martedì 2 febbraio 2016

Scrittura spontanea o scrittura coltivata?

(Riflessioni di un'esordiente mentre cura le sue piante)

Spatiphillum

Esistono piante che crescono in determinati habitat senza l'intervento dell'uomo; si tratta di tutta quella vegetazione spontanea che prende vita nei campi e nei prati soltanto grazie all'azione di elementi naturali quali luce, acqua, vento e sostanze contenute nel terreno. 
Non mi sono data al giardinaggio, ho il pollice verde, però, e le piante, in casa mia, hanno la priorità su molte altre incombenze. 
Così ieri ho dedicato una parte del tempo che avevo a disposizione alla cura di uno spatiphillum sofferente: ho provveduto a rimuovere le inflorescenze appassite e a rinnovare il terriccio con nuova torba e sabbia, e mentre facevo tutto ciò, ho elaborato una riflessione che riguarda la scrittura (un mio meraviglioso difetto: trovo sempre stradine secondarie per ragionarci sopra).

Esiste lo scrittore spontaneo, cioè lo scrittore che nasce dal nulla, colui che per indole e predisposizione è portato a scrivere. Come il fiordaliso o la calendula selvatica, che ogni anno fioriscono nei terreni erbosi, nutrendosi degli elementi che trovano in natura, così lo scrittore spontaneo è, in realtà, colui che ama scrivere perché ha in sé la componente principale, la passione, che lo sprona e lo ispira. 
Mi piace quando qualcuno lo definisce scribacchino o scrivente, riconoscendo che lo "scrittore" è altro, cioè che per esserlo davvero o per diventarlo non sono sufficienti inclinazioni e amore per la scrittura, ma occorre un substrato che non nasce spontaneo, bensì è coltivato.

Coltivare significa nutrire, curare, preparare il terreno, lavorarlo affinché diventi produttivo.
Coltivare la scrittura, analogamente, significa nutrirla di letture, curare forma e stile, preparare le basi affinché il risultato non presenti imperfezioni.
Lo scrittore per eccellenza, quello con la S maiuscola, non può rimanere colui che scrive in modo spontaneo.

Una volta sono andata alla presentazione di un libro che avevo letto; il moderatore, durante il piacevole scambio di battute con l'autrice, ha detto una cosa che ho appuntato nel mio taccuino perché mi è sembrata subito interessante. Lui sosteneva che non esiste lo "scrittore spontaneo" e che questa, in realtà, è una contraddizione in termini: "chi ha scritto più libri di quanti ne abbia letto è uno scrittore spontaneo" -  ha osservato e io mi sono fermata a riflettere.

Chi ha scritto più libri di quanti ne abbia letto è uno scrittore spontaneo.

Voleva dire che chi scrive un romanzo si fa portatore sano di altri romanzi, perché ha coltivato la sua scrittura servendosi della lettura di opere letterarie che hanno concimato il suo terreno narrativo. 
Lo scrittore navigato è chi ha saputo costruire una base solida di conoscenze per potersi muovere con dimestichezza ed esperienza sul terreno della capacità scrittoria, senza concedersi a improvvisazioni e superficialità. Le conoscenze vengono dalle letture e dagli spunti assorbiti negli anni, soprattutto se provenienti dal mondo dei classici che, per definizione, sono senza tempo. 

Secondo me è quello l'humus su cui deve formarsi il vero scrittore. 

Questa è anche la differenza che noto quando leggo le opere degli esordienti: alcune rimangono erbe spontanee che, con cadenza periodica, crescono e muoiono spinte dall'inerzia della natura, decorano un prato per il tempo della loro fioritura, ma non hanno la bellezza eterna delle piante coltivate per essere robuste e  durevoli. Altre sono strutturate e mostrano una maturità di intenti e di strumenti che potrebbero farne colture solide.
Le prime sono scritture poco resistenti all'ovvio oblio in cui cadranno, le seconde, pagine che potranno vantare il valore aggiunto di essere letture uniche e indimenticabili (sempre che vengano scoperte, il che rende il mio discorso molto aleatorio).

