Salvador Dalí, Il volto della guerra
Erasmo da Rotterdam attingeva spesso a quel serbatoio di sapere che erano gli “Adagia”, una raccolta di proverbi, detti e motti da cui egli traeva spunto per elaborare le sue ricche e articolate considerazioni. Uno di essi, tratto da un libro che riporta l’omonimo titolo, recita “Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza” (in latino Dulce bellum inexpertis) e, devo dire, mi stupisce sempre verificare come ci siano classici senza scadenza, che ritornano attuali in qualunque epoca e sembrano confermare, anche da lontanissimo, verità che il tempo non ha mai cambiato.
Se c’è qualcosa al mondo di cui ci si deve occupare - che si deve anzi evitare, scongiurare e tenere lontana - questa è sicuramente la guerra - scrive l’intellettuale cristiano cinque secoli fa. La guerra, già, quanto c’è di più empio e rovinoso, di più persistente e tenace, di più squallido e di più indegno di un uomo.
Erasmo afferma che i conflitti sono spesso fomentati con estrema leggerezza e condotti, in modo crudele e barbarico, non solo da popolazioni plebee, masse anonime e volubili, ma anche e soprattutto da nazioni rette da quei prìncipi il cui dovere sarebbe quello di tenere a freno, con avvedutezza e discernimento, le inconsulte passioni della stolta moltitudine.
Ora, se noi sostituiamo al termine “prìncipi” quello di “capi di Stato”, la sostanza della riflessione non cambia di una virgola. E io penso a certi uomini a guida di una Nazione che dell’avvedutezza e del discernimento hanno fatto pezze per pulirsi le suole delle scarpe (sporche del sangue che grava sulle loro coscienze).
Dio ha creato l’uomo nudo, debole, delicato, inerme, nulla che lo predisponga alla lotta, alla violenza. Lo ha fatto a sua immagine e somiglianza, con uno sguardo benigno, braccia a cerchio predisposte all’abbraccio, il riso come segno di allegria e le lacrime come segno di misericordia e di clemenza. Gli ha concesso la prerogativa della parola e della ragione; gli ha ispirato l’amore per le arti liberali e la passione del conoscere, tutte qualità utili a distogliere l’impegno umano da ogni ferocia e, al tempo stesso, a cementare le amicizie.
Ebbene, quale malvagio ingegno, quale flagello, quale tremenda Furia infernale, ha trasformato la natura dell’uomo, imprimendogli un impulso tanto bestiale da indurlo a diventare promotore e vittima di sterminio? Che è accaduto perché degenerasse in una simile belva?
Non ce lo chiediamo più: le guerre, tutte, sono ormai eventi ordinari, ai quali ci abituiamo o perché lontani da noi o perché talmente scontati da non incutere più soggezione. Le coscienze restano inattive. Cosa è diventata la difesa strenua della pace: la preghiera silenziosa dei credenti? la voce urlata dei pochi che hanno il coraggio di dire le cose come stanno, in mezzo a un oceano di sordi o di indifferenti? un argomento di confronto nei salotti giornalistici che infestano le emittenti televisive? poco più che un dibattito in cui vengono fuori sempre colpe, responsabilità, torti e ragioni (a seconda dei punti di vista), mai proposte concrete per porre fine ai maledetti giochi di potere. Che poi, quali punti di vista possono esserci di fronte alla minaccia di una guerra mondiale! La frenesia folle e selvaggia di cui parla Erasmo ha macchiato la storia di sempre, il contagio del morbo fatale che infesta gli animi umani non è mai stato fermato e la guerra deve deflagrare per essere ripudiata: prima il danno, poi il rimpianto e il pentimento, mai una volta che, sapendo come va a finire, si faccia un passo indietro e si prevengano i disastri annunciati.
Giovenale diceva: “nessuno diviene immorale di colpo” e i più grandi mali si sono infiltrati nella vita dell’uomo sotto la fallace apparenza del bene.
In origine, gli uomini primitivi si armavano per proteggersi dagli animali feroci e dai rigori dell’inverno. Poi la consuetudine li portò a sacrificarli per il piacere che dava saziarsene, così si cominciarono a uccidere anche bestie innocue e la tirannide della gola arrivò al punto che nessun animale poté sottrarsi alla caccia spietata dell’uomo.
Con i nostri vizi succede come col mare: possiamo forse porre qualche argine, rotto il quale non si può fare altro. Mare e vizi, una volta entrati, esulano dalla nostra volontà ma vengono trascinati dalla loro forza d’urto.
