giovedì 8 luglio 2021

#CitazioniEstive: la Neolingua - parole al risparmio - in "1984" di George Orwell


«Come va il dizionario?» chiese Winston alzando la voce per vincere il rumore.

«Procede lentamente» rispose Syme. «Adesso sono agli aggettivi. È un argomento affascinante.»

A sentire nominare la neolingua, il volto gli si era illuminato all’istante. Spinse da parte la gavetta, prese il pezzo di pane in una delle sue mani delicate e il formaggio nell’altra, poi si chinò in avanti verso Winston, in modo da non essere costretto a gridare.

«L’Undicesima Edizione è quella definitiva» disse. «Stiamo dando alla lingua la sua forma finale, quella che avrà quando sarà l’unica a essere usata. Quando avremo finito, la gente come te dovrà impararla da capo. Tu credi, immagino, che il nostro compito principale consista nell’inventare nuove parole. Neanche per idea! Noi le parole le distruggiamo, a dozzine, a centinaia. Giorno per giorno, stiamo riducendo il linguaggio all’osso. L’Undicesima Edizione conterrà solo parole che non diventeranno obsolete prima del 2050.»

Addentò voracemente il pezzo di pane, ingoiò un paio di bocconi, poi riprese a parlare, con una sorta di appassionata pedanteria. Il volto sottile e scuro gli si era animato, mentre gli occhi avevano perso quell’aria beffarda per farsi quasi estatici.

«È qualcosa di bello, la distruzione delle parole. Naturalmente c’è una strage di verbi e aggettivi, ma non mancano centinaia e centinaia di nomi di cui si può fare tranquillamente a meno. E non mi riferisco solo ai sinonimi, sto parlando anche dei contrari. Che bisogno c’è di una parola che è solo l’opposto di un’altra? Ogni parola già contiene in se stesso il suo opposto. Prendiamo “buono”, per esempio. Se hai a disposizione una parola come “buono”, che bisogno c’è di avere anche “cattivo”? “Sbuono” andrà altrettanto bene, anzi meglio, perché, a differenza dell’altra, costituisce l’opposto esatto di “buono”. Ancora, se desideri un’accezione ancora più forte di “buono”, che senso hanno tutte quelle varianti vaghe e inutili: “eccellente”, “splendido”, e via dicendo? “Plusbuono” rende perfettamente il senso, e così “arciplusbuono”, se ti serve qualcosa di più intenso. Naturalmente, noi facciamo già uso di queste forme, ma la versione definitiva della neolingua non ne contemplerà altre. Alla fine del processo tutti i significati connessi a parole come bontà e cattiveria saranno coperti da appena sei parole o, se ci pensi bene, da una parola sola. Non è una cosa meravigliosa?» «Ovviamente» aggiunse come se gli fosse venuto in mente solo allora, «l’idea iniziale è stata del Grande Fratello.»






16 commenti:

  1. Un libro che mi è piaciuto tantissimo che pone tante riflessioni. Ora rileggendo questa pagina, avulsa dalla trama del libro, mi accorgo di come la nostra lingua sia sempre più rivolta al risparmio. La lingua italiana sta perdendo la sua meravigliosa complessità. Tante parole diventano sempre più desuete e il loro significato rimane sconosciuto ai più. A me questa cosa mette tristezza. Non vedo un futuro migliore per la nostra lingua se penso che la Crusca ha accettato, almeno nel linguaggio verbale, espressioni quali "esco il cane" o "siedi il bambino". Come finirà?

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    1. Pare sia successo a gennaio 2019, purtroppo: https://www.repubblica.it/cronaca/2019/01/27/news/accademia_della_crusca_verbi_intransitivi_siedi_il_bambino_grammatica-217579667/

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    2. Ah, OK non avevo visto il "nel linguaggio verbale".

