giovedì 12 ottobre 2023

Le motivazioni dietro i Nobel per la Letteratura

Lo scorso 5 ottobre è stato assegnato il Nobel per la Letteratura 2023, che è andato allo scrittore e drammaturgo norvegese Jon Fosse. Non che l’aspetti con particolare trepidazione, ma ogni anno la corsa ai premi più prestigiosi in campo letterario è un appuntamento che stuzzica in me un velo di curiosità: seguo da una discreta distanza tutta la costruzione dello Strega fino alla proclamazione del vincitore/trice, guardo da molto lontano la scelta del comitato che decide il Nobel. Sarà perché uno è tutto italiano ed è strettamente connesso al campo letterario, mentre l’altro è un’onorificenza allargata ai vari rami del sapere umano, che raccoglie candidati da tutto il mondo, a ogni modo, quando escono i nomi di chi si aggiudica la vittoria in entrambi i casi, corro a documentarmi su vita e opere dell’insignito/a dell’anno. Di Jon Fosse, per esempio, non sapevo assolutamente nulla, ma non sto scrivendo questo post per offrire il mio contributo di pensiero su artista e sue opere, lo faccio con uno scopo molto più faceto che serio.

Vi pongo una domanda: avete mai letto le motivazioni che accompagnano l’aggiudicazione del Premio Nobel per la Letteratura? Io, per una mia personale, scrupolosa, curiosità, tutte le volte leggo il giudizio e ho l’ardire di analizzarne il contenuto. Non so perché, ma mi vengono sempre in mente le pagelle di fine anno dei miei figli:


“L’alunno possiede ottime competenze comunicativo-relazionali e di autonomia operativa. Mostra padronanza disciplinare, originalità nelle elaborazioni personali, capacità di sintesi ed è in grado di applicare le competenze acquisite a situazioni nuove.”


"L’alunno ha maturato una completa ed accurata conoscenza dei contenuti disciplinari ed ha acquisito abilità operative corrette e sicure. Ha confermato capacità di riflessione, concentrazione, analisi, nonché impegno e partecipazione costanti. Il livello di maturazione generale raggiunto è ottimo.”


“...ha confermato il positivo approccio al processo formativo, ottimo il livello di competenza...”


“...ha maturato atteggiamenti di partecipazione attiva e responsabilità nei confronti del lavoro scolastico...” 


dove i i termini aree di apprendimento, livello di competenza, partecipazione attiva, processo formativo, dialogo didattico, si ripetono e rimbalzano da una pagella all’altra, combinandosi fra loro in formule apparentemente diverse, ma nella sostanza sempre uguali.

Le motivazioni di molti Premi Nobel per la Letteratura mi pare seguano lo stesso schema: frasi preconfezionate da abbinare all’occorrenza a questo o quell’autore/trice, che dicono la verità - innegabile  - (i miei figli, del resto, erano bravissimi a scuola), ma sono asettiche e poco originali, cioè sembrano formulate per dovere professionale e dunque assumono il carattere dell’assoluta impersonalità:


“In riconoscimento della sua composizione poetica, che dà prova di un alto idealismo, perfezione artistica ed una rara combinazione di qualità tra cuore ed intelletto” è la motivazione che premia il primo vincitore del Nobel, Sully Prudhomme, nel 1901.


Ho raccolto altri esempi circoscritti all’ambito della poesia: 


“Non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all'energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica” (Giosuè Carducci - Nobel 1906);


“Per la sua poesia, che, contro lo sfondo di tradizione greca, dipinge con forza e chiarezza intellettuale la lotta dell'uomo moderno per la libertà e la creatività” (Odysseas Elytīs - Nobel 1979);


“Per la sua poesia che, dotata di freschezza, sensualità ed inventiva, fornisce un'immagine di liberazione dello spirito e della versatilità indomita dell'uomo” (Jaroslav Seifert - Nobel 1984);


Per la sua inconfondibile voce poetica che con l'austera bellezza rende universale l'esistenza individuale” (Louise Glück - Nobel 2020).


Non vi sembra che espressioni quali energia creativa, forza lirica, inventiva, voce poetica

siano gli analoghi di livello di competenza, partecipazione attiva, processo formativo, dialogo didattico?


Ma ci sono anche delle volte in cui mi faccio una risata mentre immagino questi signori tutti impettiti, chiamati a esprimersi sul candidato vincente, che fanno a gara per elaborare il concetto più ampolloso così da stordire l'uditorio, dando l’impressione di avere capito tutto di un’attività letteraria su cui, invece, non sanno sbilanciarsi. Leggo il papelletto declamatorio e dico: “Minchia!” (il siculo medio userebbe questa espressione, mi perdonerete!), tradotto in romanesco sarebbe un bel “me cojoni!”, ma se scavo su ogni singola espressione usata trovo molta fuffa e poca sostanza.


