Mettersi in strada a Roma significa armarsi di scudo e corazza, perché se anche tutto fila liscio per qualche metro di percorrenza, stai pur certo che al metro successivo incappi nella mina umana che ti guida dietro o accanto.
Più avanti, una nuova fila di auto si incolonna dietro una povera, sprovveduta, Kia che tenta di uscire da un parcheggio in retromarcia e apriti cielo! Non basta un clacson così, per sollecitare attenzione, no, è necessario fare suonare tutta l’orchestra di macchine, dalle trombe delle berline ai pi-piìììì civettuoli delle city car, perché il messaggio arrivi forte e chiaro: “se non smammi entro tre secondi ti facciamo esplodere sul posto.” Comincia il conto alla rovescia: 3-2-1...fiuuuu, il parcheggiato in uscita è salvo!
Io osservo, so aspettare, taccio: la mia mano resta ferma sul pomello del cambio e picchietto le dita per seguire il ritmo della canzone in onda. La mia è l’unica auto che non partecipa al linciaggio sonoro.
Perché io sono una donna pacifica, la mia pazienza è infinita, perché sono una signora, io!
Riprendo il cammino verso la meta a qualche chilometro da casa mia. Di solito uso i mezzi pubblici per muovermi dentro Roma, ma questa è una zona dell’Appia Nuova scarsamente servita da bus e metro, si fa prima ad andare in macchina. Solo che, tutte le volte, mi sposto con la consapevolezza di addentrarmi in una giungla, anche se non mi faccio sbranare dalle bestie; il nervosismo da traffico non mi ubriaca, resto sobria... di solito!
Un altro pazzo mi taglia la strada, fa zig zag fra le auto in corsa e lì sì, che il “clacson alert” parte libero e a ben ragione! quello degli altri però, il mio continua a rimanere muto: non ce l’ho proprio nel dna, lo scatto rapido verso l’incazzatura! Tuttavia sono un vaso che si riempie: ampio, profondo, accolgo, sopporto, ho una buona tenuta, ma guai a raggiungere l’orlo!
Esco dal negozio in cui ero diretta. Appagata, salgo in macchina e mi immetto nella via di ritorno. La radio di nuovo a farmi compagnia, il caldo dell’abitacolo, lasciato in sosta sotto il sole per il tempo dell’acquisto, lotta contro le ventole del condizionatore. Mentre attendo che l’aria infuocata venga stemperata da quella rinfrescante, mi accorgo che il semaforo è diventato arancione. Posso farcela a passare, se accelero un po’, ma l’incrocio è uno di quelli proposti come esempio agli esami di guida, in cui il candidato deve dire chi ha il diritto di precedenza e in quale ordine le macchine devono muoversi, così io, di fatto, attraverso la carreggiata in velocità, ma nel curvare verso la strada che devo percorrere, anticipo di pochissimo la fila che ha il verde dall’altra parte e... questo azzardo poteva mai passare inosservato? Dappertutto, forse, ma a Roma no.
Non ho messo in pericolo nessuno, non ho rischiato lo scontro, ho solo sfiorato il limite dell’irregolarità, eppure l’Inquisitore delle Strade Romane che fa? Vede una strega alla guida e la condanna senza appello. Sento una voce che pare quella di Ivan Drago; mi offende da un furgone: “Troia” mi grida - solo per cominciare, eh, che l’eco delle sue parole mi arriva insieme alla folata torrida entrata dal finestrino mentre lo abbasso in preda a un automatismo... E il contenuto del vaso arriva impetuosamente al bordo.
Ma che c**** urli a fare, @?!!$% cafonazzo di borgata *#!?!@ fino a ieri vendevi banane al mercato di Tor Pignattara... oddio, sto per farlo... Sporgo il braccio, la mano si chiude a pugno, ma un dito resta dritto come un soldato sull’attenti: il medio è un fiero vendicatore!
Fine del mio savoir faire: il vaso si svuota.
Alzo il volume della radio, Loredana Bertè canta “Non sono una signora...”: mi vergogno, ma avverto come un grande senso di liberazione.
Il prossimo safari per le vie di Roma è previsto per domani: devo raggiungere un mercatino sull’Anagnina!
Bello. I tuoi racconti mi fanno sentire bene.
RispondiEliminaGrazie, Gus.
