martedì 12 settembre 2023

Un brindisi speciale

C’è un posto, nei dintorni di Otranto (dove trascorriamo l’ultima settimana di agosto), immerso in un affascinante paesaggio bucolico, pregno dei profumi della terra, ma così vicino al mare da respirarne la brezza. Si tratta di un antico possedimento contadino del 1700, trasformato in un resort di grande pregio, con una corte interna in cui si affacciano venti camere per il soggiorno nella struttura; una piscina circondata da una pineta, una SPA e un ristorante. È qui che abbiamo prenotato un tavolo per due, questa sera.

Dopo una giornata di mare, nuoto, relax e letture sotto l’ombrellone, io e Luca cerchiamo un locale di discreto livello in cui cenare. La scelta è fra la gastronomia raffinata e quella alla buona, purché di qualità. Siamo in vacanza, il Salento è una terra meravigliosa, ma non vogliamo per caso buttarci in un’esperienza alternativa e godere della straordinarietà di sapori nuovi, degustare pietanze altamente sofisticate, insomma provare  l’haute cuisine?

Sì, lo vogliamo. E sposiamo la proposta di andare al “COUNTRY RESORT & SPA RESTAURANT” della Masseria Bandino.

Dunque stasera siamo di gourmet!” - dico ammiccante a mio marito, mentre scelgo fra gli abiti messi in valigia quelli meno casual (cioè nessuno). Mi risponde con una battuta: “Stasera ci va di lusso!” e mi scappa una risata, perché io non ho nulla di griffato addosso e lui non ha i mocassini da barca ai piedi.



Ci presentiamo con l’unico biglietto da visita: il nostro sorriso. La gentilezza della receptionist fa subito “ambiente chic”: non solo verifica la prenotazione riempiendoci di convenevoli, ma si offre di guidarci nel locale ristorante con una formula ammodo, che contempla la frase di rito: “seguitemi, i colleghi vi stanno aspettando.”

Mi sento la (compianta) Regina Elisabetta in ciabatte, anche se non posso ancora mettermi a paragone di nessuno, visto che siamo i primi ospiti della sera.

Il personale di sala ci mette a nostro agio, dal tavolo godiamo un magnifico tramonto, attraverso una finestra ampia e senza vetri che si affaccia sul verde della tenuta.


Evito di allargare il tovagliolo sulle gambe (troppo provinciale) e con nobile distacco mi porto un pezzetto di pane alla bocca. Intanto studio con attenzione il menu. Sollevo gli occhi verso mio marito seduto di fronte a me e subito incrocio i suoi; entrambi ci siamo impantanati alla prima voce dell’antipasto: il Tataki di tonno rosso, esattamente, cos’è? Lo sgomento cresce quando ci imbattiamo nel carpaccio di gamberi servito con la Pasta Fillo e i tentacoli di polpo croccanti su crema di Topinambur.

Abbiamo voluto il ristorante gourmet? e ora il minimo è fingere di avere dimestichezza con il linguaggio sopraffino che accompagna la presentazione delle pietanze. Consultare Google è da sfigati, meglio andare a sentimento: mentre Luca si fa conquistare dal suono poetico del Trancio di Dentice scottato, con il (famoso) mayo di Barbabietola, io mi affido a quello evocativo dei minchiareddhi fatti in casa su guazzetto di mare, anche se il termine “guazzetto” ha un che di onomatopeico che mi suscita qualche perplessità. 

Il locale comincia a riempirsi, ma l’atmosfera resta intima, elegante e discreta. Alle nostre spalle si siede una coppia: la signora - di un’età indefinita che oscilla fra i sessanta tenuti male e i novanta portati benissimo - esibisce un’allure alto borghese, che oscura il mio abbigliamento glamour a firma Desigual. Credevo fosse adatto alla serata, ma vengo smentita dalla sua mise tutta cashmere e chiffon.  L’accompagnatore - lo sapevo! - calza un paio di mocassini da barca in pelle. 

Accanto al nostro tavolo, due giovani fidanzati inondano di profumo l’area circostante: lei si accomoda e poggia sulla sedia una pochette Prada rosa Barbie, che fa la linguaccia alla mia borsa di cordino handmade realizzata a uncinetto.

Io e Luca sorseggiamo un vino, di vitigno autoctono, servito al calice, mentre attorno a noi c’è ampio sfoggio di eccellenze prodotte da cantine pregiate. 

Il momento più emozionante della serata arriva accompagnato dalla verve di un giovane membro dello staff di sala che, declamando le pietanze che ci mette via via sotto gli occhi, suscita in noi un moto spontaneo di ilarità a stento trattenuto:

“Abbiamo un trancio di dentice scottato, accompagnato da scarola in due consistenze e mayo di barbabietola per lei, signore. E per lei, signora - a quel punto ruota di pochi centimetri il busto nella mia direzione, flettendo lievemente il capo e incrociando le mani all’altezza del petto - minchiareddhi fatti in casa cacio e pepe su pesto di bieta e guazzetto di mare.” Guardo dappertutto per non intercettare lo sguardo di mio marito, che sta sfoggiando un contegno compiacente, mentre lo scoppio di una risata gli vibra fra i denti.


