martedì 9 febbraio 2016

Onori e Oneri del grande scrittore


Non abbiamo dello scrittore famoso la stessa considerazione che abbiamo per l'esordiente. 
È ovvio. 
Nessuna par condicio, nessun trattamento parificato: appartengono a galassie diverse e il timore reverenziale per il "big" accompagna l'esordiente anche quando viene pubblicato da una Casa Editrice che lo ha tirato fuori dal marasma di scrittori rimasti a lungo nascosti nel sottobosco letterario.
Gli esordienti aspirano a diventare "grandi", sognano l'affermazione presso il pubblico, aspettano di vedere campeggiare nelle vetrine delle librerie i loro romanzi, cercano il pieno riconoscimento per fregiarsi del titolo di Scrittori (quelli con la S maiuscola).  
Scrivere a certi livelli, però è fonte di onori e comporta anche oneri: lo Scrittore per mantenere lucida la sua etichetta deve faticare.

Penso sempre agli attori famosi che anche per andare a comprare il pane devono camuffarsi o essere sempre in tiro perché hanno i riflettori puntati addosso e guai a essere beccati con un capello fuori posto o una faccia sbattuta da una nottata in bianco. Allo stesso modo guardo al grande scrittore, quello da best-seller, quello da tanti zeri di guadagno sulle royalties e ogni tanto mi fermo a riflettere: sono sicura che il mio sogno sia davvero diventarlo?

Il fatto è che fama e ricchezza sono due lati impegnativi di una medaglia che pesa, al collo: fama significa sovraesposizione e sovraesposizione significa capacità di essere cauti per mantenere l'equilibrio; ricchezza comporta giudizio e prudenza.
Non sempre si è in grado di gestire tutto con misura e il rischio è di non riuscire più a vedere la realtà con la modestia che porta a commettere meno errori e a dare il giusto peso alle cose.
Ecco, io sono cresciuta, ho un'età e voglio dare il giusto peso alle cose.

Se penso agli ONORI dello scrittore affermato, mi viene spontaneo elencare quelli più evidenti:
1) ha successo di pubblico;
2) guadagna molto;
3) non deve dimostrare niente a nessuno;
4) è accreditato qualunque cosa dica o faccia;
5) il suo nome esce dalla schiera degli anonimi "cercatori d'oro".

Di contro gli ONERI sono gli stessi, ma di segno contrario:
avere successo comporta una responsabilità; 
il facile guadagno deve trovare una giustificazione nell'impegno costante
3) lo standard grazie al quale ci si afferma deve mantenersi di un certo livello;
4) dire o fare qualunque cosa potrebbe minare la fama raggiunta;
5) avere un nome conosciuto non deve risolversi solo in un motivo di vanto.

Del resto, più in alto si sale, più è facile farsi male quando si cade.
La delusione provocata in un lettore-fan del grande scrittore pesa più del fallimento dello scrittore medio (l'esordiente, in questo caso, cadrebbe addirittura dai gradini più bassi!). Io ho letto opere di autori affermati che, secondo me, non hanno saputo rispettare al meglio gli oneri di fatto assunti con il successo (uno per tutti Carlos Ruiz Zafon, che mi aveva stregato con "L'ombra del vento" e, in seguito, ampiamente deluso con le successive produzioni letterarie).
Senza considerare che lo scrittore famoso, spesso, deve dare conto alle logiche di mercato e a quelle delle Case Editrici cui è legato per contratto; è inseguito da "tempi di consegna", forse anche da "obblighi di contenuti". E poi, magari, gli capita, come per gli attori che nessuno considera più, di cadere in disgrazia: la disaffezione di un lettore, per un grande scrittore dovrebbe contare molto più degli onori che è arrivato a stringere con il successo.

Quando dico che io chiedo a me stessa il massimo per ottenere il minimo - e lo ripeto spesso, quando dico che mi fa bene sognare in grande, intendo concedermi delle possibilità e pensare che una speranza possa non diventare per forza utopia. Ma nei miei sogni non mi vedo scrittrice di successo, mi verrebbe l'ansia solo all'idea di dovermi mostrare sempre all'altezza della fiducia del lettore.
Che tipo di scrittrice vorrei essere?
Forse io sono più il tipo da scrittore "medio": mi piacerebbe vivere di scrittura pur continuando a occuparmi di quotidianità spiccia, fatta di figli, marito e consuete incombenze domestiche.
Scrivere per essere letta, certo, ma senza giochi pirotecnici ed effetti speciali. Non mi affascina la luce dei riflettori (non sono nemmeno fotogenica!)
Amo la virtù che sta nel mezzo.
Voglio essere una scrittrice semplice.
Voglio essere semplicemente una scrittrice.

