Ogni mattina vado in giro a sparare alla gente.
Sono un cecchino esperto e sono determinato.
Contrariamente a quanto si possa pensare, svolgo un servizio utile: faccio pulizia. Ché oggi, forse, non c’è un gran bisogno di fare pulizia? L’ordine, l’armonia, che fine hanno fatto?
Mi sveglio presto e mi preparo. Nascondo l’arma sotto la giacca. Non desto sospetti: in jeans e occhiali da sole passo inosservato, sono solo un ciondolone che se ne va in giro a bighellonare, una perdigiorno, un disoccupato che non si preoccupa minimamente di esserlo: uno qualunque, insomma. Al limite, visto che la punta della canna di acciaio (che ogni tanto sporge dalla fodera interna), somiglia all’asta di un treppiedi, inganno qualche curioso facendogli credere di essere un turista, armato sì, ma di macchina fotografica, mica di un F.P.A.D, Fucile di Precisione ad Alta Dissolvenza, pronto all’azione.
Scelgo le vittime a caso, mi diverte più non avere uno schema, vado a random, perché sono certo di trovare per le strade tutto il materiale sacrificabile che cerco: ragazzi, uomini, anziani signori, ragazze, donne, anziane signore, non faccio differenze. Il brutto è neutro ed è universale. Sono esigente, però, questo sì. Non mi accontento di colpire le anime poco poco perdute, quelle che hanno ceduto a una piccola tentazione o si sono tolte solo uno sfizio (seppure inutile, costoso e definitivo). Un capriccio suscita tenerezza, la ridondanza spaventa, disturba, ripugna. È per questo che prendo di mira le persone alle quali non è rimasto nemmeno un centimetro di spazio per preservare lo gnegnero, ormai quasi tutte - purtroppo - per loro.
Odio quanti seguono una moda solo perché è l’unica via d’integrazione nel tutto indistinto, pecore smarrite di un ovile senza più un guardiano, zero individualità, marionette omologate, fiere di fare parte di una tribù di ostentatori dai gusti irragionevoli. Che vuoi tu, perché mi guardi così? - ti fulminano, ma sei tu che attiri l’attenzione sei tu che vuoi che io ti guardi sei tu che mi susciti l’istinto di riportarti sulla retta via. E io lo faccio. Prendo il fucile, lo punto contro l’abominio che fa bella mostra di sé e susshhhh, risano dove il danno è fatto. Indolore, discreto, pulito. Sparo e riporto a casa una cartuccia piena di pigmenti risucchiati, lasciando che una superficie rinasca a nuova vita. Uno la mattina esce di casa in un modo e poi torna irrimediabilmente macchiato, parte lindo come un bambino appena nato e si ritrova con un cappottino di inchiostro indelebile. Che intollerabile affronto alla perfezione della natura! Che spreco di denaro, che cacofonia sociale!
La vetrina della pasticceria è piena di zucche intagliate di marzapane: la festa di Halloween rende più adrenalinica la mia missione. Mordo con voluttà un osso di morto e osservo il viavai di gente lungo il marciapiede. Aspetto.
Ecco il primo: età media, uno sfigato. Maniche della camicia arrotolate, pelo incanutito sulle braccia e una forma ibrida che cerca di imporsi fra tricipite e gomito. Ma cos’è: un animale con le squame, un drago infiacchito dalle grinze della pelle invecchiata... È giunta la tua ora, mi dispiace!
E tu, povera giovane donna, che bisogno hai di esibire il trofeo monocolore sul polpaccio... chi ti ha fatto quell’obbrobrio: sembra un’ustione di terzo grado. Susshhhh, sparisci!
Taluni non hanno nemmeno la decenza di scegliere l’angolo adeguato del corpo (se mai ce ne fosse uno!) in cui piazzare il simbolo identitario: mi ribolle il sangue. Sono come gli scaracchi lanciati a caso, che si attaccano dove capita. Che ci fa un geroglifico sullo zigomo! E pure le clavicole, ma che male t’hanno fatto per meritare quel castigo: annerite da una catena che culmina con un crocifisso (padrefiglioespiritosanto!) e sparisce in mezzo al petto villoso.
Ragnatela con tarantola rivolta verso la nuca: eccone un altro. Con te sarò indulgente: tu resti lì, alle pendici di quella capoccia rasata. Mi basta immaginare che qualcuno abbia la tentazione di schiacciare il ragnaccio inciso sul collo con il tacco di una scarpa.
Godo a uccidere il cattivo gusto. Frullo i disegni macabri, sciolgo le cattive esecuzioni, risucchio le mostruosità ridondanti sulla pelle. Sono violento fanatico retrogrado medievale bigotto fascista reazionario, ma amo il bello.
A fine giornata, il mio F.P.A.D ha portato via tanto di quell’inchiostro che, a casa, mi vesto da pittore per dare una destinazione migliore a tutti quei pigmenti sottratti. Così, dirigo il fucile verso la parete e schizzo l’arcobaleno di colori su un’enorme tela bianca. Questa è arte.
Il mio nome è Paul Jackson P., per gli amici Jack. Mi piace pensare di essere un espressionista astratto, ma alla fine, sono semplicemente un benefattore.
