martedì 30 agosto 2016

Il blocco dello scrittore: ho scomodato Nietzsche


Mi impegno a curare il giardino della mia fantasia, dove crescono alberi di idee che fioriscono ogni stagione. Pianto speranze aspettando di raccogliere sogni. Ascolto consigli, do consigli, leggo opere altrui, scrivo pagine mie. Critico, accetto critiche, rifletto, invito alla riflessione. 
Mi faccio medaglia a due facce per essere una cosa e tutto il suo contrario, per agire in un modo e fare l'opposto, ora ispirata e propositiva, un minuto dopo spenta e demotivata.

E intanto la pagina resta bianca.

Si direbbe che il blocco dello scrittore sia una malattia ciclica: torna a periodi. E che l'ispirazione sia un treno che passa in velocità e si ferma solo per pochi secondi. Se non si salta su al volo, chissà quanto tocca aspettare prima che arrivi il prossimo.
Poi, qualche giorno fa, leggo, non ricordo bene dove, un frammento postumo di Nietzsche, mentre da un'ora guardo l'ennesima pagina vuota, pensando di attraversare il nulla siderale.
Quando realizzo che per coltivare la mia passione per la scrittura uso semi di niente, improvvisamente le parole del filosofo tedesco si impongono alla mia attenzione e si trasformano in massime che vengono a suggerirmi qualcosa.
Nulla di nuovo. Solo un ripasso di cose già dette tante volte, ma io lo prendo come un segno e quel monito che Nietzsche rivolge al figlio diventa un messaggio che riadatto alle mie esigenze.

"Figlio mio, vivi in modo da non doverti vergognare di te stesso, dì la tua parola in modo che ciascuno debba dire di te che ci si può fidare; e non dimenticare che dare gioia ci dà anche gioia. Impara a tempo che la fame dà sapore ai cibi, e rifuggi la comodità perché rende insipida la vita. Un giorno dovrai fare qualcosa di grande: a tale scopo devi diventare tu stesso qualcosa di grande."

Rileggo la citazione, la scompongo in regole da tenere presenti come quelle, d'oro, che tanto ci affanniamo a seguire e provo a farne un micro manifesto con funzione di sprone per le volte in cui il foglio bianco si ostina a rigettare idee e parole.
Mi dico:

Marina,

Scrivi in modo da non doverti vergognare di te stessa.

È uno dei motivi per cui spesso rinuncio a completare ciò che inizio. Non mi sento all'altezza del tipo di scrittura cui ambisco.
Invece, forse, dovrei provare a non imbarazzarmi del modo in cui voglio raccontare.

Racconta le tue storie in modo che ciascuno debba dire di te che ci si può fidare.

Buttare le idee tanto per avere un romanzo scritto sul tavolo non fa per me: se ho conquistato qualcuno con la mia scrittura devo provare a non deludere le sue aspettative. 
Per questo aspetto l'idea vincente e non mi accontento di qualunque cosa purché scritta bene.

Non dimenticare che dare gioia, scrivendo, dà gioia anche a te.

Scrivere rimane il più egoistico dei miei divertimenti, perché prima di tutto mi regala benessere, mi fa stare bene e io non voglio rinunciare al piacere puro di farlo per assecondare una volontà non mia. Scrivere per gli altri, cioè godere di meno solo per accontentare il pubblico, nuoce alla mia fantasia.

Impara a tempo che la voglia di scrivere dà sapore alle storie.

Più si scrive più si ha voglia di scrivere e quando interviene questo meccanismo anche le storie guadagnano in qualità e contenuti.
Devo ripetermelo più di frequente: quando le idee sono a spasso, posso provare a convogliarle partendo da una parola, da un concetto, anche da un post senza importanza nel mio blog. È un esercizio che muove gli ingranaggi del cervello, faccio fatica a convincermene. 

Rifuggi la comodità perché rende insipida la scrittura. 

Quante volte diciamo che scrivere è impegno, sacrificio, costanza, determinazione? 
Idee e parole non piovono certo come la manna dal cielo!

