giovedì 20 aprile 2023

Si chiama nostalgia


Mi sveglio al mattino con l’odore del caffè: dacché ne ho memoria a prepararlo è sempre mio padre e se guardo l’orologio sono sempre le 7:30: un’abitudine, che si è trasformata in tradizione da quando la lontananza mi ha portato a vivere lontano e il ritorno a Caltanissetta è diventato una festa più simile a una ricorrenza. Quando la breve permanenza termina, in tasca ho sempre un pezzetto della mia città e della casa in cui vivono ancora i miei genitori.
Ci sono cose che non si dimenticano. Persone che non ci sono più. Luoghi che non cessano di raccontare storie. Camminiamo lungo il sentiero della vita e formiamo pozze di ricordi che il tempo non prosciuga. Non si torna indietro, è vero, la vita è un viaggio che va solo avanti; con le gambe non possiamo percorrere lo spazio che ci siamo lasciati alle spalle... ma la mente può farlo, i sogni possono farlo e tutto ciò che essi ci restituiscono è la sensazione dolce e struggente che i greci, nell’antichità, chiamavano “dolore del ritorno”: nostalgia.


Sono stata a Caltanissetta per qualche giorno e un pomeriggio ho fatto una lunga camminata a piedi. Da via Libertà ho raggiunto il centro storico e il tragitto mi è parso un pellegrinaggio nei luoghi più significativi della mia giovinezza pre-trasferimento.

In Viale della Regione, che ormai da anni ha abdicato al suo ruolo di centro di aggregazione di giovani e che ai miei tempi era il luogo più popolato della città, ho rivisto la “location” della mia comitiva: le panchine sono le stesse, ma adesso sono di colore rosa shocking, un tocco di modernità che mi ha alienato un po’ dai ricordi, senza con ciò annullare il dolore del ritorno di periodi ormai andati. Io e i miei amici ci incontravamo là: prima dei diciotto anni arrivavo col mio Sì Piaggio rosso fiamma, poi con la A112 di mia madre, una volta conquistata la patente. Tempi di lunghe serate, belle amicizie, amori e goliardate. Identificavamo i punti di riunione con i nomi di alcuni locali di riferimento: il Sandwich bar, l’Agip... Noi,  invece, ci vedevamo semplicemente alle panchine.


Viale della Regione

   
Liceo classico
"Ruggero Settimo"
 

Lungo la discesa verso “la Piazza” ho costeggiato il Liceo Classico Ruggero Settimo, che si trova in una posizione sopraelevata rispetto al piano stradale, a metà fra la parte antica della città e la zona residenziale. Mi sono soffermata per raccogliere le sensazioni provate guardando dal basso verso l’alto l’angolo di ritrovo della mia classe al mattino, quando aspettavamo il suono della campana d’ingresso. Sono passati tanti anni dalla Maturità e se non ci fossimo trasferiti a Roma i miei figli avrebbero continuato la tradizione: un po’ mi dispiace che loro non abbiano respirato l’atmosfera di questo istituto.

Sono passata dalla “Grazia” (nome che riassume una zona, già centro storico, che fa capo alla Chiesa della Madonna delle Grazie) e ho perfezionato nella mia testa il ricordo di tanti piccoli momenti, di luoghi frequentati, di negozi ormai chiusi e a ognuno di quei ricordi la mente associava il suono di una vecchia canzone: non immaginate il senso di straniamento quando, attraversando la “Strata ‘a foglia”, storico mercato ortofrutticolo di Caltanissetta, da una finestra aperta mi ha raggiunto la voce di una ragazza che cantava a squarciagola “Ho visto lei che bacia lui che bacia lei che bacia me...” e mi è venuto in mente un altro mercato, Ballarò, a Palermo, dove un pomeriggio, ospite in casa di mio fratello per l'esame di Istituzioni di diritto romano, che avrei dato il giorno successivo, dal balcone mi arrivavano le note di una canzone di Claudia Mori e io mescolavo il damnum iniuria datum con il ritornello: “Mediterraneo-o-o...