Tutto sto papello per annunciare un accenno folcloristico di cibo disposto al centro del piatto, che ci dovremo fare bastare. Io che, nel frattempo, avevo già afferrato la forchetta, la rimetto garbatamente giù e aspetto che il banditore gastronomico finisca di recitare la sua litania per chiedergli, con aristocratico aplomb, un altro cestino di pane. 

Al diavolo la cucina aperta alle nuove tendenze, la ricerca del gusto e dell’eccellenza, il cibo altamente sofisticato; al diavolo impiattamenti artistici e guarniture di pregio. La qualità premium si annida anche nel perfetto impasto di riso di un’arancina e nel suo condimento o in una tagliata di manzo con la giusta cottura, servita al volo su un piatto di rucola e aceto balsamico. 

Al diavolo la nomenclatura gourmet! Che poi il tataki non è altro che pesce battuto, la pasta fillo una banalissima pasta sfoglia, il guazzetto un brodetto con erbe aromatiche e il topinambur una patata.


La serata è stata perfetta: posto bello, servizio impeccabile; abbiamo mangiato bene, per carità, ma... domani trattoria. 

In frigo teniamo del vino bianco: brindiamo alla cucina populista!




















33 commenti:

  1. Io non so se l'avrei preso il minchiareddhi! XD

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  2. Le tipiche cene che costano un botto e quando esci hai più fame di prima!! ahahah..

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  3. Una lettura gustosa grazie alla tua bravura.

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  4. Rido per il tono tragicomico della tua avventura, ma mi perdo in qualche particolare che mi sfugge. Tipo "Evito di allargare il tovagliolo sulle gambe (troppo provinciale)". Considera che io sono cresciuta con la sosia di Csaba dalla Zorza e quindi già da bimba piccola era tutto un "il tovagliolo poggiato sulle gambe prima di toccare pane e posate" o litigi se il cucchiaio va a destra o a sinistra del coltello... Quindi, atterrita chiedo: c'è mica stato intanto un aggiornamento sul tovagliolo che mi son persa?! :D
    Considera poi che in famiglia qui abbiamo sia il fratello (non riconosciuto) di Carlo Cracco, che ahimè cucina bene. Per cui al "tataki non è altro che pesce battuto" e "la pasta fillo una banalissima pasta sfoglia" ho avuto un sussulto, pure se sono da sola. Il tataki è una preparazione giapponese, e loro non fanno mai niente come noi. Come dire che il riso del sushi è riso bollito, no, non lo è, fidati (che ho una credenza piena di aggeggi per fare il riso per il sushi e spero che nessuno se ne ricordi mai più - che poi indovina chi è che pulisce?!) La pasta fillo no no no no no, non mi dire che è pasta sfoglia! La fillo ha pochissimo olio, la sfoglia naviga nel burro. E non hai idea del rito religioso per preparare entrambi (e indovina chi pulisce tutto il burro sui ripiani?!)
    Capita sovente di mangiare in luoghi del genere, perché diciamo la buona cucina è laterale al lavoro di altri in famiglia (ricerca e sviluppo per elettrodomestici da ristorazione professionale). Anche se non ne sono mai uscita affamata, anzi, sono davvero scoperte al palato, abbinamenti inusuali, stai certa che il weekend successivo alzo la manina e chiedo... "Ma un hamburger al Roadhouse no?!" XD

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    1. Ah, ecco, buono a sapersi, che almeno, dovesse capitare un'atra volta, almeno mi tuffo sulla pasta fillo, leggerissima e croccante! E non dire niente ai tuoi parenti che qui a malafigura mi finì! :D
      Sul tovagliolo...dunque, io lo metto sulle gambe prima di iniziare a mangiare, non nell'attesa. In quell'ambiente dove tutto mi sembrava straordinario, quel gesto (prima di ricevere i piatti di portata) mi pareva ordinario, un po' troppo "casalingo", ecco. Tutto qui :)

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    2. Dai, lo sanno tutti che il tovagliolo va messo al collo!

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    3. ..se mangi amatriciana è obbligatorio poi! ahah

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    4. E non semplicemente con l'angolo appuntato davanti, ma proprio col nodone dietro 😂

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  5. Marina la ps volta sarà mia cura consigliarvi delle ottime bracerie gagliarde 🥩🍗🍖in zona dove poter mangiare con le mani, fare la scarpetta e leccarti di gusto le dita a fine cena😛 senza che gli altri clienti vi guardino in modo sbigottito 🥂

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    1. E col tovagliolo tutto "tappiàto" di ditate oleose! 😜

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    1. Sicilianità in ogni dove, pure nella terminologia gourmet! Non potevo non dare fiducia alla pietanza 😄

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  7. Ti capisco in pieno! Anche a noi è accaduto qualche rara volta di andare a pranzo in ristoranti stellati e di uscire con una fame da lupo...