L’Accademia, nel 1998, premia José Saramago che con parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia ci permette ancora una volta di afferrare una realtà elusiva.”

Cosa sono le parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia con cui dovremmo afferrare la realtà elusiva?


E la motivazione del Nobel 2001 a Vidiadhar Naipaul recita: “per aver unito una descrizione percettiva ad un esame accurato incorruttibile costringendoci a vedere la presenza di storie soppresse.”

Che ha detto?


Oppure la scrittura di Kazuo Ishiguro, Nobel 2017, che, in romanzi di grande forza emotiva, ha scoperto l'abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo.”

Esattamene, cosa vuol dire? Cioè, facciamo che io  non conosca questo autore, dovrei sentirmi spinta a leggerne le opere perché qualcuno mi sta dicendo, riconoscendogliene il merito, che ha finalmente scoperto il mio illusorio senso di connessione con il mondo?


Ma non farebbero prima e soprattutto cosa buona e giusta a scrivere: Tizio vince il Premio perché è bravo, originale, piace, è in sintonia con i tempi..., senza l’inutile pomposità di messaggi che, poi, arrivano con tutto il carico di retorica che li ha originati?


Ed eccolo, l’ultimo Premio per la Letteratura assegnato a Jon Fosse. 

Qua il comitato svedese si è risparmiato. Forse aveva esaurito le combinazioni lessicali d’effetto o si era stancato di riempire cinque righe di inconsistenza oppure ha capito che era meglio puntare sull’unico concetto essenziale,  affidando tutta la forza del giudizio all’aggettivo “indicibile”.

Perché è lì che la motivazione diventa (con)vincente, quando si concentra sull’elemento che potrebbe catturare l’attenzione di chi cerca le ragioni di un premio così prestigioso.

La motivazione è la seguente: “per le sue opere innovative e la sua prosa che danno voce all'indicibile”.

L’“INDICIBILE”? 

M**chia! questo lo leggo. 



P.S. Lancio un appello: chi sarebbe interessato a una lettura condivisa di una sua opera in prosa?





30 commenti:

  1. Probabilmente hanno una scheda a punti elenco e alla fine fanno la summa delle voci spuntate :D

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    1. Secondo me pescano a caso da un'ampolla dove hanno messo i bigliettini con le frasi fatte e poi mettono insieme 😄

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  2. Usano un generatore casuale di frasi fatte, sul tipo di quelli che si trovano in Rete per creare nomi fantasy o cose del genere. Però, siccome l'impiegato che aggiornava l'applicazione in quel periodo era in malattia o ferie, non ci sono riusciti e, dopo ore e ore di camera di consiglio, hanno deciso che non ce la facevano a comporre cinque righe dense di poesia. Per questo motivo hanno deciso di risolvere in fretta il problema, aprendo una pagina a caso dal dizionario che languiva in archivio dal 1901 (data del primo nobel) e pescando una parola. Che poi "indicibile" sia da considerare positivamente o no, questo lo lascio in sospeso.

    Gabriele

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    1. Un secondo per definire il vincitore e ore e ore di camera di consiglio per scegliere con quali parole portarlo sul podio. :D :D Questa è un'altra possibilità assolutamente da non sottovalutare :D

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  3. Ho l'impressione che tra i Nobel ci sia qualche *fetecchia*.

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    1. Impressione condivisa. Io una fetecchia Nobel l'ho letta: la Tokarczuk, nel 2018, premiata con la seguente motivazione: "per un immaginario narrativo che con passione enciclopedica rappresenta l'attraversamento dei confini come forma di vita". MA COME SI FA! :D:D

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  4. A mio parere chi usa parole complicate per costruire frasi senza senso, lo fa perché vorrebbe dimostrare di essere più colto e più intelligente degli altri. In realtà una persona intelligente quando parla (o scrive) si fa capire immediatamente ....

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    1. Devono essere all'altezza del glorioso riconoscimento, ma quanto premia la semplicità molto più vera dei paroloni!

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  5. "Dare voce all'indicibile" l'hanno sbertucciata già in tanti, e in effetti lascia basiti.. comunque il mio classico a scuola era "ha talento ma non si applica", vituperata formula mai andata in pensione, e credo fu Eva per prima a bollarci Adamo..

