giovedì 16 ottobre 2025

Fotografia subacquea: la passione e l’arte di Maria Elena Crispino

Mi affaccio dal balcone e mi prende un colpo: giù, al secondo piano, c’è un uomo appeso ai fili per stendere, vestito tutto di nero, con le braccia larghe avvinghiate alla corda e le gambe penzoloni. Ma non ha la testa.

La suggestione dura mezzo secondo, perché in realtà sto osservando una muta subacquea: Mariele è tornata.

Mi lascio sempre conquistare dalle persone che hanno particolari doti creative, soprattutto in ambiti a me ignoti: guardo il risultato della loro attività e ammiro il punto di arrivo, a maggior ragione se si tratta di riconoscimenti che premiano il merito. Maria Elena Crispino, per gli amici Mariele, abita nel mio palazzo, di premi ne ha vinti tanti e anche a voi verrà facile capire il perché. 

Il suo talento artistico emerge negli scatti fotografici che sfruttano un set inedito: il mondo sottomarino, perché Mariele è una fotografa subacquea, che ha fatto della sua passione un hobby professionale. Basti vedere l’attrezzatura di cui si è dotata, per capire l’importanza attribuita a questa attività amatoriale: una reflex Nikon D850 con custodia stagna Nauticam (di cui Mariele è ambassador in Italia); la osservo poggiata sul tavolo di casa sua e mi fa impressione:“‘mazza! - le dico - e tu ti porti tutta sta roba sott’acqua?” È pesante dieci/dodici chili, ma solo fuori dall’acqua - precisa lei, smorzando il mio sbalordimento - perché durante le immersioni mi aiuto con i due bracci laterali, che servono proprio a bilanciare il peso e stabilizzare la macchina.

Insomma con quel “mostro” tra le mani, Mariele sonda le profondità marine e ha la capacità di ritrarre la spettacolarità di ogni elemento, dandogli persino una dignità narrativa. Lo storytelling può avere molte forme: direste mai che anche il mare ha la sua storia da raccontare?

Ho sempre immaginato il mondo sommerso senza colori: a parte la ricchezza della barriera corallina e l’apprezzamento di tante specie acquatiche ospitate negli acquari pubblici, non pensavo che anche la fauna convenzionale o la flora sottomarina apparentemente insignificante potessero svelare una loro intrinseca bellezza: così capita che una gorgonia accenda di rosso corallo uno spazio blu scuro:


o che uno spirografo si apra in un ventaglio fluorescente, simile alle scintille diramate da un fuoco d’artificio:


Quando la fotografia incontra il respiro del mare, lo straordinario habitat subacqueo si fa opera d’arte. C’è armonia nelle inquadrature di Mariele e un particolare gusto estetico nel cogliere l’attimo giusto, come se fosse lei a dare ordine al pesce di mettersi in posa e il pesce a esibire la propria vanità di fronte all’obiettivo. 




Anche la foto che immortala il mellifluo galleggiamento delle meduse diventa un quadro suggestivo:



e un banale riccio, il disegno a colori stilizzato su un foglio:


Credo che ciò significhi una cosa soltanto: il mondo sottomarino e Mariele, che ne racconta l’incanto, sono in simbiosi. Sembra proprio che lei sia perfettamente a proprio agio dentro la muta, abbracciata alla sua fida Nikon, pure quando si trova faccia a faccia con una manta “aliena” o quando nuota accanto a uno squalo.



Dietro ogni esecuzione c’è un’idea vincente ed è lì che si manifesta il lato creativo di Mariele, in questo, spesso, aiutata da una modella d’eccezione, Giù Didom, istruttrice di nuoto sincronizzato, che riesce con una naturalezza disarmante ad assumere tutte le pose richieste, pur fluttuando nell’ambiente subacqueo, talvolta persino con “effetti speciali”:





Come poteva una tale bravura sfuggire a un’attenta giuria? Non stupisce che Maria Elena Crispino sia diventata una “vincitrice seriale” di premi, nelle varie gare disputate negli anni: è sempre sul podio, in quelle di qualificazione e nelle classifiche generali, utili ai fini della partecipazione ai Campionati di fotografia subacquea.  

Qual é la vittoria che ricordi con maggiore entusiasmo? - le chiedo e lei mi racconta la sua “prima volta”, a un concorso estemporaneo nella città sommersa di Baia: “fui premiata per la tenerezza della foto e per come fossi riuscita a catturare la relazione tra uomo e mare”.

