Mi fa piacere che un amico di penna sia venuto a trovarmi nel mio blog: così lo faccio accomodare, lo invito a sentirsi come a casa propria e insieme parliamo del libro che ha scritto.
Cos'è l'oro nero? Un bene prezioso anche se non luccica, anche se non è un metallo pregiato, è un bene che non ha mai scatenato guerre o alimentato traffici d'armi, per dirla con le parole dell'autore, Marco Di Nicola, che con il suo romanzo di esordio "Il vero oro nero" ha dato abiti e vita alla passione più condivisa al mondo, quella per la musica. E' lì che ho subito fermato la mia attenzione, tra gli scaffali del "Dirty Fingers", un negozio di dischi (come pochi ormai se ne trovano), a cercare insieme a Davide, protagonista della storia, qualche buon vinile da portare a casa per arricchire una collezione già numerosa. Perché della musica non ci si stanca mai, la musica é vita, ispirazione, vento fresco che ti soffia sul viso e resta per sempre dentro.
C'è forse una inconsapevole poesia in alcuni passaggi del romanzo, soprattutto alla fine, quando l'epilogo sorprende e commuove.
La voce narrante è quella di Davide, un giovane equilibrato, grande osservatore della realtà che lo circonda, attento alle sfumature della vita che racconta partendo dalla sua quotidianità: lavoro, amici, amori. Tutto condito con un'eccellente dose di ironia, talvolta di comicità.
Così, leggendo, ti trovi a provare familiarità per il personaggio principale, ma anche per tutti gli altri "attori non protagonisti" che contribuiscono a rendere la storia molto gradevole: la tirapiedi personale del capo, figura quasi grottesca, come il dott. Krantz, logorroico dentista tedesco trapiantato a Roma. Ma il "Vero oro nero" è soprattutto la storia di un'amicizia, quella fra Davide e Luca, che appare da subito speciale dalla necessità dell'uno di condividere alcuni momenti importanti con l'altro, dal tono di affetto velato che guida i dialoghi fra loro. Luca, pigro, inaffidabile, scanzonato, in apparenza superficiale, con il dono divino di far saltare i nervi alla gente (soprattutto alla moglie con cui litiga spesso), è anche una persona fragile, capace di commuoversi ancora quando il suo più caro amico gli
fa gli auguri di compleanno, è un creativo senza idee, lo scemo e il testone che nel momento del bisogno è pronto ancora a dire all'amico Davide: "come ti senti?", "mi dispiace", "passerà vedrai".
fa gli auguri di compleanno, è un creativo senza idee, lo scemo e il testone che nel momento del bisogno è pronto ancora a dire all'amico Davide: "come ti senti?", "mi dispiace", "passerà vedrai".
E, alla fine, è ancora la musica a chiudere il cerchio, il Dirty fingers a riallacciare rapporti, a scaldare fredde lontananze vissute come tappe quasi obbligate. A unire. E a dividere per sempre.
Dopo avere offerto il mio contributo di pensiero sul romanzo, faccio a Marco qualche domanda perché voglio che anche lui dia il suo, in veste di autore:
Dico sempre di essere nata con la penna in mano: come si diventa scrittori?
Forse nasce tutto da una necessità di raccontare delle storie (in senso buono), perchè raccontare è condividere; significa allo stesso tempo reinterpretare ciò che ti succede attorno, analizzare a fondo la vita per renderla diversa, più interessante o accettabile. Su un libro di un noto autore italiano ho letto che (cito a memoria): “la letteratura è un modo per raddrizzare la realtà”. Penso che sia vero. Io cerco di farlo a modo mio, sempre.
Così tu hai reinterpretato un ricordo, un momento tratto dalla realtà o hai semplicemente dato voce ad un'occasionale ispirazione creativa? In pratica, come è nato il tuo libro?
E’ nato prima da un’idea, una necessità creativa che serviva a riempire un “vuoto” che sentivo in quel momento, e poi per colpa di un testo molto noioso! Si, dico sul serio. Stavo preparando una materia (non dico quale…) per un concorso, e questa roba era così maledettamente (avrei usato un avverbio più duro, ma sono ospite e non posso mancare di rispetto alla padrona di casa) priva di senso per me, che ho preso un foglio di carta e ho buttato giù i primi paragrafi del mio romanzo, “Il vero oro nero”. Profonda necessità di esprimersi e frustrazione. Ecco i motori che alle volte si nascondono dietro la creatività.
Si dice sempre che ogni autore lasci un'impronta di sé nei personaggi che crea: quanto c'è di autobiografico nella storia che racconti?
Non saprei, a dire la verità. Quello che so è che episodi anche realmente accaduti (nel libro qualcuno c’è…), una volta messi sotto la lente di ingrandimento, oppure visti da una prospettiva diversa, diventano un qualcosa di nuovo, un qualcosa di diverso. Il seme del racconto è “piantato” nel reale, ma non si tratta più di cose effettivamente accadute. Si tratta di fantasia, gioco, disperazione, rabbia. Tutto diverso, tutto nuovo, insomma.