E voi, ambite al successo? Che tipo di scrittori volete essere?


Ah, per inciso, l'uomo nella foto è mio marito (no scherzo: mio marito è più bello!)
Volevo testare la vostra attenzione su questo articolo serio partendo dall'immagine ingannevole, un po' come avviene con le copertine di molti libri! :P

69 commenti:

  1. Che ci fa la mia foto in cima all'articolo? ;-P
    Scherzi a parte (ho ritrovato la voglia di scherzare dopo alcuni giorni complicati, poi spiegherò meglio sul mio blog) in effetti non so se vorrei essere uno scrittore famoso e professionista con contratti e scadenze da rispettare. Forse mi toglierebbe un po' del piacere che ho nello scrivere. Forse sarei più adatto ad avere un lavoro che mi impegni per pochissime ore al giorno e mi lasci tempo libero sufficiente per dedicarmi alla scrittura non nei ritagli di tempo ma con metodicità quotidiana.

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    1. Bene, sei qui! Lo sai che ero preoccupata? :)

      Un lavoro che dia più spazio alla scrittura: un desiderio con cui, credo, ci misuriamo tutti!

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  2. Ho gusti semplici. Una villa in Costa Azzurra. Un paio di Jaguar. Feste quasi ogni sera. Altrimenti, da dove prendo l'ispirazione? :)

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    1. E certo, considerato, poi, che i tuoi racconti sono proprio infarciti di personaggi del genere... :D

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  3. Quando mi chiedono che tipo di scrittrice vorrei essere, mi capita di citare una frase del cantautore Omar Pedrini, che ha alle spalle venticinque anni di carriera, numeri non stratosferici ma costanti grazie ai fedelissimi: "ci sono artisti amati da molti e altri amatissimi da pochi."
    Penso ad autori che stimo come Biondillo, per esempio. La saga dell'Ispettore Ferraro è già al settimo romanzo, eppure molti lettori non lo conoscono. Lui è architetto ma non so se eserciti ancora. Scrive, oltre ai romanzi, anche saggi, redige articoli con la rivista "Nazione Indiana" e so che ha collaborato con Giulio Mozzi e la sua bottega di narrazione. Vive di scrittura, ma anche di altre attività correlate, forse sufficiente per mantenere una buona energia ed evitare di cadere nel cliché. Ecco, a me piacerebbe lavorare così. :)

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    1. Mi vedo bene dentro il tuo desiderio: scrivere dedicandosi anche ad altro e cercare di mantenere una costante, sana energia per non fermarsi mai!

      Omar Pedrini: sono stata a lungo fan dei Timoria! :)

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    2. Esatto, fare tante cose ma sempre in ambito letterario manterrebbe sempre viva la creatività. :)

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  4. Io non ho alcun dubbio. Vorrei essere uno scrittore di successo, apprezzato e ricercato in libreria :-D
    Allo stesso tempo però non vorrei diventare famoso... Insomma: voglio gli onori senza gli oneri! :-D
    Questo è il motivo per cui ho scelto un nome d'arte. Certo, non è molto lontano dal mio nome reale. E non m'illudo di restare perfettamente anonimo. Avendo profili social è naturale che, cercando bene, si risalga al mio vero nome. Però ho deciso di non avere una identità così evidente proprio perché voglio evitare accuratamente gli oneri dello scrittore. E' un accorgimento che secondo me bisogna avere fin dall'inizio perché non si sa mai fin dove si può arrivare... Scrivendo racconti, pubblicandoli e magari partecipando a qualche concorso può capitare di venire inaspettatamente notati da qualcuno che "conta". Può sembrare da megalomani pensarlo ma io penso che la grande maggioranza degli Scrittori con la "S" maiuscola abbiano iniziato la loro carriera da perfetti anonimi...

