giovedì 23 novembre 2017

Scusate il disturbo

Woman with arms leves (Head of Dora Maar) - Pablo Picasso

Sono iscritta al gruppo Fb “Leggo Letteratura Contemporanea”, quarantanovemila e più membri: un popolo che legge, recensisce, consiglia, qualche volta polemizza. Lo frequento poco per mancanza di tempo, ma mi fa piacere seguirne i post, anche perché i suggerimenti spaziano e i commenti sono spesso interessanti. 
Tempo fa, una persona chiedeva consigli sull’esistenza di libri “disturbanti, intendendo per tali non i romanzi cruenti, con scene di violenza o di sesso spinto (sarebbe facile, in questo caso, buttarsi sull’horror o sull’erotico), ma “cattivi”, capaci di lasciare il lettore interdetto e confuso, di distruggere le sue certezze più radicate o quanto meno di metterle in dubbio
Più di seicento sono stati i consigli di lettura: alcuni romanzi quotati da molti, me compresa, altri sconosciuti, uno assolutamente “alternativo”.

Quello alternativo, lo dico subito, è la Bibbia. Mi piacerebbe sapere perché è considerata disturbante anche se ammetto che il Vecchio Testamento potrebbe contenere più di un motivo per essere tale. Io non lo conosco tutto, per il resto ho un autentico trasporto verso i Salmi, un lungo amore per il Cantico dei Cantici, una conoscenza discreta del Nuovo Testamento con un’attrazione ipnotica per l’Apocalisse. Ma non mi viene di definire il Testo Sacro “disturbante”.

Così ho provato a pensare anch’io ai libri che, con difficoltà, ho messo da parte: una difficoltà nata dal fastidio o dal disagio provati durante e dopo la lettura e ne ricordo alcuni per i quali l’aggettivo “disturbante” risulta molto azzeccato.


Un libro che mi ha sconvolto veramente è stato “Il Profumo” di Patrick Süskind
Lo prendo dalla libreria.



Ho un’edizione dei SuperPocket Longanesi, costo 6500 lire e le pagine con i bordi ingialliti. Questo per darvi l’idea del tempo che è passato: lo lessi a 25 anni.

Quella di Jean-Baptiste Grenouille è una storia pazzesca, la conoscete? Nato nel 1738, nel luogo più fatiscente di Parigi, viene abbandonato dalla madre, ma, a dispetto della sorte cui è destinato, sopravvive e scopre, crescendo, di possedere la capacità di percepire e distinguere gli odori, lui che non ne possiede uno proprio.
Grenouille diventa il più grande profumiere del mondo e medita un sogno folle: arrivare a dominare il cuore degli uomini per i quali prova un vero disprezzo, creando un profumo in grado di ingenerare l’amore in chiunque lo fiuti. Non vi dico come ci riuscirà e cosa accadrà nel finale.
Per anni è rimasta una delle mie letture più indimenticabili e sconcertanti.

Una sensazione simile l’ho provata qualche anno fa leggendo “Cecità “di Josè Saramago.
Prendo anche questo dalla mia libreria, ha una bella copertina con decine di occhi stilizzati che alludono al tema del romanzo: 


“Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma... Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l’automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l’uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall’altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente riesce ad aprire lo sportello, Sono cieco."

All’improvviso, in un tempo e in un luogo non precisati, l’intera popolazione perde la vista a causa di una epidemia inspiegabile. Questo male comune degenera e le reazioni psicologiche diventano incontrollabili e devastanti. La cecità innesca meccanismi barbari di violenza, cancella la pietà e scatena un istinto brutale di sopravvivenza.
Una storia assurda, metafora perfetta di un’umanità feroce ed egoista, che mi ha lasciato dentro un tale senso di inquietudine che non riuscivo più a chiudere gli occhi senza avere il terrore di vedere solo il bianco lattiginoso dei ciechi di Saramago: un incubo!

