Per la rubrica “Il vino buono sta nelle botti piccole”, oggi vi presento la casa editrice indipendente:
I corridoi del piano terra sono mezzi vuoti: l’orario consente ancora un comodo passaggio, ma so che se non faccio in fretta, mi troverò schiacciata dentro un tunnel di persone in processione davanti agli stand delle case editrici: sono a “Più Libri Più Liberi 2019", è sabato e sono le 15:30.
Con il programma in mano percorro la fila D e mi soffermo davanti a un banco che catalizza la mia attenzione: i miei occhi si piantano sul tappeto di testi allineati sopra il tavolo della Nuova Editrice Berti, realtà editoriale indipendente, con sede a Parma. Sulla sinistra sono concentrati i libri che attirano di più la mia curiosità: la tonalità poco satura dei colori pastello, che fa da sfondo a una grafica molto bella, conferisce all'allestimento un raffinato effetto vintage.
È lì che, in mezzo al rosa pallido di Jane Austen, il verde sfumato di Virginia Woolf e il seppia di Francis Scott Fitzgerald, scorgo il glicine di Proust. Non ho avuto alcun dubbio: la mia scelta è subito caduta sui librettini “Snob” e “La ragazza con le rose rosse”, due preziosissimi cammei dell’autore della mia amata “Recherche”, ai quali ho dedicato il mio tempo di lettura più che volentieri.
Questo volumetto di meno di cento pagine raccoglie alcune delle parti di cui si compone un’opera che Marcel Proust ha pubblicato nel 1896, “Les Plaisirs et les Jours", un insieme di poesie e prose sparse contenente in nuce temi e osservazioni che saranno poi sviluppati nella futura grande opera “Alla ricerca del tempo perduto.”
“Snob” è, in particolare, il titolo di una sezione, divisa in quattro capitoli, dei Fragments de comédie italienne, inseriti nella raccolta e parzialmente presenti in questa edizione ridotta.
Esiste una categoria di persone, alla quale Proust rivolge il proprio sguardo critico, che è affetta da ciò che lui ritiene essere un autentico “morbo”: lo snobismo. Esso è tipico di una certa classe sociale avvezza a ritenere la mondanità come veicolo di affermazione e unica fonte di piacere.
Nel breve racconto iniziale, “Violante o la mondanità” è facile seguire la caduta verso quel nobile baratro rappresentato dalla “mediocrità dei mondani” di Violante, figlia della viscontessa di Stiria, che, respinta da un giovane inglese di cui si innamora, si rifugia nella vita mondana da questi tanto amata, solo perché desiderosa di conquistare tutte le prerogative delle donne che le erano state preferite, seppure valessero meno di lei.
“La mondanità, per me, è soltanto un mezzo. Dà armi volgari, ma invincibili, e se un giorno vorrò essere amata, bisogna che io le possegga.”
Nonostante il disprezzo per la vanità dei propri pensieri, Violante fa il suo ingresso nelle cerchie degli aristocratici, frequenta salotti di nobili dove è osannata per il buon gusto e molto corteggiata; eppure tutto questo “lustro” le dà solo una gioia fittizia: lo stile di vita affettato, l’immoralità della buona società, l’esibizionismo, la civetteria, l’ambizione, diventano prigionia, condanna, corruzione.
“Un ambiente mondano è quello in cui l’opinione di ognuno è determinata da quel che pensano gli altri. È determinata dal contrario di quel che pensano gli altri? Allora è un ambiente letterario.”
In “Orante” c’è il velato rimprovero verso quel tipico atteggiamento di chi ostenta un modus vivendi che non gli appartiene pur di ottenere pubblica visibilità:
“Con tutto il vostro talento pensate di non distinguervi a sufficienza dal resto dell’umanità e sentite ancora il bisogno di interpretare un personaggio così meschino?”
Ed è straordinaria l’ironia con cui Proust dirige il dialogo fra Bouvard e Pécuchet (protagonisti dell’omonimo romanzo incompiuto di Flaubert), in “Mondanità e melomania di Bouvard e Pécuchet” i quali, guadagnata una buona posizione sociale, sono pronti a darsi alla vita mondana; così, per poter brillare in società, studiano gli argomenti di cui normalmente si discorre nei salotti, in primis la letteratura contemporanea.