Un giorno dovrai fare qualcosa di grande: a tale scopo devi diventare tu stesso qualcosa di grande.

Quest'ultimo pensiero non ha bisogno di riadattamenti.
Qui lascio fare al destino. Per ora di grande ho solo due cose: la pazienza e i sogni. Mi accontento di credere fattibile tutto, anche quello che non accadrà mai. 

Nel campo arido della pagina bianca pianto semi di nulla, chissà che non diventino germogli di possibilità.

69 commenti:

  1. Puoi provare con le strategie laterali, altrimenti conosciute come carte di Brian Eno. Il mazzo ormai è introvabile ma puoi chiedere a qualcuno, potremmo farlo noi e rendere la cosa disponibile a tutti, di scrivere una serie di frasi o parole su un foglio, compilando ambo i lati, in modo da creare appunto un mazzo. Ne peschi 3 a caso e ci dai dentro a pensare qualcosa di utile per la tua storia. Funziona sicuro.
    Ecco per te le mie 3 frasi:
    - un bosco fitto di alberi
    - comprare una torta e non avere più voglia di mangiarla
    - aquiloni
    un bacione

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    1. strategie oblique, non laterali, ma muovono il pensiero laterale, scusa. S.

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    2. Bello, non lo conoscevo.

      Qui c'è la versione web (solo inglese):
      http://music.hyperreal.org/artists/brian_eno/oblique/oblique.html

      Qui ci sono le prime tre edizioni (sempre in inglese):
      http://www.rtqe.net/ObliqueStrategies/Edition1-3.html

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    3. Sandra, con queste strategie laterali mi hai aperto un mondo, grazie! Conosco Brian Eno (chi non lo conosce), ma non lo immaginavo alle prese con una tale felice intuizione.
      Sai che, in piccolo, la storia che sto scrivendo grazie all'ennesima luce creativa che ha brillato durante tutta l'estate, è nata proprio da alcune frasi tratte da un libro letto poco prima di partire?
      Le ho segnate e le ho fatte diventare una guida utilissima. In una, che coincidenza, c'è un aquilone! :)

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    4. Io, invece, ho letto questo, a riguardo: http://www.lintellettualedissidente.it/homines/brian-eno/
      In pratica ogni carta contiene un precetto, una sorta di consiglio utile a risolvere i blocchi creativi.
      Ne terrò conto, d'ora in poi!

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    5. È una tecnica che può funzionare quando si è a corto di idee e si vuole ripartire scrivendo una nuova storia. Ma quando il blocco arriva a tre quarti del tuo romanzo? Quando, cioè ti areni perché improvvisamente ti rendi conto che il finale che avevi ideato sin dall'inizio non funziona?

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    6. Ecco, come la mettiamo?
      Lì, forse, è vero, funziona la tecnica del mettere a riposo la storia. Nella confusione di idee e di intenzioni è difficile recuperare il bandolo della matassa. Invece, lasciare evaporare il caos può fare emergere dal nulla la soluzione cercata. Qualche volta, con me, ha funzionato. :)

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  2. Sto leggendo Il cacciatore di aquiloni, uscito ormai da più di 10 anni. Ecco spiegato il ritorno degli aquiloni.
    Felice di esserti utile, il nostro gruppo è troppo forte!
    S.

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  3. Io penso che le idee vengano vivendo. Più ci si rinchiude in sé e nella scrittura più è difficile che qualcosa filtri dall'esterno. Vivendo appieno la nostra vita, con la famiglia, i viaggi, gli impegni e tutto quanto entriamo in contatto con mille potenziali spunti. Bisogna vivere con le antenne tese e poi le idee arrivano, magari da una chiacchiera sentita al bar o da un cartellone pubblicitario visto passando in auto. Le idee sono là fuori, prima o poi in una ci si inciampa! Quindi fossi in te non mi preoccuperei troppo. Arriveranno.