Attribuisco un elevato tasso di disturbo anche ai racconti contenuti nella raccolta “Fango” di Niccolò Ammaniti.
È stato il libro del mio esordio nella narrativa di questo autore:



un libricino, con dentro storie grottesche, drammatiche, accomunate da una vena di comicità cinica vicina alle suggestioni del cinema di Tarantino. Ricordo che lo lessi tutto durante un viaggio in treno e, dopo il raccapricciante racconto “Rispetto”:

"A un tratto mentre è una cifra di tempo che siamo a faticare vediamo tre fichette che ci ballano a un lato."
(Due di loro faranno una fine orrenda.)

dissi a me stessa che non avrei più letto Ammaniti, invece, poi, comprai e divorai “Ti prendo e ti porto via”, “Come Dio comanda”, “Io e te”, “Io non ho paura”, “Che la festa cominci.” E direi che anche quest’ultimo, con la pittoresca setta satanica delle “Belve di Abaddon”, non scherza. 

Pesco anche tra i classici, dove non posso non citare un romanzo che mi ha provocato un senso di smarrimento totale: “Il processo” di Kafka, avete presente no? 



l’incubo  assurdo di Josef K, l’impiegato di banca arrestato una mattina per motivi non precisati, che resteranno senza spiegazione nonostante i tentativi dell'arrestato, vani, di conoscere i capi d’accusa.
All’epoca frequentavo le aule del Tribunale e pensare alle logiche insite nel sistema giudiziario in relazione alla vicenda di Kafka mi faceva venire i brividi.
In realtà, molto di Kafka è disturbante: “la metamorfosi” e “Nella colonia penale” sono altre due storie che mi hanno spiazzato.

Ho altri due libri da segnalare: “Arancia meccanica” di Anthony Burgess “Favole del morire” di Giulio Mozzi...



...e “Memorie di Adriano”, “Le benevole”, anche l’”Inferno” di Dante Alighieri è disturbante, in effetti. 

Qualcuno vuole aggiungere titoli all’elenco?

Certo è che nessuno di voi si aspetterebbe mai che, nascosto dietro una seconda fila di libri e affiancato dal volumone delle opere di Leopardi, io abbia il coraggio di avere questo, nella mia libreria:


...ma non di leggerlo.








75 commenti:

  1. Kafka, su tutti. Io la Bibbia l'ho letta tutta e posso capire, ma temo che sia stata qualificata come "disturbante" in senso traslato più che letterale. Anche molta letteratura antica è disturbante: sapevano bene come si ammazzava la gente, e lo descrivevano con dovizia di particolari perché lo facevano con una certa frequenza. Tra i libri recenti, quando lo lessi "American psyco" fu disturbante; oggi temo mi disturberebbe molto meno.

    Comunque i libri disturbanti sono i più belli, non ci piove.

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    1. La Bibbia ha sollevato non pochi punti di domanda nella mia personale visione della fede e a me è sempre venuto difficile darne un’interpretazione lineare, ma è altro rispetto alla lettura di opere letterarie.
      Non ho letto “American psyco”, ne ho sentito parlare e non sempre bene, però, in questo momento, mi stanno venendo in mente anche Cèlin e Palaniuk.
      Se disturbano fanno centro: non si dimenticano più.

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  2. Un libro a mio avviso "disturbante" ma ottimo è "Le particelle elementari" di Michel Houellebecq. In effetti è proprio lo scrittore francese che riesce a essere spiazzante con la sua prosa che resta fredda mentre descrive cose atroci, in parte anche in altri romanzi che ho letto.

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    1. Sto trascrivendo i titoli che citate, questo non lo conosco, ma già l’aggettivo “atroci” mi dice tutto quello che c’è da sapere.

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    2. Per completezza, altri aggettivi da aggiungere ai suoi romanzi sono "grotteschi", "esagerati" e "provocatori".

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    3. Questo aumenta la mia curiosità.

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  3. Forse disturbante non è la definizione giusta, ma capisco le inenzioni di chi l'ha ha definita così. Sicuramente l'antico testamento gronda violenza, letteralmente. Potremmo parlare per ore di guerre religiose o di sette di fanatici che hanno preso alla lettera ciò che vi è scritto.
    Per quello che mi riguarda ho trovato disturbante Kafka in riferimento alla psicologia dell'uomo e assolutamente destabilizzante (quindi disturbante) Furore di Steinbeck.

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    1. Questo è un libro che guardo sempre nella libreria di mia madre, quando vado da lei: ogni estate mi dico “ora lo leggo”, invece non l’ho mai fatto. Allora merita.

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    2. Merita, merita. E non è detto possano ripetersi gli eventi narrati, anzi...
      Poi Steinbeck ha nel curriculum un Nobel e un Pulitzer, qualcosa significherà. Poi passerai a Uomini e topi, La valle dell'eden, ecc...

