martedì 20 settembre 2016

"Le affinità affettive" di Sandra Faè: romanzo a cinque stelle


Sintonizzatevi. 

Russians, Hungry like the wolf, Der Kommissar, The final countdown, Such a shame...

Sono brani musicali, macchine del tempo per raggiungere vecchi ricordi, voci del passato che ci portano indietro fino agli anni '80 e anche prima.
No, non vi sto proponendo l'ascolto di radio Nostalgia e non faccio pubblicità a una compilation. Oggi il Taccuino legge un libro perché le canzoni citate sono solo i titoli di alcuni capitoli di un romanzo: "Le Affinità affettive" di Sandra Faè.


Una tragedia ha macchiato la storia trent'anni fa: chi non ricorda il terribile disastro di Chernobyl accaduto nel 1986, quando un grave incidente provocò l'emissione di vapori radioattivi da una centrale nucleare, con tutte le conseguenze che ne derivarono.
Nel romanzo, questa è la parentesi, significativa, che giustifica l'arrivo in Italia di Natallia, una bambina bielorussa di nove anni.

Nonostante la centrale nucleare di Chernobyl si trovi in Ucraina, tre quarti degli scarichi radioattivi sono finiti in Bielorussia.
(...) in Bielorussia non ci sono abbastanza soldi per curarsi perché, in confronto, il paese ha ottenuto ben pochi aiuti e, con la rottura diplomatica dopo l’elezione di Lukashenko, la ue ha sospeso quasi tutti i programmi di aiuto" 
E i bambini bielorussi continuano a morire.

Per questo nasce il progetto di accoglienza Chernobyl, che prevede il viaggio terapeutico dei bambini provenienti dalle zone maggiormente esposte alle radiazioni, allo scopo di scongiurare il rischio di malattie.
Natallia, una bellissima bimba con in testa un caschetto di capelli biondi come le bambole e l'incarnato quasi irreale, arriva da Vetka, piccolo centro di un'area a rischio contaminazione.

La maternità è un regalo che il destino elargisce alla cieca, dando troppo a qualcuno e nulla a qualcun altro:

Dio, una sorta di Babbo Natale analfabeta che non sa leggere le letterine e distribuisce i regali a casaccio, tre a te, zero a me. Come chiedere la casa della Barbie e vedersi arrivare la casa, la villa a Malibù e lo chalet a Saint Moritz... a me se va bene arriva una scatola di pennarelli Carioca: da ventiquattro, neanche da trentasei.

E come se non bastasse esiste un iter burocratico che uccide, prima che le aspettative di una donna col desiderio di avere figli, i sogni di felicità di una coppia infertile che per anni ha seguito tutti gli step necessari a ottenere l'adozione per trovarsi al punto di partenza con un decreto di non idoneità chiuso dentro l'armadio.
Claudia e Gabriele accettano di accogliere nella loro casa Natallia per un tempo determinato e i preparativi si trasformano in un momento indimenticabile.

È una vigilia straordinaria: pare Natale centuplicato e anche la cameretta è quindi pronta. Mio marito ha appoggiato sul letto un foglio a caratteri cirillici con la scritta “Benvenuta Natallia”, mentre su una lavagnetta ha scritto col gesso “Priviet Natallia”. Priviet significa “ciao” ed è una delle poche parole che ho imparato anch’io.

Natallia porta con sé la bellezza e la vivacità della sua tenera età.  La sua carica di energia positiva coinvolge tutte le persone con cui viene a contatto ed è inevitabile che la casa si riempia di vitalità. Le piccole abitudini quotidiane, come il bagno a fine giornata in mezzo a chili di schiuma profumata o i cartoni animati in tv dopo cena e il bicchiere di acqua con la cannuccia incorporata di Topolino sul comodino, diventano gesti simbolici di un amore che si fa dirompente ed è capace di colmare ogni lacuna lasciata dalla rassegnazione di una maternità mancata.
Claudia è al settimo cielo, Gabriele condivide con lei un analogo stato d'animo e le settimane trascorrono tra acquisti al centro commerciale, appuntamenti dal VIParrucchiere, gite al lunapark, pic-nic e feste in famiglia. 
Il tempo, però, non fa sconti a nessuno e trascorre inesorabile. Claudia è una mamma in prestito che dovrà restituire la figlia che non le appartiene: fare il pieno di coccole nelle ultime occasioni rimaste è una priorità cui si abbandona con il groppone in gola e gli occhi lucidi di lacrime per non perdere l'abitudine alla commozione.

Il rituale della nanna è immutato: sempre prolungato con tuffi nel letto, giochi, scherzetti, nascondino sotto le lenzuola, pensare ai vestiti per l’indomani e un’infinità di “ti voglio bene” (in russo). Sappiamo tutti e tre di essere agli sgoccioli, centelliniamo ogni secondo e cerchiamo una fisicità importante, contatti con braccia talmente lunghe da arrivare fino in Bielorussia, quando sarà.

