Il portone dell’Accademia d’Ungheria è una fessura aperta su un paradiso interdetto a chi non è segnato nella lista. Due giovani in tenuta elegante controllano da dietro un banchetto la regolarità degli ingressi; osservo i loro movimenti dall’atrio in cui posso restare, al di qua di un cancello interno da cui entrano solo gli eletti. Si forma una fila di persone che in una mano tiene il lasciapassare, nell’altra la carta d’identità. La verifica rallenta gli accessi dentro la struttura: vista così sembra bella, con un portico che si affaccia su un ampio giardino e una raffinata pavimentazione in marmo. Le persone regolari svoltano l’angolo su indicazione di uno degli addetti al servizio di controllo. Le perdo di vista e le immagino avanzare verso un altro ingresso, salire una scalinata, camminare lungo un corridoio ampio, fermarsi nella sala dove un pianoforte Steinway fa gli onori di casa.
Io, intanto, torno fuori.
Via Giulia è una stradina bagnata da una colata di rame, ha quel colore tipico di certe foto invecchiate dal tempo. L’illuminazione è scarsa; tra due finestre al piano terra, protette da una grata di ferro, sporge una lanterna tonda che sembra una luna stanca poggiata sulla punta di un sostegno in metallo. Sul un lato del portone, la locandina annuncia l’evento di stasera: “La poetica pianistica di Ferenc Liszt - 27 gennaio 2022 ore 19:30.” Un omaggio al grande compositore ungherese. Il primo brano in programma è: “Giochi d’acqua a Villa d’Este” e a suonarlo sarà mio figlio.
A pochi passi da me, un ragazzo e una ragazza s’intrattengono in una conversazione che mio malgrado ascolto: lui le sta chiedendo se conosce Aladar Székely e io capisco che si tratta di un fotografo perché l’invito ad andare alla mostra sulla sua arte ritrattistica segue immediatamente al no di lei, ma anche perché alle loro spalle, affisso a una di quelle finestre incarcerate, c’è un manifesto con il nome dell’artista, così approfitto per memorizzarlo. Che altro posso fare: brucio l’attesa, prima dell’inizio del concerto di pianoforte, che è il motivo per cui sono qui, con le mani chiuse a pugno in tasca, il berretto calato sulla fronte e una voglia insana di trasgredire tutte le regole.
Non entra più nessuno e sono le 19:40, dieci minuti in ritardo rispetto all’orario d’inizio; butto un occhio in alto verso la finestra della sala, mi sporgo sull’uscio per vedere se quei due tizi ingiacchettati sono ancora là a fare la guardia.
Non ci sono.
Allora elaboro un pensiero che mette in moto una catena di reazioni: le assecondo senza preoccuparmi di nulla. Stacco la spina dell’autocontrollo, di ogni inibizione legata all’educazione e al rispetto della buona condotta. Mi fiondo dentro, come una ladra che spera di farla franca. Tiro verso di me il cancello, passo accanto al banchetto con il registro aperto sui nomi dei prenotati certificati con spunta verde; a testa bassa, ad ampie falcate, svolto l'angolo e mi spingo fino all’unica porta aperta poco più avanti. Adesso ho i pugni sudati dentro le tasche del giubbotto e respiro a fatica nella mascherina, che come al solito appanna i miei occhiali. Mi illudo di passare sotto nebbia anch’io. Il cuore sa che deve pulsare con più regolarità se non vuole farmi fare una brutta figura: nel silenzio che precede l’inizio del concerto è l’unico a svelare la mia trasgressione; poi, però, un applauso copre il rumore dei palpiti, l’inchino al pubblico di mio figlio li ammonisce. Adesso è solo tempo di ascoltare la musica, senza pensare a nient’altro che alla magia delle note.
Quante ore di prove, mesi e mesi di preparazione per portare il virtuosismo di Liszt il più vicino possibile alla perfezione. La perfezione è il traguardo di ogni pianista, quello di mio figlio era stare su un palco, di fronte a un pubblico numeroso, nella sua prima, vera, esperienza concertistica. Venti pagine di spartito, nove minuti e mezzo di esecuzione, mani e memoria allenate per non sfuggire alla concentrazione, all’abilità raggiunta in anni di studio al Conservatorio e il brano, così soave! l’acqua delle fontane perfettamente simulata da un profluvio di trilli e scale che zampillano sui tasti, scorrono, si inseguono, si alternano in un vero e proprio affresco musicale.
