venerdì 8 marzo 2024

8 marzo: Donne, è arrivata la guastafeste!

Oggi è la Giornata Internazionale della Donna e per ventiquattr’ore tutto s’impregnerà di giallo mimosa e di ovvietà.

Che camurrìa st’8 marzo! Ma io sono una guastafeste e invece di celebrare le figure femminili belle, brave e buone della storia, ho pensato di ricordare quelle più insopportabili, attingendo dalla letteratura classica.

Pensavo che il trofeo fosse appannaggio esclusivo di Lucia, virginea creatura de “I Promessi Sposi”, con quel suo carattere gne gne unanimemente poco amato e invece, facendo una summa di protagoniste (e non), presenti in altre opere letterarie pregevoli, mi accorgo che sono tante le donne che proprio non tollero. Mi è bastato rileggere “Cime tempestose”, qualche anno fa, per detronizzare la Mondella manzoniana a favore di Catherine Hernshaw, degna partner di Heathcliff, lui con il gusto sadico verso la vendetta e quell’amore totalizzante che germina sul terreno della follia, lei viziata e volubile, altrettanto fuori di testa. Del resto nuddu si pigghia s’un s'assumigghia [perdonerete le mie incursioni dialettali: la traduzione è a fine articolo].

E Anna Karenina? Bedda matri, come si fa a rinunciare a tutto per amore di un tipo superficiale e vanitoso come Wronsky!  

Ma se volete un concentrato di personalità respingenti, è in Francia che dovete seguirmi, ancora fra le pagine della mia amata opera “Alla ricerca del tempo perduto”, dove le figure femminili insulse si sprecano: ritagliate ciascuna nel proprio ruolo, queste donne sanno come rendersi detestabili. 


Appena appena sopportabile è la madre del Narratore: signora colta, di grande sensibilità e classe, ha con il figlio un legame talmente morboso da condizionarlo in tutto; e questo figlio, nonostante qualche timido tentativo di ribellione nei suoi confronti, cede sempre al ricatto morale che la propria coscienza esercita al momento del distacco da lei: emblematico l’episodio che chiude il soggiorno a Venezia, quando il Narratore, contraddicendo il desiderio della madre di tornare a Parigi (a fronte del suo di rimanere per godere della compagnia di una giovane donna), decide di lasciarla partire da sola, salvo poi raggiungerla alla stazione poco prima del fischio del treno, dopo avere vissuto momenti di pura angoscia al pensiero di averle arrecato una sofferenza. Viva il matriarcato, si direbbe con Proust! Quanto è odiosa e deleteria questa deificazione della figura materna!

Avanti un’altra!


Eccola, Odette de Crécy, la donna di cui Charles Swann si innamora perdutamente, che continuerà ad avere un ruolo importante nell’alta società parigina, nonostante i trascorsi poco raccomandabili. Astuta seduttrice, Odette farà di Swann un personaggio patetico, vittima di un amore ingannevole (ne avevo raccontato la passione e la distruttiva gelosia in questo articolo). Il successo della sua scalata sociale è testimoniato dalla metamorfosi che avrà nel corso della Recherche: da cocotte dai gusti discutibili si trasforma in una nobildonna elegante, icona di stile, ma con l’inclinazione di sempre a farsi mantenere, il che la porterà a risposarsi con il conte di Forcheville, dopo la morte di Swann e, poi, a diventare l’amante del Duca di Guermantes. Del resto, cu nasci tunnu ‘un pò mòriri quatratu. E, poiché la mela non cade mai lontano dall’albero, che dire di Gilberte, la figlia di Odette e Swann? Ragazzina altezzosa, quando tratta con sufficienza il giovanissimo Narratore innamorato di lei, ma ancora di più donna snob, quando, in età adulta, dissimula le proprie origini, vergognandosi di quelle ebree del padre. Assume il cognome del nuovo marito di Odette e facendosi chiamare Mademoiselle de Forcheville spera che si ignori che è figlia di Charles Swann. Che cosa orribile rinnegare il nome del padre per potere godere dei privilegi di una società così ipocrita! Proust paragona Gilberte alla più estesa varietà di struzzi umani, quelli che nascondono la testa nella speranza non di non essere visti, ma di non vedere che sono visti. La mia antipatia verso questo personaggio si consolida e poco poco si affievolisce solo quando la sorte assegnerà a Gilberte un matrimonio infelice. E qui, anche se bisogna leggere l’opera per capire il perché, mi viene da dire: cu avi cchiu avi arsu!


