Come due anni fa sono in pole position: stessa spiaggia stesso mare.
Accanto al mio ombrellone c’è di nuovo Elisa, col suo sorriso ingenuo, la lingua appena sporgente e gli occhi a mandorla piccoli, distanti fra loro. Sta seduta in punta al lettino e fa rimbalzare gli occhialini da nuoto tenendo il cinturino di gomma fra pollice e indice. È un movimento che ripete all’infinito, non si stanca mai, né io di guardarla. La rivedo dopo due anni e non è cambiato nulla.
L’ultima volta che ho frequentato questa spiaggia era il 2017, guardavo i bagnanti con occhi languidi, loro a godersi il mare, io con un piede rotto, protetto dentro uno stivaletto blindato e il divieto assoluto di mettere a mollo anche solo un’unghia.
Mentre mi sdraio al sole, mi torna in mente quel signore che ogni mattina, due anni fa, si piazzava nella piccola veranda che chiude la fila di cabine del lido e stava per ore a respirare l’aria salmastra sprigionata dalle onde. Gli tenevo compagnia per un po’: eravamo due disabili che invidiavano l’uso delle gambe altrui.
Questa è un’eco recente, una pagina scritta in quell’estate.
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Arenella-Siracusa, 6 agosto 2017
Lo trovò già qui, di buon mattino, seduto su una sedia, i pantaloni di lino bianchi, una polo a maniche corte blu e un berretto con la visiera, che gli fa ombra sul viso. Mi faccio parcheggiare come sempre da mio marito accanto a lui, per la nostra consueta chiacchierata mattutina. Mi sente arrivare e mi dice “buongiorno” senza spostare lo sguardo dalla linea dell’orizzonte, con gli occhi assottigliati per difendersi dalla luce del sole e le rughe della fronte strette a fisarmonica.
“Domani piove” - mi dice e io so che sarà vero, anche se il cielo ha il colore dell’estate e niente parrebbe minacciare l’arrivo del maltempo.
Di solito le nostre conversazioni partono da frasi di circostanza, dette per colmare uno spazio di silenzio. Diventano pretesti per scavare nel passato di un uomo che ha voglia di ritrovare i suoi ricordi e di regalarli a me. Così rispondo: “allora domani non ci vedremo” e lui mi racconta di quando una bellissima fanciulla, tanti e tanti anni or sono, lo aveva salutato sul molo, prima del suo imbarco su una nave che li avrebbe tenuti lontani a lungo: “quando ci rivedremo?” - gli aveva chiesto lei, ben sapendo che sarebbero trascorsi mesi prima di poterlo riabbracciare. Mi indica una signora, che legge una rivista a qualche metro da noi, capelli ossigenati, costume intero rosso, ancora bella nonostante i segni del tempo: “la mia fanciulla. L’ho sposata nel 1957: mi sopporta da sessant’anni.” Gli occhi gli si riempiono di lei: se dovessi arrivare a quell’età, vorrei che mio marito mi guardasse allo stesso modo. Poi me la presenta e lei mi sorride con complicità; è contenta che io contribuisca ad alimentare il buon umore del marito.
Ha ottantasette anni, il sig. Mario; è di Torrenova, ma vive a Siracusa; arruolatosi, diciottenne, nella Marina militare, è stato capo di prima classe, poi in servizio nel corpo della Capitaneria di Porto.
L’ho conosciuto tre giorni fa, quando sono arrivata qui e ho ottenuto un ombrellone in prima fila, quella riservata ai portatori di handicap. Non l’ho chiesto, la sedia a rotelle ha suggellato il mio diritto al privilegio.
L’ho conosciuto tre giorni fa, quando sono arrivata qui e ho ottenuto un ombrellone in prima fila, quella riservata ai portatori di handicap. Non l’ho chiesto, la sedia a rotelle ha suggellato il mio diritto al privilegio.
