Avete letto il post di ieri, nel blog Io, la letteratura e Chaplin? Quello con l’esito delle votazioni sulla terza edizione di “Scripta Ludus”, il simpatico contest letterario creato da Luana Petrucci?
Okay, se sapete di cosa parlo, capite anche il motivo di questo articolo. Se non ne avete idea, vi consiglio di andare a dare un’occhiata al gioco e alle sue regole e di partecipare, perché no, al prossimo appuntamento. L'ho sempre detto, a me piacciono queste iniziative perché, al di là della competizione in sé (che mette un pizzico di sale alla semplice volontà di offrire il proprio contributo), sono un esercizio utile a stimolare la fantasia e un modo divertente per condividere il piacere della scrittura, tra parentesi: lo scopo principale per cui ho aperto il blog.
Il tempo, ormai, non agevola la mia attività blogghistica, troppe cose alle quali pensare, nuovi impegni che riempiono quasi per intero le mie giornate, nuove prospettive da prendere di petto con annessi cambiamenti e i cambiamenti, si sa, possono essere molto impegnativi. Di fatto, quelli che mi aspettano lo sono e mi sto preparando ad affrontarli. Niente di grave, eh, ma per dire: un nuovo trasloco incombe... e questo penso sia già una sufficiente ragione per entrare in confusione.
Così, se da un lato mi manca l’adeguata concentrazione per elaborare un post che non sia solo un riempitivo di idee che latitano, dall'altro la proposta letteraria di Luana è, per me, un’oasi di pace: se non ho spazio, nell'arco della giornata, per sedermi a scrivere, me lo creo quando esce la nuova puntata di Scripta Ludus. Mi serve per rilassare la mente e per tornare alla mia vera passione: creare storie, in questo caso aiutata da un’immagine.
Nel mese di aprile, la scelta era tra due foto, entrambe molto eloquenti, ma, per me, una più dell’altra. Ed è sulla prima che ho focalizzato l’attenzione, inventando l'incipit che ha ricevuto più voti.
Fa sempre piacere ottenere il gradimento dei lettori.
Questa è la foto:
Molto suggestiva, vero?
Osservandola, ho immaginato la vita di un aspirante attore di teatro in cerca di fortuna.
L’ho raccontata così:
Anche oggi torno a casa con un rifiuto in tasca. L’ennesimo. “Ti terremo in considerazione per progetti futuri”, mi ha detto quel tizio dalla platea. Stava seduto in modo scomposto, con una gamba allungata e l’altra raccolta, una mano penzolante dal bracciolo della poltrona e l’altra a sostenergli la testa che pareva senza peso. Il peso era tutto accentrato nelle sue parole: pietre sopra la fossa del mio fallimento.
Ore e ore a recitare davanti allo specchio il monologo su cui mi ero esercitato per settimane con risultati apprezzabili, pensavo! Cercavo la modulazione giusta della voce, mentre pronunciavo le battute, ma che perfezione la postura! Mi osservavo, riflesso e non potevo risultare più credibile di come mi vedevo. E invece, durante il provino, forse non ero concentrato abbastanza, forse mi è mancata l’immedesimazione piena nel personaggio, così ho lasciato il piede molle e non abbastanza disallineata l'asse della gamba, come invece richiedeva un’interpretazione verosimile del ruolo richiesto. Ho dimenticato nel camerino il bastone, che mi sarebbe stato d’aiuto e l’abbigliamento era fuori luogo: ho sbagliato a indossare la maglia a righe, credevo mi portasse fortuna, ma non era la mise giusta, quella, come ho fatto a essere così poco avveduto!
Devi essere paziente - mi ripeto sempre - questi progetti di vita richiedono tempo e intanto, resto ancora sospeso tra il sogno che mi ostino a inseguire e la realtà che mi suggerisce di aggiungere una nuova via al destino che vorrei.