E come non provare una certa avversione nei confronti di Albertine Simonet, la fidanzata “prigioniera” del Narratore. Proust le riserva una fine triste, eppure, nonostante l’epilogo tragico della storia d’amore fra lei e Marcel, non riesco a farmela piacere. Questa donna, non si capisce se opportunista o solo ingenua, è piena di contraddizioni: agli inizi estroversa e intraprendente, poi blindata in un’ambiguità che ne svela i lati oscuri e il suo atteggiamento apparentemente remissivo ne fa una persona snervante, inaffidabile. Ppi carità! Pollice verso anche per lei.


Un’altra fidanzata da pigliare a gargiate è Rachel, la donna che irretisce il povero Robert Saint-Loup, amico stretto del Narratore, il quale crede di essersi innamorato di un’attrice talentuosa ed è disposto a tutto per lei, ignorando il fatto che, in realtà, la donna raffinata che si fa mantenere a suon di regali e grosse somme di denaro, altri non è se non una delle intrattenitrici di una casa di appuntamenti.

Come non solidarizzare con il biasimevole giudizio del Narratore che rimprovera all’amico la follia di fare di una puttana un idolo inaccessibile!


Ma il podio dell’insopportabilità nelle donne della Recherche va sicuramente a due personaggi fortemente caratterizzati, che impregnano del loro modo di essere tutta l’opera, ora in modo preponderante, ora solo come comparse che, tuttavia, pesano anche nell’ombra. Sto parlando di Oriane de Guermantes e di Madame Verdurin.

Oriane, duchessa di Guermantes, è una donna affascinante (il Narratore si prende una bella sbandata per lei), invidiata dalla nobiltà parigina, non solo per la posizione sociale, ma anche per i suoi salotti pieni di persone influenti e di intellettuali. Tuttavia, non fa mistero della propria misoginia: le piace ricevere uomini di prestigio a condizione che siano scapoli e se sono sposati gradisce che si presentino senza le mogli, giudicate volgari e poco eleganti nel contesto in cui lei riceve gli ospiti. Proust definisce questi uomini “vedovi coatti”, un genio!

A Oriane, donna di grande intelligenza, non manca lo spirito e le sue conversazioni sono spesso accompagnate da battute molto apprezzate, okay, ma di una mediocrità imbarazzante. Per esempio, durante un convito, paragona Madame de Cambremer a una mucca e poi, con la complicità del marito, che stimolando la sua verve, l’aiuta a perfezionare i suoi numeri, aggiusta il tiro: “d’accordo, non assomiglia a una mucca, assomiglia a un’intera mandria”. Grasse risate! Piena di giudizi sulle persone, con la sicurezza del suo egocentrismo, emette sentenze definitive, pronta a liquidare con malignità tutte le persone a suo dire poco interessanti: Odette è un’autentica imbecille, addirittura immonda (adesso che non ha più il fascino di un tempo) e Rachel una sciagurata, che recita in modo atroce. Per la serie: amaru cu c’ancaglia!  


E veniamo a Madame Verdurin, altro beddu spicchiu di minnula amara!

Velenosissima padrona del “piccolo clan”, quello formato dagli habitué che si riuniscono con assiduità in casa sua. Gelosa della tribù di ricchi borghesi, i pranzi sono occasioni per ascoltare buona musica (di cui si pregia di esser un’esperta) e per parlare di politica, anche se in realtà sono funzionali solo alla sua ascesa sociale. Lei e il marito formano una coppia devastante: quando qualcuno cade in disgrazia è la fine (scuote il sistema nervoso vedere come sono trattati Swann, il professor Brichot o Saniette, l’ospite maggiormente bullizzato) e guai! guai a oscurarne l’aura di finta nobiltà: confinare in un angolo Madame Verdurin significa scatenare il suo implacabile odio, una pena che trova consolazione solo nel desiderio di distruggere la felicità altrui. Uno degli episodi più tristi della Recherche è il trattamento riservato al signor di Charlus, dopo una serata in casa Verdurin. La cattiveria che i coniugi tramano ai danni del barone è machiavellica e tutto per colpire la sua alterigia e punirlo per avere sminuito il ruolo della Padrona all’interno del suo stesso clan. 