Mercato Strata 'a foglia

Da via Consultore Benintendi sono arrivata in Corso Umberto: l’assenza del mitico Caffè Romano, simbolo di Caltanissetta e punto di riferimento di intere generazioni, mi ha immalinconito, come tutte le volte in cui constato che un’altra attività commerciale, ormai, occupa gli stessi locali. Se penso alle arancine consumate nella caffetteria, all’uscita dal cinema Bauffremont e, ancora di più, all’illustre sua frequentazione, in epoche precedenti, da parte di grandi intellettuali come Leonardo Sciascia, Pier Maria Rosso di San Secondo, Vitaliano Brancati... mi accorgo che gli anni sono passati e la città, per molti aspetti, ha cambiato fisionomia.

    Corso Umberto              

La mia destinazione era il Palazzo Moncada, dove mi attendevano un evento pubblico e delle amiche che volevo salutare. L’edificio è di grande pregio storico, uno dei più belli di Caltanissetta, con la sua architettura in stile barocco e gli interni pregni di valore culturale: la struttura ospita un cinema, un teatro, esposizioni d’arte e la mostra permanente delle opere di Michele Tripisciano, scultore nisseno, autore della Fontana del Tritone, adiacente alla cattedrale di Caltanissetta e di molte statue presenti anche a Roma: Paolo e Ortensio, presso la Corte di Cassazione; La Sicilia, altorilievo sull’Altare della Patria e il Monumento a Gioacchino Belli, nell’omonima piazza a Trastevere (un po’ di casa mia, nella Capitale in cui adesso vivo). 

Mi sono affacciata da una delle finestre del palazzo e ho immortalato le punte dei campanili e la cupola del Duomo svettanti in mezzo alle tegole dei tetti di antichi palazzi. Per un attimo ho riempito gli occhi di bellezza.



La potenza dei ricordi. Il tempo che passa e stratifica le fasi della vita. Il senso del distacco, la separazione da un mondo vissuto: tutto alimenta il dolore del ritorno. Ma per me la nostalgia non è dolore, è solo una dichiarazione d’amore, un’attestazione di fedeltà al passato, un approdo, che rende indimenticabile ogni cosa. E poiché non so esprimermi in versi, la racconto in questa pagina breve di narrativa, con il desiderio di ritrovare intatti certi momenti, di evocarli per renderli ancora presenti e vibranti.

Cesare Pavese scriveva: “si chiama nostalgia e serve a ricordarci che per fortuna siamo anche fragili”, io confermo: si chiama nostalgia.  Senza aggiungere altro.







20 commenti:

  1. Gli anni che passano sono dei veri bastardi, ci indeboliscono fisicamente e ci rendono troppo malinconici.
    Io non sono dovuto andarmene dal "paese", eppure a distanza di anni vivo la sensazione opposta, certamente parliamo di vite diverse e luoghi diversi, quindi non paragonabili, eppure mi sono pentito di non essermene andato. Sarà che ho visto le cose lentamente ma inesorabilmente peggiorare, ed è stato avvilente.
    Comunque, almeno i ricordi si possono idealizzare. So che nel mio caso erano tante bugie, ma almeno erano bugie in cui a quel tempo credevo.

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  2. Come ti capisco, Marina! Io abito a poco più di 20 chilometri dalla mia città natale nella quale ho vissuto 31 anni, ma dopo il trasferimento per tanto tempo mi sono sentita come sradicata. Poi, certo, ci si ambienta, si fanno nuove esperienze e altri luoghi diventano piano piano tuoi. Ma capisco la tua nostalgia che è ben più del dolore del ritorno, ma amore e fedeltà a ciò che ci ha costruito e che ancora vive dentro di noi!