Così addestrati si passò all’omicidio. Col tempo si arrivò agli scontri collettivi. Cos’è la guerra se non un omicidio collettivo?
Oggi più che mai è avvilente rendersi conto che ci sono guerre che nascono come necessarie, forse, ma che rimangono incastrate nelle miserabili aspirazioni di chi esercita più potere. Guerra semina guerra, se nessuno prende sul serio l’unico vero interesse che dovrebbe essere volto alla preservazione della vita. E ci sono alcune vite che sono più preziose di altre, intoccabili: quelle dei bambini, per esempio. Eppure un “divieto morale”, che dovrebbe vigere in modo spontaneo, è ampiamente ignorato e proprio quelle innocenti esistenze vengono violate, spezzate, come l’effetto collaterale di un danno giusto.
O cecità della mente umana! Nessuno che se ne meravigli o che levi una parola di riprovazione; ché anzi c’è chi applaude, chi esulta, chi chiama santa un’iniziativa più che diabolica e aizza regnanti che già farneticano di proprio così aggiungendo, come si dice, olio al fuoco.
In queste parole io trovo ci sia un’ineccepibile continuità con tutti i conflitti della storia, ma soprattutto adesso, con quelli che ci orbitano attorno. Non siamo in presenza di guerre sante, d’accordo, ma la substantia resta la stessa. Erasmo da Rotterdam si scaglia contro Giulio II, il “re delle guerre” e contro l’inspiegabile desiderio di belligeranza dei cristiani, incitati da giuristi, teologi con il consenso e la connivenza di vescovi, forse persino da essi sollecitati, ma ancora oggi è la stoltezza di certi governanti a prevalere sul buon senso; le loro ambizioni, il loro ostinato orgoglio, l’incapacità di accettare il fatto che una guerra si vince o si perde, non esiste la pervicace e temeraria sfida spinta fino al sacrificio estremo, perché ciò comporta solo una perdita di vite umane delirante, ingiustificata, inutile.
Non è allora meglio rinunciare ai propri diritti anziché acquisire un piccolo vantaggio al prezzo di tanti mali?
Considerazione sciocca per i signori della guerra!
Il teologo cristiano cita un antico proverbio latino: “Cane non mangia cane”.
Ma per l’uomo non c’è bestia più pericolosa dell’uomo stesso.
Se il fanatismo poteva valere una volta, a convincere migliaia di persone a gettarsi in guerra perdendo spesso la vita per un capriccio del regnante di turno, più difficile è comprenderlo ora. Ma accade. Questo fanatismo becero e ignorante ancora dilaga.
RispondiEliminaQuesto stracciare la propria dignità in nome di un valore assoluto dispensato da tiranni moderni che a differenza di tanti loro predecessori però, non vanno neanche personalmente a rischiare la vita. schiacciano pulsanti e dettano ordini dai loro bunker.
Spero che abbiano almeno presenti le parole di Einstein: "Non so come sarà la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà combattuta con pietre e bastoni"
Questo colpisce anche me, tanto: questi uomini di potere che comandano dalle loro comode poltrone e mandano a morire giovani, badando bene di non coinvolgere figli o persone prossime. Che brutto esempio. E non sentire sulla pelle il grido di tanta sofferenza inferta in nome di qualcosa di incomprensibile. Delle parole di Einstein sai cosa se ne fanno questi qua, che si minacciano a vicenda giocando alla guerra come se fossero ancora bambini! Che pena!
Elimina"Cane non mangia cane" ma tra le più celebri espressioni latine esiste "homo homini lupus"... Purtroppo le guerre sono il risultato del desiderio di (maggior) potere da parte di qualche "principe" (ormai piuttosto "presidente") di una nazione che così costringe un'altra nazione alla guerra di difesa. Dietro le guerre ci sono sempre interessi economici e territoriali, ai quali le elites non intendono rinunciare. Ma d'altronde le elites, soprattutto nelle democrazie, sono l'espressione del popolo, quindi sanno sin troppo bene come convincerlo della giustezza di una certa guerra (i regimi invece non si pongono il problema, oltre alla propaganda usano la coscrizione obbligatoria sotto minaccia di guai peggiori per chi si rifiuta).
