martedì 14 marzo 2017

Nuova finestra aperta su #imieiprimipensieri: un pensiero molesto

Mi è capitato di nuovo, ieri, di trovarmi immersa in un guazzabuglio di parole senza ordine, così, all'improvviso. 
Mentre contemplavo il monitor del computer con una pagina aperta su una parte del romanzo che sto scrivendo, non era al modo di sciogliere i nodi della storia che stavo pensando, ma a come scacciare un pensiero che mi assilla.







Ho alzato gli occhi verso la finestra 


e, fissando gli archi del muro in lontananza, mi è partito il getto automatico d'inchiostro su un foglio di carta, in una sorta di rapimento mistico al quale non ho saputo sottrarmi.
Il risultato sono state queste venti righe, buttate giù in sette minuti, senza pause né correzioni, che io ho lasciato scritte a penna:


Si direbbe una nuova puntata de #imieiprimipensieri di Chiara Solerio.

Poi sento una voce inc...tissima provenire dal lato in giacca e cravatta della mia mente:

"Ehi, scimunita, stai perdendo tempo dietro a cose inutili. Forza, torna in te. IM-ME-DIA-TA-MEN-TE!"

Merda, il mentale. M'ha sgamato!
(Intanto ho messo i puntini di sospensione alla prima parolaccia, mentre la seconda no, quella l'ho lasciata così com'è, alla faccia sua!)

Adesso il mio sfogo giace su un foglio scritto che butterò e l'ossessione se la ride in un angolo del cervello; non retrocede, continua il suo lavoro, misero, in sordina. Verrà a farmi compagnia la notte, già lo so!

Però una cosa la penso convintissima: quanto vorrei che la scrittura mi aggredisse all'improvviso, con la stessa irruenza del pensiero fisso che mi molesta!


39 commenti:

  1. Gli "attacchi" compulsivi di scrittura sono legati più alla nostra condizione emotiva che alla creatività letteraria. E tuttavia possono produrre spunti interessanti a livello espressivo. I miei attacchi compulsivi di scrittura hanno dato origine a varie poesie che sul piano letterario fanno pena, però da un punto di vista umano e personale significano molto per me.

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    1. I miei attacchi compulsivi, invece, di solito finivano nei diari personali che letti ora sono un tripudio di lagnanze e ossessioni di varia natura. Vi ho presentato una presunta pagina di diario: non parla agli altri, ma dice a me delle cose, soprattutto parla di me con molta più sincerità di quella che manifesto nella scrittura creativa.

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  2. Non sono d'accordo con Ariano al 100%, ma solo in parte. è vero che gli attacchi di scrittura compulsiva possono non aver valore letterario (e proprio a questo serve la revisione), ma è anche vero che, quando una persona si abitua a scrivere di getto con costanza, la qualità dei suoi scritti migliora: pensate a un musicista che improvvisa un brano, senza averlo provato... più è abituato, meno sarà il rischio di una stonatura.

    Secondo me, non è necessario depennare le parolacce. L'eleganza non dipende da questo. C'è chi non ne pronuncia mai nemmeno una, e riesce lo stesso a risultare volgare, perché ciò che conta è l'insieme, non un vocabolo buttato lì così. Non mi piace chi ne dice troppe e fuori luogo (io per esempio dovrò depennarne un po', nella prima parte del mio romanzo), ma non penso che l'educazione dipenda da questo. Persino Dante Alighieri le utilizzava, nella Divina Commedia.. ma quei canti lì non ce li facevano studiare. :-D

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    1. Per quanto riguarda la scrittura di getto, sono in allenamento, devo valutare se mi è di aiuto nella scrittura oppure mi frustra di più: ogni tanto mi riesce, ogni tanto no e rileggere cose scritte male, ma dettate solo dal momento, mi innervosisce. Però ha un pregio unico: velocizza e in una prima fase di stesura, alla fine, è una buona cosa.

      A proposito delle parolacce, non è tanto l'educazione che tiro in ballo, quanto il disagio nel dirle di fronte a gente che non conosco e non mi conosce. Il famoso giudizio altrui: non mi piace dare una certa idea di sciatteria che è quella che spesso trovo io nelle persone che usano la parola volgare a ogni virgola. Cioè le dico, ma non mi ci riempio la bocca. Poi certo, di scappare scappa, eh! :)

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    2. Come ho detto, lo scopo della prima stesura di getto, non è quello di scrivere bene ma quello di scrivere. I contenuti emergono puliti, fuori dal mentale, e alla forma ci si pensa dopo. Se però questo metodo (che con me funziona) ti penalizza è meglio cambiarlo. A me, personalmente, non dà fastidio avere davanti cose scritte male. Al contrario, mi esalto tantissimo all'idea di metterle a posto per rendere al meglio un contenuto sentito con il cuore, e non con la testa.