Io voglio "coltivare" la mia scrittura, non voglio che sia il tempo a lavorare per me, non voglio lasciare che il caso governi la riuscita o meno dei miei tentativi narratori.
Voglio intervenire su quello che non va, sul terreno da svecchiare, sui rami secchi da tagliare, sulle erbe infestanti che rendono ardua la mia fioritura in veste di scrittrice, non di scrivente
Voglio riuscire a trasmettere le conoscenze acquisite, infiltrarmi nelle fessure strette e penetrare nel terreno della letteratura per essere assorbita e farmi io stessa elemento per la fioritura di altre opere.
A pensare in grande non si sbaglia mai, ma, in fondo, è solo pretendere da se stessi il massimo per ottenere il minimo. 
Io parto da questo intento: prestare cure e attenzioni alla mia arte, perché non si risolva a essere una scrittura spontanea, ma il risultato di una stratificazione lenta di letture formative, esperienza e maturità letteraria.

Qual è il vostro punto di partenza?

Riusciremo, tutti noi che amiamo scrivere, a essere un giorno portatori sani di grande letteratura?

62 commenti:

  1. Articolo interessante, che mi fa sorgere una domanda: siamo davvero sicuri che una cosa escluda l'altra?

    Il passaggio da scrittore spontaneo a scrittore navigato sancisce il salto di qualità e la differenza fra l'essere un dilettante e, forse, un professionista. Ma l'esperienza e la tecnica non possono sopprimere completamente quell'impulso creativo che ci spinge a creare storie. Anche nella scelta dei temi, delle parole, dei personaggi, ci sarà sempre una sorta di spontaneità, che si attiva nel cuore e agisce da richiamo, senza la quale le storie non potrebbero essere nutrite. :)

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    1. Ma esperienza e tecnica non sopprimono l'impulso creativo, permettono all'impulso creativo di esprimersi al meglio.

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    2. No, certo. Avere una creatività spontanea non esclude che questa possa trovare l'approfondimento necessario per trasformarsi in creatività strutturata. La spontaneità, come dici tu, è un punto di partenza e in questo mi trovi d'accordo, ma non deve giustificare, al contrario, la convinzione di essere un punto di arrivo. In molti esordienti vedo questo: un impulso creativo ritenuto sufficiente a farli sentire degli scrittori

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    3. Sono d'accordo con Grilloz: esperienza e tecnica sono strumenti di miglioramento.

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    4. Tu meglio di tutti sai quanta importanza io dia alla tecnica e alla voglia di migliorare, quindi concordo con questa unione. Tuttavia noto che molti contrappongono questi due aspetti, come se si escludessero a vicenda. Ne parlerò anche nel post di domani, sebbene il concetto si inquadri in una prospettiva più ampia.

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    5. Leggerò con interesse l'articolo anche in funzione delle cose dette qua.

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  2. Lo spatiphillum è l'unica pianta, insieme a quelle grasse, sopravvissuta al mio pollice nero. Per fortuna come scrivente me la cavo un pochino meglio. :D

    P.s. – ti fa ancora fiori? La mia no! Umpf.

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  3. Vorrei assolutamente essere un'autrice coltivata, e anche un po' colta, via. La spontaneità in senso positivo se diventa flora incolta non va bene. Parto dal tuo stesso intento, ma sul diventare portatrice sana di narrativa che non muoia in una sola stagione non saprei, perchè dipente tanto dall'autore, sì, ma anche dal sistema. Sandra

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    1. Ho provato a fare un ragionamento che non comprendesse tutte le variabili implicite al mestiere di scrivere, tipo il sistema, la crisi del settore, le nuove esigenze dei lettori, quelle cose per cui ogni tanto senti di essere totalmente fuori luogo. Riflettevo solo fra me e me su quanta importanza io dia alla scrittura ed ecco, sì, anch'io non mi accontento di essere un fiore di campo! cOltura e cUltura, poi, vanno perfettamente a braccetto! :)

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  4. "Lo scrittore per eccellenza, quello con la S maiuscola, non può rimanere colui che scrive in modo spontaneo."
    Non mi trovo d'accordo con questa frase. Io penso che lo Scrittore, proprio perché eccelle, riesce a scrivere con spontaneità grandi racconti. E' un artista a tutti gli effetti: il pittore riesce a tirare fuori quadri che già trasmettono emozioni dopo le prime pennellate; lo scultore riesce a dare forme dopo le prime ore di lavoro; il cuoco fa piatti invitanti inventando ricette spontanee con pochi ingredienti. E' proprio l'eccellenza (o la genialità) a permettere al grande artista di trasmettere emozioni in modo spontaneo e magari in poco tempo, cosa che non riesce agli artisti improvvisati.