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    1. Però, a questo punto mi chiedo: ma perché nascondersi, alla fine? Se diventi famoso, vuoi che il tuo nome venga associato al successo raggiunto. Il debito di riconoscenza verso i tuoi lettori ce l'hai anche con un nome d'arte. Forse ti scansi qualche foto sui giornali o qualche intervista, ma l'onere di garantire sempre prestazioni elevate non è abdicabile

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    2. In realtà non è che mi voglio nascondere. Semplicemente tengo alla mia privacy. Essere famosi implica rinunciare ad una bella fetta della propria libertà. Se raggiungo il successo voglio che ad esso sia associato il mio nome d'arte, non necessariamente la mia immagine. Certo: questo non mi permette di sfilarmi dal mantenere alte le prestazioni. Ma questo dovrebbe essere un obiettivo di qualsiasi scrittore serio, famoso o sconosciuto che sia.

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    3. Niente autografi, dunque, se diventi famoso! :(

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    4. No, che dici? Se mai accadrà, basta che mi dai l'indirizzo di casa e ti spedisco una copia omaggio con autografo e dedica. :)

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    5. Seee, ma l'autografo si chiede alla persona cui puoi stringere la mano, per poter dire io ero lì e l'ho fatto!
      Ma che scrittore famoso vuoi diventare: da Postal Market? :P

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    6. Non hai colto l'ironia... :-D ...
      P.S.: interessante la citazione del Postal Market... :-)

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    7. Colta colta... E il Postal Market le faceva eco! :D :D

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  5. Io, come tutti, vorrei essere letto da più persone possibili, ovvio. Non ho mai creduto a quelli che se ne escono con frasi del tipo:"io scrivo per me stesso". Tenetevi i manoscritti nel cassetto, dico io. Per ora mi accontento di qualche mail di apprezzamento condita da critiche costruttive, mi godo con un certo imbarazzo i complimenti di quelli che mi incontrano e con una pacca sulla spalla si complimentano con me. Tutto ciò mi lusinga. Per ora non riesco a immaginarmi uno scrittore, non bastano tre romanzi di cui uno pubblicato e due nascosti in attesa di trovare il coraggio di proporli. Rimango un onesto lavoratore dalla vita incasinata con il vezzo di fare lo scribacchino, in futuro... chissà.

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    1. I complimenti lusinghieri sono sempre graditi e il piacere di essere letti dovrebbe dare valore al sogno di essere scrittori. Anche per me "scrivere per se stessi" non ha molto senso. Intanto, proviamo a costruirci una "carriera", poi chi vivrà vedrà! :)

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    2. Ma sì Marina, passo passo, passione e dedizione. Qualcosa ci accadrà, mi par di capire che siamo due tipi tosti.

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  6. Un bella domanda, che in pochi alla fine si pongono.
    In effetti non mi piacerebbe diventare una persona nota, perché non ho mai amato i riflettori. Vorrei riuscire a trovare un equilibrio che mi permetta di scrivere per lavoro, quindi guadagnare abbastanza dai miei scritti, ma di non essere assillata dalle aspettative di troppi.
    Penso che non mi dispiacerebbe scrivere anche per delle riviste che trattano di argomenti di cui mi interesso.
    Vorrei essere appena al di sotto dei riflettori per poter badare ai fatti miei ^^

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    1. Già, essere appena sfiorati dalla luce dei riflettori. Essere sul palcoscenico, ma più vicino alle quinte!

