol dire tante cose, in primis rinunciare a se stessi a favore di un altro e nessuno sa o vuole farlo veramente: avremmo troppo da perdere. Gesù, morendo, in pratica ci ha detto: "okay, siete peccatori, ma io vi sto dando una nuova opportunità, vi sto offrendo vita e salvezza", noi invece non abbiamo saputo cogliere il significato di tutto ciò e per questo abbiamo liberamente scelto di lasciarlo lì, sulla croce, negando il valore del suo sacrificio sfociato nella resurrezione.
EliminaCredere in Dio è questione personale, per quanto appaia minimizzante porgerla in questo modo. Io credo, ma credo di più al dono della vita, ed è qua e ora che dobbiamo essere esempio. Sinceramente il dopo è fuorviante per tanti, troppi.
RispondiEliminaGiusto. Il Regno di Dio comincia dalla terra.
EliminaMa io. sono d'accordo. Qua e ora dobbiamo dimostrare che siamo capaci di amore, compassione, perdono. Il dopo è solo il premio finale per chi, come dice Gus, crede in un regno di Dio sulla terra.
EliminaMatteo 10,7: L'annuncio della vicinanza del Regno. Gesù invita i discepoli ad annunciare la Buona Novella. Loro devono dire: "Il Regno dei cieli è vicino!" Cosa vuol dire che il Regno è vicino? Non significa una vicinanza nel tempo, nel senso che basta aspettare un poco di tempo e dopo il Regno verrà. "Il Regno è vicino" significa che già è alla portata della gente, già "è in mezzo a voi" (Lc 17,21). E' bene acquisire uno sguardo nuovo, per poter percepire la sua presenza o prossimità. La venuta del Regno non è frutto della nostra osservanza, come volevano i farisei, ma si rende presente, gratuitamente, nelle azioni che Gesù raccomanda agli apostoli: guarire i malati, risuscitare i morti, purificare i lebbrosi, scacciare i demoni.
EliminaLo dice chiaramente anche San Paolo: non è l'osservanza della Legge che fa il vero cristiano.
EliminaGrazie, Filippo. A me commuove sempre la Pasqua: tutti gli anni mi trovo a tirare le somme di una civiltà morente e tutte le volte mi dispiace vedere quanto sempre meno convincente risulti il Cristianesimo. Resteremo in pochissimi, ne sono certa anch'io, ma alla conversione dei popoli credo poco, ormai!
RispondiEliminaIl mio rapporto con la fede è abbastanza controverso (non è un caso se come nickname ne ho scelto uno che mi qualifica come eretico) però dico che la Passione di Gesù (come d'altronde diceva anche, da intellettuale di sinistra, Pasolini) ha una potenza narrativa drammatica di enorme intensità, è impossibile restare freddi di fronte alla sua messa in scena nel Venerdì Santo.
RispondiEliminaGesù è un uomo reale, non un'invenzione: è impossibile non rimanere affascinati, a prescindere dalla fede, dalla sua figura storico-religiosa.
EliminaConoscerai senz'altro, Marina, il testo di quella lezione radiofonica tenuta da Ratzinger nel lontano 1969 e considerata profetica. In essa, il futuro Benedetto XVI diceva che sarebbero arrivati tempi difficili in cui la Chiesa si sarebbe ridotta a un "piccolo gregge", avrebbe perso rilevanza sociale e sarebbe stata costretta a ripartire dalle origini. Ma proprio da questo sconvolgimento sarebbe rinata più semplice e spirituale.
RispondiEliminaSarebbe davvero un testo da rileggere integralmente per comprendere questi tempi e rinverdire la speranza.
Grazie di quanto hai scritto: sono d'accordo con Filippo: "Commovente"!
Questi sono già i tempi profetizzati da Benedetto XVI , siamo vicino alle origini. Prego perché ci sia una Chiesa più semplice, perché la chiesa-comunità è ridotta, ma la Chiesa-Istituzione cade spesso in contraddizione e anche questo non è un bel segnale.