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    1. Ahaha, "ha talento ma non si applica" fa il paro con "non è bella ma simpatica". Nel nuovo vocabolario delle frasi fatte entrerà di ruolo "dai voce all'indicibile" e sai che fantasie! :D

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  6. Personalmente non ho mai avuto una grandissima considerazione del premio Nobel, né della commissione, né delle modalità, né del prestigio che tutti gli attribuiscono. Troppe volte l'hanno dato a gente che non l'ha meritato (Edison, Marconi, per dirne alcuni), troppe volte l'hanno dato a gente senza capire esattamente la portata del contributo. Nella letteratura, come nella fisica, come in tutte le altre discipline.
    Tanta stima per chi l'ha rifiutato: Nikola Tesla, ad esempio... ;-)

    Ma non divaghiamo, e restiamo sulla letteratura.
    Hai già letto qualcosa di Jon Fosse?
    Io ho rovistato in internet, perché non sapevo manco chi fosse Fosse (giuro: non è solo una pessima battuta...).

    Ecco, diciamo che mi son bastati gli estratti strampalati di Amazon: prosa indicibile ma anche irricevibile.
    I parrucconi svedesi non si sono smentiti, insomma: altro Nobel a casaccio.
    E quindi no. Niente lettura condivisa... ;-)

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    1. Questo magari, a ritirarlo ci va.. ;)

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    2. Non so niente di lui, facendo anch'io una ricerca ho scoperto che ha scritto cose senza punteggiatura, il che mi terrorizza, devo dire! Si è convertito al cattolicesimo e tratta di questioni spirituali, la sua è una scrittura scarna, ma che a quanto pare va al sodo in maniera imperiosa. Tu lo sai che io mi fiondo su queste sfide, perché per me lo è. Magari , poi scopro uno scrittore incredibile o indicibile, chissà!

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  7. Mi sono fatta proprio una risata anch'io, cara Marina, leggendo certi giudizi. Secondo me alcuni sono preconfezionati a seconda del punteggio da assegnare. E mi è piaciuto il contrasto tra il linguaggio ampolloso di certe motivazioni e la tua sana reazione da siciliana verace!

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  8. Parafrasando una celebre frase di Don Abbondio nei Promessi Sposi, mi viene da pensare: Jon Fosse! Chi era costui? Devo dire che non sono del tutto digiuno di letteratura, eppure questo neo Premio Nobel non lo conosco e non l’ho mai sentito nominare. Stendiamo comunque un velo pietoso sulle motivazioni. Aspettiamo che qualcuno, insignito del prestigioso premio letterario, si alzi e dica: “Signori della giuria, io questa motivazione proprio non l’ho capita. Se non la cambiate con parole più semplici, mi rifiuto di ritirare il riconoscimento…” Facciamoci una risata!
    Ciao Marina :)

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    1. Ciao Pino, sono venuta a leggere i tuoi articoli su Proust, come suggeritomi da una tua (e mia) lettrice, ne sono stata contenta. Felicissima di trovare un altro appassionato della Recherche (lo sto rileggendo con una passione rinnovata). Tornerò, intanto benvenuto da queste parti.

      E dunque Jon Fosse: sconosciuto anche a me. Ho capito che se scatta l'interesse o la curiosità non lo si deve alle motivazioni fantasiose elaborate, ma alle informazioni raccolte in giro. Devo dire mi ha incuriosita, vedrò se a ragione oppure no.

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  9. "...perché eleva l'ordinario a straordinario" è già uscita?! :D
    Anch'io, forse per Ishiguro, avevo pensato che quella motivazione fosse contorta e insignificante. Sentita per televisione però avevo creduto fosse solo la prima frase di una riflessione più estesa, che ci fosse un paragrafo più articolato, magari citando qualche opera in particolare. O che fosse il riassunto del giornalista.
    No no. L'idea che mi sono fatta è che l'autore lo scelgono con ragioni poco letterarie e dunque non sanno poi scrivere una vera argomentazione al premio.
    Quell'indicibile piazzato lì poi mi fa pensare solo a... "O famo strano" di Carlo Verdone!! XD

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    1. Sì, anche secondo me le scelte hanno qualcosa di scarsamente letterario, ma almeno fatevi aiutare, arruolate un esperto! :P Poi, il velo pietoso sull'"indicibile" va steso, perché onestamente ha uno strano retrogusto!