*In copertina, Jackson Pollock, Murale
Molto intrigante. Stuzzicante l’idea di fondo, un moderno donchisciotte che combatte uno dei fenomeni più antiestetici dei giorni nostri, il tatuaggio, e originale questo fucile a risucchio che cancella gli obbrobri sulla pelle. Ma a differenza di donchisciotte il tuo jack sa riutilizzare tutto il materiale contro cui ha combattuto. Mi incuriosisce sapere come ti è venuta l’idea, forse pollock in qualche intervista aveva dichiarato che con la sua arte combatteva le brutture del mondo?
RispondiEliminamassimolegnani
No, ho scomodato il povero Pollock solo quando il finale mi ha portato da lui per caso: il mio tatoo killer doveva essere Jack lo squartatore, in origine (non il benefattore), ma l'associazione di idee non collimava con uno che reagisce alla propria psicosi usando il fucile al posto del coltello, allora ho pensato all'artista. :) Grazie, Massimo
EliminaUn gustoso raccontino semi horror di Halloween.. certo ormai se non hai hai un tatuaggio ti guardano strano, e anche se giri senza cane al guinzaglio, una società sempre più cloroformizzata. Facciamo una guerra anche noi, stanno partecipando tutti, perché non ci adeguiamo? Lo vorrei un fucile anti fucile, anti carrarmato, anti missile, anti aereo, anti odio, hai idea di dove procurarcene almeno uno?
RispondiEliminaChiediamolo al killer del mio raccontino, ho il suo numero di telefono ;P
EliminaCon me non passi per "antiquata" perché anche io non sopporto i tatuaggi come vanno di moda adesso. Un singolo tatuaggio, due, tre, hanno il loro perché. Un intero corpo tappezzato con decine di tatuaggi è solo una provocazione, un modo per atteggiarsi come selvaggi Maori però col cellulare in mano e la cena prenotata in qualche locale alternativo, un tentativo di atteggiarsi da yakuza (magari anche parlando male della polizia) però subito pronti a piagnucolare e a fare le vittime della giustizia cieca e classista per una piccola contravvenzione per parcheggio in sosta vietata.
RispondiEliminaChe ti devo dire, Ariano, sei un grande! :D
EliminaUna volta i tatuati si distinguevano perché erano pochi, oggi è il contrario, sono rari quelli che il tatuaggio non ce l’hanno. Io faccio parte delle rarità. Non amo i tatuaggi ma non giudico chi se li fa, credo molto nella libertà di farsi i tatuaggi propri, direi che se sono pochi e fatti bene posso trovarli anche gradevoli, peró alcuni esagerano davvero e in quel caso non mi piacciono proprio. Comunque il tuo killer é molto originale con quel fucile ad alta dissolvenza.
RispondiEliminaQuest'estate, a mare, ho visto tanto di quello scempio che, ridendo, dissi a mio marito : "come vorrei avere un fucile che cancella questo orrore. Pensa le facce che farebbero le persone, allo specchio, di nuovo pulite. Nemmeno si riconoscerebbero, probabilmente!" Insomma, pensieri sciocchi sotto ombrellone e 40 gradi di temperatura, ecco! :)
EliminaIl racconto è uno spaccato ironico e tagliente sulla lotta contro il cattivo gusto, visto con gli occhi di un cecchino atipico e fiero difensore dell’estetica. Ciao Marina!
RispondiEliminaDetto splendidamente in due righe. :)
EliminaJack, posso invitarti a cena? Sarà una cena a tatuaggi zero. :P
RispondiEliminaPoi però facciamo un giretto per il centro e raccoglieremo tanto di quell'inchiostro da poter colorare un intero stadio. Ahinoi!
Divertente questo raccontino Marina. Anche io detesto quel troppo che stroppia dei tatuaggi. Hanno un significato antico per alcune popolazioni, si pensi ai Maori che nel tatuaggio raccontano le proprie origini, linea per linea, curva per curva, quello è praticamente sacro. Ma solo per un vero Maori, solo in Nuova Zelanda, solo da alcuni tatuatori. Non le copie commerciali che si trovano da noi, abusate e oltraggiate.
Purtroppo conosco persone che hanno "sporcato" la propria pelle, a mio avviso senza senno alcuno, ma se sta bene a loro. Forse sono troppo volubile io, non riuscirei a decidere per qualcosa di davvero definitivo sulla mia pelle, nemmeno il mio nome, figuriamoci un disegno! Sono costosi sia i tatuaggi che gli interventi per rimuoverli, oltre alla cicatrici che restano. Tempo fa ho letto però da qualche parte che farsi un tatuaggio è un'esperienza e che qualcuno "gode" (sì, questo è il termine usato) del dolore che l'ago della macchinetta provoca alla pelle. Tatuati e masochisti?! Mah...
Se sono pure masochisti, avvalori la mia teoria che qualcuno è proprio fuori di testa! A me i tatuaggi non piacciono, nemmeno gli schizzetti discreti, non parliamo poi della volontà di portare sul corpo questa cicatrice a vita e non parliamo nemmeno di quanto costa farsi rovinare la pelle. Certo, ognuno è libero di fare ciò che vuole, nessuno vieta il raccapriccio alla Fedez (per intenderci), ma io mi tengo stretto il mio concetto di bello estetico nonché il dimenticato spirito di autoconservazione.