      Bello, scrivere per delle riviste affascinerebbe anche me

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  7. Anche io ho amato l'ombra del vento e poi Zafon è venuto meno. Succede anche con le opere di Stephen King. Ogni opera che produce non può essere un capolavoro e di recente sembra aver dimenticato le belle cose che scriveva anche qualche anno fa.
    Io nemmeno credo di essere adatto a diventare un bestseller. Proprio come dici tu è impegnativo e per scrivere un bestseller a volte devi scrivere in maniera arronzata. Uno o due romanzi all'anno come li fai altrimenti? Detto questo a me piacerebbe essere come Elena Ferrante che tutti amano e che nessuno conosce. Non fa nemmeno mai presentazioni. Non sai che faccia ha.
    A proposito di Scrittori e scrittori.
    Un presunto Scrittore napoletano si è sentito attaccato da una sua collega Scrittrice anche lei napoletana e gliele ha cantate sul profilo Facebook di lei. Non sono due santi, ma vedi, non vorrei essere famoso per questo motivo. Io mi conosco, poi mi monto la testa e scollego bocca e cervello e tirò fuori l'impulso di dire tutto quello che penso senza riflettere. :D
    Preferisco avere un numero di lettori e di spera maggiore, ma non dovermi esporre più di quanto il testo di un romanzo pubblicato faccia. Non so se lo sai ma per pubblicare un romanzo devo proprio essere convintissimo e devo aver avuto buoni pareri dai beta lettori e nonostante questo un po' di ansia c'è sempre. Immagina se fossi un bestseller :)

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    1. Saresti un bestseller viziatissimo! :P

      Ecco, è quello che il grande scrittore non dovrebbe mai fare: montarsi la testa. E, a certi livelli, purtroppo non è facile mantenere modestia ed equilibrio.

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  8. Anche a me piacerebbe una fama media, che consente di mollare tutto ma senza arrivare a quella fama stellare che può far perdere la testa e crea troppa aspettativa nei lettori. Per fare qualche nome direi il solito Genovesi. Non ho mai letto Vitali, anche se era medico condotto di Bellano, una località che mi è assai familiare, lì vicino sulla stessa sponda di lago ho imparato a camminare, ebbene pare che Vitali con un ritmo pazzesco sia poi andato in depressione non so se perchè non riuscisse a mantenere il ritmo o altro. Comunque qualsiasi fama raggiungerò io mi tengo il blogghino com'è e tutti i miei adorati blog friends, mica come certi che poi se la tirano. baci sandra

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    1. E poi, pensa che figata: quando diventerai famosa, sapere di essere una tua adorata blog friend! Io, di questo, saprei vantarmi! :D

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    2. Lo ami proprio, Genovesi :D però capisco bene perchè, oltre tutto, per quel poco che lo conosco mi sembra anche un'ottima persona.

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    3. C'ho la nominite di Genovesi. Sì, gli ho scritto qualche mail e ha risposto subito affabilissimo, sbadataggine vuole che col cambio di pc ho perso l'indirizzo, forse un bene per lui, gli avrei scritto regolarmente. Chi lo conosce di persona dice che sì è proprio una bravissima persona oltre che uno scrittore grandioso. S.

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    4. A me scrisse lui su facebook, rimasi sorpreso :)
      Però non lo stalkeggio :P

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    5. Non conosco Genovesi. Però, che bella persona!
      Vedi, la modestia del bravo scrittore!

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    6. Io ho letto solo "chi manda le onde" ma te lo consiglio :)

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  9. Diversamente da quanto hanno detto gli altri finora mi sono fatto l'idea che ci sia o il nulla o lo scrittore con la maiuscola. Non esiste una zona mediana dove poter conciliare privato e pubblico, piaceri e doveri della scrittura, onori e oneri.
    Se pubblichi sali su una giostra mediatica. Presentazioni, scadenze, articoli, scrittura, contratti, promozioni, Fazio o Telepaesinolibera, interviste radiofoniche, magari il blog, le copie da firmare, tante o poche che siano. Invidia di altri, attacchi, difese, maldicenze, chi vuole recensirti, chi vuole recensirti sfavorevolmente. Non se ne esce.
    Chiara fa l'esempio di Biondillo e Pedrini. Gente che per stare nel mezzo deve comporre, fare concerti tutto l'anno, interviste, pagine di giornali, video, gettoni di presenza, sala di incisione, passare un sacco di tempo a contatto con gente che magari detesti ma che ti serve frequentare per non perdere i contatti, agenti che vogliono che tu faccia questo e quello. Il mondo di uno scrittore oggi è davvero complicato.
    E non è detto che dietro un'anonima come Elena Ferrante non si celi un autore che già fa tutte queste cose.
    Come gli attori, poi, uno scrittore è un vanitoso al massimo grado. Quindi non si lamenta di essere sempre al centro del ciclone. Se dichiara di preferire la vita tranquilla, vuol dire che è in declino, e tutti lo scansano perché non vende come ci si aspetterebbe da lui. Un quadro positivo, insomma.
    Helgaldo

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  10. Mi verrebbe da rispondere: io voglio diventare ricca.
    Ma se penso che ricchezza significa notorietà, la risposta cambia del tutto: io voglio essere io. Ma voglio essere letta. O meglio, vorrei essere letta.
    Dunque: voglio stare nel mezzo.
    Se mi fossi impegnata un pochino di più avrei anche potuto costruirci un sillogismo.