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    1. Scrivere con spontaneità è una cosa, essere scrittore spontaneo, per come ho voluto intenderlo io, è un'altra. Il primo caso implica uno slancio istintivo verso un'idea, che può ben essere il punto di partenza di chiunque; nel secondo caso ho voluto sottolineare come non sia sufficiente sentire l'impulso di scrivere per sentirsi automaticamente scrittori. Colgo solo io le sfumature di significato che leggo nelle due affermazioni?
      Non sei "artista" solo perché ti senti tale: puoi avere una naturale predisposizione che ti aiuta, ma è l'esperienza, il lavoro che affini nel tempo, la fatica della preparazione, a renderti credibile e solido in quella veste. Anche la genialità, secondo me, va guidata e coltivata (per rimanere in tema).

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    2. Concordo. Forse mi sono espresso male: non è sufficiente sentire l'impulso di scrivere per sentirsi scrittori. E non sei artista perché ti senti tale ma perché gli altri vedono in te l'artista nel momento in cui riconoscono le tue capacità. E' chiaro che un artista può anche fare lavoro di perfezionamento della propria arte ("coltivare la scrittura"...). Però credo che fondamentalmente l'artista sia incline a fare le sue opere con una spontaneità che altri (non artisti) non hanno. Forse, per quanto possa sembrare poco poetico :-), calza meglio il paragone con un calciatore: se sei un campione certe capacità le hai dalla nascita e certe giocate le fai spontaneamente, ti vengono naturali. Altri devono allenarsi duramente per arrivare ai livelli di un campione. Tornando al caso dello Scrittore eccellente, vivrà sicuramente delle fasi in cui cercherà di migliorare lo stile ma seguirà percorsi di crescita ben diversi e magari più brevi rispetto a chi non è uno scrittore eccellente. In altre parole allo Scrittore eccellente bastano magari due o tre stesure per arrivare alla forma perfetta, mentre allo scrittore non eccellente necessitano venti o trenta stesure. Il percorso di due o tre stesure dello Scrittore eccellente secondo me (specialmente agli occhi dello scrittore non artista) è sufficientemente breve per essere ritenuto quasi spontaneo: è per questo motivo che non mi sono trovato molto d'accordo con la frase che ti ho virgolettato all'inizio... :-)

      Nel mio caso specifico sento l'impulso di scrivere e di intrecciare. Ma non mi sento affatto Scrittore, almeno non nel senso che intendi tu... :-D. E soprattutto, per rispondere alla domanda finale del tuo post, non penso che diventerò mai un portatore sano di letteratura perché credo di prediligere un genere di racconti molto "frivolo"... Casomai diventerò un portatore sano di intrattenimento narrativo... :-)

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    3. Sposti il piano sul presunto lettore che giudica il tuo lavoro, il che è giusto. Chi meglio del lettore può decretare la tua fama di scrittore?
      Certo, esistono livelli diversi di scrittura: c'è l'eccellenza, come dici tu è c'è l'appena sufficiente che vuole migliorarsi. Partono da lunghezze diverse, ma il traguardo della loro corsa è lo stesso. Ho, comunque, capito quello che vuoi dire.
      Perché, esiste anche il portatore sano di "letteratura di intrattenimento", non lo sapevi? :P

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  5. Dubito che arriverò mai a essere uno scrittore spontaneo, anche se certo mi risparmierebbe un bel po' di tempo e di fatica. La mia concezione dello stile richiede un costante cammino di approssimazione, limatura dopo limatura, alla forma per me ideale e non credo che un altro metodo di lavoro potrebbe garantirmi il risultato che cerco.