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    1. Sì, vivo anch'io così la mia ispirazione e ho riempito pagine e pagine di taccuino con spunti da far fruttare. Eppure ci sono volte in cui quegli spunti rimangono pigri e non cercano sviluppo, mentre invece sono sicura che alcuni meriterebbero una storia. Non ne faccio un dramma, ma mi piacerebbe regalar loro una vita propria!

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  4. Le idee vengono tenendo allenata la parte del cervello che presiede i processi creativi, cosa non facile visto che il nostro Sistema fa di tutto per rinchiuderci nell'automatismo. Ho comprato un libro che dovrebbe agevolarmi in questo, e penso che in autunno dedicherò una serie di post all'argomento, con consigli ed esercizi.

    La frase di Nietzche, invece, mi fa venire in mente il principio del "vivere come se", tanto decantato dai sostenitori della PNL, che ti esorta a vivere come se fossi già la persona che desideri.

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    1. Ogni tanto mi piacerebbe vivere come se, ma temo non sia quello che voglio veramente, alla fine.
      I tuoi futuri post su consigli ed esercizi a riguardo, invece, mi incuriosiscono e mi interessano molto. Vado alla ricerca di cose che non so e che potrebbero essermi utili.

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    2. Il "vivere come se", secondo me è fondamentale se uno vuole un cambiamento, altrimenti non c'è motivo. è un discorso che si intravede tra le righe anche nel capitolo che ti ho mandato: se una persona non parte dalla propria testa, per modificare ciò che non va nella sua vita, non riuscirà mai a innescare la molla. Per cui, anche nella scrittura, quando c'è un dubbio può essere utile chiedersi: cosa farebbe un professionista? :-)

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    3. In questo le letture vengono in aiuto. Tante volte mi sono servita di "quello che scrivono" altri autori per arrivare a capire cosa voglio scrivere io.

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    4. Sì, è vero. Al di là dei contenuti delle nostre storie, però, è importante l'atteggiamento mentale. :)

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  5. E' bellissima la citazione, racchiude insegnamenti preziosi per un'esistenza di valore. Le regole che ne hai tratto per la scrittura sono magnifiche e tutte condivisibili. In particolare, mi colpisce la frase: "impara a tempo che la fame dà sapore ai cibi." In quella singola parola "fame", ci leggo tutta la profondità del pensiero, qualcosa che va ben oltre il semplice desiderio, una necessità, un'urgenza vitale che fa male se non soddisfatta e che emerge con più forza in caso di privazione. Le implicazioni di questo pensiero, riferite alla scrittura, sono tantissime. Mi viene in mente che non serve scrivere qualunque cosa, ma solo quello che può essere inteso come nutrimento essenziale per l' anima. Contenuti di valore, ricercati con determinazione e pazienza, di cui andare orgogliosi. E qui, il richiamo alle altre regole da te esposte. Forse, la mancanza di ispirazione non è altro che un'attesa; il momento in cui non ci accontentiamo di qualunque cosa, ma ricerchiamo quell'idea unica che riesca a dare un sapore speciale alle storie che andremo poi a raccontare. In questo senso, non è così negativo questo stato di sospensione.

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    1. Esatto: contenuti di valore. Sono quelli di cui vado alla ricerca, che ogni tanto mi suggeriscono storie che,poi, temo di non sapere raccontare. Io sono la prima a preferire le attese alle soluzioni facili, però mi piacerebbe anche provare a superare certi limiti mentali che mi frenano, fare tacere quella voce che mi mormora sempre all'orecchio: "questo è banale", "questo è poco interessante", "con questo vuoi dire cosa?"

