martedì 5 settembre 2023

Dieci anni di noi

Mentre la nave salpa al calar della sera e le luci del porto si riflettono sul mare di Palermo, la città mi appare come una scatola aperta di ricordi, che sta per essere richiusa fino al prossimo ritorno in Sicilia. E il ricordo più insistente, mentre ci allontaniamo dalla banchina, resta quello che racconta il nostro trasferimento a Roma. 

Sono trascorsi dieci anni da quella mattina di fine agosto del 2013 in cui salivamo in macchina scortati da due tir che traslocavano tutte le nostre cose a novecento chilometri di distanza. Dieci anni da quando il pensiero di abbandonare la terra dove sono nata e cresciuta mi risultava insopportabile, seppure necessaria. Dieci anni dall’immagine ancora viva dei miei genitori ritagliata dentro la cornice del lunotto dell’auto in cammino: le loro braccia alzate in un saluto dimesso, le mani che sventolavano molli, frenate com’erano dalla malinconia e, ad attenderci, il traghetto Palermo/Napoli che ci staccava dall’isola.

Non ho mai raccontato del senso di straniamento provato quando ho messo piede nella nostra casa romana, della novità che da un lato mi elettrizzava, dall’altro mi spingeva ancora di più verso tutto ciò che avevo lasciato a Caltanissetta, abitudini, affetti, familiarità con persone e luoghi. Il disagio percepito, in particolare, da uno dei miei figli, che il giorno dell’arrivo si è accovacciato ai piedi di un albero, in giardino, con la testa fra le gambe e le braccia incrociate sulla nuca, mentre io mi muovevo fra gli scatoloni assiepati dentro casa per ritrovare la confidenza con le mie cose: quel momento rimarrà sempre l’emblema di ciò che ha rappresentato per noi l’inizio di una vita nuova.

Ma appunto in quanto “inizio”, ci siamo tutti rimboccati le maniche e abbiamo intrapreso un cammino che, anno dopo anno, ci ha offerto nuove opportunità, garantendoci una ritrovata pace interiore, fino a sradicare dalla mente il rimpianto della nostra terra. 

I primi ad ambientarsi, com’era prevedibile, sono stati i miei figli, grazie alla scuola che li ha subito catapultati in una realtà stimolante: la novità ha portato loro belle amicizie, soddisfazioni in ambito sportivo e scolastico, insomma per entrambi il processo di adattamento è stato rapido. Io ho impiegato più tempo, ma ho percorso una strada vincente: ho trovato risorse, coltivato interessi, approfittato delle occasioni negate in una città piccola di provincia quale quella da cui provengo. Ho conosciuto persone (soprattutto in rete); ho ridato lustro al blog; mi sono affezionata alla nuova quotidianità; ho acquisito piena padronanza degli spazi a mia disposizione. E ho cominciato ad amare Roma. 


Roma è una città difficile: il luogo comune che venire da turisti è una cosa, viverci tutt’altra, non può essere smentito; il traffico per le strade è pazzesco, la nevrastenia dei romani alla guida non è un’esagerazione; l’amministrazione della città è in mano a nessuno, chiunque ne sia il sindaco; i quartieri periferici sono anonimi e sovraffollati... ma Roma è Roma: la sua bellezza non ha pari e a me è bastato trovare compromessi accettabili per sentirmi fortunata di essere qui, ospite trapiantata, dotata di residenza ma con la fierezza sicula sempre in tasca. Ho imparato a camminare a piedi, un’abitudine scoraggiata in contesti cittadini come Caltanissetta, dove prendere l’auto per qualsiasi motivo è la norma. Uso la metro senza remore: mi porta dappertutto, in tempi ridotti e senza lo stress di ZTL e parcheggi impossibili. Abito, per fortuna, in una parte di Roma ben servita e - valore aggiunto - vicino a due bellissimi parchi, dove mi reco spesso, quando ho voglia di passeggiare lontano dai rumori della città. E intanto, tra un nuovo spostamento, dopo tre anni dal primo, sempre in territorio romano e varie ed eventuali, abbiamo raggiunto il traguardo della nostra decennale presenza nella capitale. Significa che abbiamo portato qui i miei figli all’inizio delle scuole medie e adesso sono in procinto di prendere la laurea triennale; naturalmente sorvolo su quanto, nel frattempo, anch’io sia andata avanti con l’età!