E io non dovevo essere lì, a raccogliere e custodire la gioia di un momento così importante?
No. Non potevo essere lì.
Non oggi.
Non in questo momento storico.
E infatti avrei voluto attraversare defilata il cancello, avrei voluto violare le norme vigenti, avrei voluto considerare il mio desiderio più importante dei vincoli imposti da un decreto... ma non l’ho fatto.
Sono qui, fuori dall’Accademia, butto un occhio in alto verso la finestra della sala, mi sporgo sull’uscio e quei due tizi ingiacchettati mettono in pausa il loro servizio: mi fanno compagnia all’esterno, con una sigaretta accesa e il collo incassato nelle spalle per il freddo. Io, intanto, mi accovaccio sopra il gradino di un negozio con la saracinesca abbassata e quando sento l’applauso del pubblico e subito dopo le prime note del brano di Liszt fioccare una dopo l’altra dalla finestra aperta, per un attimo nitide, in quello dopo smorzate dai rumori della strada, mi sfilo il berretto e resto in ascolto, quel tanto che basta per portarmi anch’io a casa un ricordo della serata. Sorrido alla luna finta che tinge di arancio l’angolo della strada, trattengo una lacrima e sento di essere, nonostante tutto, fortunata.
Eh, mi spiace che tu non abbia potuto goderti l'esibizione di tuo figlio. Come dici, "il momento storico" esige anche sacrifici di tal genere, sebbene venga da pensare: "Che palle!"
RispondiEliminaComunque, se può consolarti, io sono stato positivo al covid. Due settimane recluso in casa, come in un lockdown di ritorno. Appunto, è il momento storico che ci chiede questi sacrifici :-/
P.s.: ma tuo figlio è rimasto soddisfatto della propria performance, ritiene di essere stato all'altezza delle aspettative? Perché alla fine l'importante è che sia soddisfatto lui: quando sono contenti i figli, di riflesso lo siamo anche noi genitori.
Sì, molto soddisfatto e poi mio marito (che era dentro) ha fatto il video, dunque ho potuto vedere la performance, non dal vivo, ma meglio di niente! Sono molto fiera del mio ragazzo, è stato bravissimo! 🤩
EliminaPerò, scrivendone, volevo fissare la brutta sensazione che ho provato nel sentirmi “diversa”, in quel momento, “non degna”, quindi in qualche modo dalla parte sbagliata, pur non essendolo. Una cosa che nella quotidianità non mi pesa, ma in quella circostanza mi è sembrata veramente triste.
Pur non di meno, ci saranno altre occasioni! Piuttosto, mi dispiace per la tua positività, ormai sono circondata da gente che si ammala con o senza vaccinazione. Ti sei ripreso bene, spero. Per il resto, si aspetta che tutto finisca.
Mi è venuto un gran magone a immaginarti là fuori che ti aggiravi tristemente... Che tempi bui se neanche una madre può assistere al concerto del figlio. E mi viene rabbia poi a leggere altrove che per un noto festival in questi giorni non ci saranno obblighi simili. Speriamo che la ruota si decida a girare.
RispondiEliminaGià, cara Maria Teresa: due pesi due misure, come solo in Italia si riesce a fare! Ci sono interessi maggiori e obiettivi che pesano di più di quelli di un genitore fiero del proprio figlio. Girerà mia questa ruota? Resto pessimista, ma aspetto come tutti.
EliminaPrima di tutto complimenti vivissimi a tuo figlio!!!! E poi a te per questa scrittura così nitida e viva.
RispondiEliminaCapisco bene la tristezza di non poter essere presente al concerto, perchè una cosa è vederne la registrazione, ma essere lì, col cuore in tumulto, le emozioni a mille, spellandosi le mani in applausi, è tutt'altro.
Ma ti ringrazio di aver condiviso qui questo momento prezioso e ti abbraccio forte forte!!!!
Ringrazio te per questo commento. So che ci saranno altre occasioni e spero che, quel giorno, la situazione in Italia sarà diversa. Ricambio l’abbraccio!