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    1. Non è un punto di arrivo, semmai di partenza e tu parti bene se scegli di seguire un cammino costante che porti la tua scrittura sempre più vicino alla forma ideale.

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  6. Io penso che solo il genio possa permettersi di essere scrittore spontaneo, non tanto perché possa tralasciare la tecnica, ma perché la assorbe spontaneamente senza necessità di soffermarcisi su. Per gli altri comuni mortali è indispensabile affinare il talento personale (chi ce l'ha) con lo studio, altrimenti temo che rimanga un potenziale inespresso. Per citare una famosa parabola, pur non volendogli dare alcun significato religioso, chi hai i talenti si deve impegnare per farli fruttare, altrimenti rimarranno tali e quali a quelli che ha ricevuto all'inizio. E credo che ciò valga nella scrittura come in ogni altro frangente della vita.

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    1. Secondo me il genio ha dei talenti speciali, ma anche a lui tocca il compito di affinarli. Nella musica Mozart era una genio, ma le sue composizioni hanno avuto un'evoluzione. Tu dici che la tecnica può essere una dote innata? Cioè l'artista geniale, nel nostro caso lo scrittore, la assorbe spontaneamente, senza doverla studiare?
      Rifletto...
      Uhm, forse fa meno fatica a elaborare quella giusta, forse arriva prima all'obiettivo, ma non so se la genialità basti a saltare tutte le tappe di crescita nella scrittura come in qualsiasi altra forma di arte.

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  7. Ho sicuramente letto più di quanto ho scritto, quindi non sono uno scrittore spontaneo. Posso definirmi una calendula coltivata... ma posso migliorare :-)

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    1. Calendula coltivata con ampi margini di miglioramento. :)
      Perfetto esempio di interpretazione letterale.

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  8. In questo caso, mantenendo il paragone botannico, ci vengono incontro i giapponesi coi loro giardini. Giardini che, a differenza del giardino all'italiana votato essenzialmente all'estetica, imitano con la massima cura la spontaneità della natura.
    Tuttavia esistono piante secolari che sono cresciute in modo completamente spontaneo.

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    1. Guai se non esistessero le eccezioni che confermano la regola. :)

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    2. In realtà il mio esempio e fuorviante,parlando di scrittura parliamo di un prodotto umano, quindi se lo scrittore è il giardiniere la pianta non può essere la pianta cresciuta spontaneamente, ma è la piante che il giardiniere un giorno ha seminato o piantato. In questo modo si può distinguere tra la pianta curata che cresce rigogliosa e quella lasciata a se stessa che crescerà disordinata e forse più debole. Ma il giardiniere deve curarsi anche di togliere le erbacce, deve essere accurato nel potare, non basta innaffiare e concimare.
      Nessuna eccezione quindi ;)

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    3. Ho pensato che la tua ultima frase volesse dire che comunque il fatto di crescere spontaneamente in un terreno non coltivato da mani umane non implicasse necessariamente la caducità del prodotto. :)

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    4. Voleva dire proprio quello, ma portava fuori strada, perchè stiamo parlando di un giardiniere/scrittore

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  9. No, forse mi sono espressa male. Non credo che il genio possa permettersi di saltare le tappe, semplicemente le percorre senza che questo richieda sforzo o lavoro. Voglio dire, a me non basta leggere un libro per imparare una tecnica. Ho bisogno di un altro libro (o di una persona) che mi spieghi quella tecnica, poi una volta imparata la saprò riconoscere più o meno in tutti i libri che leggerò. Ecco, al genio basta leggere il primo libro. Il genio osserva, sperimenta e impara. Attraverso questo meccanismo è in grado di insegnare anche a chi avrebbe dovuto insegnare a lui. Ma tutto ciò non prescinde comunque né dall'osservazione né dall'esercizio.

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    1. Certo non sarebbe un genio se non potesse godere di questo vantaggio! Beato lui! Sai che fatica sudare sui libri... E non sempre con risultati ottimali. :)

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    2. Secondo me bisogna fare distinzione tra Genio e Talento. Tecnica, osservazione, analisi, esperienza, visione armonica e concettuale dell'opera... sicuramente rientrano nella sfera del Talento che può benissimo fare a meno del Genio. Il Genio, secondo me , è altro, per certi versi difficile da spiegare poiché è la Forza Creatrice Innata dell'artista. Essendo Innata sfugge alle regole del Talento proprio perché al di sopra del Talento, è altro cosa ma nel Genio trovi sempre il Talento, mentre come dicevo sopra non è vero il contrario. Troppo filosofica...forse ma la vedo così.