Si sono diradate le mancanze, le assenze pesano meno, i vuoti sono buchi piccoli ormai. Solo un rimpianto sopravvive: vorrei avere i miei genitori vicini. Adesso che si fanno complicati i loro spostamenti e che la nostra lontananza non è d’aiuto nei momenti di maggiore bisogno, saperli qui con me, a portata di mano, mi solleverebbe da una preoccupazione vissuta costantemente.


E dunque dieci anni di noi, cara Roma. Vado spesso in centro e mi piace attraversarti, imboccare vicoli, scovare angoli che raccontano la tua storia lunga secoli e la cosa bella è che posso farlo quando voglio, posso regolare tragitti e mete a mio piacimento, rivedere sempre le stesse cose senza stancarmi mai. Il Colosseo? l’ho fotografato da ogni angolazione possibile e tutte le volte desidero immortalarlo. Nel pc ho una cartella denominata “Bellezze di Roma”: il file “Colosseo” conta oltre cinquanta foto; che poi sempre quello è, ma io ne sono innamorata e non riesco mai a fare a meno di portarmi a casa un’immagine ricordo del monumento più rappresentativo dell’antica Roma. Non c’è passeggiata al centro che non preveda una sosta a P.zza San Pietro, una camminata lungo l’una o l’altra sponda del Tevere, un giro a P.zza di Santa Maria in Trastevere, una visita alla Chiesa di San Luigi dei Francesi... Sono una turista speciale, che si ritira nella propria abitazione a fine giornata, non in una camera d’albergo. E mi sento fortunata per questo.

Così assisto alle manovre di disormeggio della nave con il solito magone di chi ancora una volta lascia la terra che ama, ma sa che una casa l’attende nella città in cui ormai vive e la tristezza dura pochi minuti, il tempo del distacco dalla banchina del porto di Palermo, quando le luci si allungano sull’increspatura del mare e sembrano braccia tremolanti che salutano, come quelle dei miei genitori il giorno della nostra partenza, a fine agosto di dieci anno fa.








24 commenti:

  1. La memoria di qualcosa di importante diventa Presenza.

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    1. Presenza costante. Poi se una cosa te la porti nel cuore, lì rimane per sempre.

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  2. Ormai siete "romani", e in effetti i romani sono in gran parte persone venute da fuori, da ogni parte d'Italia e del mondo, che infine sono rimaste nella Città, che ha certamente tantissimi problemi, però... non è una città qualsiasi.

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    1. Vero, lo sai che conosco pochi romani de Roma? Tutti i "romani" con cui sono venuta più di frequente in contatto hanno atre origini (spesso del sud. Della Sicilia nessun palermitano, però. Loro vivono già in una splendida capitale! :) )

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  3. Vivo a Monopoli, come te, da dieci anni e, sebbene disti solo 15 km da Fasano, la mia città mi manca da morire, così come mi mancano mia madre, mio fratello e i miei amici più cari.
    Li vedo ogni weekend, ma non è la stessa cosa.
    No, non mi rassegneró mai. Scommettiamo?
    Brava tu ad avercela fatta. Per tutelare l'equilibrio della tua famiglia. Io, almeno, ho la fortuna di aver costruito la mia direttamente qui.
    Un abbraccio.

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    1. Beh tu ogni weekend, io due volte l'anno! :(
      Ci sono situazioni in cui volente o nolente devi rassegnarti per il bene di un altro irrinunciabile bene: ho preferito tenere unita la famiglia e non lasciare che i miei figli crescessero con un padre visto solo nei fine settimana. A parte che anche a me scocciava fare la vedova bianca a Caltanissetta! :D

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    2. Beh, avresti potuto fare la vedova allegra. Mica male. Ahahah
      Scherzo!

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    3. Quella la faccio a Roma! Ahahah!

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  4. Sei forte e propositiva, è l'unico modo per sopravvivere a abbandoni e dimensioni nuove. Però lasciare un'isola ha una pregnanza particolare, chi l'ha vissuto lo sa: non è facile e qualcosa resta sempre dentro di te. Tu lo hai scritto bene.

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    1. Non si diventa mai cittadini del luogo in cui si vive se non è quello di appartenenza. Io sono siciliana, ne vado fiera e non posso trascurare la mia origine. Lo dimostra il fatto che sono "romana" da dieci anni e la mia cadenza sicula non si è scalfita nemmeno di una punta :D

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  5. Ti invidio con affetto. Ho vissuto tre anni a Roma quando ero molto impegnato, molto malinconico per ciò a cui avevo dovuto rinunciare per stare lì e troppo giovane per capire la bellezza in cui ero immerso. In tutto quel tempo ho fatto giusto qualche incursione al centro, privandomi delle bellezze di Roma che avrei potuto gustarmi e che invece non ho neppure degnato di una visita. :-(
    Ma chissà, magari avrò modo di rifarmi.
    Un saluto.