RispondiEliminaPurtroppo la guerra è una derivazione umana dei combattimenti fra animali che si contendono i territori di caccia o di raccolta, dai branchi di leoni alle piccole formiche. Nel caso dell'uomo dovrebbe esserci un'evoluzione tale da andare al di sopra da questa logica "animale" del territorio, ma evidentemente non è sempre così...
L'uomo è l'animale per eccellenza, ma non è dotato solo d'istinti, potrebbe usare la ragione e invece fa finta di non averne una o se la usa lo fa nel peggiore dei modi richiesti dall'intelligenza. Quale desiderio di denaro e potere può mai giustificare il disprezzo per la vita: fossero almeno questi grandi signori della guerra a mettersi in mezzo! Sì, l'uomo è decisamente una razza brutta: chi governa e detta legge (anche in democrazia) e chi si fa governare senza ribellarsi veramente contro chi non riconosce il valore primario della vita. Un mondo che fa schifo, ecco dive mi sento di vivere!
EliminaSono assolutamente d’accordo con la tua analisi. Le parole di Erasmo da Rotterdam rimangono un monito potente e attuale, soprattutto oggi, quando la guerra sembra spesso un’ineluttabile realtà. Il proverbio "Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza" coglie in modo disarmante l’ipocrisia e l’insensibilità con cui chi non ha mai vissuto la guerra la promuove o la giustifica. Sostituendo “prìncipi” con “capi di Stato”, ci accorgiamo come le dinamiche di potere e la sete di dominio continuino a prevalere sul rispetto della vita e della pace. Le parole di Erasmo non solo esortano alla riflessione, ma invitano anche a un’azione consapevole contro i mali della guerra, affinché non si ripetano gli errori del passato.
RispondiEliminaDegli errori del passato non frega niente a nessuno, mio caro Giuseppe: ogni volta ci troviamo alle soglie di una guerra mondiale e guardare chi vive già un conflitto nel proprio territorio fa male. Commenti, luminari che borbottano soluzioni impossibili, si rinnovano vecchie ferite del passato e poi? E poi basta avanzare pretese assurde, progettare futuri impensabili e il mondo è di nuovo sconvolto, di nuovo tutto punto e a capo. Stavolta però, il prezzo è troppo caro: le armi sono mezzi micidiali di distruzione di massa; non si può giocare con e sulla vita di un intero pianeta!
EliminaGià ai primordi dell'umanità, con Caino e Abele, possiamo renderci conto di cosa è capace l'animo umano e quali siano le sue attitudini. Qui sulla terra le persone che vanno al potere non sono (quasi) mai quelle per bene con animo pacato e animate da sani principi. Purtroppo, per come la vedo io, fino a che ci sarà l'uomo sulla terra ci saranno le guerre . . . quello che mi consola invece è che la vita terrena ha una fine e, per chi ha fede, la vera vita comincia dopo di questa. Come diceva Sant'Agostino: "Non quello che ha una fine ci deve spaventare ma quello che una fine non ha". Un saluto
RispondiEliminaSant'Agostino ha sempre creato massime di grande effetto, oltreché riflettere verità assolute. Come dici tu, l'uomo non sa stare senza promuovere una guerra, come se la pace e la concordia non fossero modi abbastanza soddisfacenti per compiacere le personalità che governano gli Stati; come se fossero segno di debolezza. La mia fede mi salva, perché in primis non fa mai vacillare la speranza, ma la salvezza non è per tutti e credo che ciò importi a pochissime persone, ormai!
EliminaEsatto, hai centrato il problema, il vero dramma è che sono in molti a pensare che l'anima non esiste, per questo il mondo è quello che è.
EliminaSegui l'odore dei soldi... e in effetti le guerre, per alcuni, sono un'opportunità economica eccezionale. Vedesi il mercato delle armi, e ci sono nazioni il cui PIL poggia per parecchia parte sulle armi, e non gli basta venderle al supermercato, ogni decennio c'è necessità di una guerra da qualche parte, per vendere e incassare di più. Poi c'è la ricostruzione, perché così come qualche sciagurato è stato intercettato a gioire per un terremoto e gli affari che ne sarebbero derivati, allo stesso modo togliere le macerie e ricostruire nuovamente intere città è un gran bell'affare. La religione è solo una scusa, nessun dio potrà mai accettare una guerra in suo nome. Così come difendere i propri confini invadendo i territori altrui è un'altra belle scusa, per cercare potere, e il potere alla fine è sempre e solo denaro. Chi è disposto a cedere in nome della pace? Nessuno. Tanto i morti sono sempre "gli altri".