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    3. Inserisco il talento fra quegli elementi che caratterizzano la spontaneità nella scrittura di cui parlo: se hai amore per ciò che fai e talento scrivi e non ti ferma nessuno, ma può bastare? No. Questo è il senso del post.
      La genialità è quel guizzo che non tutti possono permettersi, è quell'elemento di cui ti dota la natura, che ti rende pronto a fare qualunque cosa con strumenti già in tuo possesso.
      Sono due cose diverse, ti do pienamente ragione.

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  10. "Questa è anche la differenza che noto quando leggo le opere degli esordienti: alcune rimangono erbe spontanee che, con cadenza periodica, crescono e muoiono spinte dall'inerzia della natura, decorano un prato per il tempo della loro fioritura, ma non hanno la bellezza eterna delle piante coltivate per essere robuste e durevoli. Altre sono strutturate e mostrano una maturità di intenti e di strumenti che potrebbero farne colture solide".

    Questa riflessione è molto interessante, Marina. Credo che la differenza stia tutta nel tempo, nelle ore, che l'autore ha trascorso a riscrivere ciò che spontaneamente aveva creato. I libri più fragili sono quelli dove lo scrittore si è accontentato della prima, della seconda, della terza stesura. Gli altri quelli dove non ha badato a spese nella riscrittura.

    Helgaldo

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    1. Una volta ho tagliato i rami di un albero di limoni che mi sembrava soffocassero gli spazi vitali dei suoi frutti in formazione. Non contenta del risultato ho accorciato i rami che mi sembravano troppo alti, poi quelli che sporgevano lateralmente; ho sfoltito il fogliame, e raccolto i limoni già maturi che appesantivano i tronchi più sottili. Alla fine ho fatto non so quanti interventi sull'albero per migliorare le sue prestazioni in attesa della nuova fioritura. In primavera il mio limone era un trionfo di nuove gemme, si è riempito di foglie verdi e ha prodotto tanti di quei limoni che ne ho fatto sporte per tutto il vicinato.
      Tempo e ore ben spese. Dedizione, cura, desiderio di perfezione.
      Non sarà questo il segreto nella scrittura, ma crederci conta sicuramente qualcosa.

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  11. Per essere portatori sani di grande letteratura ci vuole tempo. Io non ne ho molto. Quindi, pazienza.
    La spontaneità (o l'ispirazione?) esiste, non esiste... Non lo so. So solo che la parola impone impegno, ci si deve rimboccare le maniche e lavorare bene. È il duro lavoro che porta a risultati importanti.

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    1. Io credo che tu sia, invece, sulla buona strada. Ti dedichi a letture importanti che sono la tua guida, ti interroghi su come migliorarti: è questo che intendo quando parlo di cura per la propria scrittura. È l'impegno che ci metti, a fare la differenza, a prescindere dal risultato che otterrai. E il tempo saprà aspettarti. :)

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  12. Arricchisco la metafora aggiungendo che fase fondamentale del lavoro dello scrittore è la potatura; che rientra sempre nella "regola" generale che il buon scrittore deve coltivare il proprio talento con tanto (tanto!) lavoro :-)

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    1. Bravo. Fondamentale: la potatura, È una fase indispensabile che richiede fatica ed energia.
      Tutti giardinieri della scrittura! :)

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    2. Anche spalare il letame è importante! :D

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  13. Troppi schemi, troppi schemi! Vi invito a vivere la scrittura come un'onda anomala, come la perfezione nel caos. Coltivando e seminando mi appello alla "creazione" dei giardini feng shui dove, allo schema perfetto, vi è aggiunto, quasi invisibile, appunto, un elemento caotico. E' la scrittura che possiede e non chi la esercita, hai ragione, Marina quando dici che è assolutamente necessario il sapere, le letture, la conoscenza della natura, ma, resta valida per me la definizione: il genio è colui il quale possiede la conoscenza prima del sapere! Troppi schemi! Se sarò lì davanti, quando un'onda non prevista mi travolgerà, allora, saprò con certezza, che è giunto il tuo, il vostro, il mio momento perchè ciò che viviamo diventi parola. Alessandro

