Ho la nostalgia facile: sono stata a Monaco un mese e mezzo, prima di riaffacciarmi sul suolo romano per un breve periodo e ne sento già la mancanza. Un primissimo bilancio mi vede con gli occhi a cuore quando penso alla città tedesca: pulizia, ordine, massima efficienza dei mezzi pubblici, e poi verde, tanto verde. Adoro i parchi attraversati dai corsi d’acqua, mi piace passeggiare nel quartiere di Boghenausen, solcare i marciapiedi larghi e mattonellati, attentissima a non intralciare il transito delle biciclette sulle piste ciclabili; l’estate “fresca” che ci ha accolto, la pioggia che non mi ha consentito di indossare nemmeno una maglietta con le maniche corte a fine luglio, la rivincita del sole, in agosto, che ha regalato un tocco di vacanza al nostro essere lì non da turisti.
Ho riempito il cellulare di foto, che ho raccolto in un album. Lo aggiornerò quando l’aereo mi riporterà in terra bavarese e tornerò a raccontare la mia esperienza da dove l’ho interrotta, ma per ora sono ancora qui, a Roma, “prigioniera” di un paio di eventi (belli) che si susseguiranno, anche se uno è parecchio impegnativo.
L’ennesimo cambiamento mi causa, come si può immaginare, non poca confusione ed è fonte di stress. Ogni giorno seguo una rigida tabella di marcia che mi vede affaccendata su diversi versanti, in primis seguo i lavori avviati nella casa nuova (poca cosa, una tinteggiatura alle pareti, che era più un nostro piacere che una necessità, ma poi non li devi montare i condizionatori? e tutti gli allacci, volture di utenze, controllo caldaia? le nuove targhette da fare per citofono e cassetta delle lettere e il cambio di residenza? l’AMA da contattare? la nuova predisposizione per la fibra in casa?) La quantità di cose da sistemare sembra infinita e, purtroppo, mio marito può fare il suo solo da remoto e dunque, tranne in questi giorni che è qui per la laurea, mi arrabatto da sola. Ho smaltito un mare di roba da cantina e garage: pomeriggi interi a selezionare cosa tenere e cosa togliere di mezzo e io, col morbo dell’attaccamento a tutto, ho sofferto nel rimuovere vecchi giocattoli dei miei figli, indumenti dismessi, oggetti che non uso, ma che non si sa mai, sempre in bilico fra il no questo non posso buttarlo e il ma sì tanto non serve più. Il risultato, però, ha premiato lo sforzo: meno cose da piazzare nella casa nuova, dove non potrò godere degli stessi spazi.
In mezzo a questo marasma, non trascuro i miei genitori, che vado a trovare almeno due volte a settimana (raggiungerli è un piccolo viaggio, ma è una parentesi fondamentale per me).
La necessità di sistemare tutto prima della ripartenza per Monaco rende il tempo un contenitore piccolo, in cui ogni minuto è essenziale per risolvere un problema, finalizzare un obiettivo, completare le attività previste. E se penso che il peggio arriverà quando verranno a svuotare l’attuale abitazione (con un pianoforte a mezza coda da muovere) e che dovrò rimettere in piedi un’intera casa, dopo avere fatto lo stesso (mezzo) lavoro per quella a Monaco appena qualche mese fa... direi che sto maturando il diritto al riposo assoluto. E oggi decido di esercitarne un po’ per scrivere queste poche righe: stare ferma e concentrata sul piacere di raccontarvi la mia attualità alleggerisce il peso della montagna che tra qualche giorno mi toccherà scalare. E anche il pensiero di reimmergermi nella pace verde di Monaco, nel quartiere dove vivo; tornare a frequentare le abitudini di un popolo da cui avremmo tanto da imparare o che, perlomeno, potremmo imitare nelle cose più semplici (come la gestione del caos per le strade affidata a una segnaletica orizzontale efficacissima) dà respiro alla mia mente sovraccarica.
Ore 10: pausa finita.
Aspetto la ditta delle pulizie, che viene a fare un sopralluogo nel nuovo appartamento (prima di tirarlo a lucido quando sarà il momento) e devo sollecitare il tizio delle etichette del citofono e chiedere agli operai se hanno provveduto a fare passare il cavo della fibra ottica e decidere se il battiscopa lo vogliamo in mdf o pvc e ricordare al fioraio la corona di alloro e comprare della lana per mia madre e fare la spesa, cucinare... Alle 15:15 prendo la metro per correre dai miei... Giornata, come al solito, ricca.
Signori, ci vediamo presto: scriverò il prossimo post davanti alla finestra della mia casa a Monaco. A metà novembre sarò di nuovo lì, nel frattempo pensatemi soffocata dai pacchi imballati, con tutta la vita di quattro persone da spostare.
Mentre leggevo "pulizia, ordine, massima efficienza dei mezzi pubblici e poi verde, tanto verde", mentalmente tornavo alla città austriaca di Graz, dove mia figlia maggiore ormai parecchi anni fa trascorse il periodo dell'erasmus universitario.
RispondiEliminaComunque sia, buona fortuna per il trasloco e congratulazioni per il nuovo acquisto immobiliare :-)
Io di traslochi ne ho fatti pochissimi in vita mia, e li ricordo sempre come grosse seccature. Ovviamente ti auguro che questo ennesimo vada liscio.
RispondiEliminaNel frattempo buon ritorno a Monaco, sotto le feste natalizie è ancora più intrigante, senza dimenticare il "villaggio del Natale" a due ore di macchina, Rothenburg ;-)
Ho traslocato due volte.
RispondiEliminaNel primo caso, avevo solo dodici anni, quindi non ho avuto un gran ruolo negli spostamenti.
La seconda volta, invece, è stata per sposarmi e trasferirmi nella casa acquistata insieme a mio marito, dove viviamo tutt'ora.
Fu molto faticoso, nonostante avessi l'energia di 26enne.
Il motivo principale per cui mi faccio piacere questa casa, anche se alcune cose non vanno benissimo, è proprio per evitare lo stress di un ulteriore trasloco.
Quindi, invidio la disinvoltura con cui ti approcci a questi cambiamenti.
Congratulazioni per tuo figlio e buon viaggio di rientro a Monaco.