Prima delle vacanze estive ho ricevuto un graditissimo dono: un libriccino che ha le dimensioni di un’agenda tascabile, sta in una mano e ha in copertina una deliziosa illustrazione.
“Principino Orrendino” è un racconto per bambini scritto da Anna Maria Fabbri, una vecchia conoscenza virtuale, rimastami cara nel tempo. La sua esperienza come insegnante di scuola dell’infanzia, ma forse di più il suo ruolo di nonna a tempo pieno, hanno affinato in lei una capacità non facile: quella di scrivere cose semplici, senza che i contenuti risultino mai banali.
Questa storiella non lo è, perché porta con sé un messaggio importante, tra l’altro molto attuale.
La quarta di copertina recita:
Nessuno è uguale, né tra gli uomini, né tra gli orchi.
Tutti sono diversi.
Allora perché preoccuparsi se si è orchi o umani?
Qui, il termine orco non ha l’accezione negativa che siamo soliti attribuirgli: l’orco è il mostro gigante, dai lunghi denti affilati e il pelo ispido che popola le fantasie dei più piccoli; è la minaccia con cui le mamme esasperate cercano di tenere a bada i figli più monelli, è l’incubo che popola le notti di ogni bambino, che sa di doversi fare perdonare una marachella.
Invece, nella fiaba di Anna Maria, l’orco è solo uno dei tanti generi esistenti sulla terra, con delle caratteristiche proprie e un proprio modus vivendi.
E c’è una famiglia di orchi regali che, ahimè, ha la “sfortuna” di avere tra sé un membro “diverso”:
Il giorno in cui nacque il quinto figlio di sua maestà orco Orrido e orchessa Bruttesca, il sole splendeva alto nel cielo, segno di un cattivo presagio.
Infatti, a venire al mondo non è un orchetto brutto e sgradevole, ma un bambinello rosso e paffutello, con riccioli biondi, e le fattezze di un angelo.
L’idea simpatica di Anna Maria è quella di procedere per paradossi contrari, aiutandosi con un efficace uso dell’ossimoro; ciò che è normale per “noi umani” diventa sbagliato e anormale nel mondo degli orchi: Orrendino, soprannominato Angelino, non russava, non ruttava, aveva un disgustoso buon profumo di rose e un alito di spregevole menta.
La sua terribile bellezza contrastava con la spettacolare mostruosità dei fratelli; loro mangiavano insetti, scocciavano, erano litigiosi, il principino si nutriva di fragole del bosco, era garbato, disegnava, leggeva fumetti e libri di avventura. Difficile era, per mamma Orchessa, educarlo alle buone cattive maniere.
Quando Orrendino incontra Letizia, una bellissima fanciulla, che lo fa innamorare, entrambe le famiglie sono costrette a vedersela con le rispettive abitudini.
Bruttesca, nel guardare la mamma di Letizia, pensò: “certo non è colpa sua se è una mamma disgustosamente bella.”
Belinda nel guardare la mamma di Angelino pensava: “non è colpa sua se è brutta, ma deliziosamente buffa.”
Il lieto fine arriva al lettore con un insegnamento importante e io penso che mi sarebbe piaciuto raccontare questa favoletta ai miei figli, quando erano piccoli: si divertivano con una storia di Winnie the Pooh, che mi facevano leggere sempre prima di addormentarsi, ma sono certa che anche Orrendino sarebbe entrato nei loro cuori e sarebbe diventato una costante dell’appuntamento serale con le storielle narrate a bordo letto.
Anna Maria, non perdere mai lo spirito che guida la tua ispirazione, la bellezza e la purezza con cui ti accosti al mondo dei bambini: saper scrivere per loro è un dono.
E grazie per avermi reso partecipe della realizzazione di questo sogno per piccoli... ma non piccolo!
Suona molto grazioso. E poi sembra anche un invito alla tolleranza verso la diversità, che è sempre una cosa importante da rammentare.
RispondiEliminaGrazie Ariano Geta, infatti il mio intento è trasmettere con leggerezza e ironia valori come la perseveranza, la tolleranza e l'inclusione.
EliminaSoprattutto di questi tempi! :)
EliminaValori morali intramontabili.<3
EliminaMitica Marina, grazie infinite, bellissima recensione, sto arrossendo.
RispondiEliminaAncora grata per la tua pazienza nel leggere e correggere.
Un mondo di bene a te e famiglia.
Quale pazienza, lo sai che è stato un piacere!
EliminaAlla prossima favola! 😉
Terrò presente questo libro con la sua curiosa storia per qualche regalo a bimbi della giusta età. Adoro i libri di favole e come te ricordo ancora quelle che leggevo a rotazione ai miei figli come buonanotte o intrattenimento. Dagli accenni che ne fai sarebbe di certo stata tra le preferite. Complimenti ad Anna.
RispondiEliminaGrazie Nadia Banaudi. 💕
EliminaNoi ne avevamo due tre imprescindibili, la sera. Ripeto: peccato, questo sarebbe stato il quarto! 🙂
EliminaMa grazieeee! 💕😊
EliminaQuesto libro sembra proprio carino, carico di insegnamenti, è il "diverso" che può creare problemi, che poi il concetto di bellezza e bruttezza può essere del tutto relativo. Una splendida favola direi non solo per i bambini...