Il 3 luglio Natallia è di nuovo sopra l'aereo che la riporterà a casa. 
La partenza causa il prevedibile vuoto dell'assenza, che torna a irrompere nella vita di Claudia e del marito Gabriele.

... ogni angolo ci parla di lei, i muri sono pieni delle sue risate, anche dei suoi capricci e dei suoi “balit”, e penso che questi primi giorni saranno molto duri. Poi forse passerà e diventerà una dolce malinconia, come quando pensi all’infanzia, ricordi molti momenti, e sai che è la vita.

Quando, grazie a un progetto di ri-accoglienza, dopo le solite trafile burocratiche e una rinnovata emozione da attesa, Natallia torna in Italia per le vacanze natalizie, l'atmosfera si riempie dei colori dell'arcobaleno e la gioia si fa regalo per tutte le persone che hanno imparato ad amare la piccola bambina bielorussa.

Il romanzo di Sandra apre altre parentesi nelle quali i personaggi hanno ruoli ben definiti ed è facile affezionarsi alle loro storie: c'è collegafigo, il collega d'ufficio "figo" (che ve lo dico a fare) con le sue vicende sentimentali; Virginia, l'immigrata senegalese che tiene un corso di pasticceria nel negozio dei genitori di Claudia e profuma l'aria di zucchero e simpatia; la zia Carla, una sorta di Miss Marple magra, di quasi ottant’anni. Tutti contribuiscono a creare un'atmosfera accogliente che rende il lettore subito parte integrante delle vicende narrate, come un ospite d'onore che gioisce insieme ai protagonisti dell'arrivo di Natallia, partecipa alle riunioni di famiglia, ride e piange insieme a Claudia. 
Ecco, il pregio del romanzo, a mio modesto giudizio, resta la capacità dell'autrice di fare sentire a proprio agio chiunque entri dentro questa storia: ci si trova a seguire il corso per preparare dolci seduti su una sedia fuori dalle pagine del libro e a prendere quasi in automatico appunti per provare - perché no - quella data ricetta; si partecipa agli abbracci alla "puffolosa" mentre la si mette sotto le coperte, si sente la caciara delle feste in famiglia, soprattutto si vorrebbe confortare la protagonista nei momenti in cui la malinconia le toglie il sorriso, farle compagnia quando ha voglia di piangere, essere lì, ad ascoltare con lei One degli U2 mentre, in auto, corre incontro all'arrivo di Natallia.

Sandra Faè ha scritto un gran bel libro, dove la sofferenza per la maternità negata è compensata dalla consolazione di essere una zia perfetta:

Mi vengono giù due stupide lacrime per tutti gli acquisti che in questi anni non ho potuto fare, per tutte le volte che mi sono fermata davanti alla vetrina di un negozio per la prima infanzia, tirando poi dritto lungo la mia strada di mamma-mancata con l’anima in subbuglio e la razionalità che tentava di intervenire a sirene spiegate.

Il sentimento che provo per i miei nipoti mi pare talmente immenso da pensare che non possa essere tanto diverso da quello dei genitori. (...). Spesso nei momenti di maggior sconforto, quando la ricerca ha assunto le sembianze di un deserto, e i figli che desideravo sono diventati un miraggio, come l’oasi per un assetato, ho addirittura pensato che io non avrei voluto dei bambini: io volevo i miei nipotini. (...) A volte penso anche che, certo, io non sono madre, ma mia sorella non è zia, ed essere zia è fantastico.

E tutto questo riempie la protagonista di un'umanità che è impossibile non ammirare e rende merito a Sandra, che con il suo modo di dire le cose, la sua spontaneità e la punta di ironia che caratterizzano anche gli articoli del suo blog mi ha fatto venire proprio la voglia di dire con tutto il cuore:

"Sandra, che piacere averti conosciuto!"


(Perché io l'ho conosciuta davvero, eh!)

26 commenti:

  1. Il romanzo di Sandra io lo percepisco come una poesia che tocca le corde della nostra intimità.
    Questa storia, la sua storia, scorre negli echi delle parole e trasforma i pensieri in emozioni reali. Grazie per averlo scritto.

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    1. Difficile non immedesimarsi. Hai ragione, Marco, un libro che lascia il segno.

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  2. E' da un po' che mi sono riproposto di leggerlo. Accadrà, sicuramente.

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    1. Quest'estate mi sono persa la vostra intervista doppia da Chiara, ma ho recuperato al ritorno. Che bello conoscere tutti sti Scrittori! :)

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    2. Ecco dove avevo già sentito questo nome....

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  3. Perbacco, che signora presentazione! :-D Complimenti davvero, a Sandra e a Marina...