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    2. Ti capisco non immagini quanto. In particolare, quando provo a scrivere mi blocca sempre il timore di essere banale (cioè, l'idea di aver scritto proprio una onzata!) però, su quella onzata si può riflettere, la si può elaborare o la si può lasciare così com'è e affrontare il lettore, far dire a lui/lei cosa ne pensa. Non sempre siamo giudici efficaci verso noi stessi. Una cosa che mi ha colpito molto è capitata un anno fa, quando ho partecipato al concorso di Romina. Lì, avevo scritto per dare voce a una iniziativa che ritenevo bella e poi, mi sono sorpresa quando è stato scelto il mio racconto tra quelli finalisti. Io credevo di non aver scritto niente di meritevole, certo non proprio una schifezza, ma niente di speciale, specialmente in confronto ad altre storie. Quindi, Marina non so se quanto ho scritto serve a qualcosa, ma alla peggio ho condiviso le mie emozioni. bacioni ^_^

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    3. E non facciamo questo, in rete, nei nostri blog, cara Iara? Condividere emozioni!
      Me la ricordo l'iniziativa di Romina e anche il tuo bellissimo racconto! È vero, comunque quello che dici: certe volte sono sensazioni soggettive, spesso capita anche a me di stupirmi quando ricevo complimenti inattesi su cose per me ordinarie. E magari quando sono convinta della bellezza di una cosa scritta con trasporto, non sortisco gli effetti sperati.

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    4. E vado ancora oltre. Spesso, ci sforziamo di ricercare una grande idea, qualcosa che possa stupire, il seme sensazionale da piantare, quando poi, sono le piccole emozioni, eventi ordinari che possiamo prendere e far diventare grandi con le parole.

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    5. Brava. Per esempio io adoro le margherite, il fiore di campo più semplice e nello stesso tempo più bello che ci sia! A me piacerebbe riempire la pagina bianca di margherite! *_*

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  6. Io sono molto d'accordo con Tenar. Le idee vengono vivendo la vita di tutti i giorni e cogliendo particolari all'apparenza innocui. Ti faccio un esempio pratico: questa mattina, mentre venivo in ufficio, ho trovato per terra una carta da gioco: era un jack di cuori. E' una cosa insolita (di solito trovi cartaccie, qualche piccolo rifiuto, qualche mazzo di banconote :-) ...). Il jack di cuori mi ha colpito e mi sono immaginato un abbozzo di racconto. Questo potrebbe essere uno spunto. Altre volte, mentre bevo il caffè al bar, mi capita di sentire inavvertitamente qualche scampolo di discussione di altre persone. E cerco di immaginarmi il resto oppure le vicende che hanno portato allo scambio di battute che ho sentito. Spunti così, nella vita di tutti i giorni, penso che ce ne siano molti. Forse bisogna solo tenere le antenne dritte.

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    1. È così: non farsi mai sfuggire i particolari all'apparenza innocui.
      Di solito è quello che faccio, ma è il collocare l'idea che spesso mi manca, cioè l'incapacità di saperla usare in modo giusto, di darle una veste importante, non voglio solo essere mossa dal desiderio di sfruttare quello spunto, voglio che quello spunto sia l'inizio di qualcosa di bello, per non dire unico (senza naturalmente sembrare presuntuosa!). Il blocco nasce da questa consapevolezza.

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    2. Toh, guarda! Manco a farlo apposta ti ho trovato la soluzione... :-D

      http://www.internazionale.it/notizie/2015/04/03/viaggiare-creativita-estero

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    3. Okay! Organizzerò un bel viaggetto a Cancun: è sull'integrarmi con usi e costumi del luogo che nutro fortissimissimissimi dubbi!
      Già ho fatto il mio provando a capire i romani! :P

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  7. Faccio mio questo manifesto, invero era già qualcosa di mio, mi sono riconosciuto. Hai espresso in maniera toccante la gioia e la tribolazione di chi ambisce a narrare storie. Per quello che mi riguarda sono sempre in difficoltà perché scrivo sull'onda dell'emozione, e quando mi prende la smania in momenti dove necessariamente devo occuparmi delle cose pratiche... bè è una bella fregatura.
    Bellissimo articolo Marina, bello davvero.

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    1. Grazie, Max! Anche tu hai usato un'espressione che sposo in pieno: scrivere sull'onda dell'emozione. È quello che faccio anch'io, ma forse questo è il vero problema, perché l'emozione è un attimo, è una sensazione fugace e per approfittarne appieno bisognerebbe avere un'intera giornata libera da dedicare solo alla scrittura. E non c'è!

