giovedì 18 aprile 2019

L'eco del Giovedì Santo

Processione del Giovedì Santo: "La Crocifissione"


Le tradizioni sono la voce di un popolo, il filo che cuce la storia di un paese e la Sicilia è piena di riti, di usanze che, oltre a perpetrarsi di generazione in generazione, costituiscono l'humus su cui si fondano valori e si consolidano abitudini.
La Settimana Santa è una delle più suggestive testimonianze corali di Caltanissetta, la mia città. La domenica delle Palme inaugura tutte le iniziative religiose legate alla passione e morte di Gesù Cristo, che durano fino alla domenica di Pasqua.
Chi non ha mai visto sfilare le "Varicedde" del mercoledì santo e le "Vare" del giovedì si perde uno dei momenti più belli della nostra tradizione religiosa: i "gruppi sacri", che rappresentano le tappe della Via Crucis, animano le vie del centro con sculture in cartapesta e gesso montate su carri un tempo spinti a mano; le bande musicali accompagnano la processione con solenni composizioni funebri e il pubblico si raduna sui marciapiedi per assistere alla processione dei carri.

Io sono qua, in mezzo alla folla, e ho 13 anni.

*****

Petronilla e Calogera passano a prendermi da casa: frequentiamo tutt’e tre la terza media e la processione del Giovedì Santo è l’occasione in cui ci è consentito di uscire da sole, con il vincolo inflessibile dell’orario per il rientro (non oltre le ventuno). Loro sono le mie migliori amiche: con Petronilla ho fatto anche le elementari, mentre con Calogera divido il banco, a scuola. Petronilla è timida, involontariamente buffa, si incarta con le parole, dice “sauna” al posto di “fauna”, per esempio e rivisita i proverbi mescolandoli fra loro. Lei è così.
Calogera è una bambola di porcellana: ha la pelle chiarissima, i lineamenti perfetti ed è estremamente delicata. E ti credo! sua mamma la imbacucca tutta, d’inverno: berretto di lana, sciarpa, guanti; quando esce le si vedono appena gli occhi e si muove come un pupazzo imbottito di gommapiuma. Certo che poi si ammala sempre.

Oggi fa un freddo ordinario: io indosso un cappottino grigio con gli alamari; ho i capelli legati che formano una coda voluminosa, li ho ricci e se li lascio sciolti, con l’umidità mi gonfiano: meglio sembrare un procione che avere attorno alla testa una criniera leonina. Alle mie amiche invidio proprio i capelli: entrambe li hanno liscissimi, Petronilla ha un caschetto impeccabile, Calogera li porta lunghi con la frangetta (adoro la frangetta, una volta ho provato a farmela tagliare dal parrucchiere: invece di avere un’onda garbata che mi ricadeva sulla fronte, lottavo con una coroncina di nodi che mi faceva sembrare una madonna rinascimentale).
Calogera ha il berretto calato fino alle sopracciglia e la sciarpa, al solito, le avvolge anche bocca e naso; Petronilla un giubbotto color crema che le sta addosso come un sacco vuoto, ma alla fin fine siamo tre ragazzine di tredici anni, che scendono in piazza per vedere le Vare, non dobbiamo attirare l’attenzione di nessuno: la nostra felicità è questo assaggio di indipendenza e il desiderio di succhiare un bastoncino di zucchero filato mentre la banda musicale accompagna la processione. Ma quando siamo in piazza, circondate dalla gente, con le comitive di ragazzi più grandi di noi che sciamano da una punta all’altra di Corso Umberto, il nostro innocente entusiasmo si macchia di una punta di malizia: lo notiamo tutt’e tre, quel ragazzo scuro, col ciuffo di capelli alla James Dean, il colletto del giubbotto di pelle sollevato sul collo e le mani in tasca. Allunga l’occhio su di noi, ci rivolge un sorriso e fa finta di prendere il largo con un amico al fianco, che, invece, degniamo di uno sguardo sgonfio: è più basso, ha gli occhiali da nerd e i capelli ricci, biondi, pettinati a marmitta. Io, Calogera e Petronilla cominciamo un gioco che ci galvanizza: seguiamo i due ragazzi (in realtà il nostro interesse è proiettato solo sul primo), fingendo casualità, ci mimetizziamo in mezzo alla folla; loro fanno lo stesso, sembrano scomparire, ma poi, all’improvviso, ce li troviamo dietro o accanto. Il moro insiste con il suo ammiccamento, continua a guardare, a sorridere e a sparire in mezzo alle persone; ogni nostro sguardo è puntato su di lui, mentre il suo non si capisce bene a chi sia rivolto. Intanto Calogera si toglie berretto e sciarpa: infila le dita nella frangetta appiattita sulla fronte e l’arruffa per rianimarla, sfidando freddo e raffreddore pur di fare risaltare il suo pezzo forte: gli occhi da cerbiatta. Petronilla non ha bisogno di preparare il terreno per sfoderare la sua arma migliore: ha un sorriso da diva che smonterebbe qualunque resistenza. Io piego in su le labbra in una curva chiusa, perché ho due denti storti che mi mettono a disagio, ma... sono alta, sono la più alta di noi tre, riempio gli abiti e ho gli occhi verdi: si noteranno sotto gli occhiali i miei occhi verdi?