Lusso, finzione, invidia, lusinghe, pettegolezzi, sono tutte componenti di quella deformazione caratteriale ben descritta in “Una cena in società”, una sorta di prova generale dei più dettagliati salotti mondani in casa delle famiglie aristocratiche della Parigi fin de siècle, raccontati dal Narratore della Recherche.
In mezzo a conversazioni su arte, letteratura, musica, emerge sempre il tratto comune fra i convitati, la meglio definita follia collettiva o epidemia dominante: sempre e solo il deprecato snobismo.
LA RAGAZZA CON LE ROSE ROSSE
L’infaticabile attività di Proust è testimoniata da alcuni taccuini (Cahiers) su cui egli annotava a penna pensieri, bozze di parti che poi decideva se inserire o meno nella sua grande opera, la Recherche. Sono pagine preziosissime che mostrano il capolavoro letterario in divenire, con le prime sommarie caratterizzazioni dei personaggi, appunti spesso frammentari completati da schizzi imbastiti nei margini, talvolta anche sovrimpressi alla scrittura.
“La ragazza con le rose rosse” raccoglie alcuni stralci tratti da questi quaderni: in essi Proust immagina l’incontro con una donna sconosciuta, che suscita da subito in lui il desiderio di sapere chi sia e lo porta a una spasmodica ricerca della sua identità, senza risultato. È in queste pagine che ritroviamo i prodromi della creazione dell’indimenticabile personaggio di Albertine, comparsa nel secondo volume della Recherche, “All’ombra delle fanciulle in fiore”, mentre spinge la sua bicicletta in mezzo a un gruppo di giovani donne che passano davanti al Narratore, durante il soggiorno a Balbec. La sfrontata e ridente Albertine con le guance il cui rosa aveva la sfumatura ramata che evoca l’idea del geranio è la proiezione della misteriosa fanciulla che, a un ricevimento, folgora con la propria bellezza l’uomo che ne sta parlando nel Cahier 36:
“A metà del ballo, i miei occhi si posarono involontariamente su una ragazza dai brillanti occhi neri, orlati di lunghe ciglia, in un viso di un rosa quasi violaceo, di cui doveva ben sapere la ricca e saporosa dolcezza, perché aveva alla scollatura e nei capelli alcune rose rosse...”
E un’analoga descrizione si trova nel Cahier 43, dove l’incontro avviene, invece, in casa dei principi di Guermantes:
“Nel flusso di persone che ingombrava il passaggio del salone all”orangerie, i miei occhi restarono colpiti dalla vista di una ragazza dagli occhi azzurro scuro, orlati di lunghe ciglia nere, dal colorito liscio e brillante come certi petali, di un rosa vivo profondo e cupo, che lei stessa doveva apprezzare quanto meritava perché aveva nei capelli e alla scollatura delle rose safrano e altre rosso cupo che ne mettevano singolarmente in risalto la dolcezza opulenta e liscia.”
Questi brani non troveranno spazio nella Recherche, se non nella descrizione fisica di quell’Albertine verso cui il Narratore svilupperà il proprio interesse.
Il modo in cui Marcel affronta il turbamento provocato in lui dalla folgorante apparizione della donna, che lo fissa con audacia inaudita, rivolgendogli un segno d’intesa, quasi un sorriso d’assenso, rivela la vena umoristica di Proust: quando, in base alle informazioni ricevute, pensa di avere individuato la persona che sta cercando, allora comincia un trasognato adattamento alle possibili vite attribuite a quella donna, che lo porterà ora a ossequiare la sua aristocratica discendenza francese, ora a ritenere adorabile la semplicità e l’austerità della sua appartenenza a una famiglia borghese di Parigi, ora a condividere i suoi talenti musicali. E si lascia andare a un appassionato interesse verso ognuno degli ambienti prediletti in cui la propria immaginazione colloca la fanciulla, rinnegando ciò che in un altro precedente contesto ha ritenuto irrinunciabile: “Che felicità che non fosse una ragazza dell’aristocrazia.”
Eppure ogni sforzo, ogni tentativo, resterà inevaso: non ci sarà mai modo di rintracciare questa evanescente figura, il desiderio di Marcel rimarrà inafferrabile, solo uno sfogo che i taccuini preserveranno per sempre.
Sei diventata proprio una proustiana doc alla ricerca di tutte le sfumature della sua eredità letteraria.