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    1. Caro Alessandro, mi piace inseguire le tue adorabili elucubrazioni mentali.
      Alla scrittura vera si chiede la perfezione nel caos rappresentato dall'onda anomala di pensieri e idee spontanee (ho azzardato un sunto). :)
      I giardini di cui parli sono forse gli stessi citati da Grilloz, chissà!
      Sono troppo razionale, forse, se penso che scrivere in un certo modo non sia necessariamente seguire degli schemi, ma riuscire a indirizzare l'onda che porterà la mia vita a farsi parola scritta?

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  14. Bell'articolo Marina. Devo dire che mi trovo in sintonia con il discorso di Chiara Solerio. Mi azzardo ad allargare il discorso.
    Credo che la spontaneità, l'estro, l'ispirazione, siano componenti fondamentali. Ovvio che siano tutti fattori da coltivare, arricchire e "limare". Quello che mi fa inorridire è trovarmi di fronte a un testo assolutamente corretto e stilisticamente perfetto ma senza cuore. Parlo da lettore appassionato, perché le mie qualità di scrittore sono del tutto opinabili, motivo per cui sono tra quelli che si autodefiniscono scribacchini. Da lettore compulsivo e fruitore instancabile di libri, posso a buon diritto dire la mia, in questa veste mi è concesso.
    I giochi di stile, le elegie che alimentano la supponenza dell'autore, nel migliore dei casi mi annoiano. Personalmente ho bisogno di leggere storie forti, intendendo con ciò narrazioni che mi scuotono l'anima. In questo caso passo sopra alle imperfezioni.
    Mi vengono in mente alcuni autori, ad esempio il geniale e immenso Hemingway che conscio dei suoi limiti aveva instaurato un rapporto così stretto con il suo editor storico da cadere in depressione dopo la sua morte. La forza narrativa e la profondità di pensiero coadiuvata da un cesellatore. Penso anche a Edward Bunker, incolto, grammaticalmente claudicante, ma ugualmente un potentissimo narratore. Certo, rimango incantato da un testo elegante, come ammiro la prosa aulica, ma se rimane sul piano accademico fine a se stesso … bé allora ne tengo conto come spunto per affinare il mio Italiano, tutto lì. Invecchiando privilegio gli autori che hanno qualcosa da dire. Ovviamente le parole sono importanti, sono l'espressione del pensiero, importante è la forma, necessaria la tecnica, che sono una celebrazione di una costruzione concettuale solida, ma il messaggio è prioritario. Assolutamente prioritario. Per rimanere in tema con i riferimenti botanici, per altro azzeccati, ricordo solo che l'humus ideale è fatto con il contributo di terra, vermi, insetti stercorari, letame. Un autore deve allora sporcarsi le mani. Coltivare frutti che alle volte non sono esteticamente perfetti ma che ti riportano al sublime al primo assaggio. Odori, sapori, gusto. Piacere.
    Chiedo scusa per il pippotto, mi capita di dilungarmi quando un post è interessante.

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    1. Io con i tuoi pippotti m'arricrìo, caro Massimiliano! :)

      Sono assolutamente d'accordo con te: guai a trovare lo stile impeccabile e la storia senza un'anima! Non ne faccio, però, solo una questione di stile perfetto: ci sono esordienti che scrivono alla grande, con una ricercatezza e una precisione da fare invidia, eppure mi lasciano addosso la sensazione di essere spugne non imbevute (non so se mi spiego). Infatti, tu citi Hemingway che, guarda caso, non è Tizio: è un grande narratore "imbevuto" di esperienza, che è come una patina che emerge dalle parole e di cui ti accorgi perché quelle parole hanno una capacità di entrarti dentro che è unica. Quindi anch'io penso che il messaggio sia la cosa più importante, ma deve passare attraverso le strette maglie della ricerca, dello studio, della esperienza. Del resto, lo pensi anche tu (e forse stiamo dicendo le stesse cose partendo da punti di vista diversi) che per scrivere bene bisogna sporcarsi le mani, ripulire il letame, liberare il terreno dai parassiti, ... tutto ciò che occorre fare per portare l'irrinunciabile spontaneità a farsi strada nel migliore dei modi.