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    3. Steinbeck è qualcosa di immenso, non lo ritengo disturbante.

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    4. Non ho detto che Steinbeck è "disturbante", mai. La tematica di Furore.

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    5. Bene, quest’estate saprò come intrattenermi durante il mio soggiorno siculo in campagna dai miei.

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    6. Ne parlai qui http://massimilianoriccardi.blogspot.it/2015/07/furore-di-john-steinbeck.html
      agli albori del mio blogghetto, prima di decidere che preferivo la strada generalista del blogging piuttosto che specificatamente letteraria.

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    7. Ho letto la tua recensione, Max. Il libro mi aspetta. 😉

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  4. Ricordo anch'io quel post. :)
    Io avevo segnalato "Con i tuoi occhi" di Lorenza Ghinelli, un romanzo molto controverso, che pure mi è piaciuto moltissimo. C'è una scena in particolare, che lascia così: @-@

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    1. Io ho risposto con un titolo secco: “il Profumo”. A me, quello, m’ha proprio scioccato. Il tuo non lo conosco. Ora lo cerco per vedere di che parla.

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  5. "Disturbante"? Forse lo fu "1984". E lo sarebbe (forse) anche "Arcipelago Gulag".

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    1. Vero, per certi versi “1984” è disturbante.

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    2. Ne parlai qui http://massimilianoriccardi.blogspot.it/2015/07/furore-di-john-steinbeck.html
      agli albori del mio blogghetto, prima di decidere che preferivo la strada generalista del blogging piuttosto che specificatamente letteraria.

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    3. Ops, scusate, ho scritto tra le risposte di Marco.

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    4. È lo stesso: grazie per il link. Ora do un’occhiata. 😉

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  6. Mi è subito venuto in mente un titolo, l'unica delle mie letture che definirei così: Cime tempestose. L'ho letto mille anni fa aspettandomi una di quelle romantiche storie d'amore d'altri tempi (perché è così che lo spacciano) invece è un crudelissimo romanzo sulle ossessioni. Difficile, ma stupendo. Mi è venuta voglia di rileggerlo e in sottofondo, ovviamente, Wuthering Heights di Kate Bush :)

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    1. BELLISSIMO Cime tempestose, lo sai che lo rileggerei volentieri anch’io? Quella malefica gelosia e Heathcliff, che ricordi!
      Qualche volta dovremmo azzardare una rilettura comunitaria di qualche bel classico di letteratura, tipo questo. Ci metteremmo una vita, ma sai che soddisfazione scambiarci opinioni e impressioni su tutto. 🙂

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    2. Dovremmo farlo sul serio, eh! 😉

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    3. Ecco, una volta che mi azzardo a commentare, mi ritrovo con i compiti a casa! Torno subito a nascondermi in fondo alla classe :)

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    4. 😂😂
      Tutto organizzato per tenerti nei primi banchi! 😋

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  7. Ora lo so che vado fuori tema, ma a me ha disturbato non poco la lettura di 50 sfumature. Sono rimasta parecchio sconcertata o depistata. Vuoi per le tematiche, vuoi per la narrazione, vuoi per i meccanismi facili chiamati in soccorso nella storia, ma ecco più volte mi sono chiesta come avesse fatto a diventare un best seller. Poi ho capito e mi sono messa l'animo in pace e mai più comprato best seller, ma questo è un altro discorso.

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    1. Io non l’ho letto, ma qualche sera fa ho provato a vedere il film del primo libro, quello grigio. Per carità, alla prima pubblicità ho cambiato canale. So che giudicare un libro dal film tratto da esso non è mai conveniente, ma... la storia quella è. Best seller dei miei stivali: va beh, ma con l’eros distribuito in saghe è facile beccare il successo. 🙂

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    2. Ecco ci siamo scambiate il ruolo io il film neppure tentato!🤣

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  8. Di PROFUMO vidi il film: disturbante alquanto.

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  9. I miei sono questi:
    Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane F.
    Ninna nanna di Chuck Palahniuk
    Hotel iris di Yoko Ogawa
    Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka
    L’uomo seme di Violette Ailhaud

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    1. Christiane F. La vidi al cinema, ai tempi. Vero, il film era abbastanza angosciante. Immagino il libro.
      Palahniuk “disturba” anche in altre sue opere, come “Fight club”. Questo non l’ho letto.
      E mi incuriosisce “L’uomo seme”: ma di che parla?