      Per quel che riguarda le parolacce, invece, ogni tanto me la prendo con mio marito perché ne dice tante, e spesso fuori luogo: lo sgrido come fosse un bambino. Ciò nonostante, non sono una persona bigotta e, soprattutto, non penso che usarlo sia sinonimo di sciatteria. Anche un linguaggio volgare può essere curato, perché frutto di una scelta. E, in certi casi, lo trovo molto più elegante della "pomposità", specialmente quando espresso con naturalezza.

      All'inizio, subito dopo aver ripreso a scrivere, me n'ero fatta scappare qualcuna di troppo, poi eliminata. Però, c'è stato anche l'estremo opposto: un linguaggio troppo forbito, in contesti "duri". L'importante è l'equilibrio, secondo me. E anche la naturalezza. Sta meglio, forse, una parolaccia ben piazzata rispetto alle x, che non sono indice di cura, ma di paura. :-)

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  3. Innanzitutto toglilo quel pensiero che ti assilla, con la scrittura è un modo efficiente per scacciarlo.
    Esiste anche un rituale di cui mi sfugge il nome in cui poi vanno bruciati quei fogli. A parte questo, opinabile e soggettivo come metodo, trasporre su foglio i nostri pensieri, sentimenti anche negativi, aiuta molto. Come dice Ariano non saranno buoni a livello letterario, ma per noi stessi. Un toccasana.
    In psicologia c'è proprio quello di scrivere come sostegno. La scrittura creativa. Stamattina mi trovi impreparata e non mi ricordo nulla sula scrittura terapeutica.
    P.s. Ecco i saggi che mi piacerebbe scrivere, Ariano, quelli di psicologia, ma mi basta anche leggermi nozioni su ciò che mi piace o che trovo interessante.

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    1. La scrittura espressiva *
      di James Pennebaker.
      Vedi, sbaglio a scrivere, creativa con espressiva.
      Sarà un mio pensiero fisso. :)

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    2. Sì, conosco il magico potere terapeutico della scrittura in particolari momenti; del resto, ho scritto per anni diari pieni di questi sfoghi che mi aiutavano eccome; pensa che io arrivavo a sdoppiarmi: parlavo con me stessa: a una facevo dire i problemi a un'altra davo il compito di trovare la soluzione. una schizofrenia sana e ragionata, insomma, soprattutto utilissima.

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  4. Perbacco, che bella calligrafia! :-)

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    1. So fare di meglio, questa era frenetica. Chissà se un grafologo ci vedrebbe i segni della compulsione. ;)

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  5. Ma questo pensiero fisso da te cosa vuole? Provare a trovare una soluzione garbata davanti a una tisana fumante? Io credo che quello che ci assilla va considerato e risolto, non scacciato, tanto poi ritorna. Bacioni. :-)

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    1. Lo so bene cosa vuole da me il pensiero fisso, perché so esattamente da cosa è originato, ma la tisana fumante non serve a nulla, purtroppo! Però sì, si affronta, certo e si mantiene la calma come riesco a fare nove ... facciamo sei volte su dieci! :)

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  6. Avendo un pessimo rapporto con carta e penna, scrivo solo a computer e quindi non sempre ne ho l'opportunità. I miei "attacchi compulsivi" sono quindi per lo più mentali, lascio che la mente crei liberamente frasi o abbozzi di storia o descrizioni di immagini e se qualcuna mi sembra venuta bene provo a memorizzarla per utilizzarla più in là. È vero che poi quando metto su file (più che su carta) non è mai bello come quando l'avevo pensato, ma risultano delle utili risorse.

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    1. A me questi guizzi meravigliosi arrivano all'alba (sì, sono già sveglia a quell'ora), poi il tempo di rigirarmi nel letto qualche minuto, metti un caffè, la colazione... quando mi siedo tutta contenta ho già dimenticato tutto. È una disgrazia per me. :/ Per questo, ed è vero, tengo sempre un taccuino sul comodino: se quell'idea è proprio perfetta sono capace di accendere la luce e mettermi a scrivere con l'occhio mezzo chiuso e in qualunque posizione.