    Dopo tutto questo, dimmi: perché mi vuoi bene? Perché? :D

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    1. Perché abbiamo la stessa iniziale nel nome! :P
      (... mica poco!)

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  11. Io mi accontento di poco. Mi basterebbe che il successo di scrittore mi fruttasse abbastanza da farmi ritirare a vita privata: il che significa, fare il solitario, che mi si confà sempre più con il passare degli anni, e vedere solo chi pare a me e quando mi pare.

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    1. Vita privata e successo si conciliano malissimo, caro Ivano! :)

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  12. Quando facevo sport agonistico avevo un solo sogno, vincere la medaglia d'oro alle olimpiadi. Non vedo perchè uno scrittore dovrebbe puntare a qualcosa di meno ;)
    Poi certo, bisogna fare i conti con la realtà, io studiavo all'università, il tempo per allenarsi era limitato, e, anche se me la cavavo sapevo benissimo che altri avevano più classe di me.
    Insomma, sognare costa poco, e a volte penso che chi sia arrivato più in alto sia solo un sognatore che ha sognato più forte.

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    1. Bastasse solo sapere sognare bene! Forse sarebbe sufficiente sognare in modo giusto! :)

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    2. Confermo che saper sognare (e crederci veramente) fa già il 99% del lavoro ;)

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    3. Usando un linguagio matematico sognare e condizione necessaria ma non sufficiente

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  13. A me invece piacerebbe molto diventare ricco e famoso come scrittore. Questo perché conosco bene quanto sia brutto essere poco considerati, nonché essere poveri: ovviamente anche da ricchi ci sono rinunce da fare, ma sono secondo me comunque minore di quelle che uno deve affrontare da povero. Insomma, essere ricchi deriva dalla scelta e dalla determinazione; la povertà invece non è una scelta, è solo una sfortuna.

    Detto questo comunque non ho molte speranze che un giorno sarò famoso come scrittore. Siamo in Italia, quindi la cosa è già complicatissima; in più, ho scarsa fiducia in me stesso, quindi trovo l'eventualità improbabile, anche se non impossibile :) .

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    1. Se servisse solo scegliere o essere determinati saremmo tutti ricchi!
      Ma sai, non è solo il fatto di arricchirsi con la scrittura, a parte che già in sé è cosa difficile, il successo significa molto altro. Forse qui scelta e determinazione sono possibili. E anche più fiducia in se stessi. ;)

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  14. Con la legge Fornero potrò andare in pensione a 67 anni e otto mesi, se non muoio prima, e lavoro dall'età di 24 anni e prima ho studiato per prendere una laurea. In pratica sto faticando da tanto tempo e visto che il lavoro mi fagocita e vorrei avere anche tempo la scrittura prima di diventare troppo vecchia, qui cara Marina te lo dico, io voglio diventare ricca!!!
    Ok, potrei anche accontentarmi di riuscire a vivere di scrittura. Ma lascio l'astronave e scendo sulla terra, mi piacerebbe essere letta da parecchia gente e donare qualche momento di emozione.

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    1. Un sogno più vicino a noi ci evita tante frustranti prese di coscienza! :)

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    2. Lungi da me voler difendere la riforma Fornero, però a meno che tu non abbia iniziato a lavorare prima del '96, la riforma Fornero non dovrebbe averti toccato. Il sistema attuale (almeno per quelli della mia generazione) fu introdotto nel '95 con la riforma Dini ;)

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    3. Ho iniziato a lavorare a gennaio 1989, per poter andare in pensione devo versare 43 e 8 mesi di contributi, caro Grilloz.
      Ho già fatto tutti i conti, quindi la riforma Fornero mi tocca e come, purtroppo.

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    4. Ti avevo ringiovanita un po', eh, sì, tu ci sei caduta in pieno. Sorry.