(Perché continuo a chiedermi se posso piacere anch'io?) 

Davanti all’entrata del bar Romano, il moro e l’amico aspettano solo che ci accorgiamo della loro presenza alle nostre spalle per avvicinarsi. Il momento ha la stessa solennità della processione dei carri in strada. Finalmente ci troviamo di fronte, noi e loro: il moro ha davanti Calogera, l’amico guarda negli occhi Petronilla, io sono l’elemento dispari che ruota il busto verso i due schieramenti per non sentirsi tagliata fuori. Si chiama Salvo, il James Dean dei poveri, è lui che allunga il braccio e stringe la mano a Calogera.


"La pietà"

Qualcosa mi rimpicciolisce e il suono dei piatti metallici della banda sbattuti al passaggio della “Pietà”, in mezzo a corni e trombe, mi arriva come uno schiaffo in faccia: dev’essere perché, dopo essersi presentato anche a Petronilla, il bel tipo tutto ciuffo e sorrisi ha ritirato il braccio e il mio nome gli è rimasto ignoto, mentre il nerd biondino, vedendo la mia mano penzolare nel vuoto, ha riempito l’imbarazzo con un goffo tentativo di recuperare la mancanza dell’amico. Si presenta partendo da me con scarsi risultati, in termini di entusiasmo; io, però, gli sorrido con garbo e non mi vergogno di mostrargli i miei denti storti, non mi importa di nasconderglieli, non a lui.
Sono trasparente. 
Vorrei esserlo veramente in questo momento. 

Forse dovevo tenere aperto il cappotto, così i miei jeans attillati avrebbero avuto un ruolo. Forse dovevo tenere i capelli sciolti, il loro volume si sarebbe imposto su tanta indifferenza.
Forse devo semplicemente tenere i miei complessi dentro la tasca, dove adesso la mia mano si è rintanata, e godermi la processione. In fondo, è per questo che mia madre mi ha accordato il permesso di uscire da sola, con le amiche. 

E poi, accidenti! ma perché mi faccio sempre le domande giuste?


*****

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19 commenti:

  1. Bello quest'eco. Molto ben scritto. Non che i primi due non lo fossero, ma qui mi è sembrato proprio di essere presente alla processione... ;-)

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    1. Grazie, Darius. Mentre facevo le valigie per tornare in Sicilia, ho ripensato a questo episodio della mia adolescenza e ho voluto raccontarlo. Ogni anno, durante la processione del Giovedì Santo, per un secondo rivivo quell'attimo e sorrido. Sono passati più di 30 anni, accidenti! Io sono cambiata, ma la processione è sempre quella e non mi stanca mai. :)

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  2. mi ha ricordato la me adolescente..
    che morivo eppure non smettevo di esalare amore..

    un caldo abbraccio

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    1. "morivo eppure non smettevo di esalare amore"... Abbiamo avuto un'adolescenza analoga! :)

      Buona Pasqua!

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  3. Io mi domando come si possano dare due nomi così, ma de gustibus. Marina hai imparato a farti domande meno scorticanti? E comunque sappi che io liscia, adoro i capelli ricci!

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    1. Ahahah, sapessi, Nadia! Sono i veri nomi delle mie amiche, ma i primi, quelli che di solito si tengono nascosti per la loro bruttezza o singolarità. :D Loro si chiamano in due modi molto ma molto più gradevoli, solo che non ho voluto sovraesporle, citandole con i nomi in uso.
      A proposito dei capelli ricci, sono cresciuta e da una certa età in poi ho cominciato anch'io ad amare di più i capelli ricci, ricci e gonfi, altroché! Solo che, all'epoca, non sapevo acconciarli e me li pettinavo, con i risultati che puoi immaginare. :D
      Comunque, io, adolescente, ero piena di complessi: non che la realtà, poi, li smentisse, eh!