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    1. La cosa che più mi pesa è il non sentirmi più nessuno da nessuna parte: non sono più "nissena" perché, vivendo lontana, non faccio parte più di quella comunità, sono ormai un'estranea, anche se pur sempre a casa mia; e qui, a Roma mi sono ambientata, questo senz'altro, ma mi considero sempre un "immigrata", nessun senso di appartenenza. Non è una bella sensazione, ma cerco di ignorarla.

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    2. È la grande città che ti fa sentire così, a mio parere. Ecco, nelle realtà più piccole come quella che mi sono scelta io, fra i Castelli romani, c'è ancora quel senso di accoglienza, la "provincia" anche buona, nella quale puoi trovare affetti e amicizie. Poi dipende molto anche dal comprare casa e personalizzartela. La casa ha il grandissimo potere di farti mettere una radice. :) (Io spero sempre che decidiate di comprare non lontani da noi)

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    3. E dire che qualche anno fa lo eravamo, vicine! Vero, la realtà di provincia è più vivibile, io vengo da una città che fa 60.000 abitanti, dico sempre un paesone, tutto sommato. E avere la casa propria è un altro bel vantaggio che mi farebbe vivere le cose in maniera diversa. Vedremo, stiamo cominciando a guardarci attorno!

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  3. Questa nostalgia la conosco bene. Potrei fare quella stessa camminata lungo la strada marina del paesello, Paola, potrei allungarmi fino al paese alto, nel centro storico, e ritrovare sensazioni molto simili alle tue. È strano come la geografia dei luoghi si imprima in noi e resti per sempre. Guardare la vecchia villa del paese, per esempio, mi infonde una strana sensazione, un languore. Tu hai amato e ami la tua Caltanissetta, io invece ho detestato e detesto Paola, ma non posso negare di esserne stata parte. Perché di fatto, benché trapiantata là semplicemente perché mio padre carabiniere vi era stato trasferito, non me l'ha mai fatta sentire "mia".
    Quelle panchine oggi rosa mi ricordano due posti: il muretto e il lungomare. Il muretto sotto il palazzo e poi il lungomare nel punto dinanzi al palazzo. I luoghi della nostra giovinezza, che per me diventavano vivi solo in lunghe estati di amici villeggianti che tornavano. Non ho mai amato Paola eppure la mia nostalgia è vivissima, di quel luogo di allora, di quanto fu parte integrante delle nostre vite fino a un trentennio fa...

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    1. La differenza tra le nostre situazione non è poca: tu sei andata via da ragazza piena di sogni da realizzare, una vita "in costruzione", il desiderio di trovare altrove qualcosa che nella tua terra non c'era o era difficile trovare; io mi sono trasferita "da grande", con una vita già felicemente impiantata in una città che non aveva niente da offrirmi ma alla quale non ho mai chiesto nulla di più di ciò che mi ha dato. Nonostante tutto (e di critiche ne potrei accumulare su Caltanissetta, una città che io chiamo "babba", figurati quanta stima ne ho!), vivevo bene lì. So per certo che i ricordi nascono in ogni luogo in cui abbiamo vissuto e la nostalgia li accarezza sempre in un processo mentale ed emotivo che accomuna tutti.

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  4. "Per me la nostalgia non è dolore, è solo una dichiarazione d’amore, un’attestazione di fedeltà al passato, un approdo, che rende indimenticabile ogni cosa".
    Le tue panchine. Il mio albero sui miei monti.
    Il tuo è un pensiero che mi arriva dritto al cuore. Grazie Marina. Ultimamente i tuoi viaggi nei ricordi sono particolarmente emozionanti

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    1. Grazie Elena, mi piace che qualcuno si senta coinvolto dai miei ricordi e sono contenta di suscitarne di analoghi. Le tue montagne sono emozionanti, ho avuto modo di appurarlo grazie alle foto che pubblichi: paesaggi incantevoli che parlano e raccontano molto.