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    3. L'italiano è una lingua ricchissima ed è meravigliosa proprio per questo. Arrivo a capire molte evoluzioni grammaticali (ho scritto un articolo a riguardo, qualche tempo fa: http://trentunodicembre.blogspot.com/2021/02/litaliano-e-vivo-viva-le-italiano.html#more),ciò che oggi lessicalmente e grammaticalmente appare corretto e scontato fra qualche anno sarà desueto. Nuove forme e formule linguistiche avanzano e per questo adoro "1984": ciò che racconta sembra riproporsi come se fosse tutte le volte profetico. E l'Accademia della Crusca, quasi come un nuovo Reparto Ricerche, sempre attiva nell'intercettare le novità da introdurre nell'uso della lingua.

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  2. Una volta mamma mi sorprese sul divano mentre sfogliavo il dizionario. "Cosa stai leggendo?" disse. "Tutti i libri del mondo", risposi.

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  3. Questo romanzo è davvero geniale, ricordo bene questa parte e ho pensato a come l'impoverimento della lingua fosse una violenza anche peggiore del resto. L'italiano poi è una lingua bellissima proprio per le sue mille sfumature. La lingua inglese un po' meno, molto termini si possono usare per diversi significati (reminiscenze di studio)...forse i britannici un po' dei concetti del grande fratello li hanno assimilati ;-)

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    1. Sono d'accordo, l'italiano è bello proprio perché consente di utilizzare molte parole, ognuna con un significato ben preciso e un'accezione che un'unica parola difficilmente riuscirebbe a rappresentare. Forse una neolingua riduttiva, partendo dall'inglese, già in sé "ridotto", potrebbe essere più logico (e anche ottenibile con meno difficoltà)

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  4. Quando devo tradurre un testo dal mio pensiero in italiano all'inglese per le amiche estere, mi rendo sempre più conto di quanto siamo fortunati con la nostra lingua (e non è un caso che tanti stranieri vogliano impararla). Abbiamo sonorità e sfumature meravigliose. Abbiamo un vocabolario molto più ricco, come dice Giulia. E usiamo anche più caratteri (lo so da un confronto che lessi anni fa, quando scrissi quel post sul concetto della cartella editoriale).
    Altro che "sbuono", "plusbuono" e "arciplusbuono". Per carità.

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    1. Sì, concordo. E poi, in effetti, "sbuono" non si può sentire! Del resto, istruire tramite la lettura ha proprio come scopo l'opportunità di conoscere quante più espressioni e varianti possibili della lingua ed è bello, nella scrittura, potere spaziare tra sinonimi, contrari e una miriade di termini che stimolano la fantasia, non la opprimono.

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    2. Purtroppo (per loro) in inglese non suona così male, probabilmente "good" diventa "ungood". Ma, come già detto da qualcuno, l'inglese è già lo newspeak di Orwell :D

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  5. Io lotto continuamente, per natura e per mestiere, con la povertà lessicale. I miei alunni devono imparare almeno tre parole nuove al giorno ( e usarle!) Partiamo con un gioco, ma poi funziona davvero.

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    1. Ottimo. Lo sai che, quando i miei ragazzi erano più piccoli, durante i viaggi in macchina, facevamo anche noi un gioco simile? Dovevamo attribuire quanti più aggettivi possibili a determinate parole: si partiva dalle più semplici come "mamma" a quelle più difficili come "pistola". :)

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  6. Un romanzo tremendamente inquietante, una lettura difficile ma che sono contento di aver portato a termine. Nel mondo di oggi, più che la riduzione, usano ormai la sostituzione. Certe parole (e relativi concetti) vengono sostituite con altre che implicano concetti semantici diversi, e provano pure a convincerti che il concetto semantico precedente non esista più... Non viviamo in un regime, questo no, però a volte vogliono imporre un presunto "comune sentire" a forza...

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    1. E se poi ci si mette pure l'apertura dell'"Accademia della Crusca"... in pratica, diventa possibile qualunque espressione, tanto un modo per renderla utilizzabile si trova sempre! Non sono sempre d'accordo: passi l'aggettivo "petaloso", ma gli esempi fatti sopra, "esco il cane" o "siedi il bambino", mi fanno venire i brividi!

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