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  7. La "compulsione scrittoriale" è sacrosanta, Marina. Secondo me è la vera spinta che porta all'ispirazione, quella che serve a compiere il creativo.
    Sono fantastiche le tue 20 righe. Sei tu che sbuchi da esse. E probabilmente è l'idea, quella giusta, quella che si cela tra testa e anima e che cerca di bussare al cuore. Dunque, perché proprio un nemico questa ossessione? Facci pace, giocaci, falla innamorare... ;)

    Le parolacce non sono indice di volgarità se il contesto non lo è.

    Comunque...
    la vista dalla tua finestra è STREPITOSAAAAAA!!! LA VOOOGLIOOOOOOOOOOO...
    e la tua grafia, così, su due piedi, denota un certo rigore ed una discreta organizzazione accompagnati da impulso ed estro: riesci pure ad andare dritta! Io su un foglio bianco scrivo praticamente in diagonale XD

    Mi è tanto piaciuto questo tuo post spontaneo, è stato come conoscere un pezzetto più intimo di te ^_^

    Ti abbraccio :*

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    1. Eh, cara Irene, fare amicizia con la mia ossessione? MAI! nemico giurato è! :P Scherzo, ma non scherzo: è una cosa con cui ho imparato a convivere. :)

      Sto imparando a contestualizzare i vaffanculo, da un po' di tempo a questa parte. Na soddisfazione!

      Ma grazie: ricordati che quando fai una passeggiata a Roma abbiamo un appuntamento, magari te lo faccio vedere dal vivo questo panorama! :)
      E poi la mia scrittura per anni è stata la causa della mia costante presenza alla lavagna: la prof. mi chiamava a scrivere qualunque cosa per via della mia calligrafia, ora molto più free.
      Baci, Irene e comunque TU hai scritto un racconto pazzesco! :)

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  8. Mi pare di vedere l'effetto "Freud" dei miei ultimi post. Parlerò della teoria delle pulsioni lunedì prossimo. Comunque bella grafia.

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    1. Grazie Giuseppe, ho visto gli articoli di Freud nel tuo blog, ma aspetto come sempre un po' di concentrazione in più per leggerli attentamente. :)

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  9. Adesso mi hai messo una grande curiosità sul pensiero fisso che tu assilla e che ti mette in un angolo come una bambina dopo un rimprovero. È bello quello che hai scritto potrebbe essere il monologo del personaggio di un romanzo. Comunque gli attacchi compulsivi di scrittura (quelli dell'alba sono i più creativi, capitano anche a me che mi sveglio prestissimo) possono produrre degli stralci bellissimi di scrittura.

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    1. Niente, Giulia, solo preoccupazioni che ti attanagliano in certi momenti della vita, più che della giornata. :)
      Chissà che storia dovrei costruire attorno a un personaggio per portarlo a dire queste cose!

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  10. Secondo me il mentale e il concreto sono due livelli diversi, quindi lo scrivere (anche impulsivamente) permette di vedere se ciò che funzionava a livello mentale può poi funzionare anche a livello concreto. Poi capita a tutti di essere insoddisfatti della resa, ecco perché spesso ci piace di più sognare le cose piuttosto che viverle.

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    1. L'esperta in questo campo è Chiara. Il mentale dovrebbe rappresentare la parte che vieta alla nostra spontaneità di venire fuori; non tutto ciò che tiriamo fuori nella spontaneità del libero pensiero, poi, concretamente, serve, tuttavia lo scopo dovrebbe essere quello di fare emergere la pare di creatività soffocata che renda più autentico ciò che scriviamo.
      I sogni hanno un altro sapore, verissimo!

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  11. Deliziosamente colpita da questa digressione. :)
    Cosa rispondere? Forse il nostro cervello ha più valvole, come un enorme cratere con più bocche e il pensiero non è che lava che trova modo di essere, di determinarsi, malgrado l'ordine affibbiatogli dalla logica.
    P. S. Wow, mura latine dalla tua finestra.

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    1. L'esempio del cratere e del pensiero/lava mi è piaciuto molto. Infatti questa sorta di scrittura di getto serve a sfuggire ai criteri della ragione: certe volte ci incartiamo per seguire l'ordine della logica e alla lunga questo esercizio mentale non premia.

      Uno scorcio che mi affascina molto, pur se rovinato da un'edilizia selvaggia tutt'intorno. Però, sì, direi che è una vista che mi rilassa!