Al diavolo! Non è con un palcoscenico che devo misurarmi: lì recitare è una farsa che deve apparire come vera, invece il reale palcoscenico è la vita di ogni giorno, sono le strade e il pubblico non è chi applaude da una platea, è la gente che incrocio casualmente e non ha pagato un biglietto per godersi lo spettacolo. L’arte è vita per me, ma adesso è la vita che si farà arte. Mi gioco la credibilità qui, in questo marciapiede, all’uscita dal teatro. Sono un attore e la mia finzione saprà essere convincente.
Una signora mi guarda di sguincio mentre si accomoda la spallina del reggiseno; un tipo, laggiù, ride. Di me? Trascino la gamba appoggiandomi al bastone, inclino l’anca, irrigidisco il braccio e lo spingo indietro chiudendo le dita in un pugno sgraziato. Sono pronto a recitare il mio ruolo.
Si va in scena.
sai che cosa mi è piaciuto del tuo bel racconto? L'indeterminatezza della realtà: mentre all'inizio tutto sembra chiaro, una bocciatura all'audizione teatrale, più ci si avvicina all'epilogo e più mi sorgono domande. chi è questo protagonista che parla in prima persona? un attore che vuole dimostrare il suo talento sulla strada fingendosi uno storpio? uno storpio che aveva tentato la via del teatro come caratterista e non era risultato credibile nella sua reale deformazione? un vero accattone che accentua una menomazione, vera o presunta?
RispondiEliminaBrava Marina, contento di averti votato.
massimolegnani
Grazie Massimo, contenta che il raccontino ti sia piaciuto e che tu lo abbia votato ;)
EliminaMi è piaciuto proprio perché mi è parso una sorta di "teatro nel teatro", un paradosso narrativo condensato in poche, ben scelte parole.
RispondiEliminaGrazie, Ariano. Infatti lo scopo del racconto era proprio questo. Mi fa piacere che tu lo abbia colto.
EliminaComplimenti Marina!
RispondiEliminaGrazie :)
EliminaComplimenti anche qui Marina, il tuo racconto mi è piaciuto molto (ho apprezzato il cambio di prospettiva della visione della realtà che sembrava dare la foto) tanto che l’ho votato, quindi ho contribuito alla tua vittoria, sono molto contenta.
RispondiEliminaGrazie, Giulia, per avere apprezzato e votato ;)
Elimina"Teatro nel teatro", proprio come l'ha definito Ariano Geta. Ancora complimenti, Marina!
RispondiEliminaGrazie :)
EliminaHa intrigato anche me il paradosso del teatro che si autoalimenta e mi sei piaciuta, brava Marina, e brava a pubblicizzare Luz..rendiamo l'iniziativa Evento!! 🤗
RispondiEliminaSì, aiutiamo iniziative belle come questa e grazie per l'apprezzamento.
EliminaComplimenti Marina! Presumo che l'idea dell'attore come ruolo per il nostro uomo ti sia venuta perché nell'immagine si vede l'insegna di un teatro nel vecchio stile americano, con l'enorme ingresso sotto il porticato e i caratteri luminosi in alto. :)
RispondiEliminaEsattamente da lì sono partita, Barbara, che acume! :) Ho pensato a un cinema o a un teatro, ma, ai fini della storiella che mi è venuta in mente, era più congruo immaginarlo un teatro. Grazie.
EliminaCome sempre, Marina mostra grandi doti nella scrittura. Sono strafelice che abbia portato "a casa" la terza edizione di Scripta Ludus. Io non mi stancherò mai di sostenere che dovrebbe continuare a pubblicare e proporsi. Non può tenersi tutto questo talento per sé!!! :D
RispondiEliminaGrazie, Luana, la tua stima m'incoraggia sempre, poi tutte le volte arretro di fronte all'impegno. Ma prima o poi proverò sul serio a ributtarmi su un progetto di scrittura più meditato, promesso :)
EliminaSono felice che tu abbia vinto, il pezzo era molto bello. L'ho commentato con un semplice bello ma quando parlo poco è perché altri hanno già detto tutto. Congratulazioni. Trasloco? Aiut! Hai tutta la mia comprensione
RispondiEliminaGrazie Elena e sì, presto dovrò sobbarcarmi questa nuova iattura, sigh!
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