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  5. In genere esco ad Enna ma sono occasioni fastidiose, Interruzioni stradali etc etc, poi proseguo per Agrigento. Caltanissetta la sfioro e la conosco poco, credo che sia così per molti siciliani non nisseni. Ma qui il viaggio è diverso anche perchè parte da un padre e un caffè, continua con le panchine vicino al liceo e attraversa bar, cinema e persone che camminano per strada...i marciapiedi son quelli allora o di oggi? Io dico son quelli del nostro cuore così la nostalgia diventa perfetta. Vorrei sfuggirvi, in fondo sono tornato In Sicilia per restare aggrappato alla sua luce: vi morirò dentro e sarà dolce riannodare tutti fili del passato con le trame di oggi. Mi ritrovo in questo post.

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    1. Restare aggrappati alla luce della Sicilia: è quello che mi accade ogni volta che ritorno e penso di abituarmi alla sua lontananza. E invece mi trovo immersa nei ricordi, fotografo ciò che mai avrei immaginato di immortalare un giorno in un album di ricordi e la sensazione è per certi versi appagante, ma carica di quello struggimento che la nostalgia porta con sé. Sono felice di rivolgermi a un siciliano, perché so che comprende meglio di altri la bellezza e le contraddizioni della nostra terra. Di Caltanissetta ti perdi poco: solo chi ci è nato e vissuto può provarne affetto; è una città carina, tutto sommato e ha anche una storia affascinante (le sue origini, i monumenti di pregio...), ma in Sicilia c'è molto di più da visitare e conoscere.
      Grazie per essere ripassato da qui.

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    2. Sì, credo che il sentimento che la luce dell'isola porta con sé per due siciliani non abbia bisogno di discussioni. Sono palermitano di nascita con madre trapanese e parenti sparsi un po' ovunque tra Catania, Siracusa, Agrigento e Ragusa. Per entrare veramente in contatto con questa terra serve intuito e cultura. Non basta una vita.

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    3. Sono d'accordo. E - tra parentesi - Palermo, per me, è una delle più belle città d'Italia!

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  6. Che bello questo post fatto di ricordi e dolci pensieri. Bentrovata. Ciao Ester

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  7. https://francobattaglia.blogspot.com/search?q=sicilia+fai+da+noi ho sangue siculo (papà palermitano) e legami ormai indelebili (ne parlo nel post allegato), e a ben guardare, il blog è intriso di nostalgia, anche quella a breve, per un viaggio appena concluso, o un evento che ci ha segnato.. siamo fatti così, di bellezza e sorriso che tornano a bussare periodicamente.. o forse siamo noi a bussare alla loro porta? ;)

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    1. Che spettacolo il tuo tour in Sicilia: hai visto più cose tu che io che ci ho vissuto per quarant'anni! :) La Sicilia è tutta bella e il fatto di appartenere a questa terra, forse, mi fa sentire più forte la sua mancanza, ora che la vivo a distanza. Sono convinta che abbiamo bisogno di quella bellezza e di quei sorrisi, quindi opto per il "siamo noi a bussare alla loro porta"

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  8. Non sai quante realtà sono cambiate a Caltanissetta: capisco il tuo senso di smarrimento. Strada facendo la mia città ha perso vie ben frequentate, negozi, anche abitudini che io pensavo non si sarebbero mai esaurite. Però sì, onestamente, la nostalgia è tenace (considera anche che me ne sono andata tutto sommato da poco: devo maturare ancora il lutto, come suol dirsi!) Adesso spero di non muovermi più da Roma e così dovrebbe essere: io mi affeziono, provo a mettere radici, ricominciare sempre mi distruggerebbe.

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  9. Bella questa passeggiata tra i ricordi, purtroppo con il passare degli anni c’è da fare i conti con la nostalgia, soprattutto se si torna nei luoghi dell’infanzia e della giovinezza, come nel tuo caso che sei andata a vivere fuori, succede anche a me.

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    1. Sì, credo sia naturale. Noi, però, abbiamo dalla nostra il desiderio di volerla raccontare, questa nostalgia, per condividerla con qualcuno! ;)

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