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    2. È una sorta di lettera che Violette (classe 1835) scrive (nel 1919) e lascia in eredità (tramite un plico consegnato a un notaio) al maggiore dei suoi discendenti tassativamente di sesso femminile, in un’età compresa tra i quindici e i trent’anni. Violette muore nel 1925 ma un’altra delle condizioni dettate al notaio prevede che la busta non venga aperta prima del 1952, quando decorrono i cento anni dagli accadimenti narrati. All’epoca dei fatti (autobiografici e storici) Violette ha circa sedici anni, vive in un villaggio con solo altre donne che tutti gli uomini sono andati via per non fare ritorno. Un patto tra donne, l’istinto primordiale alla riproduzione e un uomo che compie il suo dovere. La Storia che si ripete ma anche la vita che, nella sua forma più naturale e quindi animale, continua. Poche pagine, non nasce come libro. Si fa prima a leggerlo che a raccontarlo.

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    3. (Sono contenta che abbia potuto postare il commento, alla fine. 😉)
      Ho una nuova curiosità: perché disturbante?

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    4. Perché senza filosofeggiare ti sbatte in faccia la natura umana: senza moralismi, senza fini. Non è un romanzo, non è un racconto letterario. E’ una testimonianza, un memoriale. Violette decide di scrivere in francese nonostante la sua lingua sia il dialetto (di un paesino sperduto delle Alpi dell’Alta Provenza): la necessità di tramandare, le parole come la vita. Ma qual è la vera natura umana? E’ quella che segue gli istinti naturali o quella dell’intelletto che ci distingue da quelle razze che chiamiamo animali? Sono domande che mi porgo io lettore, leggendo. Perché gli uomini stanno facendo la guerra (dopo che alla fine del 1851, in Francia Luigi Napoleone Bonaparte si autoproclama imperatore, in pratica è un tiranno e le popolazioni si rivoltano) che non è degli animali. Quindi Violette si ritrova a vivere i suoi giovani anni ben diversi da come li aveva sognati, in un villaggio di sole donne: ognuna ha perso il suo uomo, chi dopo anni, chi dopo averlo sfiorato, chi avendolo solo sognato. Puoi far senza del romanticismo e dell’amore ma l’istinto primordiale alla vita, alla procreazione, alla riproduzione non lo puoi zittire. Così le donne fanno un patto: il primo uomo che arriverà - se arriverà al villaggio sarà di tutte, il diritto di precedenza l’avrà la prima a essere toccata ma poi dovrà condividerlo con le altre. E Jean Jean un giorno arriva, Violette è la prescelta. E’ quindi lei che chiede a quest’uomo (che il documento indica essere un maniscalco e ha otto libri) di aiutarle. Lui accetta. Farò questo lavoro. Farò questo lavoro perché è un lavoro da uomo e qui non vedo altri uomini. Farò questo lavoro con coscienza perché mi piace che il lavoro sia ben fatto. Farò questo lavoro anche con piacere perché mi fa sempre piacere fare quello che c’è da fare. Ma farò questo lavoro senza amore, perché l’amore lo tengo per noi. Con Jean, la felicità ha fatto il suo nido nella nostra disgrazia e il resto non interessa a nessuna di noi. Violette rispetterà il patto, tutte lo rispetteranno. Nella condivisione di un dolore e di un desiderio che non è solo loro ma di tutte le donne, di quelle a cui l’uomo toglie l’uomo e così il seme che è vita. Violette scrive nel 1919, quando ha ottantaquattro anni, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. La Storia che si ripete. Sai quando viene fuori che un libro è un manifesto di qualche ideale? Pagine e pagine da cui dovrebbe emergere questo ideale che si erge a manifesto, tipo contro la guerra. Per me questo è un manifesto contro la guerra, poche pagine: intense, dirette, sincere, dolorose. Disturbante nella sua autenticità, nel leggere quello che siamo. Così, in generale. In una considerazione molto più personale poi, per me è disturbante anche per la mia incapacità di comprendere e condividere questo desiderio di procreazione, questo istinto che porta (porterebbe) le femmine di tutte le razze ad accoppiarsi per generare vita; disturbante nel mettermi in discussione quando vorrei sostenere che una guerra non si può giustificare mai, senza se e senza ma e invece io il “ma” poi ce lo metto.