Ogni giorno, con il mio mezzo di locomozione, solcavo la passerella delle cabine fino all’ultima, poi, non essendoci più margini percorribili, ero costretta a fermare la corsa, alzarmi, appoggiandomi alle stampelle, saltellare sulla sabbia con l’aiuto di mio marito e andare a sedermi accanto alla giovane down affezionata ai suoi occhialini. Per farlo dovevo scansare il vecchio signore che trovavo sempre nella stessa postazione e assisteva a tutte le nostre manovre. Lo scambio di saluti era d’obbligo e, nel tempo dei preparativi per il mio “piazzamento”, pure qualche battuta: “le darei volentieri una mano, gentile signora, ma abbiamo un problema analogo”. Ricordo che guardai le sue gambe allineate, con le scarpe che si toccavano: nessun gesso, nessun tutore, l’immobilità celata da una seduta ordinaria. Non gli chiesi quale fosse il suo handicap, ma gli dissi che, in quelle condizioni, la vista del mare non era di conforto.
“Ho trascorso tre quarti della mia vita con il mare davanti e, mi creda, signora mia, vale sempre la pena.”
Così, ogni mattina, mi faccio dieci minuti di conversazione con quell’amabile marinaio: parliamo di molte cose, lui mi racconta che ha un figlio che fa il pilota di elicotteri, una figlia medico e tre nipoti e io gli dico che vivo a Roma da quattro anni, ma cascasse il mondo, non rinuncerei mai a tornare nella mia terra, in estate. Nemmeno se a impedirmelo fosse la frattura di un tallone. Rimprovero il mio piede, lui ride e scuote la testa. La sua vita ha conosciuto il sacrificio, la rinuncia, la sofferenza: cerco di intuire le ragioni del velo di malinconia che accompagna il gesto di carezzarsi la gamba, ma la mia curiosità non travalica la discrezione e mi faccio bastare la sua vitalità espressa in mille altri modi.
Quando, però, mi racconta dell’incidente, ingoio un grumo di vergogna: che stupida a sentirmi sfortunata con un arto che si risanerà, mentre lui non potrà mai sperare nel miglioramento del suo.
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Guardo la sedia, vuota, nella veranda che chiude la fila di cabine.
Ricordo il giorno della mia partenza: quando salutai il sig. Mario, allora, lui mi strinse la mano e mi disse: “È stato bello avere una compagna di chiacchiera. Per un po’ sei stata nei miei panni. Io, purtroppo, non sarò mai nei tuoi.”
Aveva ragione: ero solo una disabile a tempo.
La tavola di acqua che ho di fronte mi invita a nuotare: sono 250 metri, sette minuti di bracciate fino alla boa. Sette minuti che mi rigenerano.
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c'è una forma di perfetta perfezione anche nelle intemperanze della natura. c'è una forma di sano diritto nel pretendersi sani a prescindere dalle malattie altrui e c'è - con un filo di sadismo ma, si sa, il sadismo è come il nero, sta bene con tutto - un moto corrente e ricorrente di persone, fatti, racconti e piogge che si inseguono. ereditano le rispettive logiche dalle più elementari leggi di natura: yin e yang, ishuara e shakti, eros e logos (ziobuono che voglia di scrivere "eros e ramazzotti" ma non cadrò così in basso),conscio e inconscio, maschile e femminile, attivo e passivo, puruscha e prakriti,
RispondiEliminavite pensieri che si dividono per poi riunirsi di nuovo nella coscienza individuale. mario ritrova la sua lei e insieme compiono infinite metamorfosi, tu ritorni sulla stessa spiaggia e questa volta con entrambe le gambe (entrGambe) sane. elisa che ti ricorda, tutto sommato e sommando il tutto, che nulla è veramente cambiato, nonostante molte cose siano diverse. che meraviglia guardare il mondo con gli occhi di chi guarda il mondo con meraviglia
Mentre le vivi certe cose non ti accorgi che è poi il tempo a trasformarle in straordinarie: avevo raccontato di questo incontro nel mio diario, senza farne un evento particolare, quasi come una cronaca che non volevo andasse perduta; per questo non ho voluto condividerlo allora. Poi, quest’anno, lo stesso posto, la presenza di una stessa persona, l’assenza inevitabile della stessa altra persona che mi aveva ispirato quella pagina, ma l’atmosfera del tutto diversa hanno acceso dentro me quella nostalgia, che meritava di avere uno spazio.