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    1. Sai, anch'io ci ho messo de tempo per capire di essere in una nuova città, con tutto ciò che ne conseguiva: le passeggiate erano malinconiche, Roma è bellissima, ma la percepivo come estranea. Mi sono dovuta adeguare e ho superato l'iniziale diffidenza. Forse la consapevolezza di dovervi restare per sempre mi ha aiutata a viverla diversamente.

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  6. Come hai raccontato bene, Marina, il distacco dal tuo luogo di origine e il modo in cui con la tua famiglia ti sei radicata a Roma! Come sono belle le tue passeggiate romane che s'intrecciano alla nostalgia per i genitori e alla percezione del tempo che passa! Grazie!!!

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    1. Grazie a te. La nostalgia è il motore che motiva molte cose che scrivo (lo avrai notato!) :)

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  7. Staccarsi dalla propria terra di origine é sempre difficile, ti capisco bene, perché si lascia tutto un mondo che ci ha seguito dall’infanzia, ma soprattutto si lasciano le persone care, i genitori e altri affetti come possono essere alcuni amici che non faranno più parte della nostra quotidianità. Immagino che la scelta sia dovuta al lavoro, il fatto di esserti trasferita con la tua famiglia nuova, marito e figli, può essere più confortante. Per fortuna, non senza fatica, hai imparato ad amare Roma (che resta la città eterna nel bene e nel male) tuttavia la distanza é faticosa perché i tuoi sono lontani e vorresti averli vicini.
    Anche a me manca la Puglia, anche se amo Bologna, ma ogni tanto penso che avrei potuto scegliere di vivere in una città più vicina alla Puglia per fare delle visite più frequenti e con meno fatica (l’A14 é un incubo da percorrere in auto per 500 km)…

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    1. Io per scendere in Sicilia devo farne 900 di chilometri e l'idea di traghettare lo Stretto di Messina aggiunge sconforto (perché i tempi si allungano). Il lavoro di mio marito ci ha portati qui, l'alternativa era rimanere con i bambini a Caltanissetta e vederlo ogni quindici giorni, ma abbiamo scelto di tenere unita la famiglia e di evitare lo stress che avrebbe comportato questo assiduo andare e venire da Roma. Non sono pentita, ma è stata dura. Adesso, il fatto di essere contenta mi fa pensare a una conquista e non voglio perdere questo spirito. Purtroppo noi non avremmo potuto scegliere dove vivere: Roma era una meta obbligata.

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  8. Io sposo appieno il luogo comune su Roma: un conto è viverci, un conto fare il turista. Io sono romano romano, anche se il papà è originario di Palermo, mia moglie ha origini catanesi e la Sicilia la visito e la palpito come mia, ogni anno.. ma Roma non la sopporto davvero più. 64 anni di questa città, per me che amo le isole, le province, la quiete.. sono davvero un record nefasto.. ce ne allontaniamo come possiamo ma poi affetti, parenti, legami, obblighi.. non ci permettono il sogno di andarcene definitivamente altrove.. ma intanto sono felice per te, per l'equilibrio raggiunto, per il coraggio di scelte drastiche (anche se a volte senza alternativa), per il riuscire ad "amare Roma", cosa che io trovo ormai impossibile.. forse dieci anni non permettono ancora lo straniamento, il disamore, l'ostilità verso una città complicata che cozza contro i nostri ideali, ma di certo conta l'approccio, il saper reagire alle difficoltà, la volontà di creare legame e trovare bellezza.. io cerco comunque, in ogni momento, una Roma nascosta, una Roma diversa, una Roma che intrighi.. e a ben cercare, le possibilità non mancano.. ma inutile nasconderti che ogni occasione per fuggire - anche solo brevemente - la cogliamo al volo.. respirando a pieni polmoni!! ;)

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    1. Forse dieci anni sono pochi per stancarsi di Roma (per me è ancora tutto bello e nuovo), anche se mi sono bastati per accorgermi degli aspetti negativi della città: il caos, la sporcizia, la natura fumantina del romano doc. Io ho abitato per quattro anni a Palermo, in epoca universitaria, e sarebbe stato il mio sogno rimanerci, come non me ne sarei mai andata da Caltanissetta, una volta sposata e con i figli. Nella mia piccola città di provincia vivevo bene, avevo tutte le comodità, casa grande, amici, parenti, andarmene a quarantaquattro anni è stato un trauma. Ma mi rimbocco le maniche, quando la necessità lo richiede e questa lo era. Fai bene a cercare il relax altrove, Roma non è senz'altro una città da respiro a pieni polmoni, tu ci vivi da sempre, immagino che la percezione sia diversa. Un giorno la penserò anch'io così? Chissà, forse non arriverò a maturare abbastanza anni per fare questa valutazione. :)