Accanto a figure primarie nella Recherche, ci sono donne che appaiono come contorni, citazioni dentro lunghe dissertazioni o vacue presenze ai ricevimenti, che non mancano di risultare indigeste. Per esempio la principessa di Luxembourg, che per fare pesare la differenza di rango al Narratore e alla nonna, incontrati durante una passeggiata a Balbec, si atteggia quasi vedesse in loro delle bestiole che al giardino zoologico sporgono le testa attraverso le sbarre per ricevere le sue carezze o le mogli del notaio, del presidente dell’ordine e del primo presidente, ospiti presso il Grand Hotel di Balbec, che fiutano delle presenze “irregolari” e indagano sulla loro provenienza, come vecchie pettegole che si deliziano a sparlare: “c’è una donna con i capelli gialli, un dito di cerone in faccia e una carrozza che puzzava di “orizzontale” lontano un miglio...”


Ma non dareste a tutte una bella fracchiata di lignati a leva pilu?


Ora, io mi sono soffermata sull’odiosità femminile nella Recherche, ma è chiaro che ognuno può essersi fatto delle idee in base alle proprie letture.

Non è che, per caso, invece di regalare cioccolatini e rametti di mimosa, volete infierire anche voi?


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Nuddu si pigghia s’un s'assumigghia: nessuno si piglia se non si somiglia

Bedda matri: madre bella;

Cu nasci tunnu ‘un pò mòriri quatratu: chi nasce tondo non può morire quadrato;

Cu avi cchiu avi arsu: chi ha di più ha l’asso (per indicare persone di scarso valore)

Ppi carità: per carità

Gargiate: schiaffi

Amaro cu c’ancaglia: amaro per chi ci casca

Beddu spicchiu di minnula amara: bel pezzo di mandorla amara (brutta persona) 

Fracchiata: dose

Lignati a leva pilu: legnate a leva pelo (botte da orbi)


e per il significato dicamurrìaleggete questo post ;)





19 commenti:

  1. L'otto marzo conferma puntualmente la schiavitù della donna verso l'uomo che in una società maschilista e cinica con una mimosa e un regalino crede di far felice una donna.
    Il fatto è che ogni giorno, in tutti i giorni dell'anno, dovrebbe celebrarsi la *Festa della Donna*🧡
    La festa di questa splendida creatura.

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    1. Io penso che la vera differenza venga fuori proprio nel momento in cui la si vorrebbe eliminare: celebrare una festa della donna significa mettere la donna in una condizione "privilegiata" in cui merita attenzione, quando non ne ha alcun bisogno. Anche la bonomia degli uomini in questa occasione sembra una "concessione". Insomma, è una ricorrenza che non tollero per niente. Ma tu sei stato molto carino :)

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  2. Probabilmente la festa della donna non celebra i singoli esseri umani, che come ben hai fatto notare col campione presentato, hanno i loro difetti, ma la femminilità in sé. Data la mia ignoranza, consiglio di leggere Edith Stein (Santa Teresa Benedetta della Croce), che ha fatto della femminilità e delle doti che la distinguono dalla maschilità il tema di alcuni suoi trattati.
    Spezzo una lancia a favore di Lucia, una donna consapevole delle proprie origini e virtuosa, che sarebbe morta volentieri pur di cedere alle provocazioni di chi non era destinato a essere suo marito, inoltre immagine della pietà, ossai l’essere totalmente abbandonati a Dio: da qui la piccolezza, le lacrime, la sofferenza non nascosta ma espressa a colui che può salvare...

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    1. E pensa che la tendenza di oggi è di appiattirla, questa femminilità: donne che non devono più sembrare donne, uomini che non devono più sembrare uomini. La confusione imperante sul sesso ormai dilaga... Ci sarà una festa gender fluid, come la terza toilette nei luoghi pubblici? :)
      Lucia e l'antipatia sono un binomio inscindibile, ahahah, però hai ragione, ho riletto I promessi Sposi qualche anno fa e questa donna mi è sembrata illuminata da una luce diversa di quella professata dal luogo comune.

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  3. Cara Marina grazie per la traduzione finale del tuo bellissimo dialetto, il post varrebbe la lettura solo per l'uso che ne fai. Quanto al resto chapeau alla tua carrellata di fimmine da fracchiata di lignate e leva pilu. Farai un post analogo anche per "omaggiare" alcuni insopportabili personaggi maschili?
    Quanto all 8 marzo, per me è una giornata di lotta come tutte le altre. Di lotta non di festa. Con quel che vedo in giro c'è poco da festeggiare...