RispondiEliminaEsatto Giulia Lu Mancini, chi decide ciò che è bello? Ho giocato con i paradossi utilizzando anche il linguaggio con ossimori. Orrendino è il diverso in quell'insieme, in un'altro insieme la situazione cambierebbe, con le conseguenti reazioni e relazioni tra i soggetti.
EliminaSecondo me la cosa bella è proprio che un messaggio del genere passi attraverso un linguaggio appositamente curato per finire nelle orecchie di un bambino. Un adulto lo apprezza, ma un bambino è indotto a riflettere su qualcosa che, a volte, non è così scontato.
EliminaMi piace molto questo aver giocato sugli opposti. Una bella idea.
RispondiEliminaContenuti per altro importanti. Brava, Anna Maria.
Grazie Luz.
EliminaMolto bello e potente l'uso del paradosso in mezzo agli orchi. Mi ricorda lo stupore della prima volta che vidi Shrek, il cartone animato: la solita principessa rinchiusa in una torre, colpita da un sortilegio per cui metà del suo tempo non appare nelle sue sembianze; invece del principe, va a salvarla un orco; e quando si scioglie l'incantesimo, ci si aspetta che resti bionda e bella per tutto il tempo, come nella maggior parte delle favole, invece torna ad essere un'orchessa. Perché no? :)
RispondiEliminaGrazie Barbara, di mostri nelle fiabe che si trasformano dalla rabbia, dal dolore, dalla paura di essere inadeguati ma che poi nel conoscerli cambiano pelle come Shrek, La bella e la bestia, Il mostro peloso ecc. nelle fiabe ce ne sono un sacco. In Monster & Co, James Sullivan e Mike Wazowski non cambiano pelle ma cambiano il loro punto di vista fino a modificare la loro società. C'è sempre comunque un cambiamento.
EliminaNella mia fiaba non ci sono cambiamenti così epocali, mi sono semplicemente divertita nel pensare un mondo con valori opposti, proprio come gli ossimori.
Principino Orrendino e i suoi fratelli, non si trasformano, restano tali e quali, si adeguano solo un po' all'ambiente e alle situazioni. Sono come sono.
Anch’io ho pensato a Shrek. :)
EliminaQuella degli ossimori è una tecnica efficace, perché serve a ribaltare i concetti più ovvi e fare sembrare tali anche i loro opposti. Mi sembra perfetto in questa favola.
Mi sembra perfetto da leggere al mia figlia!
RispondiEliminaWaww! Antonella Mecenero, il tuo commento mi ha emozionato tantissimo. Ora sono in apprensione e mi auguro,se mai succederà, che a tua figlia la storia piaccia.
EliminaIncrocio le dita.
Il rovesciamento dei punti di vista dovrebbe essere adottato anche dagli adulti! La storia di Orrendino mi ha ricordato un cartone animato che vidi tanto tempo fa e che sono riuscita a recuperare su Youtube: "La storia di Oblio nel paese degli uomini con la testa a punta" del 1971. Si tratta della storia di Oblio, un bambino nato con la testa rotonda nel Villaggio a Punta, dove, per legge, tutto e tutti devono avere una punta, comprese le persone. Il bambino indossa sempre un cappello a punta per non essere "diverso"...
RispondiEliminaBello! Omologarsi per paura della diversità. Oggi, forse, per fortuna, non sarebbe più così, ma è un bel tema che si impone sempre all’attenzione dell’opinione pubblica. E il cartone animato era del 1971? Pensa, quanti anni fa!
EliminaIl tema non è certo nuovo, si fa prima a criticare e a deridere, che tentare di mettersi nei panni del non omologato; per lui la vita non è affatto semplice, deve imparare ad accettarsi e a ritenere la sua diversità un pregio caratterizzante, una unicità positiva.
EliminaMi sa che il cartone di Oblio lo vado a cercare, mi piacciono un sacco queste cose. Grazie Cristina M. Cavaliere.
Marina e Anna Maria: Sì, quel cartone mi era rimasto impresso tantissimo quand'ero bambina e, in un attacco di nostalgia acuta, ho provato a vedere se era caricato su Youtube (insieme con "Putiferio va alla guerra", ma quello è altra cosa: si tratta del mondo delle formiche). Il tratto è molto poetico e la storia bellissima. Non ho voluto raccontare troppo perché pensavo che, magari, avreste voluto vederlo. :)
EliminaCristina, come hai già visto Oblio l'ho trovato ora però, curiosa come sono, vado a cercare Putiferio va alla guerra ;D
EliminaSpero di aver altrettanta fortuna e di trovarlo <3
Infatti, Cristina, Anna Maria lo ha condiviso su Fb e io ne ho approfittato. 😉
EliminaCon Putiferio mi era esploso l'amore per il mondo delle formiche! :)
EliminaBisognerà che io approfondisca la conoscenza con Anna Maria Fabbri.
RispondiEliminaUn abbraccio e buona serata.
Sì, devi assolutamente! 😉
EliminaBaci.
Piacere di conoscerti Mariella, io non ho blog, sono solo in facebook come Anna Maria Fabbri e Principno Orrendino ha una sua pagina.
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