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    2. Tu sei già maturata e hai una visione consapevole che ti salvaguarda ampiamente.. intanto da me ho trovato questo "simpatico" post su Roma..
      https://francobattaglia.blogspot.com/2022/04/roma-la-citta-piu-bella-del-mondo-max.html

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    3. Intanto, impossibile non farti i complimenti per le foto magnifiche!
      Pensa che per me è stata determinante la lettura del libro di Melania Mazzucco "l'architettrice" sulla figura di Plautilla Bricci nella Roma del '600, per andare alla ricerca di una capitale in cui Via del Corso era ancora una strada "povera" e il Tevere aveva un ruolo determinante per la vita e le sorti dei romani.
      All'inizio inizio, anch'io ho fatto il giro turistico classico, le bellezze di Roma valgono sempre una visita, poi, però, mi sono concentrata sui particolari ai più sconosciuti e quando ho visto il cimitero acattolico sono rimasta ferma non so quanto tempo di fronte alla statua dell'Angelo del Dolore, di una bellezza unica. Ascrivo i gabbiani nel lato oscuro della città: ormai li vivo come dei mostri assassini! :D

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  9. Ho letto questo post proprio il giorno del bellissimo concerto di Edoardo, è stato perfetto questo incastro voluto dal destino: dieci anni fa arrivavate in questa regione, oggi uno dei tuoi due figli si esibisce in un prestigioso concerto nel cuore della grande città. Questo dà la misura di tutta la strada fatta, di tutto l'impegno profuso, del modo, eccellente, avete saputo, tu e Luca, portare avanti il vostro progetto familiare pur lontani dalla terra d'origine.
    Però, secondo me un particolare merito va proprio a te, alla moglie e madre che si è occupata di loro, infaticabile, presente, salda. Sei un grandissimo punto di riferimento per Enrico ed Edoardo, lo si coglie dal vostro modo, tenerissimo, di stare insieme. Il tuo sguardo di madre fiera è stata una delle cose più belle che abbia visto in vita mia, e lo sai che ti direi solo cose che sento veramente. Siete fantastici.

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    1. Bello sentirsi dire certe cose, bella la tua sincerità. Grazie! Del resto una delle cose positive della mia rinascita romana (che definirei un regalo) è stata la nostra amicizia (che poi io trovo che ci sia una bizzarra coincidenza nel fatto di avere abitato nella stessa città senza saperlo!)
      Venendo alle tue impressioni, i figli sono tutto nella mia vita: ogni cosa fatta per loro o vissuta con loro è un dono di cui vado fiera. Ho sempre voluto una famiglia: volevo una vita felice con marito e prole, Vivere la quotidianità con dei piccoli da accudire, seguire ogni loro fase di crescita senza alcun rimpianto per il lavoro cui ho serenamente rinunciato. Insomma, ho coltivato un desiderio semplice che si è avverato e se dici che questa mia dedizione verso i figli emerge ti sono immensamente grata. Volevo anche una famiglia unita: per questo non potevo lasciare che Luca viaggiasse da Roma e mi sono trasferita con lui qui. Mai pentita, anche perché ho regalato proprio ai miei figli nuove opportunità, per Edoardo lo studio al Santa Cecilia, per tornare al concerto. Ma come sono felice che siate venuti e di avere condiviso con te accanto questa emozione!

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  10. Che avventura! Cambiare città con tutta la famiglia, coi figli già grandicelli, dev’essere stato impegnativo. Vedo però che il distacco non è stato vano, Roma forse è anche la città ideale per la tua forma mentis creativa, i figli non hanno avuto problemi e sono cresciuti bene, insomma l’inserimento è andato in porto!

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    1. Dici bene: uno dei benefici maggiori tratti da questo trasferimento "forzato" è stato potere godere di tutte quelle occasioni legate al mio mondo creativo, dalle fiere dell'artigianato e dell'handmade a tutte le manifestazioni legate ai libri (saloni, presentazioni, eventi letterari). Un bel guadagno, che mi fa sentire fortunata.

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