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    5. Grazie della tua bella spiegazione, Viola. Disturba sì, vivere un istinto primordiale come un dovere da compiere per affermare una necessità, direi una priorità. Confonde, “disturba”, il libro che ci pone di fronte a delle verità su cui, poi, ci interroghiamo oppure quello che racconta fenomeni che esistono e tu sei lontana anni luce da una visione: leggi e dici “come potrei mai io.”
      Ho ancora in lettura (sto facendo fatica a finirlo) “zero k” di De Lillo e non condivido nulla di tutta l’impalcatura della storia. Ecco, forse mi disturba anche questo: non porre nemmeno per un attimo in dubbio le mie certezze.

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  10. La Bibbia per me è bellissima e piena di personaggi memorabili. Ho trovato disturbanti Oliver Twist per l'ambientazione e le condizioni di vita del protagonista, alcuni racconti di Allan Poe e Quaderni di Serafino Gubbio operatore, intriso della meschinità del protagonista.

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    1. A proposito di condizioni di vita e ambientazione ho in mente Singer con “A Oriente dei giardini dell’Eden”, dove la povertà si fa proprio a fette.
      E, a proposito della Bibbia, invece, io ne tengo una sul comodino: credo che si debba leggere non come un’opera ordinaria, ma a piccole dosi e a seconda dell’ispirazione del momento. Io prego con i Salmi, ma ogni tanto mi piace tornare su alcuni libri del V.T, tipo quello di Rut.
      Su Allan Poe sono d’accordo: e chi se lo dimentica, “La maschera della morte rossa”.

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  11. Un libro disturbante è Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, letto da ragazza, il tema dell'annientamento che genera la droga disturba parecchio. Molto disturbanti sono anche i due libri di Roberto Saviano, Gomorra e Zero,zero, zero.
    Il romanzo Il danno di Josephine Hart l'ho amato molto ma il tema è parecchio disturbante, lascia addosso una sensazione di tristezza ineluttabile.
    Altro romanzo disturbante ma bellissimo è Il senso di una fine di Julian Barnes, ho letto di recente che sta per uscire il film tratto dal libro.

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    1. Saviano a me non piace. Non so, ha qualcosa che non mi dice e non mi fa venire voglia di leggere i suoi libri, ma immagino che Gomorra sia abbastanza scomodo.
      “Il danno” me lo ricordo e capisco cosa vuoi dire.
      L’ultimo libro non lo conosco. Di cosa parla?

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    2. È difficile raccontarti la trama di Il senso di una fine, la storia parte da una morte e da un testamento che lascia in eredità al protagonista il diario di un suo amico morto suicida, così ripercorre nel tempo eventi che lo portano a scoprire cose di se stesso e degli altri che ignorava e che invece erano sotto i suoi occhi. Saviano l'ho conosciuto di persona in un tempo in cui non era ancora diventato famoso e Gomorra era stato pubblicato da poco. È una persona speciale posso dire solo questo.

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    3. Grazie per la trama del libro, sembra interessante.
      Invece, non ho dubbi che Saviano possa essere una persona speciale, magari mi capiterà di leggerlo, anche per eliminare questo mio pregiudizio.

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  12. Il cacciatore di aquiloni e Mille splendidi soli di Hosseini. Due romanzi bellissimi ma sconvolgenti soprattutto per il fatto che raccontano realtà spaventose e attualissime.
    Ma tutti i romanzi in genere che parlano di dittature, persecuzioni e simili mi sconvolgono sempre.

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    1. Bellissimi entrambi, vero.
      È quello che dici mi ha richiamato alla memoria un’altra lettura sconvolgente: era un libro prestato da una mia amica, “Empietà” di Themina Durrani”, sulla condizione di donna data in sposa a un uomo più anziano e da questi umiliata e sottomessa, in Pakistan. Bello è orribile nello stesso tempo.

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  13. La presenza della Bibbia non mi stupisce. Non penso che sia un discorso di fede, c'è la descrizione di fatti terribili che possono toccare la sensibilità delle persone di ogni credo (di certo le piaghe d'Egitto descritte in modo molto vivido dalle suore ha generato incubi nella mia infanzia). O, forse, più che la Bibbia è stato disturbante l'incontro con suore dotate di un certo gusto dell'orrido nel raccontare alcuni episodi.
    Da adulta Kafka di sicuro vince. Da alcune tematiche mi tengo lontana perché so che non le reggerei. Non penso che leggerò mai I ragazzi dello zo di Berlino.