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  4. Io su questo libro ho versato parecchie lacrime, ma ho anche riso tantissimo. Immaginate una che guarda il cellulare o l'ipad e mentre si asciuga una lacrima dopo un po' scoppia a ridere... Mi sono immaginata la difficoltà emotiva di Sandra nello scrivere questo libro e nello stesso tempo la capacità di evidenziare il bello della vita nonostante i nostri dolorosi sogni infranti di maternità e paternità

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    1. Ho riso anch'io a qualche battuta di Sandra, è un po' come la conosciamo attraverso le cose che scrive nel suo blog: lei è molto simpatica ed è spontanea, una cosa che emerge in modo forte anche in questo libro.

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  5. Proprio perché Sandra scrive benissimo, al momento ho dei problemi emotivi nel rapportarmi a questo suo romanzo (lei sa perché). Quando lo leggerò piangerò tantissimo e sorriderò tra le lacrime. Ma di certo non mi stupirò per la sua intensità.

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    1. È un libro intenso, che affronta una tematica abbastanza delicata e purtroppo vicina a molte donne. Sandra è stata bravissima a gestire tante emozioni di natura diversa senza mai scivolare nel melodramma, nonostante la sua sia una storia che pizzica corde emotive molto profonde.

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  6. Il romanzo di Sandra mi ha catturata fin dalle prime righe. Ero in quella fase di crisi di lettura durata un po' di tempo e il suo libro, assieme a quelli di altri blogger-amici, è stato fondamentale per riassaporare il gusto della lettura. Non posso perciò non apprezzare il tuo post che ben mette in luce gli elementi che lo caratterizzano. Grazie a tutte e due. :)

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    1. Grazie a te, Silvia, per avere sottolineato l'importanza di questa lettura attraverso la tua esperienza diretta. :)

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  7. Arrivo tardissimo perché oggi pomeriggio dopo la visita dall'oculista sono stata zia sitter - mia sorella è in Svizzera per lavoro - io e i nipotini ce la siamo spassata alla grande. Grazie di cuore a Marina perfetta e splendida padrona di casa che mi ha stritolato il cuore, grazie a chi si è aggiunto ai commenti con parole così lusinghiere che tornerò a leggere spesso, quando sarò in un periodo lagna. Grazie grazie grazie!

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    1. Ecco, appunto, il mitico ruolo di zia che ti rende tanto speciale! :)

      Ho solo cercato di concentrare quello che mi è arrivato del tuo libro mettendo l'accento sulle cose che mi hanno colpito di più!

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  8. Una bellissima presentazione! Il tema centrale mi è noto, perché nello stabilimento balneare in cui ho trascorso l'adolescenza alcune famiglie aderivano al progetto. Vederli felici (bambini ospitati e famiglie ospitanti) e sapere che la loro era una situazione temporanea mi ha toccato parecchio.
    Metto in lista ;)

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    1. Conosco indirettamente anch'io questa condizione, anche se vivere le emozioni di una persona cara non sono mai come fare personalmente l'esperienza. Ho un'amica, a Caltanissetta, che è mamma adottiva di due ragazzi bellissimi provenienti proprio dalla Russia. Lei, meglio di me, sicuramente, potrebbe capire in profondità il vissuto di Sandra e della protagonista del suo libro.

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  9. Bellissima e coinvolgente presentazione del romanzo, per un tema doloroso come la sofferenza e la solitudine dei bambini, e quello dell'affido temporaneo. Ho sempre ammirato il coraggio dei genitori affidatari e adottivi che amano senza condizioni e al di là del legame di sangue. Chapeau.

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  10. Eh, io non posso dire niente. Sono troppo di parte, sono la sua "groupie"! Anche la "signora della sedia a dondolo" conferma che questo è il libro più bello scritto "dalla Sandra" ;)
    Ma noi aspettiamo il prossimo, nè!

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    1. Ahah, aspettiamolo insieme! :)

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    2. Confermo, sei la mia Groupie, però Marina e Silvia Algerino pure loro eh socie onorarie.

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  11. Io di quel periodo ricordo solo Paolo Bonolis a Bim Bum Bam e Drive-in... Però quelle canzone le conosco tutte. Adoro gli anni '80!
    Mi viene in mente che a lezione ogni tanto parlo di decadimenti radioattivi e la frase che mi capita di ripetere sovente è "Chernobil siete troppo giovani per ricordarvela, però vi ricorderete di Fukushima..."

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    1. Due tragedie nucleari piuttosto diverse in realtà, non ultimo il motivo che Chernobyl si trova in un paese molto povero sotto un regime e questo ha reso ancora più complicato il dopo.

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    2. Tu sei un giovincello, caro Marco! Io ho attraversato gli anni'80 a cavallo della mia adolescenza e della mia prima giovinezza. Per me alcune canzoni hanno un valore memorabile e anche alcuni tragici eventi sono rimasti scolpiti nei miei ricordi: quello di Chernobyl è uno di essi. Impossibile dimenticare!

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