EliminaComplimenti per tuo figlio, qualcosa di magico è una vita che si immerge nell’arte.
RispondiEliminaPer il resto, per le discriminazioni, mi spiace tanto che tu sia stata costretta a perderti questo evento importante.
Peraltro, per una scemenza burocratica, nonostante due vaccini e guarigione dal covid, anch’io da oggi sono senza greenpass.
Misteri del governo italiano. Amen. :P
Tu li chiami misteri, io gli darei un altro nome! 😅
EliminaGrazie, Marco, mio figlio sta dando molto allo studio del pianoforte: quest’anno ha cominciato anche l’università e vedo i sacrifici che sta facendo per mantenere alto il livello di entrambi gli impegni.
Allora, per qualche giorno, saremo “compagni di squadra”! 😁
Non ho capito: sei rimasta fuori perché contraria al vaccino? Magari tuo figlio avrebbe preferito vederti.
RispondiEliminaContraria al vaccino è riduttivo. Mio figlio mi conosce, in famiglia affrontiamo tutti i problemi, ne parliamo, ci confrontiamo: sono abbastanza tranquilla e certa di non avergli fatto un torto.
EliminaMi dispiace che tu sia rimasta fuori, però come ha affermato Ariano la cosa più importante é che sia felice tuo figlio e tu, come sua madre, lo sei di conseguenza. Questa legge assurda del green pass rafforzato sta facendo impazzire tutti, io mi sono persa tra tutte le regole che cambiano periodicamente e che mi tocca applicare anche al lavoro per i miei collaboratori, un delirio. Aveva più senso il green pass base almeno era legato a un tampone e permetteva a chi non si vaccinava di poter comunque partecipare a certe attività.
RispondiEliminaHai detto bene: dov’è il senso di un divieto imposto a chi con un tampone dimostrerebbe di essere in salute rispetto ai tanti vaccinati con GP, che potrebbero essere infetti, dunque contagiosi. Nella sala, le persone erano sedute una accanto all’altra, senza il rispetto del distanziamento, però avevano il certificato verde! Ma davvero nessuno si accorge dell’ipocrisia palese?
EliminaAl di là di ogni considerazione, sono contenta sì, come madre. Molto. Contenta e, come ho scritto a fine pezzo, fortunata.
Mi dispiace Marina. Umanamente, comprendo benissimo il tuo disappunto. Ci sono alcune regole che non capisco del tutto, tanto più che non vengono applicate con uniformità. Ma sei fortunata sì, avrai ancora tante altre occasioni per ascoltare dal vivo tuo figlio e festeggiarlo come si deve.
RispondiEliminaDall'altra parte, con tutto quello che stanno vivendo persone a me vicine, non vedo altra via per limitare i danni. A meno di non accettare le morti dei più deboli come inevitabili, una moderna selezione naturale alla Darwin, come in altri stati dove i numeri sono solo numeri, sterili. Ma quando in quel numero ci sono i tuoi affetti, è tutta un'altra cosa, purtroppo.
Hai ragione: al di là delle considerazioni oggettive (che, purtroppo, non sono tali per tutti) restano le esperienze soggettive a farci andare in un senso o in un altro. La cosa che mi scoraggia è l’assenza di spirito critico, il fatto che sia normale per la maggioranza delle persone (che, essendosi vaccinate, ne chiedono conto a chi ha fatto scelte diverse) lasciare morire di stenti quanti perdono il lavoro, dire :”se la sono cercata” (frase che, in molti casi, viene demonizzata, ma non in questo), rimanere indifferenti alle discriminazioni (anzi goderne), anche quelle più inutili, onestamente (come il non potere accedere ai negozi) e accettare le contraddizioni e le ipocrisie di questo Stato che ha provocato solo odio e diffidenza fra i suoi stessi cittadini. Ecco, tutto questo mi provoca autentica sofferenza. Quello che è successo a me è sopportabile, altre situazioni non lo sono.
EliminaE' difficile non immedesimarsi nella tua situazione, in un momento così speciale! La gioia di sapere che tuo figlio sta vivendo la sua passione con intensità, però, non te la può togliere nessuno.
RispondiEliminaTi ringrazio, Grazia, per l’empatia mostrata: rara, in questo momento! 😘
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