RispondiEliminaInfatti proprio per quello che dici, per me, non esistono vinti e vincitori: tutte le parti in conflitto hanno un carico di responsabilità, che li espone al giudizio (terreno e divino). Capissero tutti che con le guerre di orgoglio e vendetta non si va da nessuna parte! Quanto è pessimo l'uomo se immagina di arricchirsi sulla pelle di tanta gente che ha patito le conseguenze peggiori di una guerra: lo so, la ricostruzione di un territorio interamente raso al suolo è una benedizione per molti vili affaristi. Che il Signore sappia cosa fare di questa gente senza scrupoli, visto che noi uomini sulla terra non siamo in grado di fermarli!
EliminaQui siamo ormai entrati in un orrore senza fine, peraltro senza nessuna vera presa di posizione da parte dell’Occidente e meno che mai dei politici italiani. Ci sconvolgono le morti di donne e bambini, purtroppo penso che l’annientamento di un popolo parta proprio da questo perché si distrugge il futuro ed è tutto connesso al potere economico (oltre che alla “semplice” brama di potere di un presidente in declino politico che ha trovato nella guerra nuova forza) al di là di tutte le ragioni.
RispondiEliminaA me viene in mente il detto: "Muoia Sansone con tutti i filistei!". Certe volte, davvero, mi piacerebbe essere nelle teste di questi uomini senza Dio, solo per accertarmi che dentro non c'è nulla di nulla. Stare a guardare è comodo quando non sei coinvolto in prima persona. Mi viene in mente un altro motto: mors tua vita mea, ma mi sa che se scoppia la terza guerra mondiale anche la "vita mea" ce la possiamo dimenticare!
EliminaLa verità è che l'uomo non cerca la pace, vuole la guerra, la vuole per mille motivi e di se stesso, dei suoi simili non gliene frega un tubo: il potere, la ricchezza, la supremazia luccicano di più!
RispondiEliminaGrazie a te. Tu sei una persona ispirata, si vede e nelle tue parole c'è sempre quel filo affine che mi avvicina al tuo sentire. Sarebbe davvero bello se bastasse parlarne col cuore in mano come facciamo noi, se anche solo il dialogo fra persone civili e umane, soprattutto, avesse efficacia, ma bisognerebbe "disarmare" i cervelli e quello è un lavoro che noi, nemmeno con le nostre parole sincere, riusciremmo mai a fare! La Parola di Dio e la preghiera sono le uniche vie, ma siamo in pochissimi a crederlo, ormai.
Erasmo da Rotterdam. E' sorprendente come riflessioni così antiche possano essere ancora attuali, vorrei dire sempiterne! Sarà perché derivano da una profonda conoscenza dell'animo umano e della sua storia, che non cambia mai, purtroppo. Umanità che non solo mangia sé stessa ma divora anche l'anima di coloro che ne fanno parte e desidera che l'altro, il diverso, il "nemico" scompaia, venga annientato, immolato all'unico vero sé che è quello del più forte, impresso nella storia con la violenza. Scrivi in giorni cupi e anche io, proprio mentre sto lasciando, in ritardo, questo commento al tuo post, faccio lo stesso, con un carico di ansia e paura che cresce, giorno dopo giorno.
RispondiEliminaSi spara contro le missioni di peace keeping, un'altra aggressione all'ONU, altro orrore, guerra senza regole. Siamo molto oltre la cattiveria umana, siamo alla dittatura della violenza, alla legge del taglione.
La tua risposta a tutto questo orrore è la fede. Non spiega tutto, anzi, problematizza ancora. Ma offre uno sguardo commosso alla storia.
Molti dicono che le guerre ci sono sempre state e l'esercizio di potere è ciclico: l'uomo nasce malvagio, purtroppo è la verità. Ma non so, penso che nel tempo anche la violenza si sia evoluta in peggio, adesso non si guarda più a chi può o non può essere coinvolto in un conflitto, adesso si fa violenza a caso e gratuita e le presunte ragioni non guardano in faccia a nessuno. Viviamo tempi orribili, dove il male prevale sul bene, una battaglia sulla terra che il buon Dio sembra perdere, per questo continuo a pregare affinché la speranza di una vittoria del bene sul male non si spenga e affinché la tentazione di pensare che tutto sia alla fine si allontani a beneficio della fiducia in una rinascita. Le persone buone esistono, non voglio pensare di lasciare questo mondo in mano ai peggiori.
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