EliminaCome sempre piacevolissimo leggerti. :) Riguardo ai tatuaggi, pensa che i papà che vengono a parlarmi ai colloqui a volte sono proprio quei tipi lì, con l'avambraccio pieno pieno di tattoo, magari neppure tribali, semmai proprio occidentali, con immagini del nostro tempo, brutte che aiutami a dire brutte. Io sono comunque per il lascia vivere, lo sai. Non farei dissolvere niente e nessuno, tanto so già che sono condannati. Pensa a quando saranno vecchi, con la pelle floscia e quei tatuaggi sbiaditi che meraviglia.
RispondiEliminaSì, infatti è la definitività che mi sgomenta (a parte l'orrore e il gusto dubbio). Che poi, dico, questi papà che esibiscono fieri ste mostruosità immagino saranno contenti di pagare i tatuaggi ai figli che, seguendo l'esempio, vorranno riempirsi anche loro il corpo di macchie. Boh, contenti loro!
EliminaNon mi sono mai piaciuti i tatuaggi e mai mi ha sfiorato l'idea di farmene uno, la reputo solamente una moda come le altre, se non sei tatuato non appartieni al gregge. Ovviamente ognuno è libero di fare quello che vuole del proprio corpo, non spetta a noi giudicare. Per coma la vedo io il farsi un tatuaggio è sempre uno dei molti modi che l'essere umano impiega per definire se stesso per mostrare chi è, un po' come l'uso dei social .... ma bisogna per forza esibire agli altri chi siamo? Per chi crede in Dio la Bibbia nel Levitico 19,28 proibisce espressamente le profanazioni corporee: “Non vi farete segni di tatuaggio”. Corinzi 3,17, ovvero San Paolo, le proibisce implicitamente. Gli esorcisti sconsigliano i tatuaggi perché potenziali porte di entrata dei demoni. Un saluto
RispondiEliminaLascio da parte la preoccupazione degli esorcisti, io ne faccio proprio un fatto legato all'estetica e, sicuramente, come dici tu, è una forma di esibizionismo che non condivido per nulla: che un tatuaggio identifichi in qualche modo la persona è vero e certe volte viene spontaneo dare qualche giudizio di tipo etico, non solo estetico.
EliminaGotico! Sì ricorda Jack lo squartatore ma anche Patrick Süskind. Hai mai letto nulla? Comunque congrats, sono refrattaria a Halloween e non ho nemmeno un tatuaggio (ma mai dire mai) , eppure mi hai convinta.
RispondiEliminaSuskind mi è piaciuto un sacco, angosciante quanto mai! Cara Elena, mettiamola così: se dovessi convincerti per un tatuaggio anche minimale stai attenta ai "maniaci" con l'impermeabile chiuso, non sai mai nascondano quel fucile ad alta precisione! :D
EliminaMa che cos'è uno gnegnero?
RispondiEliminaSono certa che lo avrai già googolato, anche perché lo trovi 😁
EliminaCon questo racconto cammini sul filo del rasoio: critica forte sulla moda imperversante del tatuaggio ( che condivido) e protagonista assassino giustiziere. Il fatto è che scrivi bene, troppo bene e che il confine tra opinione e cancellazione della stessa qui è facilmente attraversabile. A mio parere non è una buona cosa e qualcuno potrebbe sentirsi intellettualmente protetto per un gesto condannabile.
RispondiEliminaCerte volte i messaggi devono essere veicolati tra serio e faceto: chi coglie il serio, chi il faceto :)
EliminaCosa posso aggiungere Marina a questo tuo scritto che affronta un tema dei nostri tempi con una sottile ironia?
RispondiEliminaNon so, io sono rimasta indietro nel tempo per fortuna o sfortuna:)..ricordo che alle elementari si studiava la mappa geografica e quando l'insegnate ti interrogava dovevi presentarti davanti quella cartina geografica e con la bacchetta dovevi evidenziare i confini ,i rilievi e le posizioni esistenziali che ti davano un idea del tuo essere minuscolo di fronte alla vastità del mondo.
Oggi la situazione si è completamente ribaltata,un intero corpo tatuato rappresenta la mappa e il mondo stesso ,come a dire null'altro da scoprire ,senza limiti ne confini , tutto ciò che vedi sono io stesso .Un mondo che si trasforma ad un modo per esibire la propria concezione esistenziale.
Abbiamo perso la vera mappa di noi stessi e nessuna bussola ad indicarci la via di uscita,persi nel mondo che ci ospita.
Grazie e buona giornata.
L.
Una visione che condivido in pieno. Mi piace l'espressione "mappa di noi stessi" privati di una bussola-guida. Anch'io sono rimasta indietro nel tempo o meglio sono andata avanti, ma non amando quello che vedo e che mi circonda, quindi, forse, il tempo lo fermerei un attimo, prima di vedere precipitare questo mondo verso il vuoto più totale.
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