Sappiamo bene, noi che siamo narratori, che uno degli elementi di cui si compone una storia è la sua ambientazione, dove e quando i personaggi vivono e interagiscono.
Il luogo in cui si svolge l'azione è importante, sembra quasi un accessorio, invece è ciò che maggiormente contribuisce a dare credibilità a quello che stiamo raccontando, che condiziona l'agire dei nostri personaggi, perché chi legge un libro nello scomparto di un treno avrà un comportamento, chi lo fa seduto sul divano di una casa solitaria, un altro e non possiamo fare togliere le scarpe al primo (cioè potremmo, ma dovremmo contestualizzare il suo gesto) né ipnotizzare il secondo con i rumori che lo circondano. Questo per dire.
Il tempo non è meno importante: gli abiti, il linguaggio, la descrizione di un ambiente interno devono rispettare l'epoca in cui è collocata la storia. Non sono dettagli, sono le regole richieste dalla narrazione, che possiamo reinventarci ma solo a rischio di risultare scrittori poco credibili.
Nel Thriller l'ambientazione favorisce la nostra immedesimazione: la scura coltre di buio, i vicoli sperduti di Montmartre, le scale da cui si intravede una luce, l'atmosfera è coerente con quanto accadrà dentro il bar malfrequentato dai pervertiti ubriachi e la mezza corona finale è una moneta che ci fa pensare a qualcosa di altri tempi (la vecchia Inghilterra, forse?) oppure a una nazionalità specifica: il dentista sarà danese, per esempio?
Tornando al nostro esercizio, qualcuno, nella scorsa edizione, ha fatto notare che in questo periodo, a Parigi, fa freddo e che forse la povera donna francese meriterebbe di vivere la sua drammatica esperienza in un posto più caldo.
Ho raccolto il suggerimento e questa settimana la mia proposta è la seguente.