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    1. Hai ragione. Anche l’Apocalisse non è una passeggiata di salute. E certe suore bisognerebbe rieducarle, ché fanno certi danni...

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  14. Mein Kampf invece lo dovresti leggere.Mai fuggire l'orrore, affrontarlo. Qua e là affiora un uomo insicuro e puoi capire perché la guerra sia finita così, con l'annientamento di quello che era sicuramente il miglior esercito e di sicuro il più disciplinato del mondo. Qua e là affiora l'opacità della sua mente. Ora che no l'ho più a portata di mano mi chiedo che fine abbia fatto e mi soiene che in cantina ho due normi cartoni pieni dei miei libri, deposti lì dentro quando traslocammo. Ma non posso riesumarli adesso per la stessa ragione per cui li lasciai lì confinati: mi mancano nella nuova casa una stanza ed in totale 44 metri quadrati. C'è Caldwell, Steinbeck, Cecità, 28 testi del Croce, l'intera Comedia, e chissà quanta roba ancora. Mi dà fastidio anche solo pensarci.

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    1. Hai ragione, ma mi sembra una lettura talmente impegnativa e penso anche molto disturbante che lo lascio là a futura memoria.
      Sapessi... l’ho visto in una bancarella di ambulanti e mi sono subito incuriosita. L’ho preso in mano e mi sono trovata addosso gli occhi di tutta la Tuscolana. Allora l’ho riposato con indifferenza e, in un momento di distrazione, l’ho ripreso, pagato velocemente e ficcato nella borsa, tipo ladro che ruba qualcosa. 😂
      Tutto per averlo senza averlo anche solo sfogliato.
      Sarò strana? 😄

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    2. Nu poche...ma adesso che mi ci fai pensare ho qui in casa, nella mia libreria,non in cantina, una diecina di libri che ho acquistato nelle mie annuali scorribande in Italia. Pagati e mai letti. Due libroni di Ken Follett per dire. Robetta da oltre mille pagine, che tutti quelli che mi capitano in casa mi chiedono se li ho letti e se mi siano piaciuti. E io rispondo con sussiego che sì...certo...molto interessanti, e cambio discorso.
      Sarò strano anch'io.

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    3. Io non credo che leggerei mai il Mein Kampf.
      Intendiamoci, non è semplicemente un fatto etico, per partito preso, ecc. E' che proprio i vaneggiamenti di una mente malata, rigurgito di un XX secolo così travagliato e contraddittorio, proprio non suscita il mio interesse.

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    4. Avevo letto qualche pagina prima di destinarlo a momenti di maggiore curiosità. Non hai tutti i torti: arrivare fino in fondo è pesante.

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  15. Direi sicuramente i libri di Patrick McGrath. Almeno quelli che ho letto finora sono uno più disturbante dell'altro.

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    1. Io ho letto solo “Follia”, mi è piaciuto molto, però. Disturbante sì, vero, parecchio!

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    2. Ecco, "Il morbo di Haggard", per esempio, lo è ben di più.

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  16. Concordo in pieno con "Profumo"! Ricordo di averlo abbandonato la prima volta, sono riuscita a finirlo solo ad un secondo tentativo.
    Parlando di libri disturbanti, quest'anno ho letto "Lolita" di Nabokov e... brrr, sono rimasta angosciata per giorni!

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    1. Vero anche questo: Lolita disturba. Ora che mi ricordo era citato anche nei commenti del post su Facebook.

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  17. Un racconto della Munro: "bambinate" mi ha lasciato il cuore in pausa per giorni. Un oscuro scrutare di Dick e molti altri tra quelli già citati da voi.

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    1. Questi lì segno: conosco la Munro, ma non questo racconto, invece Dick non l’ho mai letto.