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  10. Grande Marina, mi hai fatto divertire moltissimo! Concordo con te, meglio la semplicità di tante parole pompose che non dicono nulla. Anch’io non avevo mai sentito nominare Jon Fosse prima, ma non mi stupisco più di tanto, le mie letture sono più terra terra, è già molto se conosco i premi Strega…

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    1. Non ti sottovalutare, cara Giulia, le letture terra terra saranno le loro che, forse, manco sanno chi sono i candidai proposti :D

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  11. Come tutte le prassi obbligatorie, anche le motivazioni dei Nobel vanno a finire in questo guazzabuglio di parole convenzionali. Fra le varie motivazioni nel tempo qualcosa di più preciso lo colgo, se non altro fanno ogni volta lo sforzo di avvicinarsi a un giudizio che si riferisca alla persona in sé, non applicabile a caso a tutti. Mettici anche la traduzione, però, che forse non sempre si accorda con gli intendimenti della giuria. Io vivo il rutilante mondo dei giudizi di fine triennio in particolare. Ma noi insegnanti non facciamo testo, arriviamo cotti a fine anno scolastico e se non avessimo delle tabelle fisse cui attingere non avremmo la forza di formulare un pensiero logico, anche perché non è mai lavoro dell'intero team dei docenti di una classe, ma del coordinatore che, indovina un po', è sempre quella di Lettere.
    Riguardo a Jon Fosse, sono molto curiosa e non dubito si tratti di uno scrittore che vale la pena conoscere. Ho letto diversi articoli che lo riguardano, mi ha colpito la sua scrittura drammaturgica, i temi. Chissà se sarebbe nelle mie corde di lettrice esigente. Certo ha sostanza, è innegabile.

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    1. Pensavo a te quando ho letto che Jon Fosse è un drammaturgo: chissà gli spettacoli teatrali! La sua scrittura dev'essere molto particolare, vorrei poterne parlare senza il pregiudizio. Magari a PLPL di quest'anno vedo se trovo qualcosa di questo autore, interessante da leggere. Sulle motivazioni, allora devo pensare che i traduttori non facciano bene il loro mestiere, il che è possibilissimo. Ma con quanta frequenza, però: ci sarebbe da farsi qualche domanda in più, forse, su questa attività! Invece, a proposito dei giudizi scolastici, so che funziona come dici, mia madre è stata insegnante. Ci scherzo un po', ma perché le primissime volte che ricevevo le pagelle dei ragazzi, le leggevo a mezzo mondo tutta fiera; le seconde volte dicevo: "toh, ma questo dove l'ho già letto" e le volte a seguire le prendevo e le archiviavo in una carpetta direttamente :D :D

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  12. Sai come è, una motivazione devono pur darla, e cercano di esprimerla in modo immaginifico. Talvolta esprimono il concetto in modo più chiaro, tipo "per il suo stile provocatorio che costringe il lettore a vedere la realtà materiale del mondo occidentale" quando lo hanno assegnato a Houellebecq nel...
    Ah no, quella era la mia motivazione per lui ;-)

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    1. Scriverò all'Accademia per il Nobel, proponendoti come futuro membro del Comitato decisore, anche se non sei svedese: mi sembri più concreto dunque più adatto :D

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  13. La semplicità spesso va dritta al cuore, evidenziando solo l'essenziale che sa andare a segno molto più di mille parole. :)

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    1. Ne sono convintissima, ma in certi ambienti non la pensano come noi! :)
      Ciao Yashal, grazie per avere lasciato un tuo commento.

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  14. Mio nipote, 28enne laureato in filosofia lettore onnivoro, mi ha scritto appena saputo del Nobel. Mi ha passato un articoletto con la biografia di Fosse (https://tg24.sky.it/lifestyle/2023/10/08/premio-nobel-letteratura-jon-fosse). Ho subito risposto: “Guardando la foto faccio considerazioni fisiognomico-frenologiche e dico che ha un cervellone, troppo facile”. “Ahahah sì, trovo anch’io. Ma te l’ho mandato per un motivo che se leggerai coglierai immediatamente” . “Dunque... leggendo l’articolo ho notato queste due cose, la conversione al cattolicesimo e l’uso del neonordico, che ne fa un Paolo Nori norvegese...”. Ecco, Paolo Nori, nonostante sia stato tradotto in varie lingue, credo sia intraducibile. Da qui l’incomprensibilità dello stile degli estratti che si trovano in internet.
    Bellissimo il tuo post, che affianca i giudizi del Nobel a quelli delle pagelle...! Davo grande importanza al Nobel...

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    1. Grazie, ogni tanto spoetizzo un po'! :)
      Ho letto anch'io di questa conversione e da lì mi è venuta la curiosità di approfondire ed eventualmente di leggere qualcosa di suo, ma ora che mi hai dato l'informazione sul neonordico alla Paolo Nori... non so se ci ripenso! :D :D

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