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    1. Condivido la lotta, quella per le cose giuste, per le cose che ci vogliono e ancora non ci sono e tutto questo non ha bisogno di una festa, appunto!
      Sai, Elena, a proposito del dialetto, non riesco a farne a meno, quando devo esprimere qualcosa di viscerale: nel mio siciliano trovo tutte le combinazioni più espressive, quelle frasi che anche solo per il suono che hanno esprimono esattamente quel dato pensiero :)
      Carrellata di uomini? E quanti ce ne sarebbero! A sto punto, per il 19 marzo, festa del papà! ;)

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  4. Le donne sono creature celestiali, ma sono pur sempre umane, e gli umani, si sa, non possono raggiungere la perfezione ma si avvicinano con estrema facilità all'esatto opposto ;-)
    Insomma, anche le donne qualche rogna caratteriale ce l'hanno (sebbene noi uomini ci sforziamo di superarle sempre ;-) e dunque vabbé, accettiamo anche la vanitosa, la frivola, la superficiale, allo stesso modo in cui sopportiamo il vanitoso, il frivolo, il superficiale.
    E comunque io un rametto di mimosa a Lucia Mondella glielo offrirei, non fosse altro per la santa pazienza che ha dimostrato nel farsi tratteggiare così gne gne dal suo autore uomo ;-)

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    1. Ahahah, povera Lucia: secoli di "odiosità" per colpa di un uomo, Manzoni, che l'ha voluta così! :D Riabilitiamola, hai ragione!

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  5. In difesa della gnegnetaggine di Lucia Mondella va detto che pure Renzo non è che sia sta gran volpe, eh! Gli manca un po' di nervo a quel ragazzotto! Suvvia!
    E in difesa invece di Anna Karenina, sì che si prende una sbandata per quel vanitoso di Vronskij, ma guarda anche chi la aspettava a casa tutte le sere, povera creatura!! Ho trovato insopportabile suo marito Karenin, oltre ogni misura!
    In quanto alla festa della donna, l'ho sempre vista come un "contentino" concesso per i mille soprusi subiti. E mi spiace vedere che per alcune donne sia un giorno da festeggiare con una serata alcolica davanti ad uno spettacolo di spogliarellisti...

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    1. Inserirò Renzo nella lista di uomini insopportabili e anche lì, ci sarebbe da farne un post! E pure il marito della povera Karenina, dai! :)
      Sì, abbasso la festa della donna sempre: uno dei motivi per cui la trovo fuori luogo è proprio l'aspetto che sottolinei: queste donne che hanno bisogno di un giorno tutto loro per dedicarsi alla grezzata del festeggiamento da sole, a godersi lo spettacolo degli spogliarellisti poi... ppi carità vero! Così, oltre che essere per me una ricorrenza inutile diventa anche degradante! :(

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  6. Grazie, Pino. Fiori e complimenti sempre graditi! :)
    Madame Bovary è un altro bel personaggio, vero! La sua incontentabilità, ricordo, mi dava ai nervi, mentre non ho mai letto Martin Eden, ma una donna così come la descrivi è da doppia fracchiata di lignati! Ahahah

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  7. Concordo pienamente con il tuo modo di festeggiare la festa della donna, une delle innumerevoli feste inutili, come quella del papà, della mamma, dei fidanzati etc etc ....tutte trovate per alimentare il consumismo. Anche se non ho letto "Alla ricerca del tempo perduto" devo dire che grazie ai tuoi post mi sto facendo una cultura in proposito. Se vogliamo parlare di donne insopportabili, potremmo anche aggiungerne una (senza fare nomi) che ultimamente sta facendo parlare molto di sé per le sue "opere buone". :)
    Un saluto

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    1. Che poi non so se sono sempre esistite, ma ai miei tempi si festeggiavano donne, mamma e papà. Ora si sono aggiunte tutte le categorie del mondo e va bene i nonni che, poverini, si sentivano trascurati, ma la festa del bacio, per esempio, vogliamo parlarne? :D
      Lo sai che, a momenti, io e la Recherche diventiamo un'unica cosa, ahahah!
      Quanto alle "opere buone", fanno a gara donne... e uomini!