C'è un personaggio nel quale ti identifichi maggiormente?
La risposta più scontata potrebbe essere questa: con Davide, il protagonista del romanzo. Ma poi, alla fine, mi sono accorto che altri personaggi durante la stesura del testo hanno preso la ribalta poco a poco. Uno in particolare (del quale non faccio il nome) ne è un esempio. Forse proprio lui rappresenta qualcosa di molto importante, qualcosa di “nascosto”, segreto, che alla fine emergerà con prepotenza. Chi leggerà il libro capirà di sicuro.
In genere, quando leggo un romanzo, mi piace andare alla ricerca dei suoi punti di forza. Quali sono, invece, i punti di forza del tuo libro?
Tutte le persone che hanno letto “Il vero oro nero” dicono che è scorrevole, fruibile e caratterizzato da un tipo di creatività molto personale, che cerca di trasportare il lettore in un mondo che sembra la realtà quotidiana, ma in effetti, non lo è più, una volta vista da una certa angolatura, come ho già detto. Naturalmente il libro ha anche dei difetti, ma io non sono la persona più indicata per parlarne!
(Io non ne ho trovati!)
Questa è solo una curiosità: ci sono state delle letture o hai degli autori preferiti che hanno influenzato o che ispirano il tuo modo di scrivere?
Assolutamente sì. Quando scrivo (questo succede a livello inconscio, sia ben chiaro), a mio parere cerco di fondere tutte le cose migliori apprese da grandi scrittori come (cito in ordine sparso) Nick Hornby, Charles Bukowski, Jonathan Coe, Camilleri, Carofiglio, E.A. Poe, Dickens, i ben noti russi, ecc. Per istinto e piacere, ho sempre letto cose molto diverse tra loro. Non solo i grandi classici quindi, ma anche cose meno “profonde”, più divertenti. A me piace leggere di tutto. E penso che questo mi abbia formato sia come lettore che come persona, in primo luogo. E alla fine tutto questo - almeno in piccola parte - viene fuori in ciò che si scrive, dopo aver filtrato il tutto attravepropria sensibilità.
Durante la lettura, ho ascoltato con la mente la musica del tuo libro (irrinunciabile fonte di ispirazione) e sono rimasta piacevolmente sorpresa! Tu ascolti i Led Zeppelin, i Black Sabbath, i Beach Boys, un certo tipo di sonorità, direi da intenditori: che rapporto hai con la musica, in generale?
Personalmente sono sempre stato un grande appassionato di musica, anche se adesso non compro più tanti cd o vinili come facevo in passato. Oggi cerco di vedere i miei artisti preferiti dal vivo, come è successo per più di uno dei musicisti citati nel libro. Ultimamente ricordo un concerto esaltante di Paul Weller ( The Jam, Style Council ), che mi ha fatto davvero capire che la musica, oggi come oggi, voglio viverla in maniera diretta, dal vivo appunto. Poi ci sono Lennon & McCartney, Buzzcocks, Nirvana, Jeff Buckley, il soul della Stax e il r&b della Tamla Motown e via dicendo. Nel corso delibro ne vengono citati anche altri, come ad esempio Frank Zappa, ma in modi e situazioni spero sempre originali e divertenti. Il tutto è fatto con il massimo rispetto e senza atteggiamenti da “scienziato” delle sette note, sia ben chiaro.
Scrivere è un innocuo vizio al quale non sai più rinunciare:
scriverai ancora? E se stai pensando ad un nuovo libro, vorresti anticiparne qualcosa?
Sì. Al momento sto correggendo il mio secondo romanzo - ancora senza titolo - che a livello di scrittura è simile al primo (come potrebbe essere altrimenti, visto che sono scritti dalla stessa persona!), ma che presenterà delle differenze sostanziali rispetto a “Il vero oro nero”. Di sicuro ci sarà un brano dei Marlene Kuntz a fare da colonna sonora a una strana festa dove accadranno delle cose… paradossali.
E' inutile dire che leggerò anche il tuo secondo lavoro.
Ti chiederei cosa pensi del self-publishing, ma per questo rimando ad un link dove tu hai ampiamente raccontato la tua esperienza in questo ambito:
http://www.narcissus.me/it/2014/02/21/narcissus-storie-marco-di-nicola-racconta-la-sua-esperienza-con-narcissus/
http://www.narcissus.me/it/2014/02/21/narcissus-storie-marco-di-nicola-racconta-la-sua-esperienza-con-narcissus/
Grazie, Marco, per avere risposto alle mie domande.
Ringrazio te di cuore, Marina, per l’ospitalità che mi hai concesso. Spero che qualcuno tra i tuoi gentili lettori vorrà saperne un po’ di più sul mio romanzo d’esordio.
Sono sicura di sì.
In bocca al lupo, Marco, per un futuro letterario che premi la tua bravura.
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