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  4. Concordo con gli altri commenti, mi ha trasmesso le sensazioni dell'adolescenza. Anche nelle "batoste", ne ho prese parecchie se può consolarti ;-)

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    1. Certo, il mal comune mezzo gaudio consola sempre, anche la solidarietà di un uomo. ;)

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  5. Al "meglio sembrare un procione" sono scoppiata a ridere, perché il complesso dei capelli ricci che si gonfiavano perfino con la brezza serale, lo riconosco. Ci ho convissuto fino a quando non ho capito che mentre io sospiravo per avere i capelli lisci delle mie sorelle e delle mie amiche, loro avrebbero voluto i miei, così vaporosi😁 bello questo ritorno al passato me lo hai fatto rivivere tutto anche se io non sopportavo le processioni della settimana Santa, ci ero costretta! Un abbraccio.

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    1. Ahahah, mi puoi capire, allora! Ma era solo un disagio che vivevo da bambina, adesso non rinuncerei mai ai miei ricci e quando vado dal parrucchiere esco sempre scontenta perché non sa arricciarmeli nel giusto modo e a me lisci non piacciono più.
      Io, invece, adoro le processioni della Settimana Santa, se posso non me ne perdo una: per questo, abitando ormai lontano, dovendo scegliere se scendere per Natale o per Pasqua, optiamo sempre per quest'ultima. :)

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  6. Ah quanti ricordi hai scatenato in me Marina con questo bellissimo post! La processione del venerdì santo lasciava in me sempre una fortissima emozione, vedere il volto della Madonna addolorata che percorreva le strade del paese mi causava il magone, immaginando il dolore di una madre che perde il figlio sulla croce. Sai che anch'io detestavo i miei capelli ricci? Oggi li porto lisci e devo sempre passarli con la piastra, ma il riccio non c'è più, se li asciugo liberi assumono un ondulatura strana, il mio parrucchiere mi detto che si è "rotto" il riccio, mah. In ogni caso continuo a preferirli lisci. Buona Pasqua!

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    1. Da noi il Venerdì Santo c'è la processione del Cristo Nero, la più suggestiva dell'intera Settimana, ma le "uscite giovani" si facevano il giovedì, per le Vare. I miei ricordi si rinnovano ogni anno, tutti: adesso ne ho pescato uno proprio risalente, ma per me significativo.

      Invece io, adesso, voto RICCIA tutta la vita! :)

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  7. No ma... cosa come sono i capelli "pettinati a marmitta"?? Questa mi manca all'appello! :D
    Bruciati? Visto che la marmitta scalda parecchio, e questo te lo può confermare la mia gamba...
    Bell'eco anche questa. Non vedo più da tanti anni le processioni per le strade, credo si facciano solo dentro la chiesa, avendo un edificio bello grande con i quadri delle stazioni appese.
    Ed ero troppo piccola quando ho partecipato all'ultima esterna. Però mi hai ricordato certi momenti della Chiarastella (i cori natalizi che organizzavamo col gruppo giovani, alle superiori). Non è sempre per cantare che ci si andava... ;)

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    1. Ahahah, hai ragione: "capelli a marmitta" non è proprio di uso comune! Sarebbero i capelli corti sopra che si allungano dietro: danno al viso una forma rettangolare, ahahah, non so come dire! Si usavano molto nei primi anni '80, ma erano grezzissimi, alla cantante biondo dei Modern Talking (te li ricordi i Modern Talking?)

      Infatti, il bello di questi momenti non era il trasporto religioso, quello si è consolidato negli anni; queste erano occasioni speciali per fare incontri, vedere compagni di scuola, insomma, tutte quelle cose lì. :)

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  8. Praticamente ho camminato assieme a te adolescente in quella processione.
    BRA-VA.

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  9. Ho scoperto che oggi è il tuo compleanno, e avrei potuto scriverti in privato.
    Ma no. Che noia. Meglio farti qui gli auguri in maniera plateale.
    Allora immagina un bel bouquet (immaginalo bene, perché con la crisi che c'è al massimo ti avrei portato dei papaveri), e un grosso bacio.
    Buon compleanno. :*

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    1. Che bella sorpresa, Claudia, grazie! E i fiori sempre graditissimi, i papaveri anche di più: li adoro!
      Un abbraccio grande! <3

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