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  12. Dovresti scrivere su carta anche di Carla ;-)

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    1. Non hai fatto una battuta: dovresti vedere i "pizzini" che ho sulla scrivania scritti a penna su personaggi e collegamenti vari. Non ho mai di fronte solo una tastiera, quando scrivo. :)

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  13. Da un bel pezzo mi riprometto di sperimentare la proposta #imieiprimipensieri di Chiara, ma devo trovare un momento in cui essere davvero tranquilla e che non vi siano interruzioni di sorta. Il che non è facile. Invece sto scrivendo la prima stesura del mio nuovo romanzo a mano, e i risultati sono molto interessanti! All'inizio ci si ingrippa come un motore imballato, ma poi si va via veloci! :-) P.S. Anch'io penso che tu abbia una bella scrittura!

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    1. Grazie! Io ho sempre amato scrivere a penna, tanto che una volta mi è venuta una sorta di tendinite e il dottore mi chiese (me lo ricordo come fosse ieri): "per caso, scrivi molto?" E a rispondere fu mia madre: "praticamente fa solo quello" :)
      Il mio primo romanzo è ancora conservato in cartaceo scritto di pugno: una risma di carta intera (tra l'altro è la primissima stesura, un cimelio storico, per me)

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  14. Io di pensieri fissi ne ho due, che fanno pure a pugni perchè sono uno geloso dell'altro. Ma senza quei due pensieri fissi non scriverei, sono sempre molto ispiranti! ;)

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    1. Il mio pensiero fisso è nemico giurato di ispirazione e scrittura: se mi afferra il cervello non c'è spazio per niente e nessuno. È ingombrante, assolutista, imperioso, un rompicojoni (l'ho detto!)

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  15. Intanto, alla facciazza dle mentale, quel foglio non buttarlo.
    Troppo importante perchè nato proprio così di getto.
    Conservalo. Non si sa mai.
    Poi, il mentale ogni tanto va preso a calci nel lato b. Prerchè deve sempre imporsi?

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    1. T'immagini, vivere solo d'istinto e ogni tanto abbandonarsi al mentale?
      Fare il contrario di quello che ci autoregola: scrivere solo di getto e qualche volta esercitarsi nella logica e nell'ordine. Il caos delle nostre verità. :)

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    2. Ma che cosa sarebbe questo mentale che continuate a citare? Quello per rinfrescare l'alito? :D (camuffo ignoranza profonda con ironia di terz'ordine ._. )

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    3. Anche la frase di Marina può indurre in confusione perché il mentale, così come lo intendono le filosofie orientali, non c'entra nulla con la logica e con l'ordine. Quelle sono caratteristiche della coscienza razionale, mentre il mentale (non fatevi confondere dall'etimologia, che è la stessa di "mente": purtroppo in qualche modo si doveva tradurre) è legato all'ego e va a includere: insicurezze, paure, paturnie, disvalori (competizione), controllo delle impressioni, ecc...
      Pertanto, la fase creativa e la fase razionale possono essere alternate, mentre il mentale andrebbe lasciato fuori il più possibile.

      Allo stesso modo, istinto e intuizione sono due concetti diversi, perché il primo rimanda a un meccanismo di stimolo e risposta animalesco, che non c'entra nulla con la creatività e la scrittura di getto (della serie: ho fame, quindi mangio) mentre la seconda è considerata, sempre dalle filosofie orientali, la più alta forma di conoscenza, proprio perché non viziata dal mentale, e quindi dall'ego ingannatore.

      Faccio un esempio: una volta mi sono sfogata con il mio capo e i miei colleghi dicendo quello che pensavo, e subito mi sono sentita benissimo. Dopo qualche ora, però, ho iniziato ad avere paura di eventuali ripercussioni, e mi è venuto un attacco di panico. Quindi, l'intuizione mi ha suggerito una strada che ho riconosciuto subito come corretta (benessere, e senso di liberazione) ma poco dopo il mentale, pieno di condizionamenti sociali, l'ha messa in discussione. Inutile dire che dopo questo sfogone le cose sono nettamente migliorate. :)

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    4. Sul camuffare l'ignoranza, caro Andrea, ritieniti, dunque, in buona compagnia! :D

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    5. Quindi una specie di "subconscio pessimista"?

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    6. Più che pessimista, traviato dagli inganni che quotidianamente subisce, a livello sociale.

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