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  8. Ciao Marina, il tuo manifesto è ottimo!
    Anche i commenti però non sono da meno. Non ho altro da aggiungere soltanto divertiti. Fallo con piacere e soddisfazione. Trova dentro di te a soddisfazione di dire o'ho scritto. Ora le metto a riposo per un po', come fosse una torta che dee lievitare. Quando sarà lievitata rieggendolo troverai le pecche se ci sono e avrai la soluzione giusta per eliminarle.
    Però perservera.

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    1. Persevero sì, io lo so fare bene! Nelle cose più importanti la perseveranza mi ha sempre premiato. Se anche la scrittura lo è, saprò aspettare che arrivi il momento giusto! :)

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  9. Vorrei aggiungere qualcosa anch'io ma sono stati tutti così saggi che mi pare di dire una str@nz@ta. Va beh, facciamo che ti ho fatto un salutino, eh? :D

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    1. Tu sempre a sminuirti, vero? Nessuna saggezza, solo parole, sfoghi, pensieri. Intasco il salutino, però, molto volentieri! :D

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  10. Ciao Marina, sai dirmi da dove proviene esattamente la citazione di Nietzsche? Sinceramente non ci trovo dentro il suo stile.

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    1. Google books lo trova all'interno di L'Oscuro Piacere di Carlo Turani. Lui lo cita come "Frammenti postumi" ma è difficile dire se sia vero o se sia uno di quegli aforismi sballati tipo le frasi di Einstein o le spassosissime invenzioni che ultimamente attribuiscono su FB alla Fallaci.

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    2. Beh, Michele ha fatto una ricerca più accurata, io molto banalmente ammetto di avere trovato la frase sul web mentre cercavo la soluzione per una pagina che sto scrivendo e che ha a che fare con il rapporto genitori/figli.
      Dite che l'aforisma potrebbe non essere originale?
      I "frammenti postumi" sono contenuti in diversi volumi, ho provato anch'io a risalire alla fonte, ma ho trovato solo citazioni.

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    3. Grazie a tutti a due! Propendo comunque per la tesi di Michele, dell'aforisma sballato.

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    4. «È inutile chiedere a Google: ti dirà solo quello che gli è stato detto.» Confucio

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  11. Difficile commentare saggiamente dopo tutti gli altri, quindi cara Marina ti dico soltanto che la pagina bianca è sempre in agguato, l'altro giorno mi ero messa lì con l'idea di scrivere tutto il giorno, era l'ultimo giorno di ferie e volevo approfittare, avevo in testa la mia storia da due mesi, sono stata al computer per diverse ore e ho scritto mezza pagina. Quel giorno ho pensato fosse finita la mia vena creativa...Poi dopo qualche giorno ho provato a rileggere la mezza pagina e non so come sono riuscita a continuare, ho scritto un paio di pagine. Ora magari mi fermo qui, chi può dirlo, però cerco di perseverare e di insistere...finchè il pallino della scrittura mi gira in testa.

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    1. E se fosse anche l'atmosfera giusta a incentivare? Sono stata tre settimane in vacanza al mare, ogni mattina mi svegliavo presto (come sempre) e mentre tutti dormivano mi sedevo in terrazza con un bicchiere di te freddo accanto e scrivevo. Ho scritto tanto, considerato il periodo. Sono tornata e la magia è finita, anzi no, preferisco dire sospesa, perché anch'io penso che l'ispirazione goda di momenti sì, momento no e momenti ni. Sono nella fase ni.

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  12. Non sono una buona consigliera in materia di blocchi dello scrittore, ma l'esperienza degli ultimi mesi mi fa pensare che si debba essere gentili, e quindi pazienti, con una cosa delicata come lo scrivere. Molti grandi scrittori hanno prodotto pochissimo, o almeno pochissimo che sia stato pubblicato. Immagino che abbiano passato anche loro periodi di apparente vuoto, che abbiano scritto centinaia di pagine poi strappate, ma che alla fine ci abbiano lasciato qualcosa di speciale, un distillato di se stessi. Tolkien ha impiegato 12 anni a scrivere Il Signore degli Anelli! E comunque credo che il blocco, il vuoto, la pagina bianca, come la noia, siano una grande risorsa per la nostra creatività, per lo stesso motivo per cui la tazza non può essere riempita dal tè nuovo se prima non si è svuotata. :)