EliminaRido di gusto all'idea della Smart... parliamo di una vettura che hanno visto e rivisto perché sbanda. A ogni starnuto si ribalta. La Panda, se decidi di usarlo per bene quell'acceleratore, gli dà altro che polvere.
RispondiEliminaNon ti dico che numeri faceva la mia fu Fiat Seicento in terza corsia direzione Milano.
Alla guida sono un po' Robin Hood. Col traffico oramai non c'ho proprio voglia, lo evito come la peste oramai. Se proprio tocca, mi incazzo abbestia con gli sfanalatori folli (tempo due minuti, un paio di frenate ben assestate, e vedi che gli passa la voglia) ma lascio passare chi è chiaramente in difficoltà, perché magari non conosce la strada. E nonostante adesso abbia un'auto discretamente sportiva, vado più piano di prima, mi godo il viaggio anche solo per andare al lavoro. (Anche perché appena accelero, oltre il limite di velocità, o faccio una curva un po' allegra, Emme mi bacchetta! Ma mi bacchetta di brutto! Sul cruscotto compare il limite di velocità, in rosso, frena per me se non rispetto la distanza di sicurezza, mi gira il volante per non farmi andare sopra le strisce... me stò a rifà la patente!! XD )
Se fa anche la pasta al forno e durante le lunghe attese offre il rinfresco, la prossima auto che compro sarà la tua! XD
EliminaPer chi bazzica Roma è un po' come sentirsi raccontare storie alle quali si può rispondere "Capisco bene ciò che intendi" :-D
RispondiEliminaIo dentro Roma in auto cerco di non andarci mai, purtroppo ogni tanto è capitato anche a me di doverlo fare, ho sempre la tensione a mille. Quando mi capita, casualmente, di essere la prima macchina al semaforo rosso, subito preparo il piede sull'acceleratore per partire tipo dragster nel momento in cui la luce diventa verde. Un paio di "vaffa" me li sono beccati pure io, non li ho neppure calcolati perché li considero una "tassa" da pagare quando si guida nelle strade della capitale.
Sì, ormai ai vaffa ho fatto il callo anch'io, ma ciò che più mi preoccupa è che questo stile di guida sta trasformando anche me. Dev'essere contagioso, da quando sono a Roma sono entrata nel mood "guida spregiudicata": m'incazzo più facilmente e dispenso vaffa a tinchité. :D :D
EliminaSu Roma non posso che concordare.. delirio totale.. ma da siciliana, se hai provato il traffico e la follia guidante catanese, Roma diventa un paradiso per autisti con l'aureola.. ahah
RispondiEliminaNon conosco la guida catanese, ma sono abituata a quella palermitana: lì, se c'è traffico, nell'attesa, c'è uno che passa e ti offre caffè e cornetto! Ahaha
EliminaIl tuo racconto rende bene l'idea, Marina!...Il traffico più delirante io però l'ho visto tanti anni fa ad Atene. Era una corsa assolutamente folle di tutti, e se un veicolo non si fosse adeguato a quella velocità sarebbe stato spiaccicato in men che non si dica. Avevamo preso un taxi per l'aereporto ed eravamo in ritardissimo sull'orario dl volo. Incredibile, ma siamo arrivati in tempo!
RispondiEliminaHai ragione! Lo sai che ho fatto la stessa esperienza anch'io, quell'estate che andammo in vacanza in Grecia e ad Atene prendemmo un taxi... Spericolato, guidava a 100 km all'ora nei vicoli più stretti, prendeva le curve come in un rally, fu un incubo. Dunque non abbiamo beccato un pazzo occasionale! :D
EliminaIl tuo post mi ha fatto ridere molto... però bisogna anche dire che i romani hanno uno humor eccezionale che, forse, li aiuta a vivere queste situazioni con leggerezza.
RispondiEliminaQuando vivevo a Roma mi spostavo con i mezzi pubblici e, durante l'estate, sull'autobus si viaggiava con i finestrini aperti. Ero in piedi davanti, vicino all'autista, perché dovevo scendere alla fermata successiva. Fermi al semaforo avevamo due auto davanti a noi. Quando scattò il verde, la signora alla guida della prima auto non riuscì a ripartire. Si vedeva che maneggiava con ansia e la sua auto si spegneva per uno scorretto uso della frizione. Scattò l'arancione e poi di nuovo il rosso. Le auto incolonnate cominciarono a suonare. E poi il semaforo fu di nuovo il verde, arancione e rosso. Eravamo tutti scocciati e nervosi. A questo punto l'uomo che guidava l'auto davanti a noi e dietro alla signora che non riusciva a ripartire si sporse dal finestrino e le urlò: "Ah signò, quando esce il colore che le piace vada eh!". Scoppiammo tutti a ridere. A volte una battuta detta in modo bonario cambia tutto.... e finalmente la signora riuscì a ripartire.