EliminaForse i ricordi hanno di bello proprio questo: sono la normalità resa speciale dal tempo.
Bentornata con i tuoi echi. É sempre una buona regola dare una forma narrata letteraria a tutti gli incontri, i momenti, gli stati d'animo che in qualche modo ci lasciano una traccia dentro.
RispondiElimina... e che non vuoi vadano perduti. Scrivendone,raccontandoli, mi sembra di fissarli, questi ricordi ed è una bella sensazione.
EliminaMi sembra di essere su un lettino accanto al tuo a chiacchierare con te e Mario.
RispondiEliminaÈ "triste" pensare che quest'anno non hai potuto fargli compagnia. Chissá dove lo ha condotto la vita.
Intanto, le vacanze da non disabile sono state più avvincenti di queste meravigliose chiacchierate? Scommetto di no.......... 😉
Hai ragione, la nostalgia mi ha fatto lo scherzo di farmi rimpiangere quelle sedute giornaliere, nonostante avessi il piede rotto e fossi costretta a guardare gli altri bagnarsi. Ho imparato da questa esperienza, mi è servita ed è vero, un bagno è rigenerante, ma le chiacchierate con il sig. Mario lo erano di più.
EliminaLo scenario mi è chiaro e puro dinanzi, perché la tua forza descrittiva coglie nel segno. La malinconia fra le righe, il tempo che ha posato appena appena una patina su quel ricordo, vivido oggi, in questa pagina.
RispondiEliminaVedo. Se quella spiaggia è la Renella, vedo ancora meglio. :)
Strano effetto: mi è bastato rimettere piede in quella spiaggia, l’Arenella, proprio quella, sì, per sentirmi investita da tanta malinconia. E chissà da quale luogo, quest’anno, quel mitico marinaio, avrà ammirato il suo mare!
Elimina“Ho trascorso tre quarti della mia vita con il mare davanti e, mi creda, signora mia, vale sempre la pena.”
RispondiEliminaUn uomo da sposare, mannaggia è già impegnato!
Ah no, è vero, il prossimo lo voglio scozzese, quindi niente. :D
Sei sicura di volere sposare un uomo di 87 anni, scozzese? 😁
EliminaQuanti anni ha Sean Connery?! ;)
EliminaLassù l'aria fresca li mantiene bene...
In Sicilia il caldo lì consuma! 😂
EliminaComunque diciamo che sì, Sean Connery non è malaccio, se proprio la dobbiamo dire tutta!
Ciao ho letto questo e altri tuoi post, mi piace tanto come scrivi, sei bravissima. Abbiamo in comune due cose scrivere (io scrivo poesie) e il lavoro quello che tu stessa definisci: il mestiere più bello - la mamma a tempo pieno. Un saluto e a presto ☺
RispondiEliminaCiao Sonia, lieta di conoscerti. Allora convieni con me che fare la mamma sia un mestiere bellissimo! E scrivere, naturalmente, che, anche quando non è un mestiere, resta un’attività straordinaria.
EliminaGrazie per il gradimento e passa quando vuoi.
Un bel racconto di vita vera, il signor Mario conquista davvero con la sua dolce saggezza. Credo che nonostante il piede rotto e i disagi che ti ha portato questo incontro con il signor Mario sia stato un bel regalo, quelli che arrivano e ti fanno cambiare un po' la prospettiva, in meglio. Grazie per averlo condiviso con noi.
RispondiEliminaIo ho una predilezione per gli anziani che hanno voglia di raccontarsi: al supermercato faccio gli incontri migliori in fila alle casse. In quell’estate ho avuto la fortuna di godermi la compagnia del sig. Mario senza che risultasse occasionale.
EliminaUn gran bel racconto di vita vera.
RispondiEliminaGrazie Nick! 🙂
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