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    1. Hai ragione, Grazia! Penso anche che, forse, i grandi scrittori vivono ancora peggio la frustrazione della pagina bianca. Per loro dev'essere come se si inceppasse l'ingranaggio che ha sempre fatto funzionare le loro storie, che dramma! Certo, recuperano in fretta! :)
      Comunque sì, ci vuole pazienza, vorrei solo che la scrittura, ogni tanto, mi fosse più complice! Invece si diverte a farmi i dispetti! :)

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  13. Se posso inserirmi...Io credo che lo "scrittore" non esista. C'è già tutto dentro chi si mette davanti al computer per riempire la famosa pagina bianca. Elucubrazioni, esercitazioni, tecniche o speculazioni su metodi per esprimersi servono solo come il bicchiere che contiene un liquido. Sono utili per usufruire della bevanda, ma se quella è un vino barricato, della semplice acqua di fonte o un acido corrosivo, non dipende certo dal recipiente. Ed è la sostanza che conta. Tutto può aiutare il momento creativo, ma questo, proprio in quanto originale, viene da sè, spontaneo. E se non venisse, o tardasse a manifestarsi, è solo perchè non è pronto per venire alla luce. In definitiva: relax e siccome, PURTROPPO, la maggior parte di noi scrive solo per diletto o per accondiscendere al prurito sui polpastrelli e non per mestiere, godiamo dei nostri parti e non preoccupiamoci della durata della gestazione. Scusate l'intrusione ma, come diceva il buon Charlie Brown, siamo tutti fratelli di penna. O era Lucy?

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    1. Benvenuto Stefano, gradito fratello di penna! :)
      Sono d'accordo con te, in genere chi ha una passione viscerale per la scrittura vorrebbe riempire il bicchiere del miglior vino invecchiato e invece, spesso, si trova a versare acqua (che, poi, volendo continuare la metafora, anche quella disseta, eh!)
      In genere, anch'io aspetto che il frutto maturi sull'albero, ma non ti capita di immaginarlo succoso e pieno di polpa e di vederlo invece secco e un po' patito? Certe volte vorremmo abbreviare i tempi di gestazione, ma lì la dea pazienza deve venirci in aiuto. Siamo dilettanti col prurito sui polpastrelli, hai detto bene!

      Partecipare alle discussioni nutre il dibattito, ho creato un blog per questo! Il mio è un invito a tornare quando vuoi.

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    2. E bravo Stefano Zingone, perfetto. Concordo in pieno.

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    3. Max, Stefano è anche un ottimo scrittore. Sul suo blog e su G+ ci sono suoi post stupendi!
      E detto questo chiudo altrimenti sembra che prenda la percentuale 😊
      Il prurito ai polpastrelli... lo sentiamo sì, e anche dentro la testa quando ideiamo, pensiamo, creiamo. E' creatività che si esprime con le parole anzichè col pennello o lo scalpello. Non sempre corrisponde a quello che vogliamo ma... corrisponde a realtà questo minor valore o forse pretendiamo troppo?
      Può anche capitare che noi stessi ci innamoriamo di uno nostro scritto che per gli altri non vale nulla o viceversa. Siamo fallibili

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    4. Naturalmente, poiché ho piacere di conoscere meglio chi viene a trovarmi ho visitato la pagina web di Stefano e ho scoperto delle cose scritte davvero molto significative.
      Sei uno scrittore anche tu, Stefano, puoi capire certi umori e certe istanze! :)

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  14. Ho sempre pensato che uno Scrittore tenda naturalmente e forse inconsapevolmente a un manifesto simile a quello che hai qui proposto. Da lettrice, secondo me emerge abbastanza chiaramente chi non ha il quid. Ovviamente la costruzione forzata cui molti aspiranti scrittori ricorrono, non li aiuta.
    Vuoto e pieno, anche la pagina bianca dice, se provi ad ascoltarla nel modo più opportuno, senza preconcetti/gabbie e timori (almeno che non siano troppi ;) ) E pazienza e costanza...
    Io tifo per te, lo sai! ^_^