Ciao.
Ahaha, bellissima! Si generalizza sempre, quando vuoi colpire una certa categoria di persone, ma è chiaro che poi esiste la singola persona che può fare la differenza. Il tuo aneddoto lo dimostra. :)
EliminaIo credo diventerei una bestia in un ambiente del genere. Sono un bravo guidatore, ma ammetto che se sono da solo in auto (quindi non porto nessuno) e vado di fretta, mi spazientisco davvero per poco. E abito in una provincia del nord. Fossi lì, ripeto, credo uscirei di senno dopo poche settimane di guida. Probabilmente mi confenderei bene con gli atteggiamenti rozzi che hai descritto. Non ne vado fiero. Ma temo sarebbe così :)
RispondiEliminaCiao Davide, benvenuto.
EliminaFumantino eh? Ottimo, allora sei ben attrezzato, qualora dovessi venire a Roma in macchina! :)
La cosa divertente è che i romani al semaforo rosso, invece di preparare il piede sulla frizione, preparano la mano sul claccsonne! DAJE!
RispondiEliminaSì, dovrebbero inventare un Torneo "manolesta" per chi è più veloce! :D
EliminaAh, Marina, cosa mi hai fatto tornare in mente. La maleducazione dilagante del romano medio nella sua stessa città lo rende inequivocabile. Di 26 anni di vita da queste parti te ne potrei raccontare molte, e dire che nemmeno ci abito nel carnaio dell'Urbe. Roma era una città molto più vivibile alla fine degli anni Novanta. Il riverbero della sua involuzione si avvertì nella stessa Ciampino agli inizi dei Duemila, fra i voli che si moltiplicarono e il traffico ingrossato. Al di là dell'involuzione dei tempi, purtroppo resta una città prigioniera dei suoi stessi difetti. Fra raccordo anulare e vie del centro non saprei dire quale sia più vivibile. In generale è una città in cui ho scelto di non vivere proprio per queste caratteristiche. Oltre a essere iperaffollata è pure molto sporca, la qualità dell'aria è ai minimi storici, e io che vivo in collina sento il suo puzzo ogni volta che ci metto piede.
RispondiEliminaFra le disavventure dovute alla maleducazione romana ne ricordo due. In entrambe ho perfino rischiato la pelle perché non ci si ferma alla maleducazione ma si può degenerare in rissa. Un giorno te li racconterò.
Infatti, è meglio non rispondere alle provocazioni e io mi sono sfogata solo perché ero, per così dire, fuori tiro. I romani sanno essere violenti e io mi guardo bene dal trovarmi in situazioni incresciose. La vita nei centri piccoli è diversa: non ci sono distanze inimmaginabili, dunque anche il tempo è più
Eliminafacilmente gestibile. A Caltanissetta tutto questo è impensabile: il traffico delle strade nelle ore di punta si smaltisce in pochi minuti e per raggiungere il posto di lavoro più lontano non hai bisogno di svegliarti alle cinque del mattino. Insomma, la metropoli ha dei disagi che possono pesare, alla lunga. La mia soluzione è la camminata a piedi, laddove possibile e l'uso della metro comoda e veloce ;)
A Roma non ho mai guidato per fortuna, ci sono sempre andata in treno, però da quello che ho visto mentre ero sui taxi mi rendo conto che deve essere un inferno e rivaluto Bologna (ma anche qui stiamo peggiorando..il rischio dito medio c'è..)
RispondiEliminaLa verità è che nelle grandi città il caos è assicurato. Se - magari - ci fossero un'organizzazione e un'educazione diverse...
EliminaEpperò pure loro... Quante bestemmie quando parcheggiano i furgoni ovunque, pure in mezzo alla strada per fare le consegne! Quattro frecce e sono a posto :D (Le famose doppie, persino triple file, che mettono a dura prova pure gli automobilisti meno esigenti)
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