Impossibile dare torto alla giuria:



Medaglia oro in varie categorie - foto macro, foto pesce, foto ambiente - Mariele si è aggiudicata il meritato primo premio soprattutto in una categoria, sulla quale, per affinità elettiva, mi viene spontaneo porre l’accento: la foto creativa. Per ben quattro anni di seguito, la nostra artista subacquea ha portato a casa la vittoria: nel 2022 con uno storytelling in cui le immagini sono la trasposizione “acquatica” di “Alice nel paese delle meraviglie”:

nel 2023 con questa splendida ballerina che “indossa” un esoscheletro di riccio:


nel 2024 con una “psichedelica” madrepora arancione:

e in questo 2025 con una foto simbolica, un capolavoro non solo per l’idea, frutto della sensibilità di Mariele, ma anche per il risultato ottenuto grazie alla sua abilità tecnica. È stata premiata non solo come Miglior foto creativa, ma anche come Miglior foto del campionato. Il titolo dell’opera è: “Un urlo di speranza” e non serve spiegare perché.


Dietro questa suggestiva immagine io vedo molte cose: il destino verso cui il nostro povero mondo si sta dirigendo, la speranza riposta nei giovani ai quali lo stiamo consegnando così morente, ma ho voluto chiedere direttamente alla sua autrice di raccontarmi le suggestioni che l’hanno ispirata e il messaggio arriva forte e chiaro:


Adoro le immagini creative perché riesco ad esprimere al meglio me stessa. In genere esprimo il mio lato romantico e da sognatrice. Quest’anno invece mi sono fatta portavoce del mare, di un mare che si sta ammalando, svuotando e che lancia un grido d’aiuto. L’idea è nata in maniera naturale. Ogni volta che risaliamo da un’immersione commentiamo il fatto che alcune gorgonie, che eravamo soliti immortalare, sono morte; che ci sono sempre meno soggetti da fotografare e che l’acqua diventa sempre più calda. Quest’anno anche alcune spugne hanno subito una minaccia, si sono ammalate e sono morte.
Volevo, dovevo gridarlo a tutti, così è nato il mio manifesto “un urlo di speranza”. 
In un singolo scatto ho dovuto racchiudere il mio messaggio, che doveva essere forte e chiaro e facilmente leggibile. Per questo mi sono avvalsa delle immagini e dei colori. Sì, anche i colori sono fondamentali per comunicare! 
L’immagine vuole trasmettere un messaggio potente e simbolico sul rapporto tra l’uomo e il pianeta. Al centro c’è un pianeta, che rappresenta sia la Terra che il mio mondo subacqueo, fragile e vivo, sospeso tra due forze opposte: fuoco e acqua.
In alto un sole infuocato, simbolo della distruzione e del surriscaldamento globale e delle azioni umane che consumano il pianeta; in basso, l’acqua che gocciola dalla Terra stessa, a raffigurare il pianeta che si sta sciogliendo e svuotando lentamente della sua essenza vitale.

Infine, elemento essenziale, la figura stilizzata di un bambino, che rappresenta l’innocenza ma soprattutto il futuro, le nuove generazioni che osservano impotenti la lenta agonia del mondo che erediteranno e che urlano un grido d’aiuto.”

Il silenzio del mare che si fa rumore attraverso un’immagine.


Ho un’altra domanda da fare a Mariele: guardando le foto, è facile cadere nella tentazione di pensare che siano state sottoposte a ritocco digitale: i contrasti così accesi dei colori, la straordinaria singolarità di un ambiente marino, che immaginiamo in chissà quale località esotica e invece, spesso, è il mondo subacqueo dei nostri mari: quello di Ostia, di Civitavecchia, Porto Santo Stefano, Santa Caterina di Nardò, Milazzo... Allora le chiedo se le foto sono anche il risultato di una post-produzione:


Nei campionati italiani, e in generale nelle gare estemporanee, le schede, contenenti le immagini che poi verranno scelte e sottoposte alla giuria, vengono consegnate al giudice di gara appena si esce dall’acqua, per cui non vengono elaborate con nessun software di post produzione tipo Photoshop. Queste immagini quindi sono frutto di scatti effettuati esclusivamente sott’acqua. Essendo delle creative, sono progetti che nascono sulla carta mesi prima e che pian piano, attraverso varie prove, vengono rese fattibili in maniera più o meno semplice e veloce in acqua nei tempi della gara. Personalmente impiego tempo, studio e lavoro per arrivare al risultato finale.”


E io so che è davvero così. 

Mariele è un’artista autentica: sono contenta di avere conosciuto questo aspetto di lei e fiera di esserle amica.


A questo punto rivolgetele anche voi qualche domanda, se avete delle curiosità; io, intanto, vi invito a visitare il suo profilo Facebook e la pagina Instagram, dove una galleria di straordinarie foto vi sorprenderà: sono convinta che rimarrete incantati dal suo stile e dal suo personalissimo modo di osservare la realtà... in fondo al mar!







































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