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    5. I blog ringiovaniscono! O è la scrittura?
      Siamo tutti dei "Cocoon" digitali.
      :D :D :D

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    6. E purtroppo sì mi svelo del tutto ho appena compiuto 51 anni, ogni tanto me ne sento 15...eh eh scherzavo volevo dire 25 :D

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    7. Facendo una media, a occhio e croce hai trent'anni! :P

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    8. Mi inganno perchè gli scrittori non hanno età ;)

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  15. Sarebbe bello, tanto per cominciare, campare di scrittura. Diventare vergognosamente ricco potrebbe essere il passo 2 (o 3 :D )

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    1. Il 2 è diventare ricco, il 3 vergognosamente ricco! :P

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    2. Io povero avvocato in maternità perenne.
      Tu da quale pianeta provenire?
      :D

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    3. _\\//

      (questa è per veri intenditori)

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    4. :((
      Messaggio non recepito!
      Help!

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    5. Un'immagine che vale più di mille parole :-) https://goo.gl/aln1qn

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    6. Ihih! Imperdonabile ignoranza :P

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    7. Ora dovresti sostituire l'immagine del Marcantonio con quest'altra (molto piuffeega in effetti!)

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    8. No! Il marcantonio 'un se tocca! :P

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  16. Uh, che peccato... avevo già in mente di chiederti l'indirizzo del bellone nella foto! ;-)

    Anch'io mi accontenterei di ritirarmi a vita privata e avere più tempo per la scrittura o coltivare altri hobby. Con la riforma Fornero, sono destinata a lavorare ancora per quindici anni.

    Anche a me "Il gioco dell'angelo" aveva deluso moltissimo. Infatti ho recensito positivamente sia "L'ombra del vento" e ho stroncato l'altro, trovi entrambe le recensioni sul blog.

    C'è da dire che, a meno di una vena inesauribile, non tutti i romanzi possono essere di pari livello: ci può essere stanchezza, mancanza di idee, voglia di fare altro...

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    1. Questo è vero; poi, anche le aspettative del lettore non sono sempre le stesse. Però in un gioco di ruoli è sempre lo scrittore che deve dimostrare qualcosa al lettore e non questi a giustificarlo.

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  17. Ascoltatemi tutti quanti... intanto fatemi diventare famoso che poi vi racconto se vi conviene o no diventarlo :D
    Sinceramente, scrivo perché dentro di me sento di farlo e mi autopubblico per non fare marcire i manoscritti dentro il famoso cassetto, tutto molto semplice per non dire banale.

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    1. Noi ti aspettiamo.
      Trasforma la tua "banalità" in un'opera d'arte e faremo la fila per venire a conoscerti! :D

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  18. Ho sempre pensato che lo scrittore famoso sia avvantaggiato rispetto ad altri artisti di successo, perché può fare la vita che gli pare e non viene rincorso per strada, salvo eccezioni. La pressione da prestazione, quella sì, credo possa avere un effetto inibitorio sulla scrittura. Del resto vedo che mi inibisco già benissimo anche senza il successo, perciò accetterei volentieri di esplorare gli aspetti negativi della notorietà. ;)

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    1. Ahah, sì fatta l'esperienza di scrittore non famoso, si vorrebbe mettere il piede dall'altra parte della barricata: così, giusto per dare un'occhiatina!

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  19. Non essendo una scrittrice, posso aggiungere ben poco. Ma! Se non l'avessi ancora visto ti consiglio il bellissimo film-doc su Philip Roth: ci sono tematiche assai interessanti (sacrificio, influenza della malattia sulla scrittura, fisime e vita ritirata :D) ;) Però sinceramente... chi non vorrebbe avere successo e dunque pubblico, notorietà (la intendo in campo letterario, non come visibilità mediatica o simili), possibilità di una certa autonomia decisionale? Ci sono sicuramente delle conseguenze, ma probabilmente poco frustranti e accettabili :P
    Ciao Marina a presto ^_^

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    1. Spesso successo di pubblico vuol dire anche visibilità mediatica, ma questo potrebbe essere il minore dei mali. Che poi mali non sono: parliamo di fama, parliamo di sogni che si realizzano, ma io ho sempre paura del peso che avrebbero sulle mie spalle abituate alle piccole misure,

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