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    1. Grazie Glò per la fiducia! :)
      Il quid dovrebbe fare la differenza. Ecco, io non so se ce l'ho, ma non voglio dimostrare di esserne priva. Sapere scrivere in un italiano corretto non è il punto di forza di uno scrittore, è il comunicare qualcosa di importante (parlo di emozioni) attraverso l'uso corretto della lingua che fa di uno che scrive uno Scrittore.

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  15. Ciao, Marina! Innanzitutto spero che le tue vacanze siciliane siano andate alla grande; io sono andata una settimana in Puglia, che mi ha incantato, alla lettera.

    Non ho mai provato il blocco della pagina bianca - sarò una dei pochi fortunati? - ma piuttosto altri generi di frustrazioni che derivano dalla mancanza di tempo da dedicare alla scrittura in modo costante rispetto a un'idea che preme con forza, e la perenne insoddisfazione del risultato rispetto a quello che avevo in mente.

    L'idea di Sandra ripresa da Brian Eno mi sembra davvero ottima! Una volta avevo provato a fare qualcosa di simile, ma più che altro per gioco ed era relativo alla poesia. Avevo aperto a caso il dizionario e avevo assemblato le parole che avevo scelto a occhi chiusi. Ma sai che effetto straniante? :-)

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    1. Bentornata, Cristina! La Puglia sarà la mia tappa l'anno prossimo: so che è molto bella, ma la conosco poco.
      In Sicilia sono stata benissimo, come sempre! :)

      Con la poesia, in effetti, la scelta di parole casuali da mettere insieme in versi può essere persino divertente.
      Per esempio, con quelle suggerite da Sandra, verrebbe fuori qualcosa di carino!
      L'idea funziona nel campo della musica, potrebbe avere il suo perché anche in quello letterario, nella narrativa. Da sperimentare!
      Sei davvero fortunata a non provare la sensazione di vuoto che ti dà il voler dire delle cose, ma non sapere in che modo! È così frustrante! Hai una voglia matta di scrivere e invece il cervello si ribella e non ti vuole suggerire niente. È una lotta e vince sempre lui!

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  16. Strano fenomeno quello del "blocco dello scrittore". Mi sono sempre chiesto se esiste veramente o se sia un modo curioso per definire un fenomeno molto più diffuso, quello di essere stanco della propria routine quotidiana.

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    1. Credo che esista, sì! Poi, magari, qualcuno gli ha dato un nome per identificarlo che suona un po' strano: chiamarlo "blocco dello scrittore" non è il massimo, ma rende l'idea. È un blocco, un freno tirato all'improvviso mentre, al contrario, vorresti riempire la routine quotidiana di scrittura. È quella voglia matta che hai di trasferire nel migliore dei modi un'idea e la difficoltà che incontri persino a formulare un pensiero. È uno scompenso, perché non è la stanchezza che vuoi combattere costringendoti a scrivere, al contrario è l'impulso forte di scrivere che si perde in un oceano piatto, senza rotta.
      Mai avuto simili sensazioni?

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  17. Io dico che hai colto nel giusto quando hai parlato dell'ispirazione come un treno che passa veloce e devi prenderlo al volo. Possiamo stare qua a inventarci dei metodi per venirne fuori, ma la realtà è che l'ispirazione arriva quando le pare e tutto quello che si può fare è starsene seduti in stazione in attesa, pronti a sfruttare quei momenti al meglio. Insomma, io la vivo così, mi infastidisco quando mi blocco ma poi mi rendo conto che, per quanto possa impegnarmi, non sarò mai io a decidere come e quando tornerà questa benedetta ispirazione.

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    1. Cara M. Teresa, ragiono così anch'io e sono sempre parcheggiata alla stazione! :)
      Benritrovata anche a te da queste parti!
      E aggiungo che mi piace molto la tua foto rinnovata del profilo (l'avevo già notata su Fb).