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  8. Riguardo alle donne della Recherche, non nutro dubbio alcuno. Malgrado mi sia imbattuta finora solo nella vuota Odette, in sua figlia, in Madame Verdurin e in una Albertine non ancora a fuoco nel secondo dei romanzi (fatta eccezione per le lunghe dissertazioni del Nostro attorno alla posizione del suo neo), ti credo sulla parola. Dissento invece riguardo a Lucia, cui Manzoni non solo affida uno dei più bei monologhi della letteratura mondiale, quell'Addio monti che svela molto di lei e della sua anima bella, ma anche il bellissimo momento del voto di fede, alle orecchie di un Innominato che lei ignora stia ascoltando. Una fede purissima (in te, donna di fede profonda, non può che lasciare profonda traccia) e salda, attorno alla quale l'autore sostanzia tutto il romanzo (se Lucia avesse ceduto alle profferte di Don Rodrigo, altro che Promessi Sposi).
    Dissento anche riguardo ad Anna Karenina e con chi ha citato nei commenti Madame Bovary, dietro le quali vedo proprio ciò di cui si discute quando si discute di vessazioni sulle donne, ieri o oggi: matrimoni imposti, convenzioni, solitudini profonde e pertanto l'illusoria ricerca dell'amore vero (entrambe in effetti molto simili). Personaggi oltretutto creati da scrittori che sono monumenti della letteratura, quindi a prescindere pieni di sfaccettature e ragioni in ogni atto compiuto, che non potrei banalizzarle nemmeno se mi sforzassi.
    Perdonami! Sono franchissima, ma so di stare rivolgendomi alla mia Marina, come una sorella per me.
    Concludo dicendo che purtroppo questa non è una "festa" e se guardiamo bene ormai sta perdendo quella leggerezza che la caratterizzava fino a qualche tempo fa. Oggi la si chiama Giornata internazionale della donna ed è una giornata in cui rametto di mimosa sta sparendo dietro una riflessione ormai necessaria. Un'occasione, ecco.

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    1. Mica mi offendo, Luà, ahaha! Guarda, ti concedo una piccola riabilitazione per Lucia, ma le altre due signore proprio no :) E non vado a intaccare minimamente la bellezza e la portata di entrambi i romanzi, che tra l'altro ho riletto, ma continuano a provocarmi un sottile fastidio, riferito alle due protagoniste. Certo, i tempi erano quelli che erano, gli scrittori maestri eccelsi anche nel caratterizzare ogni personaggio, anzi proprio in virtù di ciò capaci di sollevare reazioni così nette nel lettore. Con la Recherche non c'è dove andare e tu sai quanto io la ami! :)
      Boh, le occasioni non dovrebbero mai mancare, le lotte giuste e legittime non dovrebbero essere celebrate ed esaltate solo in un giorno dedicato. Io non vedo nulla di buono in una ricorrenza dedicata alla donna, cioè nulla di veramente utile, mi correggo.

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    2. In realtà, se segui il mondo femminista contemporaneo, la lotta è praticamente quotidiana. C'è uno stuolo di scrittrici italiane e straniere che si dedicano assiduamente alla riflessione, ma poi anche sociologi, opinionisti, giornalisti.

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    3. E proprio questo dico: se le occasioni ci sono e il dibattito è sempre aperto, a che serve aprire la parentesi tematica un giorno all'anno! che poi, attenzione, per me non dovrebbero esistere nemmeno la festa di mamma, papà, fidanzati, fratelli, nonni...

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  9. Credo che si sia perso un po’ il vero senso dell’otto marzo, è la giornata internazionale della donna in ricordo delle lotte che si svolsero a inizio novecento a New York per il riconoscimento dei diritti delle donne, in particolare la parità di retribuzione, questione direi molto attuale anche oggi. Oggi però con tutto questa commercializzazione di mimose e di cene al ristorante tra donne si perde il senso della giornata della donna. Ecco ho fatto la guastafeste anch’io rammentando la questione più prettamente “sociale” dell’Otto marzo.
    Riguardo alle eroine dei romanzi “antipatiche” concordo con Lucia Mondella (io mi commuovevo sulla monaca di Monza peccatrice caduta nella rete del primo manigoldo che l’ha fatta innamorare, del resto costretta al convento fin da bambina era una vittima predestinata). Altre donne dei romanzi non saprei, però mi viene in mente la insopportabile protagonista Miranda Prestly del film Il diavolo veste Prada (tratto dal romanzo che non ho letto).

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    1. Miranda Prestly odiosissima, sì! :)
      Il fatto è, a proposito dell'8 marzo, che siamo solo capaci, e parlo in generale, di buttare tutto in caciara e ogni festa, giusta e importante che sia, diventa un pretesto per fare altro e per asfaltare tutto con una superficialità che francamente disgusta: le cene, i festini, i regalini sciocchi. Persino ricevere gli auguri non mi dice assolutamente niente; tutto mi pare un circo che monta il suo carrozzone per un giorno e poi leva le tende.

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