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    2. Sì, credo anche io che stiamo dicendo le stesse cose partendo da punti di vista diversi. Questo capita quando si hanno le stesse passioni in comune.

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    3. che bello "m'arricrìo" :) lo diceva sempre mia nonna :)

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    4. Grilloz! Origini sicule? Che meraviglia! :D

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  15. Anch'io ho uno spatiphillium (tra le altre cose)! Adoro!

    E poi se uno ha scritto più libri di quanti ne abbia letto è un cretino. Ehm, forse l'influenza e la febbre mi hanno fatto perdere le buone maniere e la pacatezza, ma non trovo altro modo per definirlo. E qualcuno mi venga a fare anche un singolo esempio di Scrittore che ha scritto opere meravigliose senza leggerne...
    Anche per crescere spontanei ci vuole un terreno ricco di buone letture.

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    1. Tenar, non credo esista in natura uno scrittore che non legge. Però ci sono i cretini che si spacciano per scrittori, vedi calciatori, modelle, politici, ecc. Vendono, vendono. Cosa possiamo farci? Siamo nell'era del millantato credito.

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    2. Unendo le considerazioni di Tenar e Massimiliano potremmo concludere che se chi ha scritto più libri di quanti ne abbia letti è cretino e ci sono cretini che vendono alla grande, forse i veri cretini siamo noi... che non abbiamo capito niente! Ahaha

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    3. Un successone lo spatiphillum! :)

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    4. Beh, ai, ma chi ci crede che calciatori e modelle si scrivono i libri da soli? :P Forse qualche politico, ma un politico ci si aspetta che legga parecchio, almeno giornali ;)
      A me preoccumano alcuni "scrittori" (virgolette d'obbligo" che non leggono neanche quel che scrivono. Facendo selezione per una CE me ne sono capitati :S

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    5. Per me il regno vegetale si divide in alberi, piante, fiori e erba :P

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    6. Neanche poi tanto ghost di solito.
      P.S. tempo fa lessi un romanzo di Walter Veltroni, per curiosità e perchè l'argomento mi interessava (l'isola delle rose) ma mi ha deluso, non tanto perchè Veltroni scriva male, ma perchè sembra scritto da un adolescente, e manca di quella profondità di pensiero che avrei voluto trovare in quella storia.

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    7. Ma Veltroni ha iniziato come giornalista, mi pare

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    8. Sì, ma la sua carriera politica parla più di quella sua di giornalista.

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    9. Sì, era per dire che mentre calciatori e veline di solito non hanno la cultura per scrivere (anche se l'eccezione può sempre capitare) tra i politici si può trovare di tutto, tanti hanno anche studi notevoli alle spalle.

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  16. Allora facciamo due conti... i classici sono la mia passione, le mie numerose letture sono sempre uno studio più che uno svago, mia moglie teme l'invasione totale dei libri dentro casa, e mia mamma mi domanda spesso: quando pensi di venire a prenderti i tuoi libri? non solo quelli che sono in libreria ma anche quelli nascosti dentro l'armadio!Quindi sono uno Scrittore? sono uno Scrittore sono uno Scrittooreeeee ;)

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    1. Un potenziale Scrittore, certo!
      Adesso, però, devi affermarti! :D

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  17. Chi ha scritto più libri di quanti ne abbia letto è uno scrittore spontaneo
    Sinceramente l'aggettivo "spontaneo" tende ad assumere nella frase un significato che non merita. Non mi piace!

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    1. Detta dal moderatore del confronto,durante quella presentazione, aveva una sua logica: io l'ho presa e trascritta su un pezzo di carta, perché mi ha subito ispirato un pensiero sul quale ragionare. Che poi è il contenuto di questo post. Ne ho dato questa interpretazione.

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    2. Sì, nel contesto del tuo post è chiaro ;)

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