EliminaConcordo con Gus, il sacrificio di Cristo non diventerà mai vano. Nel suo sacrificio estremo sta il nerbo del messaggio cristiano, l'annullamento totale di sé, il porgere se stesso come "capro" su un ipotetico altare. Le altre due religioni monoteiste sono molto lontane da questo, abbiamo il pregio di rappresentare mediante la nostra identità cristiana il vero senso dell'amore totale e totalizzante.
RispondiEliminaComprendo il tuo pensiero amaro, Marina. La Storia ci insegna che in tutte le epoche l'uomo non è mai stato pago di infliggere il male. Il progresso del pensiero filosofico assieme al progresso tecnologico non ci hanno portato a evolverci in tal senso, semmai a pensare a modi più sottili e raffinati di infliggere il male. Io non so se questa sia l'epoca peggiore mai vissuta dall'uomo. Ne dubito, alla luce delle due grandi guerre del XX secolo che insieme hanno fatto più di cento milioni di vittime. La devastazione delle grandi guerre del mondo occidentale penso sia stato il punto più basso della storia dell'umanità. E per devastazione intendo tutto. Se la nascita dell'Unione Europea è stata essenzialmente orientata verso l'evitare un ulteriore conflitto e invece creare un clima di collaborazione, l'uomo poi è stato capace di pensare a vantaggi immediati di natura economica e sono nati ulteriori fronti di guerra, come se non fosse mai pago di infliggere il male al proprio nemico.
In questo scenario non tutto è da buttare via. E penso all'aspetto "generativo" del sacrificio di Cristo. Da credente cristiana (non precisamente cattolica ma semplicemente cristiana), penso che quando ci diciamo di identità cristiana intendiamo proprio la nostra innata capacità di mantenerci su una soglia e mai oltrepassarla. Un confine fra la salvezza (intensa come tutte le scelte positive che posso fare, costruttive, benefiche, anche a costo dell'amor proprio) e il baratro (se scelgo il male, quello estremo che può essere inteso a vari livelli e in generale è un atto decostruttivo). Ecco, noi cristiani tendenzialmente ce ne stiamo al di qua di quel confine ed è già tantissimo.
Un pregio che sfruttiamo malissimo, purtroppo!
EliminaIl fatto è che non penso solo alle guerre, quelle, è vero, hanno caratterizzato periodi storici molto bui (e un terzo conflitto mondiale verrebbe senza dubbio a rappresentare il nuovo punto più basso della storia), ma a tutto il caos in cui l'umanità è piombata, che passa per l'insensatezza e l'ambiguità del mondo social, la corruzione a più livelli, la sfiducia dilagante verso le Istituzioni... Questo è un mondo che io personalmente non riconosco più. Se il senso della morte e resurrezione di Cristo è stato farci il dono più grande, che è la possibilità di sceglierlo ogni giorno nella nostra vita, allora dico ancora più fortemente che oggi i più usano male il proprio libero arbitrio, perché esiste il male assoluto (e da quello ci teniamo - credo e spero - alla larga tutti), ma io parlo anche delle piccole scelte quotidiane che spesso allontanano da ciò che Dio vorrebbe da noi.
Lo sconforto nasce proprio dalla lontananza da Dio: l'uomo da solo non può affrontare la vita in tutte le sue sfaccettature: finché le cose vanno bene okay, ma è quando vive una difficoltà o soffre per qualcosa o a causa di qualcuno che solitudine e abbandono prendono il sopravvento. La fede elimina questo senso di vuoto. Oggi tutto si fa vuoto: le famiglie , i giovani, chi dovrebbe occuparsi del bene pubblico... Ci costruiamo nuovi idoli come gli ebrei del vecchio testamento, inseguiamo falsi profeti e la bellezza che ci stiamo perdendo non sarà più recuperata. E la bellezza per me è Dio nella figura di Gesù. Grazie per il tuo pensiero. Lo condivido tutto, soprattutto nella parte finale.
RispondiEliminaA volte sembra che il sacrificio di Gesù per l’umanità non sia servito a nulla, visto il mondo che ci troviamo a vivere, ma forse il messaggio della Pasqua è ricordare che non é così (almeno è questa speranza che vorrei avere).
RispondiEliminaPer noi credenti sarà sempre così.
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