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    1. Non era proprio fame... era giusto un languorino! 😂

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  8. Davanti a questo post mi sono sentita come una commensale dinanzi a un'ottima pietanza che finisce troppo presto. Mannaggia! Comunque mi hai regalato una risata meravigliosa, esplosa dinanzi al piatto dei minchiareddi. C'è stata come una tempistica perfetta fra le parole e l'immagine. Ancora rido. XD

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    1. Ogni tanto mi concedo uno spazio ricreativo in cui io sono la prima a ridere. Mentre vivevo tutto ciò che ho descritto, mi dicevo: non vedo l'ora di raccontarlo, perché la cosa più fantastica è che qui non c'è fiction, è tutto vero! Ahahah! Che serata memorabile!

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  9. Alcune volte mi accorgo che la semplicità nel saper raccontare un pezzo di sé ,anche attraverso la descrizione di una cena in un locale ,con la compagnia della persona cara ,ti porta a toccare più da vicino le persone e magari riscoprire che in fondo un po ci somigliano ,o magari noi somigliamo a loro. Mettici pure il giusto e garbato pizzico di ironia ..vedendo fotografato un piatto che esprime ben altro dalle carrellate di immagini che incappano in una sconcertante e indigesta visibilità social .Ma come mi dico sempre ,tutto è utile al discernimento del nostro palato spirituale:)






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    1. Ho scelto la foto più rappresentativa: molto buona la pietanza, ma ha decisamente soddisfatto proprio il palato spirituale, che quello materiale è rimasto un po' all'asciutto! XD
      Alla fin fine, raccontare un'esperienza personae ha anche lo scopo di aggregare le persone in un comune sentire, perché qualcuno che avrebbe avuto la stessa reazione lo becchi sempre! :D

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  10. Solidarietà totale. Quei locali dove ti rifilano bocconcini striminziti con nomi non intellegibili, però evidenziando che sono stati aromatizzati con lo zenzero e stufati con lo scalogno, non li sopporto.

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    1. E noi ci siamo andati deliberatamente, pensa! Però, vuoi mettere che adesso ne possiamo parlare a ragion veduta? :D

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  11. Questo post è troppo divertente, mi è capitato qualche volta di andare in ristoranti di questo tipo, restando con la fame, quindi confesso che mi sento molto più a mio agio in trattoria. Però conoscevo il topinambur, c’è una mia amica che ha la casa nell’ Appennino dotata di orto (e pollaio) che li coltiva per consumo familiare…

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    1. Il mio sogno: avere un orto! :)
      Devo dire la verità: l'impiattamento era molto artistico e bello a vedersi, ma io, alla fine, dell'estetica me ne infischio. Le pietanze tutte buone, ma proprio per questo ne avrei gustato in quantità (anche solo lievemente) maggiore. :)
      Ho fatto una ricerca su google per capire cosa si celava dietro ogni termine, per scoprire che anche il mio supermercato vende il topinambur!

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  12. Tentativi come questo ogni tanto vanno fatti! Però prima farei una stazione al frigo di casa, perché se il miglior condimento è la fame, si rischia di rovinare, per fame, le splendidamente impiattatate ricette gourmet. Ah, e poi portare un binocolo per vedere se c’è davvero cibo nel piatto.

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    1. Ahaha, il binocolo: ottima idea! Oppure, semplicemente, pensare di sedersi per un aperitivo e poi scegliere una pizzeria nei paraggi! 😄

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  13. Ristoranti del genere offriranno pure esperienze gastronomiche uniche e particolari ma, per come sono fatto io, ho imparato da tempo a stare lontano dai locali che offrono "assaggi" piuttosto che piatti normali.
    Detto questo ti faccio i complimenti per la tua capacità descrittiva, sai dosare e scegliere molto bene le parole senza mai strafare .... a volte sembra proprio di vedere l'esperienza che hai vissuto.
    Un saluto

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    1. Grazie. Mentre vivevo tutto questo, immaginavo ciò che avrei scritto, perché la situazione era troppo particolare per non essere raccontata 🙂

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  14. Cucina contadina tutta la vita, specie in Salento! Ma negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambio di passo della cucina raffinata verso quella sontuosamente scarsa. Detesto alzarmi con la fame e anche le pochette rosa. Che banalità. Vuoi mettere le tue borse crochet?

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    1. E lo sai di chi è la colpa? Di tutti sti chef stellati che vengono chiamati a fare la giuria in gare culinarie trasmesse in TV! Ahaha, la borsetta rosa! Piccola insignificante, solo col marchio in vista...e la mia grande fiera coloratissima, senza griffe ma fatta col cuore!

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  15. Giuro che leggerti è una goduria ogni volta! Riesci a rallegrare la giornata! ...ma vuoi mettere con un agriturismo ruspante?

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    1. Ahaha, ciao Gabriele e grazie. Ogni tanto mi prende questa botta di allegria, che mi diverte e mi fa piacere diverta anche gli altri.

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