RispondiEliminaIo ho avuto un'infatuazione simile per diversi autori (Pirandello, Borges, Virginia Woolf) però non ho avuto la costanza per leggere tutte le loro opere. Sono un lettore incostante...
Sì, e lo sai di chi è la “colpa”. Di quel bell’Ivano Landi. Io ho scoperto Proust (nel senso che ho avuto il desiderio di approcciarmi alla lettura della sua magna opera) dopo avere letto un suo articolo.
EliminaPeccato non poterglielo ricordare! 🙂
Forse tu potresti riuscire lì dove tutti hanno fallito. Convincermi ad andare avanti con Proust e provare a superare lo scoglio del secondo libro de La "Recherche". Lo so, adesso mi cacci dal blog ma mi ero già annoiata con la passeggiate a Swann ahahah...
RispondiEliminaTornando seria, ho preso nota della piccola casa editrice di cui parli oggi, grazie!
Ahahah, purtroppo sono dell’idea che Proust o ti conquista subito o non lo farà mai. Capisco la noia di cui parli, davvero e anche tutte le difficoltà di chi non è mai stato in grado di leggerlo (mia madre continua a dirmi che sono pazza e lei è stata un’insegnante di lettere che ha sempre letto molto).
EliminaSe non sei riuscita a superare il secondo libro (che, insieme al primo, per me, è tra i più belli) non oso immaginarti alle prese con il resto della Recherche. 😂
Però, se ingrandisci la foto dei libri esposti, vedrai che la casa editrice ha pubblicato un sacco di chicche, cose inedite e particolarissime di altri autori classici molto amati. Io ne ho messi in lista alcuni. 😉
Ho visto e ho segnato qualcosa di Woolf e di Austen:-)
EliminaAnch’io, proprio loro e, in più, Fitzgerald. 😉
EliminaViolante mi pare molto affine a Gastby. Non mi stupirei se Proust fosse stato fonte d'ispirazione per Fitzgerald.
RispondiEliminaUh, ma che bella associazione! In effetti, la malinconia che generano i due personaggi è affine. Chissà!
EliminaNiente, io e Proust non siamo mai diventati grandi amici. Eppure, mi ha sempre intrigato.
RispondiEliminaInvece, mi piacerebbe venire a vivere nel tuo palazzo e seguire tutte le tue avventure "letterarie" - e non solo - in giro per la città che condividiamo <3
Tu si che fai un buon uso di Roma :D
Se tu fossi un’inquilina di questo palazzo ti vorrei al terzo piano, al posto di quei rompic*** che ci siamo trovati sotto! Sai che felice curtigghiu! 😂
EliminaPer il resto, devi farmela una promessa: ci organizziamo per benino e ci spariamo un’avventura letteraria romana, che sia la fiera di quest’anno (chissà se ci sarà come sarà) o una mostra o qualsiasi altra cosa che ci faccia sentire due tokissime intellettualone! 😎 😛
Te lo giuro sulla terra santa!! Cascasse il mondo! (E speriamo di no, che qui ormai tocca stare attenti 🤣🤣🤣🤣). Ti adoro 🥰
Elimina😂😘
EliminaLa bellezza di questi piccoli editori è anche quella di pubblicare delle cose "di nicchia", trascurate dalla grande distribuzione o magari non più pubblicate.
RispondiEliminaTutto molto interessante, Marina. Mi ricordo quel nostro pomeriggio a Più libri più liberi e i tanti piccoli e grandi editori che visitammo (mi aggregherò nuovamente la prossima volta).
Infatti, è proprio questo che mi ha colpito: le chicche trovate in questi libretti così esteticamente poetici! 😍
EliminaE per quanto riguarda PLPL, vedremo come sarà quest’anno, dopo il disastro covid, che ancora non è del tutto finito e speriamo che si possa ritornare in quel caos di incontri, case editrici e libri: nella scorsa edizione mi sono divertita troppo. Stavolta ci si ritorna insieme! 😉
Proust ormai ha un posto d'onore nella tua vita Marina! Mi piacciono molto le copertine color pastello...
RispondiEliminaPensa al connubio: Proust e quelle copertine là. Come potevo resistere! 🙂
EliminaDevo dire che quelle copertina lì sono davvero molto belle, già in foto. Posso solo immaginare dal vivo! :)
RispondiEliminaSì, ne sono rimasta decisamente affascinata. Poi ho intercettato Proust...
Elimina