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  18. Sicuramente Kafka con tutti i suoi romanzi ("Il processo", "Il castello", "Le metamorfosi"), ma anche nel racconto "Nella colonia penale" con la descrizione di un macchinario, inventato dal precedente comandante della colonia che incide con una serie di aghi la condanna sulla pelle del condannato. Questi, sdraiato bocconi, viene legato con delle cinghie e costretto a mordere un cuscinetto di feltro che gli impedirà di urlare. La cosa si amplifica fino alla morte del condannato dopo dodici ore. Il tutto descritto in modo sereno e quasi innocente, che contribuisce ad accentuare l'orrore ai massimi livelli. Poi naturalmente "1984" di Orwell, a parte le descrizioni di tortura ci sono anche quelle del lavaggio del cervello nella vita quotidiana. Un altro libro ad alto tasso di disturbanza è "Il mondo nuovo" di Huxley.
    E, per me, "La casa delle bambole" di Yehiel De-Nur, un libro molto crudo ambientato nel campo di sterminio di Auschwitz in cui si descrive la vita delle prostitute ebree in una baracca detta, appunto, "la casa delle bambole". Lo lessi di straforo a quattordici anni e non riuscii a dormire di notte.

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    1. Io non riuscii a dormire il giorno in cui lessi “Nella colonia penale”: non facevo che immaginare quello strumento di tortura in azione. Allucinante.
      In genere, è vero che tutti i libri che raccontano verità storiche orribili (campi di concentramento, persecuzioni varie, condizioni di inferiorità di ogni genere) sono anche i peggiori da digerire.

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  19. Devo leggere Profumo, che è nella mia numerosa lista dei libri "must" da leggere. In questa lista c'è anche Follia, che comprai due anni fa e ancora è lì che attende.
    Mi chiedo quando inventeranno un giorno di 48 ore.
    Perdona la banalità! :X)

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    1. Anche se non è un romanzo, mi ha sconvolto "I quaderni delle bambine", percorsi psichiatrici di bambine molestate.

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    2. Quale banalità, hai ragione: chiediamo 48 ore e ne percepiamo meno di 24. 😁
      Anche questo sulle bambine molestate... Certe volte ce le cerchiamo, però!
      Follia è molto bello. Molto.

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  20. Ciao Marina, riprovo a commentare sperando che sia la volta buona :). Interessante il concetto di libro disturbante. L'ho fatto mio e ho pensato che per me un libro disturbante è qualcosa che sovverte, disturba i mie principi fondamentali, il mio sistema di valori, sovverte l'idea che ho di male e di bene. Mi scuote. SOno andata come hai fatto tu davanti alla mega libreria e ho guardato i titoli. Nessuno di questi, che ho amato tutti, corrisponde a disturbante. Poi ho visto tra gli altri Il Diario di Anna Frank. E mi è tornato alla mente il concetto di disturbante, insieme alla la tua ultima fotografia. Ecco, questo è per me disturbante. Il fatto che quel libretto rosso abbia costretto Anna a interrompere il suo diario

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    1. Nella libreria ho anche “Il libro nero del comunismo”, per non farmi mancare niente: non l’ho letto, ma credo decisamente che ci siano letture che disturbano perché riportano delle verità storiche che purtroppo non sono trame immaginate di romanzi.

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  21. Sulla definizione che hai dato all'inizio di "disturbante" potrei dire "Alle montagne della follia" di H.P. Lovecraft, che in certi momenti tocca picchi di agghiacciante sconvolgimento esistenziale, disturbanti perché trattati in maniera sardonica.
    Invece esempi analoghi a quelli che hai fatto tu direi "Il mondo nuovo" di Huxley, perché la società distopica che descrive è spaventosa per la lucidità razionale con la quale essa è costruita.

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    1. Grazie, Marco, i titoli che hai segnalato mi sono nuovi, ma immagino che per avere disturbato te debbano essere in qualche modo “estremi”, come quello che parla della società distopica. Leggo poca fantascienza, ma ho giusto ieri terminato “zero k” di De Lillo e anche lui descrive un sistema di ibernazione e tutto un contesto davvero orribili, a mio avviso. Classificato fra i disturbanti.

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  22. Ho letto anch'io "Profumo" e mi è piaciuto forse perché amo i libri e l'arte disturbante.

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    1. Ciao Daniele, benvenuto.
      Devo dire che è piaciuto molto anche a me, come tutti i libri che ho letto e mi hanno “disturbato”, anzi più mi inquietano più mi piacciono e mi coinvolgono emotivamente.
      Allora non sono strana io! 😋

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  23. Un libro disturbante che mi sembra non sia stato citato nei commenti è sicuramente La fabbrica delle vespe di Iain Banks. Merita molto.

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    1. Grazie, Vittorio, per la segnalazione. Me lo scrivo nel mio elenco di libri da leggere (eventualmente). Intanto, vado a dare un’occhiata per vedere di che si tratta. 😉

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