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  19. Il Blocco dello scrittore per me è quella discrepanza tra quando hai voglia di scrivere -e sei al lavoro, magari in riunione- e quando puoi scrivere in tranquillità -ma hai lasciato le idee in ufficio- e quindi finisci col rinunciarci. Sulle idee concordo con Tenar, quelle se ne saltano fuori davvero all'improvviso, anche se richiedono parecchio lavoro di lucidatura e pulitura prima di riconoscerle come buone.

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    1. Le idee che saltano fuori, di solito, confluiscono in storie brevi, ho tanti racconti che nascono proprio da un particolare che mi ha colpito, da una frase che lascia il segno. È nella lunga corsa che adesso mi perdo un po'.
      A me capita quando mi sveglio, al mattino: mi arriva l'ideona che svolterà, poi mi alzo e mi accorgo che l'ho lasciata fra le lenzuola! E non la recupero più, eh!

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  20. Cosa posso dirti? non credo di avere soluzioni, penso che ci sia un tempo per prendere appunti, uno per leggere cose che ti torneranno utili, un'altro per osservare e metabolizzare fatti, piccoli o grandi che siano, che verranno elaborati come per incanto durante la battitura. Questi periodi possono susseguirsi dentro un breve periodo, oppure prendersi un tempo lunghissimo, non credo che ci siano dei trucchi particolari per sbloccarsi. Forse l'unica cosa da fare è quella di sapere aspettare, avere la pazienza e l'umiltà di cogliere l'attimo giusto per iniziare a ballare. Provo a spiegarmi meglio, immagina la scena; Marina seduta, durante una festa, in un'angolino tranquillo ad osservare le persone che ballano e bevono, ridono e fumano. Lei sente la musica ma la sua testa è altrove, è incuriosita da un cane che fa le fusa ad un gattino, e poi sorride per il cuore spezzato della nipotina lasciata da un ragazzino ancora troppo stupido, si perde dietro le bollette da pagare e viene raggiunta dal pensiero che i genitori stanno invecchiando e mille altre piccole cose che lei non si stanca di osservare e registrare. Poi, improvvisamente, appare, come accade solo nei film americani, l'intramontabile cavaliere (ispirazione, musa, sblocca-scrittore etc etc). Adesso la nostra Marina non sente la musica ma sta ascoltando la musica e viene trascinata dentro il cerchio, e non può fare a meno di ballare perché un flusso di energia potentissima la spinge a ballare, ballare fino allo sfinimento, ballare fino a quando non avrà smesso di ascoltare la sua musica. Ecco non so se ho reso l'idea... ma per me scrivere è questo. Ciao ti abbraccio con affetto.

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    1. L'hai resa alla grande, Giuseppe! Ecco, voglio ballare in questo cerchio, ma non ci sono cavalieri disposti a invitarmi!
      EHI, CAVALIERE, CI SEIIII?
      :)

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    2. Pazienza e umiltà, ricorda pazienza e umiltà, oppure per dirla come nei favolosi anni ottanta, metti la cera, togli la cera...metti la cera, togli la cera ;)

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    3. Pazienza e umiltà: ne butto a chilate che a venderle diventerei ricca! :)

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    4. Ahaha, se lo dice la scienza... :D

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    5. Spiegazione magnifica questa di Giuseppe! :)

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    6. Grazie Patricia... vedi cosa bisogna inventarsi per tirare su il morale di Marina ;)

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    7. :)
      Mi piego ma non mi spezzo! :P

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  21. "Non dimenticare che dare gioia, scrivendo, dà gioia anche a te."
    Questo mi ricorda il mio guest-post: "Scriviamo per comunicare, o meglio per trasmettere emozioni e riceverne a nostra volta."

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    1. Ciao Marco, ti ritrovo volentieri da queste parti!
      È vero e non è una novità: solo che qualche volta bisogna ripeterselo!
      Scriviamo per trasmettere e ricevere emozioni. :)

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